Horizon Forbidden West Burning Shores Recensione: un DLC maestoso da vedere

L'espansione di Horizon 2 Forbidden West è strepitosa sul piano grafico e scenico: ma sarà anche soddisfacente sul versante dei contenuti?

Horizon Forbidden West Burning Shores
Recensione: PlayStation 5
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  • PS5
  • È una questione di aspettative. Per chi ha amato Forbidden West (qui trovate la recensione di Horizon Forbidden West), Burning Shores ne è un'estensione naturale e pienamente apprezzabile, gargantuesca nella messa in scena, furba sul versante del racconto, oculata nell'ampliamento ludico. È un'appendice che sceglie di puntare saggiamente sulla suggestione visiva, architettando uno spettacolo tecnico che definire sontuoso è un eufemismo: il Decima Engine incanta come mai prima d'ora, ci inebria con giochi di luce e panorami abbacinanti, che sanno come nascondere in bella vista una quantità di contenuti non certo esorbitante.

    Se vi aspettavate o desideravate nient'altro che questo, allora Burning Shores non potrà deludervi. Certo, dal canto mio avrei preferito qualche aggiunta ulteriore in termini di attività che riuscisse a trattenermi per più delle 9 ore necessarie a completare le quest principali e secondarie. Magari questo è un problema mio: la Los Angeles dominata dalla natura mi è parsa così tanto più bella di quella vera che avrei voluto trovare nel DLC un numero maggiore di motivazioni per restare a solcare i suoi cieli, in sella a un Tuffoplano, quanto più a lungo possibile.

    Quantità e qualità?

    La nuova mappa di Burning Shores è senz'altro vasta, ma la sua è una grandezza perlopiù scenografica. La densità di incarichi da compiere è ben distribuita, dato che non mancano raduni di macchine, zone di caccia, qualche avamposto e un Calderone, tuttavia a volte si ha l'impressione che alcune aree siano state inserite soprattutto per allietare lo sguardo di chi le attraversa, e non tanto per la presenza di attività che è possibile compiere al loro interno.

    Se consideriamo la pregevolezza dell'art design, non possiamo comunque lamentarci troppo. Ad avermi lasciato con ancora un po' di fame d'avventura è il quantitativo di incarichi opzionali di stampo narrativo. Ce ne sono in tutto "soltanto" 3, e difficilmente vi porteranno via più di un paio d'ore, che si sommerà alle circa 6 o 7 utili a completare la quest principale e sbloccare l'apposito trofeo. Qui Guerrilla ha fatto una scelta qualitativa, da non confondere con la pigrizia. Le tre missioni secondarie, al di là della buona diversificazione ludica, sono scandite da una sceneggiatura che, sapientemente, scava nei personaggi e indaga a fondo tra le abitudini e la cultura dei Quen, il popolo che si è insediato tra le sponde di Rive Ardenti. Un trittico di incarichi di assoluto rispetto, che purtroppo si esaurisce con relativa velocità, e sazia solo in parte. Tra collezionabili da scovare, bestie da cacciare, inediti rami da sbloccare nell'albero dei talenti, il nuovo level cap da raggiungere e potenziamenti da ottenere, il monte di ore in Burning Shores, per chi ambisce a sondarne ogni abisso, è comunque di certo destinato a salire di poco sopra la decina.

    Le bestie e le armi

    Non sono le cacce alle bestie meccaniche il vero pilastro di questa espansione, né i nuovi "giocattoli" che Aloy sarà in grado di imbracciare per annientare belve di carne e di metallo. È l'esplorazione: che sia in volo o con una piccola imbarcazione di legno, la voglia di raggiungere ogni elemento visibile dello scenario non ci abbandonerà mai, tanta è la bellezza della Los Angeles post-apocalittica eretta da Guerrilla.

    Ed è principalmente per questo rinnovato "focus" sull'esplorazione che è stata introdotta una delle tre nuove macchine dell'espansione, e anche la sola di cui preferiamo parlare un po' più nel dettaglio: il già citato Tuffaplano. Nient'altro che una variante più agile del Solcasole, questa creatura alata ha la peculiarità di poter tuffarsi in acqua ed esplorare i fondali oceanici, per poi risalire a galla e di nuovo fendere le nubi.

