Horace Recensione: un platform unico per Nintendo Switch

L'atipico platform narrativo di Paul Helman e 505 Games sbarca su Nintendo Switch, con tutta l'eleganza che lo contraddistingue.

Horace Recensione: un platform unico per Nintendo Switch
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  • Pc
  • Switch
  • Avrebbe meritato molta più considerazione, quel piccolo, splendido videogame che risponde al nome di Horace. Non che sia sfuggito alla lente di Everyeye (potete recuperare la recensione della versione PC di Horace sulle nostre pagine); eppure, triste a dirsi, è nell'ordine delle cose che qualche progetto indie pur pregiatissimo finisca travolto dal maremoto di release che ogni giorno suole scatenarsi -nel bene e nel male- fra le pagine dei negozi digitali.

    Tuttavia il gioco nato dall'immaginazione di Paul Helman, realizzato con Sean Scaplehorn e distribuito da 505 Games, è un titolo realmente atipico, da scoprire a tutti i costi, motivo per cui siamo lieti di riproporvelo in occasione del suo debutto su Nintendo Switch: una console che, per altro, gli calza davvero a pennello.

    Uomo di latta

    Dal punto di vista formale, Horace appartiene alla nobile stirpe dei giochi di piattaforme. Nonostante questo, sarebbe profondamente sbagliato aspettarsi un prodotto del tutto aderente ai canoni del genere.

    La prima anomalia sta nel fatto che si tratti di un platform dove la narrazione ha un ruolo fondamentale e predominante. Il nucleo di trama è tutto fuorché complesso: fedele aiutante di una famiglia di signori benestanti, il robot senziente Horace, dopo essersi spento all'improvviso, si ritrova tutt'a un tratto catapultato in un altro tempo, fra le macerie di un mesto scenario postbellico, pronto a vivere un viaggio che, passo dopo passo, lo porterà a crescere a livello "umano". Nondimeno, sin dai primi istanti di gioco si respira l'aria di una favola sofisticata, collodiana nei temi e piacevolmente british nei modi, raccontata con dovizia di dettagli attraverso un gran numero di cut scene, tutte commentate dall'ingenua voce-coscienza del protagonista. Un po' Pinocchio e un po' Uomo Bicentenario, Horace fatica ancora a distinguere il bene dal male.

    L'avventura lo porterà a scontrarsi con eventi e comprimari - tutti caratterizzati alla perfezione - che metteranno in forte discussione quanto appreso nei suoi anni di vita più lievi. Un susseguirsi di esperienze messo in scena tramite una pixel art altamente espressiva, soprattutto nelle riprese dei primi piani dei vari personaggi, e con fiumi di parole dalla scrittura garbata, sensibile, ma mai puerile o mielosa.

    Primattore di una storia dolceamara, Horace è insomma il classico "diamante allo stato grezzo" in procinto di costruire una propria identità, questione che, curiosamente, si riflette anche sul fronte ludico. A inizio partita l'androide non potrà fare altro che correre e saltare, ma lungo il tragitto non mancheranno le occasioni per acquisire tanti nuovi talenti.

    Indossando un paio di scarpe calamitate, il robottino sarà in grado di camminare su pareti e soffitti (il setting stesso ruoterà in base alla superficie su cui l'avatar andrà a posarsi); quando poi, a racconto inoltrato, i suoi compagni si mostreranno disposti ad aggiornarne il sistema operativo, egli imparerà a sollevare e lanciare alcuni oggetti più o meno ingombranti.

    Arriverà anche il momento in cui, lasciatosi alle spalle la sua vecchia dimora, Horace varcherà le soglie di una grande metropoli, allorché la struttura di gioco assumerà i connotati del metroidvania. Qui avrà l'opportunità di conquistare ulteriori upgrade, stavolta, però, cavandosela completamente da sé. Potrà infatti acquistarli solo a patto di riuscire a raggranellare qualche soldo, raccogliendo e rivendendo i quintali d'immondizia abbandonati ovunque, oppure svolgendo vari lavoretti - nient'altro che dei piccoli minigiochi in stile rhythm game - presso alcuni esercizi locali.

    Gli incarichi ritmici sono soltanto il primo segnale riguardo al fatto che Horace sia un videogioco insolitamente variopinto in termini di gameplay.

    La sfida portante è quella di un platformer che funziona in modo simile a Super Meat Boy e VVVVVV (recuperate la recensione di VVVVVV), in cui cioè i salti al millimetro, i percorsi ricolmi di aggeggi mortali e un tipo di avanzamento "sottosopra" sono all'ordine del giorno. Dopodiché la campagna è costellata di una miriade d'imprevedibili digressioni sui generis, le cui dinamiche spaziano dallo stealth al puzzle game, transitando persino oltre i confini del dungeon crawler. La progressione non si fa mancare nulla, neppure qualche irresistibile momento referenziale ove l'autore si sbizzarrisce a citare di tutto e di più, dai classici della letteratura al cinema, passando per le parodie dei capolavori videoludici del passato come Arkanoid, Out Run e Sonic. Tutto è contestualizzato a dovere e ognuno di questi elementi si fonde con gli altri in maniera sorprendentemente convincente: più di quanto si potrebbe pensare, dal momento che poi, fra le pieghe di una creatività strabordante, qualche leggera crepa tende pure a intravedersi, specie in materia di platforming nudo e crudo. Sono comunque bazzecole di fronte all'intrattenimento - e alle emozioni - che Horace sa dispensare per la maggior parte del tempo (il gioco, per inciso, dura attorno alla quindicina d'ore).

    Detto questo, l'eccellente armonia ludonarrativa che contraddistingue il lavoro di Paul Helman fa sì che Horace si presti egregiamente a una fruizione su Nintendo Switch, nonostante si stia parlando di un comune porting 1:1.

    Come su computer, il suo elegante manto sgranato, chiaro omaggio all'epoca degli 8 e 16 bit, rimane fantastico da ammirare entro i bordi di uno schermo casalingo. Eppure, una volta traslata sui 6,2 pollici del display portatile, l'esperienza guadagna una quantità di punti spropositata, perlomeno in quanto a generale piacevolezza d'uso. Diventa un po' come quando ci si siede comodamente per sfogliare un libro illustrato, con la differenza che ogni capitolo è anche giocabile. A parità di prezzo - circa quindici euro, proprio come su Steam - non c'è dubbio che l'edizione ibrida abbia quel quid in più che chiunque possegga l'hardware farebbe più che bene a sfruttare.

    Horace HoraceVersione Analizzata Nintendo SwitchHorace lascia sovente a bocca aperta. Per il cuore che mette in ogni pagina della storia che vuole raccontare, un lungo percorso a ostacoli di scoperta personale in cui tanti giocatori, forse, potranno rivedersi. Per il modo delicato in cui la espone, in bilico fra commedia all’inglese e dramma esistenziale, sempre parlando in punta di forchetta. E per l’impegno riposto nell’assemblaggio di una proposta ludica mai così variegata ed estrosa, tanto da risultare alle volte imperfetta, com’è d’altronde anche il robotico eroe di questa fiaba contemporanea. Su Nintendo Switch, Horace si presenta col suo abito migliore: non fategli la scortesia di tardare all’appuntamento.

    8

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