Into The Breach: Recensione del nuovo gioco degli autori di Faster Than Light

Approda su PC Into The Breach, gioco di strategia a turni di stampo roguelike, impreziosito da mappe generate proceduralmente. Lo abbiamo provato.

Into The Breach: Recensione del nuovo gioco degli autori di Faster Than Light
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Disponibile per
  • Pc
  • Switch
  • Sono passati meno di tre mesi dall'inizio dell'anno, eppure il 2018 non sembra volerci dare tregua. E se le grandi produzioni si stagliano come sequoie su tutto il resto, un sottobosco indipendente cerca a squarciagola di farsi sentire. Da Celeste a Subnautica e Iconoclasts questo moto di incredibile fertilità ha già prodotto dei bellissimi fiori: coltivati dal genio di poche menti e degni di ricoprire il nostro - alquanto affollato - giardino del backlog. Into The Breach appartiene senza ombra di dubbio a questa categoria: sviluppato da Matthew Davis e Justin Ma, saliti agli onori delle cronaca per il sorprendente Faster Than Light, il gioco di Subset Games apre una breccia nei nostri cuori, entrando di diritto tra i migliori indie di questa fantastica annata.

    The only good bug is a dead bug!

    Into The Breach è uno strategico a turni che condivide con FTL una natura marcatamente roguelike e la generazione procedurale delle mappe: due elementi dosati alla perfezione dal team, e che danno vita ad un impasto ludico amalgamato a puntino. A cominciare dal pretesto narrativo che accompagna la progressione in game: l'umanità è stata distrutta da una razza aliena chiamata Vek (simile a quella di Starship Troopers) e il nostro obiettivo è viaggiare nel tempo per impedire che questo riaccada, se falliremo nell'intento, verremo spediti in una linea temporale alternativa nella speranza di non commettere gli stessi errori.

    Un concept alla base piuttosto semplice che nasconde in realtà un sistema complesso, sfaccettato, e che offre al giocatore un livello di sfida impegnativo. Quindi ad ogni morte (o finendo la campagna) la partita verrà resettata, costringendoci a ricominciare dalla prima delle quattro isole disponibili (anche se dopo la prima run potremo scegliere liberamente da quale iniziare). A bordo dei mech bisognerà difendere i vari settori in cui sono suddivise le isole, proteggendo le strutture contenenti civili e fonti di energia che costituiscono a tutti gli effetti i nostri punti vita. In gioco il tutto si complica notevolmente, chiedendoci di portare a termine incarichi secondari con i quali ottenere punti reputazione e slot energia, entrambi fondamentali nel prosieguo dell'avventura: infatti sacrificare i primi in vista di una maggiore tranquillità non ci consente di acquistare reattori energetici, qualità passive e armi speciali per potenziare i robottoni. Un aspetto da tenere in forte considerazione visto che non tutte le zone possono essere completate e le ultime tre verranno sempre inghiottite dagli insettoidi (con conseguente attacco della base operativa a cui dovremo rispondere prontamente). Al di là dei numerosi upgrade che contraddistinguono un titolo già di per sé variegato, uno dei principali punti di forza di Into The Breach è la libertà di scelta concessa nella risoluzione degli scontri che, come un rompicapo, celano al loro interno tantissime variabili inaspettate. Potremo adottare uno stile più aggressivo e tentare di uccidere tutti i mostri, o azzardare concedendo un colpo avversario (le strutture hanno una certa probabilità di non essere danneggiate), o addirittura immolarci per i nostri compagni. Nonostante questa pluralità d'approcci possa sembrare poco intuitiva, l'opera di Subset Games è molto chiara e leggibile, permettendo (a difficoltà "facile") anche ai meno scafati di avvicinarsi al genere: su schermo vengono infatti mostrate in modo organico tutte le azioni (amiche e nemiche) con i relativi effetti, direzione e ordine d'esecuzione. È facile intuire allora, come tutto questo sul campo di battaglia si traduca in pura strategia.

    D'altronde il posizionamento e la gestione delle unità giocano un ruolo essenziale: mettere i Vek l'uno contro l'altro spostandoli affinché si attacchino a vicenda, o impedire la fuoriuscita di altri nemici, o ancora sfruttare gli stessi edifici da difendere per elettrificare a catena ogni singolo insetto regala un divertimento imparagonabile.
    A lasciare senza parole non è soltanto il fatto che un "macchina" così precisa sia stata ideata, in particolare, da due persone (con le quali ha collaborato anche il buon Chris Avellone), ma soprattutto che i suoi ingranaggi si muovano all'unisono con le varie tipologie di piloti e robot - ognuno con delle caratteristiche ben congegnate. I piloti influenzano sensibilmente l'esito dei match: i talenti unici di alcuni e la possibilità di incrementare le loro skill possono, per esempio, donare un reset del turno in più (singolo di default) o aumentare la mobilità, permettendo di muoversi anche tra le fila nemiche.
    Se perderemo uno di questi valorosi combattenti, lo faremo in modo permanente con tutti i suoi progressi. Tuttavia se almeno uno sopravvivrà fino all'ardua missione finale potremo utilizzarlo nella timeline successiva.

    Inoltre, come se non fosse abbastanza, sono presenti diversi achievements - legati alle squad, alle isole e alle vittorie - che rendono il livello di difficoltà ancora più stimolante e permettono di assoldare otto squadre di mech molto eterogenee: scendere in battaglia con una piuttosto che un'altra cambia vistosamente l'approccio alla partita, quasi da obbligare prima del combattimento una simulazione di prova con la quale fare proprie le meccaniche di gruppo.
    Soprattutto perché le unità dei vari team dimostrano una certa affinità con i commilitoni, che se valorizzata, concede una dose di appagamento notevole, capace di incollarci al PC per ore. Infine, a corroborare l'opera magna che consacra definitivamente il team di sviluppo vi sono le mappe di gioco - ciascuna dotata di un'ambientazione peculiare, effetti atmosferici e terreni particolari: scacchiere colorate sulle quali spalleggiare, talvolta, le truppe locali o recuperare un Pod giunto da una qualche remota linea temporale. Lo stile rétro, di certo, non è uno dei più elaborati, ma risulta funzionale ad un'esperienza di gioco che fa dei propri punti cardine la strategia e la rigiocabilità. Insomma, Into The Breach ticchetta come un orologio svizzero, tanto da far pensare che Matthew e Justin - proprio come i loro piloti - abbiano percorso le spire del tempo nel tentativo di rodare un meccanismo che a giudicare dai risultati pare indistruttibile.

    Into the Breach Into the BreachVersione Analizzata PCInto The Breach è un titolo brillante, uno strategico a turni divertente, longevo e dalla dipendenza facile. Dopo aver completato più volte la campagna principale - a livelli di difficoltà differenti e con le squadre più disparate - sentiamo ancora il bisogno di tornare a far incetta di insettoidi, per sbloccare tutti gli achievements e scoprire i segreti di un gioco che sicuramente ha molto da mostrare anche dopo i titoli di coda. Forte di una progressione dura, implacabile e che non concede nessun errore, l’opera di Subset Games mescola tattica e mappe procedurali in una formula ludica in cui la permadeath non risulta mai frustrante e ogni mossa va calcolata al millimetro. Un ingranaggio adamantino con delle ruote solidissime, e che combinate tra loro generano un incredibile numero di sinergie e soluzioni. Come abbiamo detto: un’altra di quelle produzioni indipendenti da preservare e valorizzare nel tempo.

    9

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