Recensione Jade Empire Special Edition

L'Impero Cinese risplende sui nostri Pc

Recensione Jade Empire Special Edition
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Disponibile per
  • Xbox
  • Pc
  • Un gioco per tutte le stagioni

    Nel 2005 esce Jade Empire, uno dei giochi più apprezzati della prima console di casa Microsoft. A sviluppare il titolo fu il promettente team Bioware, con un curriculum da brivido in fatto di giochi di ruolo. A distanza di due anni THQ decide di riproporre il titolo -riveduto e corretto sul piano tecnico- per il mercato Pc. Cme si comporterà "L’impero di giada” su una piattaforma dalla grande tradizione "rpgistica" e appesantito due anni di anzianità già sulla spalle? Scopriamolo insieme.

    Baldur’s gate con gli occhi a mandorla?

    E’ inevitabile, quando ci si accosti a Jade Empire, che il pensiero vada inesorabilmente al primo grande capolavoro di Bioware, quel Baldur’s Gate che in qualche misura ha ridefinito alcuni standard del genere gioco di ruolo. In realtà Jade Empire, pur facendo anch'esso capo alla tradizione ruolistica, ha poco da spartire con il suo illustre predecessore, se non pochi aspetti come l’accuratezza della trama e dei dialoghi. Analgamente, pochi elementi preleva da un altro titolo “pesante” di Bioware: Star Wars: Knights of the Old Republic. Dopo poche ore di gioco sembra chiaro che la domanda contenuta nel titolo del paragrafo è quanto mai fuori luogo: Jade Empire vive e brilla di luce propria, segnando una netta cesura sia sul piano stilistico che su quello dei contenuti, evidenziando una serie di elementi "privati" e dal forte carattere. Tale aspetto denota il coraggio e la padronanza dei propri mezzi di Bioware, che non tenta di ricalcare pedissequamente i propri stilemi fino a prosciugare un buon filone, ma cerca e trova nuove vie per raccontare la propria idea di gioco.

    Lo stile scelto per "dipingere" il panorama videoludico di Jade Empire è assolutamente diverso non solo da quello che ha precedentemente caratterizzato le produzioni Bioware, ma anche rispetto ai canoni del genere Rpg. Con quest'ultimo, infatti, Jade Empire condivide elementi come la crescita del personaggio e una buona accuratezza della trama, ma da esso si discosta per quanto riguarda il ritmo di gioco -più snello e veloce- ed il sistema di combattimento, centrato sull’individualità e più improntato all’azione. Il particolare bilanciamento tra esplorazione e combattimento richiede all'utente di affrontare l’avventura ricercando un preciso equilibrio fra azione, dinamismo e gestione del personaggio.

    La Terza Via

    L’ambientazione non ricalca gli stilemi classici del genere, presentandoci un mondo intriso di filosofia buddista e magia cinese, drappeggiata da richiami indiani e immersa nella storia millenaria dell’impero cinese: senza dubbio qualcosa di nuovo rispetto agli standard occidentali ma diverso pure rispetto agli rpg giapponesi. La collocazione è senz’altro azzeccata, perché le ambientazioni non stancano mai e sono riprodotte con una cura maestosa che dona grandissima atmosfera. Gli ambienti sono molto vari: si va da paludi a grotte, da villaggi portuali alla Città Imperiale, passando per valli boscose e foreste lugubri, tutto riprodotto con una maestria notevole. L’atmosfera è dunque sempre ai massimi livelli, e sicuramente la caratterizzazione ambientale è uno degli aspetti meglio riusciti del prodotto.

