Immortal Unchained Recensione: un Soulslike in salsa Sci-Fi dalle tinte oscure

Dalla Svezia arriva un emulo di Dark Souls a base di armi da fuoco e folklore fantascientifico. Ma il risultato finale è lontanissimo da quello sperato.

Immortal Unchained Recensione: un Soulslike in salsa Sci-Fi dalle tinte oscure
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Per una volta partiamo dalla fine: Immortal Unchained è un videogioco talmente pessimo, disonesto e impresentabile da avermi di fatto imposto un doloroso cambiamento nel mio tradizionale modus operandi di redattore. In oltre una dozzina di anni di attività giornalistica non mi era infatti mai capitato di non portare a termine un titolo oggetto di recensione: anche quando le cose erano messe davvero drammaticamente - penso ad esempio a Yaiba: Ninja Gaiden Z o a Devil's Third, giusto per citare tragedie videoludiche con cui ho avuto a che fare nel corso della mia carriera - mi sono sempre imposto di resistere, di stringere i denti, di masticare l'amarissimo boccone fino alla fine. Così, per un discorso di completezza nella visione e nella valutazione del prodotto, per etica personale e non ultimo per la trasparenza dovuta ai lettori. In questo caso, spassionatamente, non è mi stato possibile. Non me ne vogliate, ve lo chiedo con il cuore in mano e nonostante tutto provando un pizzico di colpa (perché, credetemi, in fondo avrei voluto portare a termine anche questo...), ma le undici ore abbondanti trascorse in compagnia dell'opera prima dello studio svedese Toadman Interactive sono semplicemente state sufficienti. Sufficienti a farmi capire che fosse arrivato il momento di alzare bandiera bianca, di mettere da parte la noia, la frustrazione e la rabbia continua, ma soprattutto sufficienti a convincermi che OK, per una volta potesse essere il caso di lasciar vincere il gioco - ammesso che di vittoria effettivamente si tratti. Perché, senza mezzi termini e per una serie di ragioni che andremo di seguito ad analizzare, Immortal: Unchained è quasi certamente il peggior videogame con cui abbia avuto a che fare in vita mia.

    Sci-Souls

    E dire che l'idea di un soulslike in salsa fantascientifica avrebbe pure genuinamente il suo fascino, tra esotici paesaggi alieni e ciclopiche mostruosità hi-tech. Un concept in realtà già almeno in parte sperimentato con fortune alterne da Deck13 con The Surge, anche se qui l'ambientazione appare molto meno industriale e più enigmaticamente oscura, costruita attorno a un universo che per certi versi ricorda un po' Too Human e un po' The Chronicles of Riddick. Intendiamoci, non che almeno in quest'ottica il lavoro di Toadman Interactive possa dirsi in qualche modo riuscito: al contrario, le suggestioni tematiche di Immortal: Unchained funzionano solo molto alla lontana, con alcune accattivanti concept art impiegate come cutscene che si traducono in game in scenari esteticamente poveri, modellati in maniera rozza e ulteriormente inariditi da una palette di colori blu-verdastra che appiattisce ogni cosa. Posto che la scarsa ispirazione estetica e la personalità generica finiscono per essere davvero i mali minori di un titolo piagato da problemi ben più gravi e profondi.

    Fucili automatici, mitra, pistole, lanciagranate e shotgun: armi diverse, ma il combat system rimane quel che è.

    Come da copione, tutto comincia dalla formula ideata da Hidetaka Miyazaki con Demon's Souls e perfezionata in seguito con Dark Souls: un marchio di fabbrica capace di creare un genere tutto nuovo, lasciando un'impronta indelebile nel panorama videoludico. Immortal: Unchained riparte, per lo meno sulla carta, precisamente da lì, salvo aggiungere sin da subito un'enfasi sulle armi da fuoco che finisce per relegare le tradizionali armi bianche a un ruolo da comprimarie. Un approccio che teoricamente avrebbe potuto distinguere in maniera significativa questa nuova IP, dando un carattere peculiare all'epopea spaziale del team svedese: con la giusta cura infatti un soulslike con un'impostazione quasi da sparatutto avrebbe come minimo tutte le premesse per lasciare il segno, se non addirittura per sfondare. Peccato che, purtroppo, alla luce dei fatti sia rimasto tutto meno che in potenza, e che l'uso del condizionale diventi una necessità irrinunciabile nel presentare il gioco.

    Pur provando a seguire pedissequamente la lezione di From Software, Toadman Interactive sembra in effetti aver clamorosamente frainteso le basi di ciò che rende i titoli della software house di Sekiro delle autentiche istituzioni: il game design si dimostra fallace, involuto e spesso e volentieri persino sbagliato fin nei minimi termini. Un po' come potrebbe accadere a uno studente svogliato e incapace, che sull'onda della disperazione prova a copiare all'ultimo un compito dal primo della classe, senza tuttavia avere nemmeno una vaga idea della materia in oggetto.

