Inscryption Recensione: il nuovo gioco dell'autore del folle Pony Island

Dopo Pony Island e The Hex, Inscryption segna il ritorno sulle scene di Daniel Mullins con un deckbuilder di assoluto spessore.

Inscryption Recensione: il nuovo gioco dell'autore del folle Pony Island
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  • Pc
  • PS4
  • PS5
  • Di autori come Daniel Mullins ne nasce - forse - uno ogni cent'anni. Un canadese innamorato a tal punto dei computer, della programmazione e dei sistemi operativi che, nel momento in cui ha deciso di lanciarsi nella sua carriera di sviluppatore, ha deciso di non trattarli come strumenti ma di renderli il cuore pulsante delle sue opere. È il caso del folgorante debutto con Pony Island e di The Hex (a proposito, leggete la recensione di The Hex), in cui Mullins ha riversato tutto il suo gusto quasi morboso per la scrittura, la programmazione e la decostruzione del concetto stesso del videogioco come linguaggio.

    Inscryption segna la prima volta di Daniel Mullins non più in solitaria ma con l'aiuto e il supporto di un publisher come Devolver Digital, che dal canto suo si è dimostrato ancora una volta in prima linea per la valorizzazione di un'opera estremamente fuori dagli schemi ed anticonformista. Un'accoppiata vincente che, soprattutto grazie al budget più corposo del solito, ha permesso a Mullins di dare alla luce quella che è forse la più ambiziosa e brillante delle sue creazioni.

    Quella casa nel bosco

    Permettetemi un piccolo inciso: scrivere una recensione di un titolo come Inscryption è un incubo. Lo è perché è un videogioco che vive di continui colpi di scena, di intelligentissimi stratagemmi ludici e narrativi, oltre che di una concatenazione di sorprese e approcci completamente anarchici allo sviluppo, per cui raccontarlo in maniera troppo approfondita rischierebbe di privare chi legge dello stupore di una prima run che purtroppo è possibile vivere una volta sola nella vita. La domanda fondamentale è una: cosa diavolo è Inscryption?

    Superficialmente è un deckbuilder con elementi roguelite costruito, dal punto di vista pratico e realizzativo, in maniera per ceri versi molto simile a Voice of Cards: The Isle Dragon Roars, da poco pubblicato da Square Enix (per approfondire, ecco la recensione di Voice of Cards). Il titolo si apre con il protagonista seduto ad un tavolo all'interno di una piccola stamberga, incalzato da un misterioso personaggio nascosto nell'ombra che lo obbliga a giocare una partita ad Inscryption, un gioco di carte molto particolare basato sul combattimento tra animali selvatici. Il misterioso interlocutore, però, permette al giocatore di alzarsi dal tavolo tra una partita e l'altra e di affrontare dei piccoli rompicapo utili alla progressione della storia e allo sblocco di carte e oggetti necessari per migliorare le proprie possibilità in battaglia.

    La regola fondamentale di questo gioco deviato è che chi perde muore e viene trasformato in una carta che sarà poi utilizzata dal povero malcapitato chiamato a prendere il suo posto nella partita successiva. Quello proposto da Mullins è un card game profondissimo ed incredibilmente divertente, e il suo gameplay loop è capace di creare in pochissimo tempo una forte dipendenza. È un divertimento macabro, "sbagliato" e disturbante, ma è permeato da un'atmosfera e da un feeling che portano a volerne sempre di più. Atmosfera ancora più semplice da interiorizzare grazie ad un'ottima traduzione italiana.

    Uno, nessuno e centomila

    Le prime ore le si passa ammaliati dall'incredibile compiutezza del gioco di carte inventato per l'occasione, in quella che ben presto si trasforma in una chiara lotta per la sopravvivenza propria e di quella delle figure "parlanti" presenti all'interno del mazzo. Si è soli contro l'inquietante e misteriosa figura che ricopre il ruolo di avversario e, contemporaneamente, di narratore delle nostre sventure procedurali. Il fatto è che, per l'appunto, questo vale solo per le prime ore. Già, perché non appena si prende familiarità con le regole del gioco e si riesce ad arrivare in fondo all'ultimo boss, Inscryption cambia tutto e si trasforma profondamente, scoprendo per la prima volta le sue carte (pun intended) e svelando la sua vera natura.