    Il marchio di fabbrica di Bioware risiede soprattutto nell’accuratezza della trama e dei dialoghi, e infatti anche in JE la storia segue un affascinante percorso che porterà il protagonista molto al di là dei propri limiti. I dialoghi seguono la scia tracciata con Knights of the Old Republic: spesso tra le risposte multiple sarà possibile scegliere per esempio se tentare di coercire l’interlocutore tramite un tono suadente, adulatore, oppure con una voce intimidatoria, sperando di impaurirlo. Per ogni situazione bisogna essere bravi a trovare la chiave appropriata. Questo aggiunge un po’ di colore e di strategia anche nelle parti più lineari del gioco (quelle d'interazione con gli NPC), che si integrano per altro con il sistema di crescita e potenziamento del protagonista (esistono diversi amuleti in grado di aumentare le capacità di “convincimento” e il carisma). Le scelte operate influiscono sulla morale del personaggio e sull’avventura, spostando il baricentro verso “la mano aperta” o “il pugno chiuso”, le due vie che si possono intraprendere secondo la disciplina marziale e morale cinese. La deriva verso l’una o l’altra interpretazione influirà finanche nella possibilità di apprendere alcuni stili di arti marziali al posto di altri.
    A riprova del suo DNA ibrido, in JE i combattimenti hanno un’importanza preponderante e sono quindi stati curati in maniera particolare. I controlli da tastiera, affidati all’inossidabile accoppiata WASD + mouse (in pieno stile FPS) lavorano egregiamente. Esistono parecchi stili diversi: all’arma bianca, tramite l’evocazione di spiriti o secondo le arti marziali dell’antica Cina; questi stili possono essere alternati in tempo reale durante il combattimento, alla pressione dei tasti da 1 a 10, permettendo così di cambiare in corsa la strategia di attacco: la componente strategica consiste proprio nel fatto che i diversi approcci sfruttano in misura diversa il "ki", l’energia magica che consente di padroneggiarli, rappresentata nel gioco da una barra blu. Durante uno stesso combattimento si può iniziare con uno stile che consuma parecchio ki ma allo stesso tempo consente di infliggere danni di portata notevole, per poi passare magari ad uno stile marziale, meno esoso in termini di energia interiore ma meno letale, per lavorare ai fianchi l’avversario e garantirsi una riserva di ki sufficiente a sfruttare un’altra sua caratteristica fondamentale, quella di poter curare se stessi.
    Il lato ruolistico dell'esperienza si ristallizza nella possibilità di potenziare le diverse arti grazie a dei punti che vengono elargiti ogni volta che il personaggio sale di livello: sarà così possibile ridurre il consumo di ki, aumentare la portata del danno o velocizzare l’esecuzione delle mosse. Questa breve descrizione del modello di combattimento consente di comprendere che la portata della fase bellica è invero preponderante, ma evidentemente circoscritta dalla necessità di ottenere quei punti che consentono di far evolvere i propri stili. E’ qui che il gioco si riconduce ai canoni più familiari del genere d'appartenenza: portare a termine quest secondarie, sconfiggere nemici, risolvere enigmi o aiutare determinati personaggi, leggere pergamene, tutto concorre ad aumentare il bottino di punti esperienza, come da tradizione. Tutto il meccanismo è bilanciato piuttosto bene e integrato al meglio col procedere degli eventi: non ci troveremo mai ad ammucchiare una montagna di cadaveri senza venire a capo di qualche linea narrativa; d’altro canto nemmeno passerà troppo tempo tra un dialogo e un’esplorazione senza che che il protagonista sia chiamato a dimostrare le proprie abilità di combattente. Tuttavia si sente fortemente la mancanza di una vera customizzazione del proprio Pg sia per quanto riguarda l’inventario che per quanto riguarda l’assegnazione dei punti: la progressione è piuttosto "pilotata", e non ci sono così tante abilità fra cui scegliere. Purtroppo anche per quanto riguarda gli scontri c’è da registrare una certa ripetitività, non tanto per la varietà di creature incontrate (molto buona), ma per il fatto che i nemici si comportano perlopiù tutti allo stesso modo, e non adottano strategie diversificate. Si consideri poi che al protagonista è data la possibilità di scegliere come spala un solo compagno del pur folto party che andrà accumulando durante l’avventura, a detrimento della componente tattica degli scontri. E’ una scelta questa piuttosto pesante e poco credibile, poco perseguita nel genere rpg e di cui sinceramente avremmo fatto volentieri a meno. Tuttavia Bioware ha prodotto un sistema di combattimento che è agli antipodi rispetto a quello visto e apprezzato in Baldur’s Gate e se non altro le va dato atto, come abbiamo appena visto, di aver cercato di renderlo piacevole e coinvolgente con varie soluzioni. C’è da dire che il fascino di gestire un party di combattenti è difficile da superare.