    In uno sconcertante trionfo di brutture ed errori incomprensibili, non è esagerato sostenere che Immortal: Unchained sbagli pressoché tutto lo sbagliabile, a molteplici livelli. Alla creatura del team di Stoccolma mancano in effetti visione, logica e capacità, e i risultati pad alla mano sono francamente atroci. Non resta allora che provare a rifugiarsi nella difficoltà estrema, in una disperata rivendicazione di cazzutaggine hardcore che invece di sembrare un mantra orgoglioso finisce per sapere solo e soltanto di scorciatoia tremendamente cheap - non essendoci traccia del benché minimo rispetto per il giocatore, con un'insensata ottusità di fondo che lascia esterrefatti. Ce n'è davvero per tutti i gusti: dalle trappole pressoché invisibili che ti uccidono istantaneamente (o che ti bloccano sul posto, per farti poi ammazzare con comodo dai nemici kamikaze) ai checkpoint posizionati in maniera oscena, con magari mezz'ora di vagabondaggio senza un punto in cui salvare, recuperare energia e soprattutto proiettili (perché in un mezzo shooter può addirittura capitare di rimanere senza colpi, e in quei casi le uniche opzioni diventano il game over, il mortificante ritorno sui propri passi o la fuga a caso verso chissà dove). E che dire del level design demenziale, finalizzato ad alzare in maniera artificiale il tasso di sfida con strettoie a picco sul nulla, spazi angusti e altre bassezze del genere (mentre si è sotto attacco, figuriamoci...)? Naturalmente tutto il male possibile, a maggior ragione se si aggiungono pure dosi non richieste di fastidioso backtracking.

    Il design dei nemici è povero, insipido, già visto: nemmeno un briciolo di stile per salvarsi in corner.

    Non che i difetti di Immortal: Unchained si limitino ad ogni modo al bilanciamento inesistente e alla frustrazione che puntualmente ne deriva. Il nefasto menu include, fra le altre cose, pure boss fight a dir poco insulse, in cui si passa dal morire nel giro di pochi secondi - subendo due/tre attacchi senza poter rimediare in caso di errore - all'uccidere il medesimo boss in un istante, semplicemente riuscendo a posizionarsi alle sue spalle. E ancora, un feedback delle armi tra il blando e l'insoddisfacente e una gestione assai discutibile della mira (perché, essendo basata sulle statistiche, alle volte colpi perfettamente mirati non andranno a segno). Se a tutto ciò aggiungiamo inoltre un sorprendente carico di problemi tecnici che includono pessime animazioni, defaillance nell'IA, bug audio, texture che fanno fatica a caricarsi, glitch random e persino momenti in cui l'applicazione si chiude senza motivo - mi è capitato tre volte in undici ore, e in due occasioni il crash sembrava aver persino corrotto il salvataggio! - capirete quanto possa essere catastrofico lo scenario di un prodotto che con tutta probabilità non avrebbe dovuto vedere la luce. Non in queste condizioni, per lo meno.

    In definitiva, che cosa resta di Immortal: Unchained? A voler essere generosi, un tragico incidente di percorso che si spera possa essere lasciato in fretta alle spalle da una software house che dopo una serie di collaborazioni in qualità di pura manovalanza ha mancato (e di brutto...) il primo bersaglio grosso. L'augurio è che comunque qualcuno di decisamente più capace si cimenti in futuro con l'idea del cyber Dark Souls, perché il potenziale in teoria non mancherebbe affatto, e anzi si potrebbero aprire prospettive genuinamente intriganti. In altre mani però, mi raccomando.

    Immortal: Unchained Immortal: UnchainedVersione Analizzata PlayStation 4Immortal: Unchained è una premessa intrigante - quella di un soulslike di fantascienza in cui si combatte per lo più a distanza, servendosi di granate e bocche da fuoco potenziabili - trasformata in uno dei peggiori videogiochi degli ultimi anni: un titolo sciatto, mal concepito e in alcuni ambiti palesemente “rotto”, che non si preoccupa mai di porsi in modo onesto con l’utente (il celebre “git gud” stavolta va rispedito con forza agli sviluppatori). Frustrante, senza senso e nient’affatto privo di bug, Immortal: Unchained non merita in nessuna maniera né i vostri soldi né il vostro tempo: state alla larga da una produzione insalvabile, poiché a mancare è anche il valore in ottica trash. Viene davvero da chiedersi con che coraggio possa essere stato pubblicato un gioco del genere, ma la miglior risposta da dare equivale appunto a lasciare il titolo dov'è, a dispetto di qualunque sconto rispetto ai 49.99€ richiesti al lancio.

    3.5

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