Hunt The Night Recensione: a metà tra Bloodborne e Zelda, in stile 16-bit

Ci siamo avventurati nell'oscuro mondo di Hunt The Night, action-adventure che pesca sia dai vecchi giochi di Zelda che dal più recente Bloodborne.

Hunt The Night Recensione: a metà tra Bloodborne e Zelda, in stile 16-bit
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  • Mentre alcuni team di sviluppo indipendenti provano a raggiungere il fotorealismo, pensiamo al recente caso di Unrecord in Unreal Engine 5, esistono altri piccoli studi che guardano con nostalgia al passato e cercano di realizzare produzioni che fondono meccaniche di gioco moderne a un comparto tecnico che potremmo definire "old school". È esattamente questo il caso di Hunt the Night, un delizioso action adventure in pixel art che rappresenta una sorta di lettera d'amore ai vecchi capitoli di The Legend of Zelda e a Bloodborne. Attirati dalle premesse, abbiamo deciso di immergerci in questa particolare avventura e siamo pronti a parlarvene nel dettaglio.

    Che la caccia abbia inizio

    In Hunt The Night il giocatore veste i panni di Vesper, un'abile guerriera facente parte degli Stalkers, un gruppo di soldati d'élite che in qualche modo riesce a padroneggiare poteri legati all'oscurità per frenare l'avanzata delle mostruose creature che stanno lentamente condannando l'umanità all'estinzione.

    In quel di Medhram, che cita in modo piuttosto evidente la Yharnam di Bloodborne, dobbiamo quindi battagliare con creature assetate di sangue, per dare un'ultima speranza ai pochi cittadini rimasti in vita. L'intreccio narrativo alla base di Hunt the Night guarda proprio a quello dell'acclamato titolo di From Software ma in realtà l'influenza dell'opera di Miyazaki è percepibile sia nelle atmosfere dark fantasy che permeano la produzione, sia in materia di combat system. Questo action RPG con grafica a 16-bit e visuale isometrica ruota tutto intorno alla combinazione di armi bianche e bocche da

    fuoco, i cui proiettili si rigenerano mettendo a segno le combo con attacchi corpo a corpo. Si tratta di un sistema tanto semplice quanto funzionale, visto che gli strumenti di morte variano per raggio d'azione e velocità d ma propongono tutti un'unica e sola combinazione. Questa semplificazione non è da intendersi in modo negativo e, anzi, rende l'apprendimento delle meccaniche di combattimento più immediato. Basta qualche minuto infatti per iniziare ad alternare agili schivate, fendenti fulminei e colpi di pistola/balestra per macellare i mostri che si aggirano per gli scenari. Il gioco è privo di un'apposita schermata per la mappa, quindi non è facile orientarsi e bisogna tener traccia delle numerose aree, delle stanze secondarie e dei luoghi inaccessibili. In puro stile metroidvania, bisognerà fare ritorno a questi ultimi quando avremo ottenuto poteri speciali o chiavi che ci permetteranno di visitarli. Il non poter consultare una mappa si è rivelato alle volte problematico, spingendoci ad esempio a vagare a destra e a manca per cercare di raggiungere il prossimo obiettivo. Detto questo, le affascinanti ambientazioni di Medhram vantano un level design stimolante e una spiccata personalità estetica.

    Uno degli elementi che più abbiamo apprezzato di Hunt the Night è la presenza di puzzle perfettamente equilibrati: trovare una soluzione non è quasi mai immediato, eppure nessuno dei rompicapi ha generato in noi della frustrazione. Anche "attivare" le scorciatoie e accedere alle aree secondarie richiede un po' di attenzione ma non abbiamo mai avvertito momenti di pesantezza nel corso della progressione.

