How to Survive 2 Recensione

Abbiamo seguito con attenzione il secondo ciclo di lezioni tenuto dal signor Kovac su PS4: il ragazzo è intelligente ma non si impegna abbastanza.

How to Survive 2 Recensione
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Il ricco immaginario che ruota attorno ai teneri cadaveri ambulanti è una delle poche cose che riesce a non passare mai di moda. Produzioni cinematografiche, serie TV, fumetti, libri e - non ultimi - i videogiochi soddisfano in continuazione (e, molto spesso, senza grandi sforzi creativi) il nostro insano amore per i non morti. Limitandoci alla nostra amata industria videoludica, potremmo davvero passare tutto il giorno a snocciolare titoli appartenenti ai generi più disparati dedicati a zombie o altri ameni abomini nati da chissà quale apocalisse. Il trend pare tuttora in crescita, tanto che nel prossimo futuro sono previsti altri titoli a tema, come il secondo capitolo di State of Decay, The Last of Us Part II oppure, ancora, l'ambiziosa nuova fatica targata Sony Bend: Days Gone. La concorrenza, insomma, sembra agguerrita e di sicuro non mancherà di infiammare la stagione videoludica che verrà. Nell'attesa di mettere in pratica tutta la nostra abilità nella sopravvivenza, siamo andati a ripetizioni dal buon vecchio Kovac, trasferitosi ora in Louisiana in cerca di miglior fortuna.

    Yo! Survivor! Here!

    Il primo How to Survive proponeva un'esperienza a cavallo tra il gioco di ruolo survival post-apocalittico e l'action game classico con visuale isometrica. La produzione indie firmata da 505 Games, pur con i suoi evidenti difetti, riuscì a ritagliarsi il proprio posto all'interno di un panorama davvero affollato come quello dei survival game a base zombie. Il team non si è adagiato sugli allori e, dopo aver arricchito la sua prima creatura nel corso del tempo con nuove edizioni e DLC, ha riprovato a bissarne il successo con How to Survive 2. Rilasciato nel settembre scorso su Steam dopo un periodo trascorso nel limbo dell'Early Access, questo secondo capitolo è giunto da qualche giorno anche negli store digitali delle nostre console casalinghe.

    Abbiamo trascorso intere nottate comodamente sprofondati sul divano in compagnia di zombie lamentosi per testare la solidità del sistema di crafting e le altre novità introdotte nel manuale di sopravvivenza targato Kovac, a partire dall'ambientazione. L'evanescente setting narrativo di How to Survive 2 prende piede circa quindici anni dopo quanto accaduto nell'arcipelago sperduta che fece da sfondo al primo capitolo. Dopo tre lustri era evidente che l'epidemia di non morti si spandesse a macchia d'olio e trovasse un modo per valicare i confini acquatici. In questo caso ci troviamo a vestire i variopinti panni di un sopravvissuto perso per le paludose terre della Louisiana. Insomma, dalle atmosfere subtropicali veniamo catapultati nel bayou, nel Quartiere Francese di New Orleans e nelle altre caratteristiche zone suburbane. Il nuovo ambiente ci permette di interagire, oltre che con gli zombie, anche con la fauna locale come cervi, tartarughe, pellicani, alligatori, maiali e così via. Molti di questi animali saranno infetti ed estremamente aggressivi ma, se cacciati, potranno fornire una buona provvista di carne, piume e pelli con cui sopravvivere. La sostanza, quindi, non cambia. Le attività da svolgere per portare a casa la pellaccia sono sempre chiare: fare del proprio meglio con ciò che si trova in giro, stando bene attenti ai cadaveri redivivi e, soprattutto, cercando di dare priorità al soddisfacimento di bisogni primari come cibo e acqua. Una volta idratati e con la pancia piena di cibo commestibile, il resto viene da sé. Si deve andare a caccia delle materie prime per fabbricare strumenti di fortuna con cui aumentare le possibilità di sopravvivenza e realizzare, così, un accampamento sicuro dove accogliere i vari superstiti. Il titolo non va tanto per il sottile e ci catapulta direttamente all'inizio della dell'avventura senza troppi preamboli. Il buon vecchio Kovac, per fortuna, ci guida sin da subito dispensando consigli più o meno utili e affidandoci alcune missioni che ci permettono di prendere familiarità con l'hub di gioco (un bunker sotterraneo di esclusiva proprietà dell'anfitrione russo) e il sistema di crafting, unico punto focale in cui si concentra ogni sforzo prodotto dal giocatore. Quest'ultimo si trova impegnato su due fronti: la produzione di oggetti di equipaggiamento e armi sempre più performanti e la costruzione degli "edifici" e delle fortificazioni che andranno a formare il campo base vero e proprio.

    Per me un crafting alla crema, grazie

    Le meccaniche di gioco che sostengono la struttura ludica di How to Survive 2 sono abbastanza semplici e si basano, essenzialmente, su una "catena del valore" dalla formula immediata. Si parte, ovviamente, con la raccolta dei materiali richiesti per craftare oggetti o costruzioni. Portando a termine le missioni che ci vengono assegnate dai NPC sparsi per il mondo (la Luisiana post-apocalittica è un posto inaspettatamente affollato), si guadagnano i canonici punti esperienza da spendere per aumentare il livello tanto dell'accampamento quanto del nostro malconcio sopravvissuto. Quest'ultimo vedrà aumentare diversi parametri come resistenza, abilità nell'uso di svariate tipologie di armi, diminuzione della percentuale di danno subìto e così via.

