Hohokum Recensione: l'ex esclusiva PlayStation su PC, ed è subito arte

Otto anni dopo il suo debutto su PlayStation, Hohokum non è più un'esclusiva Sony e arriva su PC grazie alla distribuzione firmata Annapurna

Hohokum Recensione: l'ex esclusiva PlayStation su PC, ed è subito arte
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • Pc
  • PS4
  • Nel 1964 con due penny George Banks comprava carta e spago per fabbricare un aquilone. Per un banchiere vetusto e solenne rappresentava l'epifania della felicità, portata da quel triangolo che svolazzava in cielo. Là dove tutto è blu. Il film di cui parliamo è chiaramente Mary Poppins, che negli anni Sessanta disegnò la parabola di una famiglia uggiosa verso la serenità, pronta a spiccare il volo con quell'aquilone rimessa in sesto da George Banks. Lo stesso aquilone che nel 2014 Richard Hogg ha deciso di usare come metafora del suo percorso artistico nell'elaborazione del suo concetto di armonia. Otto anni dopo l'esordio su console PlayStation, Hohokum arriva anche su PC grazie ad Annapurna e prova a trovare nuova vita in un tempo in cui siamo molto più sensibili al concetto di video-arte (a tal proposito, avete letto il nostro speciale sulla mostra PLAY alla Reggia di Venaria?).

    Il sogno dell'aquilone

    Sviluppato da Honeyslug con la supervisione di Santa Monica, lo studio che per anni ha legato il proprio nome a God of War, ma anche a esperienze più oniriche come Flower e Journey, Hohokum racconta il viaggio di un essere longilineo, filiforme, che per aspetto e per movimento riporta alla mente un aquilone.

    Con la sua conformazione a triangolo, modulabile grazie alla velocità con la quale ci si muove lungo lo scenario, e con una lunghissima coda che richiama il filo da tenere ben saldo tra le mani per evitare che l'oggetto si perda tra le nuvole, il protagonista di Hohokum ha una sola missione: rintracciare i suoi simili nei diversi ambienti da esplorare e poi condurli a una sorta di portale, verso nuovi orizzonti. I luoghi in cui vi ritroverete a girovagare, in un'esplosione di colori e in un caleidoscopio di contenuti, sono tutti per lo più surreali, eppure in grado di scandire coerentemente il nostro viaggio sia con la musica sia con le immagini. Se all'inizio per ricongiungervi con i vostri simili vi basterà solo collidere contro alcuni dischi in grado di emettere suoni all'impatto, ben presto vi ritroverete in un mondo più esteso e sviluppato in verticale, nel quale alcuni coloni stanno coltivando la terra. Potrete raccogliere determinati frutti che cambieranno la cromia del luogo, spingendo tutti gli abitanti in un ambiente dalla palette bluastra; oppure dovrete aiutare un pescatore a rintracciare la sirenetta che tanto cerca, o ancora vi toccherà ridare vita a dei girasoli il cui disco dovrà essere raggiunto evitando lo scontro con i petali: il tutto semplicemente sfiorando gli obiettivi nel corso del vostro svolazzare in totale serenità.

    Piena libertà, piene percezioni

    L'avventura è calata in una conformazione open world che ci permette di avere totale libertà all'interno degli scenari proposti, concedendoci quell'illusione di poter colorare e a ridare vita al mondo in qualsiasi anfratto desiderato.

    Anche se l'obiettivo primario ci chiede di recuperare i nostri simili, d'altronde nulla ci vieta di svolazzare liberamente nell'aria, aumentando o diminuendo la nostra velocità, all'inseguimento di un ritmo e di un afflato musicale che possa donarci un momento di pace spirituale, grazie alla sinuosa curva ricostruita dal protagonista. Hohokum, del resto, non impone alcuna fretta, né farà in modo che voi possiate averne: è un'esperienza da gustare con tutta calma, così come lo era otto anni fa, con l'obiettivo di immergersi in un cammino videoludico di stampo quasi meditativo. All'inizio ci siamo riferiti al protagonista definendolo simile a un aquilone, perché questa è la percezione che abbiamo avuto nell'approcciarci a Hohokum otto anni dopo la prima volta, eppure c'è da sottolineare la completa libertà interpretativa che Richard Hogg sceglie di veicolare con la sua avventura. Potrebbe essere qualsiasi cosa quell'essere che sinuosamente si infila nei nostri scenari e che finisce per dare forma a composizioni camaleontiche nel momento in cui si intreccia con i suoi simili, tutti comandati dal nostro controller. Tra colori e forme, Hohokum abbraccia quasi la sinestesia, tanto cara agli sviluppatori inclini alla cosiddetta "video-arte", come d'altronde lo stesso Tetsuya Mizuguchi aveva provato a fare con Rez, ispirato e dedicato alla figura di Vassily Kandinskij. L'effetto sinestetico è riscontrabile infatti nella connessione che le armonie creano al nostro passaggio su determinati oggetti, componendo un equilibrio tra suoni e cromatismi.

    Basilare, ma intricato

    Con un gameplay basilare, ridotto volutamente all'osso, avrete modo di compiere acrobazie circolari usando i dorsali. In assenza del touchpad del DualShock 4 non potrete, come accadeva otto anni fa, tracciare la traiettoria del vostro aquilone sfruttando un dito, ma è una feature della quale non abbiamo sentito la mancanza, anzi: avere la completa padronanza dei movimenti con i due stick analogici si è dimostrato molto più appagante. Spostarvi da un mondo all'altro si rivelerà dunque intuitivo e immediato, anche se bisogna comunque considerare che Hohokum non ha corretto le sue criticità di fondo. Il titolo, infatti, pur attestandosi su una longevità di poco più di tre ore, finisce per dar forma a un'esperienza piuttosto intricata già dopo pochi minuti.

    Superato l'hub iniziale vi ritroverete infatti invischiati in una ramificazione molto strutturata, incapace di darvi un riferimento ben specifico su dove state andando e sul modo con cui tornare indietro. Il rischio è dunque quello di rendere approssimativa l'avventura in alcuni ambienti e piuttosto prolissa in altri. Tra l'altro, dato che Hohokum si basa tutto sulla percezione di ciò che ci circonda e su una comprensione molto fantasiosa degli enigmi proposti, potreste anche vagare a vuoto per un buon lasso di tempo, un fattore che minaccia la sensazione di pacatezza proposta dal gioco. Non è da escludere che alcuni giocatori possano insomma decidere di demordere e posare il controller, con buona pace della componente visiva.

    Anche e soprattutto per questo motivo Hohokum dev'essere preso per quello che è: un prodotto artistico che sfrutta l'interattività per raggiungere il suo fine. Nell'opera bisogna solo vivere un'esperienza onirica accompagnati da variazioni di colori ottenute in base al movimento del nostro aquilone, con un effetto psichedelico che resta affascinante. Perché anche se sono trascorsi otto anni, Hohokum si conferma un prodotto senza tempo.

    Hohokum HohokumVersione Analizzata PCOggi, come ieri, Hohokum resta un'esperienza non accessibile a tutti. La scelta del suo creatore è evidente: donare qualche ora di serenità a chi vive quest'avventura. Tra enigmi ed elementi interattivi con cui comporre la vostra melodia, in un'esplosione di colori e visionarietà, Hohokum è una pausa dal mondo tipificato dei videogiochi, e merita senza dubbio un'occasione da parte di chiunque ami fare capolino all'interno di espressioni artistiche proprie del medium interattivo.

    8

    Che voto dai a: Hohokum

    Media Voto Utenti
    Voti: 13
    7.8
    nd