    Quale storia ci attende laggiù? Burning Shores spalanca le sue coste solo al termine della campagna di Forbidden West. Una chiamata di Sylens impone ad Aloy di avventurarsi in terre a lei ignote per porre fine a una minaccia i cui dettagli è meglio non svelare. La già conosciuta tribù dei Quen, insediatasi a Rive Ardenti, è qui rappresentata con il solito sguardo "antropologico" di Guerrilla. Un lavoro culturale e sociale di altissimo profilo, nobilitato dalla presenza di personaggi scritti con attenzione, nonostante dispongano di un tempo a schermo abbastanza limitato. La storia prosegue ovviamente da dove si era interrotta, getta furbamente le basi per lo sviluppo del terzo capitolo e ha il pregio di inscenare, in maniera nemmeno troppo velata, un parallelismo tra l'indottrinamento delle masse e gli strumenti imbonitori dello showbiz hollywoodiano.

    Eccezion fatta per un paio di momenti, la capacità del Tuffaplano obbedisce soprattutto alle esigenze della spettacolarizzazione esplorativa. E funziona benissimo. A voler essere precisi, il taccuino segnala l'aggiunta di quattro macchine non presenti nell'Ovest Proibito di Forbidden West, ma in realtà - come scoprirete - quelle davvero inedite sono tre. Anche in questo caso non si tratta certo di un quantitativo enorme, ma considerato il già ricco bestiario del gioco base, possiamo ritenerci comunque piuttosto soddisfatti, se non altro perché il parco mosse di questi animali futuristici sa essere insidioso quanto basta. In Burning Shores sarà possibile ottenere nuove abilità e (potentissime) armi, da poter comodamente riutilizzare altrove: sarà un piacere insomma tornare nella mappa principale e sbrindellare con maggiore sicurezza e spavalderia quelle creature che ci avevano dato più di qualche grattacapo. E a proposito di tornare indietro, vale la pena fare un piccolo appunto: non sarà possibile giungere in volo, senza soluzione di continuità, dall'Ovest Proibito fino a Rive Ardenti e viceversa. Un avviso a schermo ci indicherà infatti quando saremo in procinto di superare i confini delle rispettive mappe, con una schermata di caricamento che di volta in volta intervallerà il passaggio dall'una all'altra.

    Spettacolo a Hollywood

    Burning Shores è uno dei giochi più belli da vedere su PS5, senza timore di smentita. E non è solo una questione di prepotenza grafica: a fare la differenza e a massimizzare le potenzialità dell'engine è una direzione artistica superba, dalle fiaccole notturne che puntellano il rifugio dei Quen fino alle maestose rovine di quella che un tempo era una metropoli, passando per le spiagge lambite dall'incessante ondeggiare dell'oceano.

    Qualche glitch grafico durante il volo o sporadici bug (che riguardano perlopiù il comportamento delle bestie osservate nel loro habitat naturale, a volte "beccate" a impallarsi nello scenario) sono inezie dinanzi a un colpo d'occhio estasiante. Non entro nel merito di quale sacrificio avrebbe potuto o dovuto compiere Guerrilla per adattare il DLC anche su PS4. È pienamente comprensibile che buona parte dell'utenza sia rimasta scottata dalle scelte del team, considerando che Forbidden West gira a dovere anche su console old gen (se volete approfondire, ecco lo speciale su come gira Horizon Forbidden West su PS4 base). Tuttavia, a prescindere dalla legittimità dell'esclusività per PS5, quel che è sotto gli occhi di tutti è che Burning Shores è un prodotto che appartiene fieramente all'attuale generazione. Lo dimostra anche l'incredibile boss fight finale: da sola, nella sua maestosità, può valere il prezzo dell'espansione.

    Horizon Forbidden West Burning Shores Horizon Forbidden West Burning ShoresVersione Analizzata PlayStation 5Più vasto che denso, Burning Shores è il DLC di Horizon Forbidden West che era lecito aspettarsi. Utilizzando Los Angeles come palcoscenico, Guerrilla segue le regole della spettacolarizzazione hollywoodiana e spinge sul pedale dell’esaltazione visiva. C’è un momento (totalmente opzionale) in cui vi perderete in una nube in tempesta, preludio di un’altra battaglia, e dove respirerete un’aria di profonda epicità. Ed è grazie a questi frangenti di considerevole impegno scenico e ludico che si comprendono le intenzioni del team: spingere ancora più in alto le vette del Decima Engine e confezionare un’espansione che fosse appagante al punto giusto, prima del terzo atto dell’epopea di Aloy. Quello in cui si deciderà, forse una volta per tutte, il destino del mondo.

    8

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