    Il primo atto si conclude con un "momento Daniel Mullins" che ne stravolge le fondamenta stesse, rivelando con maestria che non siamo noi che stiamo giocando ad Inscryption ma è Inscryption che sta giocando noi. È in questo preciso istante che si concretizzano le vere potenzialità horror del titolo, ovvero quando Inscryption sbatte spietatamente in faccia al giocatore che non può esserne in controllo perché il gioco stesso è un'entità senziente e pensante, oltre che intrinsecamente maligna e ostile. Quello appena accennato non è che il primo degli avvitamenti che compie Inscryption dal momento in cui lo si inizia al momento in cui a schermo scorrono i titoli di coda.

    Proprio per questo motivo nel momento in cui si chiude la prima run si ha la netta sensazione di non aver giocato ad un solo videogame, ma ad un'infinità di opere racchiuse sotto lo stesso nome, sballotati da una parte all'altra dal codice del gioco che fa del giocatore un'ignara vittima di una cospirazione ai suoi danni. Il merito è del genio di Daniel Mullins, ossessionato più dal rapporto tra opera e utente che dal prodotto in sé. Un'ossessione tanto profonda da portarlo ogni volta a minare le convinzioni e le convenzioni del pubblico per costruire esperienze uniche nel loro genere, che facciano riflettere proprio sulla natura stessa del concetto di videogioco.

    (Meta)game

    Inscryption non è un gioco semplice. È una di quelle opere che non può sopravvivere senza il totale coinvolgimento di chi si trova da questa parte dello schermo. Profondo e divertentissimo da giocare, si apre ad un ventaglio

    enorme di possibili interpretazioni e teorizzazioni su quello che possa essere il suo fine ultimo. Ciò che conta, come succede spesso in questi casi, non è la destinazione ma il viaggio, e il viaggio di Inscryption è una delle esperienze più folli, anarchiche e geniali degli ultimi anni. Un gioco che non si accontenta di fare numerose incursioni al di qua della quarta parete ma che si prende la briga di andare a delineare un intero piano dimensionale aggiuntivo in cui ingabbiare la sua metanarrazione, sovvertendo così la gerarchia che si viene a creare normalmente tra utente, avatar e videogame.

    Inscryption è una bomba ad orologeria, un titolo che riesce ad essere un deckbuilder pazzesco e, contemporaneamente, ad incarnare la negazione delle sue regole fondamentali. L'ennesimo colpo da maestro di quello che è forse il più punk degli sviluppatori in circolazione, capace come pochi di reinventarsi continuamente senza mai tradire sé stesso, i propri ideali e il proprio obiettivo. L'evoluzione di Inscryption mima in un certo senso quella attraversata negli anni dal suo creatore che, partito da quello che per certi versi poteva essere considerato quasi solo un bizzaro esperimento è arrivato ad un'opera decisamente più compiuta, bilanciata e ragionata.

    Non che non sia migliorabile, soprattutto per quanto riguarda il ritmo che verso il finale si allenta un po' troppo, ma Inscryption brilla proprio perché riesce ad essere prima di tutto un grandissimo videogioco e poi una sovversione delle regole del medium, dell'industria e, soprattutto delle stesse meccaniche imbastite al proprio interno. Inscryption è un trionfo, la prova provata che Daniel Mullins non è solo un pazzoide sovversivo ma, soprattutto, un game designer quadratissimo e di enorme talento.

    Un creativo così unico e prezioso che il solo fatto di scrivere una recensione delle sue opere si trasforma in un percorso ad ostacoli spinosissimo, perché una loro analisi approfondita rischia pericolosamente di danneggiare quella che è l'esperienza di confrontarcisi per la prima volta. Lunga vita a Daniel Mullins e a Devolver Digital, insomma, un'accoppiata di ribelli il cui unico obiettivo sembra quello di voler sorprendere sconvolgendo le convenzioni.

    Inscryption InscryptionVersione Analizzata PCInscryption è un gioco di carte dannatamente divertente: un roguelite, un puzzle game e una storia dalle tinte horror, e tutto questo basta a malapena a descrivere quelle che a conti fatti sono solo le prime ore dell'esperienza. È la consacrazione di Daniel Mullins e della sua idea del codice come entità senziente e maligna che si rivolta contro l'utente, stravolgendo il suo ruolo e il suo rapporto col gioco. Un card game dall'anima punk, sviluppato da uno sviluppatore dall'anima punk e distribuito dai punk che hanno fatto dell'indie sovversivo il proprio marchio di fabbrica. Un trionfo assoluto.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel Core i7-9750H
    • RAM: 16gb
    • GPU: Nvidia GeForce RTX 2060
    9

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