    Anche ciò che viene costruito nell'accampamento può essere potenziato (a patto di possedere gli opportuni materiali), sbloccando di conseguenza nuovi progetti. Tale circolo virtuoso, sulla carta, possiede tutte le carte in regola per tenere impegnato il giocatore a lungo offrendogli un buon tasso di sfida. Il senso di progressione, però, viene "appiattito" in modo sin troppo tedioso. Questo è, infatti, il problema più grande dell'esperienza di gioco proposta in How to Survive 2: la ripetitività. I requisiti per salire di livello sembrano fatti apposta per costringere l'utente a ripetere più volte le missioni, nella speranza di accumulare i necessari PE da spendere in un preciso ordine sequenziale: aumentare il livello dell'accampamento permette di potenziare anche il personaggio e, successivamente, delle sue skill. Inoltre, nonostante gli obiettivi delle missioni proposte dai vari NPC cambino nella loro "cornice" introduttiva, nella sostanza si presentano tutte troppo simili tra loro. Tale problematica va a colpire essenzialmente tre aspetti: il combat system, troppo debole e poco articolato; la varietà delle ambientazioni e la superficialità con cui vengono affrontate le dinamiche survival. Al netto di una più che buona varietà di armi fabbricabili, divise tra corpo a corpo e dalla distanza (come archi, balestre e bocche da fuoco più o meno potenti), il sistema di combattimento ci restituisce sempre il medesimo feedback lento e ripetitivo, caratterizzato da pattern d'attacco poco variegati e da routine comportamentali nemiche che ben presto si conoscono a memoria. Le stesse dinamiche legate alla mera sopravvivenza di base, dopo un po', entrano in una fase di stanca causata dall'eccessiva abbondanza di materiali. Se escludiamo le primissime fasi di gioco, successivamente (e con l'aumentare del livello del nostro alter ego digitale) il giocatore non dovrà preoccuparsi di trovare cibo e acqua, bensì solo della capienza del proprio zaino in quanto basterà ripetere una determinata missione o gironzolare per il mondo per tornare al campo base appesantiti dal bottino. La monotonia che colpisce How to Survive 2 viene spezzata solo nel caso in cui ci si butti nella modalità multiplayer co-op con altri amici a darvi man forte, oppure con altri sopravvissuti online. Di sicuro l'esperienza di gioco ne beneficia, diventando nel complesso un po' più divertente. I lupi solitari, dunque, potrebbero stancarsi abbastanza in fretta di ciò che il titolo può offrire.

    Persi nel bayou

    Per ciò che attiene, infine, all'aspetto meramente tecnico, How to Survive 2 si presenta in forma sia dal punto di vista della qualità visiva, sia sotto il profilo della gestione delle texture e dell'effettistica generale. Il lavoro svolto dal team di sviluppo sul design ambientale ci restituisce stage ricchi di dettagli e discretamente caratterizzati. Le zone paludose attorno a New Orleans, il cosiddetto bayou, si presentano ricche di vegetazione, catapecchie in rovina e acquitrini stagnanti che traboccano di orde di non morti e altri abomini infetti. I quartieri suburbani della città, invece, sembrano esser formati da edifici tutti uguali tra loro. Nonostante la generazione casuale della mappa di gioco, il continuo riciclo di asset appare evidente già dopo qualche missione. Vengono riproposti in ordine sparso anche gli ambienti interni degli edifici, quasi fossero opera dello stesso arredatore.

    Per fortuna il titolo, in alcune occasioni, riesce ad offrirci qualche variazione sul tema come fattorie, fienili e coltivazioni varie, ma è poca cosa se consideriamo l'offerta complessiva. Insomma, avremmo preferito assistere ad un maggiore sforzo creativo da parte del team di sviluppo, il quale non si è impegnato a dovere nemmeno sotto il profilo della personalizzazione del nostro alter ego digitale, limitata a una manciata di opzioni estetiche iniziali. Infine, la visuale isometrica con i suoi tre livelli di zoom risulta essere funzionale solo nelle sezioni di gioco all'aperto, mentre quando ci troviamo ad esplorare l'interno delle strutture la scomparsa progressiva e non immediata degli ostacoli in primo piano (come le pareti) crea un po' di smarrimento e non consente al giocatore di percepire immediatamente il pericolo in agguato dietro l'angolo.

    How to Survive 2 How to Survive 2Versione Analizzata PlayStation 4Ci sentiamo di recitare, per l'occasione, il leit motiv tanto caro ai docenti di ogni epoca: "lo studente è intelligente, ha le capacità per fare di più ma non si applica". Ecco. L'ultima fatica dei ragazzi di 505 Games recita la parte dell'alunno incostante, capace di presentarci tanto un sistema di crafting ricco, vario e davvero ben studiato, quanto di perdersi nell'estrema ripetitività di una formula di gioco in fin dei conti poco gratificante. Quest'ultima viene, inoltre, funestata da dinamiche survival ridotte all'osso e da una realizzazione tecnica purtroppo non sempre sul pezzo. Questi aspetti non permettono a How to Survive 2 di ergersi incontrastato all'interno di un panorama oramai sempre più affollato di giochi troppo simili tra loro. Il titolo, nonostante sia proposto ad un prezzo molto competitivo capace di solleticare il palato di molti, lo possiamo consigliare se avete un gruppo di amici fidati con cui fare strage di zombie (o se volete condividere il vostro accampamento online). Invece, i lupi solitari potrebbero stancarsi molto in fretta.

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