    Un po' Bloodorne, un po' Zelda

    A rendere Hunt the Night un ‘soulsborne' non sono solo il combat system e le shortcut, ma anche e soprattutto la presenza dei falò, che permettono nel più classico dei modi di ricaricare l'indicatore della salute (formato da gocce di sangue, citando i cuori di Zelda) e di attivare il viaggio rapido (al prezzo del ritorno dei nemici che avevamo sconfitto). Rispetto alle opere di From Software, al game over il gioco non prevede la perdita delle risorse accumulate eliminando gli avversari.

    È anche vero che non è possibile darsi al farming estremo in Hunt the Night, dove la componente ruolistica è limitata alla personalizzazione della protagonista tramite la modifica dell'equipaggiamento, senza che vi sia alcun modo di aumentare parametri d'attacco o difesa. Le anime strappate ai caduti si possono investire per migliorare le fiaschette curative oppure per acquistare nuovi oggetti da indossare, quindi un eventuale perdita di "crediti" al momento della morte avrebbe reso inutilmente frustrante l'esperienza di gioco.

    Aumentare la resistenza di Vesper ad ogni modo è possibile, perché la sua salute massima è correlata ad un'altra meccanica di Hunt the Night, stavolta ispirata a Monster Hunter. Ad un certo punto dell'avventura, potremo infatti accettare una serie di contratti di caccia che ci guideranno verso bersagli speciali la cui eliminazione ci ricompenserà lautamente (pensiamo proprio agli oggetti che incrementano la barra degli HP in modo permanente). Ovviamente i nemici più tosti non saranno quelli incontrati nel mezzo dell'incarico, ma quelli che vi si presenteranno davanti al momento delle boss fight. In tal senso, l'avventura centra il bersaglio e propone scontri con avversari di notevoli dimensioni, caratterizzati peraltro da meccaniche uniche. Purtroppo però il numero di queste battaglie è un po' risicato nelle circa 9 ore che servono a portare a termine l'avventura.

    È bene precisare che tale cifra è puramente indicativa, dal momento che la quantità di tempo richiesta per finire questi titoli dipende dall'abilità del giocatore e dalla sua dedizione alle attività secondarie. In ogni caso vi sono tanti motivi per restare nel mondo di Medhram anche dopo aver raggiunto i titoli di coda. Tralasciando la presenza di finali alternativi, Hunt the Night include anche il New Game Plus e la Nightmare Mode, per chi vuole davvero mettersi alla prova.

    Bello, ma con qualche difetto

    Passando al comparto tecnico, dobbiamo evidenziare alcune piccole criticità che sono state alleviate con il susseguirsi delle patch correttive ma che, a distanza di circa un mese dal debutto, non hanno ancora trovato una soluzione definitiva. Il titolo non presenta difetti grafici, ma soffre di alcune problematiche in termini di responsività dei comandi e di fenomeni di stuttering un po' ingiustificati, se si considera che siamo di fronte ad una produzione dallo stile grafico a 16-bit. A non aver beneficiato di migliorie significative è anche il supporto a mouse e tastiera, una soluzione di controllo non ancora affinata e di certo non ai livelli dell'esperienza pad alla mano.

    Ribadiamo invece l'ottimo lavoro svolto sul versante artistico, con splendidi fondali e nemici dal design azzeccato. Peccato solo per la protagonista, che manca di personalità dal punto di vista estetico e non si discosta poi molto da un generico NPC. Dobbiamo infine segnalare che il gioco è interamente in lingua inglese e, almeno per il momento, non è possibile attivare i sottotitoli in italiano.

    Hunt The Night Hunt The NightVersione Analizzata PCAl netto di alcune imperfezioni, Hunt the Night è un prodotto che riesce ad intrattenere per la sua intera durata e oltre, vista la presenza di modalità extra che offrono pane per i denti degli appassionati di soulslike e affini. Il combat system semplice e veloce, gli enigmi ben studiati e la bontà delle boss fight rendono l’opera firmata Moonlight Games un appuntamento da non perdere per i fan del genere, sia su Nintendo Switch che su PC.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel i7-10700
    • RAM: 32GB DDR4
    • GPU: Nvidia GeForce RTX 2080 Super
    8

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