Inked Recensione: l'amore ai tempi dell'inchiostro

Inked è un piccolo puzzle-platform a visuale isometrica ambientato in un mondo interamente disegnato con l'inchiostro.

Inked Recensione: l'amore ai tempi dell'inchiostro
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • "Ho un foglio bianco.
    Per volare alto lo macchio, come l'ala di un Albatro.
    Per la città della China mi metto in viaggio.
    Pellegrinaggio, ma non a Santiago, vado a China Town"


    A opinione di chi scrive, China Town è una delle migliori canzoni di Caparezza. È forse tra le più belle dichiarazioni d'amore nei confronti di una pratica, quella di raccontare storie, e dell'elemento principe per fissare le stesse nero su bianco, ovvero l'inchiostro. Ed è perfetta per introdurre il puzzle-platform Inked, opera prima per PC del piccolo team croato Somnium Games che si nutre proprio della miscela sopraccitata per modellare il suo prezioso immaginario: un mondo illustrato a colpi di pennino dove le linee e la geometria sono alla base di ogni cosa.

    Cuore d'inchiostro

    Trattare l'aspetto artistico di Inked a chiusura dell'articolo ci sembrerebbe un modo per ritardare l'ovvio, dato che, come potete osservare, la pagina è costellata di screenshot che, in questo senso, parlano subito da sé. La produzione si fa forza di uno stile grafico a "penna e calamaio" innegabilmente originale, di un'impronta pregiatissima che pone sui due piatti della bilancia un'immagine animata di stampo minimalista e una cura per i micro-dettagli veramente invidiabili.
    Inked inscena il viaggio di un Eroe senza nome, un guerriero giapponese con un pennino al posto della spada, in cerca della sua bella, la graziosa Aiko, tra le lande di un mondo a diorami. Quell'universo è frutto della creatività di Adam, un fumettista dal passato burrascoso che, per qualche ragione, sembra ora ossessionato dal voler mettere i bastoni fra le ruote al proprio personaggio bidimensionale, disegnando ostacoli di ogni genere lungo il suo cammino. Anche se è palese che Adam e l'Eroe abbiano in comune molto più di quanto appaia in principio, crediamo sia bene non approfondire la trama ulteriormente, data la volontà degli autori di avvolgerla in un alone di mistero che si configura fin da subito come parte integrante dell'esperienza di gioco.
    Quel che possiamo dire è che, seguendo da vicino le gesta del pellegrino stilizzato, il titolo mostra un susseguirsi di scenari piuttosto ammalianti ed evocativi. Durante le otto-nove ore dell'avventura si passa da spazi più astratti a paludi da guadare in barca, attraversando anche fredde distese di ghiaccio e neve, e persino un deserto chiaramente ispirato alla cinematografia western. L'alternanza è visivamente piacevole, favorita altresì dall'uso d'inchiostri di colore diverso per distinguere ancora meglio lo "stage" che si sta affrontando in un determinato momento.

    Stesso discorso per quanto riguarda l'accompagnamento musicale, sempre molto in linea con l'eleganza della messinscena, generalmente dolce e pacato, più teso e trottante durante le situazioni in cui il protagonista è in serio pericolo.

    Geometria s(t)olida

    I principali problemi di Inked affiorano quando, strofinati gli occhi per la meraviglia, bisogna iniziare a grattare la superficie, passando al setaccio tutto ciò che concerne il suo gameplay nudo e crudo. In questo caso ci troviamo nei territori del puzzle-platform con visuale isometrica, per cui, tipicamente, la sfida consiste soprattutto nel risolvere il rompicapo di turno al fine di avanzare verso quelli successivi. Il gioco prevede anche dei momenti "soft action" legati alla prontezza di riflessi, ma sono solo una manciata e non funzionano poi così bene. Tornando agli enigmi, il puzzle solving è incentrato totalmente sul potere magico che l'Eroe, sfoderando il suo pennino, è in grado di far apparire per modificare il tragitto. In parole povere, egli è capace di materializzare delle forme di geometria solida attingendo alle macchie d'inchiostro visibili in interfaccia.

    Se all'inizio potrà contare su una sola "unità-inchiostro" e un'unica forma geometrica (quella del cubo), prova dopo prova il paladino avrà la possibilità di creare anche oggetti sferici, cuneiformi, bislunghi, e lo potrà fare per un massimo di tre alla volta, con l'eventualità di cancellarli, se ritenuti inutili al proprio obiettivo del momento.
    Inked richiede quindi di sfruttare le varie conformazioni degli elementi "inchiostrati" per colmare i vuoti tra le piattaforme, raggiungere piani sopraelevati, attivare meccanismi, in quello che è insomma un potpourri di enigmi ambientali abbastanza canonico. All'atto pratico, tuttavia, l'idea di base inciampa su se stessa più volte, giacché il puzzle design non sa dimostrarsi sempre virtuoso e in più subisce i capricci di un sistema di controllo tutt'altro che puntuale e responsivo. In particolare durante alcune sfide da eseguire in velocità, posizionare gli item nell'esatto punto desiderato non si rivela affatto facile. Gli input sono sicuramente più precisi utilizzando il mouse, il che, d'altro canto, cozza con la natura platform del gioco, che invece richiederebbe a gran voce l'uso di un joypad. In egual modo è spesso arduo fare i conti con la fisica di certi oggetti: ad esempio, per riuscire a camminare sopra una pedana appena creata senza il rischio di scivolare, occorre valutare bene l'inclinazione, perché anche solo qualche millimetro di differenza potrebbe vanificare il nostro equilibrio. Si tratta però di misurazioni molto difficili da stabilire prima dell'azione.
    Se poi non c'è dubbio sulla buona varietà dei rompicapi confezionati dal team di sviluppo, l'entusiasmo viene decisamente meno quando si tratta di analizzare il bilanciamento generale della sfida proposta. La curva di difficoltà di Inked è piuttosto mal calibrata, con enigmi dalla risoluzione elementare e altri inopportunamente machiavellici che si intervallano in maniera alquanto disomogenea. Una scelta che non fa sicuramente bene al senso di gratificazione che il giocatore dovrebbe percepire a ogni prova superata, laddove invece, spesso e volentieri, è la frustrazione ad attenderlo dietro l'angolo.

    Inked InkedVersione Analizzata PCIl valore di Inked risiede soprattutto nella capacità di mettere in scena un piccolo racconto di amore e sofferenza per mezzo di uno stile personalissimo e di ottimo impatto visivo. Il viaggio dell’Eroe - e, parallelamente, del suo creatore - è un magnifico dipinto orientale in movimento a cui basta la raffinatezza di qualche tocco d’inchiostro digitale per plasmare un colpo d’occhio davvero incantevole. Dispiace, allora, che il videogioco vacilli dinanzi a una formula ludica realizzata in maniera approssimativa, restituendo all’utente un’esperienza puzzle-platform che, tra dinamiche imperfette e qualche criticità tecnica, non riesce del tutto a lasciare il segno all’interno del suo genere.

    6.5

    Che voto dai a: Inked

    Media Voto Utenti
    Voti: 5
    6.8
    nd