    L’Impero di Giada

    La trama si svolge bene, i colpi di scena vengono dosati con il giusto tempismo e l’intreccio è sufficientemente articolato ma non confuso. L’ambientazione cinese dona un senso di esotismo e di novità ai nostri occhi, esaltato da alcune fasi che richiamano a viva voce il pantheon classico indiano e che letteralmente infondono un’atmosfera mai vista prima in un gdr. Peccato per una linearità che si avverte un po’ troppo durante la narrazione degli eventi, anche se è questa la solita storia della coperta troppo corta: una trama aperta ad una maggiore possibilità di decisione da parte del giocatore, magari con finali multipli, automaticamente riduce il controllo degli sviluppatori sulla trama stessa e preclude loro la possibilità di intervenire con l’inserimento di qualche colpo di scena. D’altro canto una storia iscritta maggiormente sui binari decisi dagli sceneggiatori lascia quel fastidioso senso di impotenza all'utente, ma consente una maggiore cura nel raccontare gli eventi in tutte le sue sfaccettature. Jade Empire propende più per questa seconda via, e perlomeno la persegue in maniera più che discreta. Le sidequest, seppur presenti in buon numero, purtroppo non raggiungono mai una lunghezza e complessità soddisfacente. Da notare, negativamente, le fasi di volo stile “ikaruga”, assolutamente fuori luogo e poco divertenti.

    Il comparto grafico si comporta decisamente bene, partendo dal presupposto che JE è un gioco nato sulla vecchia X Box e che il conteggio dei poligoni rende subito manifesta questa brusca realtà. Tuttavia orizzonti lontani, effetti di luce convincenti e spettacolari, texture pulite e brillanti, accuratezza sia nel costruire i personaggi sia le città, e soprattutto una grandissima abilità nell’infondere atmosfera agli scenari sono elementi resi tutti in modo molto convincente. Da questo punto di vista l’ottimizzazione per Pc è stata eccellente: l’unico aspetto che manifesta la transizione da una console "Old-Gen" è davvero la scarsa complessità delle modellazioni. Buona anche la colonna sonora, evocativa quando serve e incalzante nei momenti giusti.

    Jade Empire Jade EmpireVersione Analizzata PCUn gioco diverso dal solito, confezionato con la famosa cura al dettaglio di Bioware. Ambientazioni inusitate e affascinanti, resa grafica decisamente buona, trama articolata e approfondita e combattimenti godibili sono i pilastri di questo Jade Empire. D’altro canto c’è da dire che gli appassionati dei gdr classici rimarranno delusi dall’impossibilità di gestire contemporaneamente il party, dai pochi elementi per customizzare e potenziare il protagonista e da una certa linearità di fondo. Comunque è sicuramente questa una ventata d’aria fresca in un genere forse troppo saldo nelle sue convinzioni, sicuramente una buona base di partenza per proporre in futuro un titolo ancora più maturo in tutti gli aspetti. Non si renderebbe tuttavia giustizia al lavoro accurato svolto dal team considerando Jade Empire solo come un punto di partenza, perché il prodotto è comunque assolutamente godibile e divertente. Del resto si deve però considerare che nel titolo si intravedono potenzialità ancora inespresse per difetto di gioventù, che una volta portate alla luce avrebbero potuto portarlo alle soglie del capolavoro. Da provare assolutamente per chi cerca un gdr alternativo o un gioco d’azione con una trama più articolata e un gameplay più profondo. Da punti di vista differenti, JE soddisfera entrambe queste richieste.

    7.5

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