Journey to the Savage Planet Recensione: Metroid Prime incontra Futurama

Typhoon Studios presenta la sua opera prima: un adventure in prima persona ironico e strampalato, lo abbiamo provato.

Journey to the Savage Planet 4K
Recensione: PlayStation 4 Pro
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • In un futuro in cui il colonialismo spaziale non è soltanto realtà, ma drastica urgenza per la popolazione della Terra, i vertici della Kindred Aerospace (fierissima di essere stata eletta la quarta miglior compagnia aerospaziale del globo!) hanno deciso di sfruttare in maniera... "virtuosa" i finanziamenti governativi per ampliare il proprio programma di esplorazione del cosmo, alla ricerca di una nuova casa per l'umanità. Più o meno funziona così: una sgangherata flotta di navicelle spaziali viene dispersa negli angoli più remoti dell'Universo, nella speranza che prima o poi qualcuna atterri su un pianeta perlomeno abitabile. I derelitti che si trovano a bordo hanno il compito di raccogliere e inviare informazioni sull'atmosfera, la flora e la fauna del corpo celeste in cui sono capitati, fornendo una preziosissima documentazione da cui potrebbe dipendere il futuro della nostra specie.

    All'intrepido protagonista di Journey to the Savage Planet, bisogna ammettere, le cose non sono andate poi così male. Poteva benissimo succedere di finire su un pianeta in cui la temperatura diurna sarebbe bastata carbonizzare qualsiasi forma di vita senziente, per dirne una, e invece quello che ci troviamo di fronte agli occhi all'inizio del gioco è un vero e proprio... "paradiso" alieno. Il pianeta AR-Y 26 ha una vegetazione lussureggiante, una gravità non eccessiva, e persino qualche animaletto che non sente il bisogno primario di infilare il becco nella nostra carcassa. Certo, ci sono anche piante corrosive, rampicanti elettrici, bozzoli esplosivi, strane gelatine velenose che fluttuano a mezz'aria e vespe laser, oltre che geyser di materiale appiccicoso e incandescente, ma sul momento sembrano tutte preoccupazioni quantomeno secondarie. L'importante è essere riusciti a sopravvivere allo schianto, avere a disposizione una stampante 3D per costruire armi ed equipaggiamento, ed essere determinati a trovare il modo di tornare a casa.

    Un'avventura ironica

    Sono sufficienti i primi minuti di gioco per capire che la science fiction di Journey to the Savage Planet è lontanissima da quella di Mass Effect o No Man's Sky, e si avvicina invece allo spericolato surrealismo di Rick & Morty ed alla divertita comicità di Futurama. Il filmato motivazionale con cui il CEO della Kindred Aerospace vi introduce alla missione sembra la versione pacchiana di una televendita anni '80, impreziosita ovviamente da un effetti speciali che "mio cugino con trentamila lire...".

    Se non dovesse bastare la sgraziata performance di Martin Tweed a rincarare la dose ci pensa la voce-guida dell'Intelligenza Artificiale che vi farà compagnia su AR-Y 26, che ci tiene ad informarvi che l'operazione di teletrasporto a cui vi sottoporrete per raggiungere la superficie del pianeta prevede in verità una (dolorosissima) disgregazione eseguita a livello molecolare ed un conseguente riassemblaggio (e se il processo dovesse incepparsi fra l'una e l'altra operazione, beh...).
    Ecco, il titolo d'esordio di Typhoon Studios è sorretto interamente da un umorismo di questo stampo, che vi sommerge di ricercatissime idiozie, battute brillanti, gag squisitamente sguaiate e sketch genuinamente divertenti. Se deciderete di compiere questo improbabile viaggio alla scoperta di AR-Y 26 e dei suoi misteri vi ritroverete insomma a sorridere più o meno costantemente, che sia per la scrittura sempre sottile e spiritosa, oppure per le forme e i comportamenti della fauna locale. Del resto, come restare impassibili di fronte a polli sferici dall'occhio sonnolento e gallinacei urlanti che hanno il terrore di essere presi a schiaffi?

    Sebbene non abbia un epilogo forte e si limiti a puntare tutto sul senso d'avventura e sulle chimeriche situazioni di questo viaggio galattico, il racconto - o meglio: il tono con cui si manifesta - è sicuramente uno dei punti di forza di Journey to the Savage Planet, e basta a renderlo un prodotto orgogliosamente diverso da quello che il mercato solitamente propone. Il titolo di Typhoon Studios condivide con pochi altri prodotti il suo insolito "vigore comico", molto più accentuato rispetto a quello di The Outer Worlds e vicino invece allo stile di Trover Saves the Universe.

    Il giovane team di Montreal, recentemente acquistato da Google in nome dei suoi indubbi meriti creativi, ha messo fin da subito in chiaro quali siano state le sue fonti di ispirazione a livello ludico: Journey to the Savage Planet si presenta come un'avventura in prima persona che condivide l'impostazione di base con la trilogia di Metroid Prime, e insomma come un action innamorato dell'esplorazione e del backtracking in stile metroidvania. Le ambizioni non sono ovviamente le stesse della saga di Samus, e come vedremo il respiro della produzione è molto meno ampio, ma la struttura ed il ritmo dell'avanzamento sono proprio quelli dei capolavori di Retro Studios.

    Platform e abilità

    Scesi sulla superficie dell'inospitale pianeta, si procede insomma sparando alle creature ostili con la nostra fidata pistola, si eseguono scansioni per capire qualcosa di più dell'ambiente, e si comincia ad interagire con piante letali e strutture aliene. Sulle prime le possibilità a disposizione del giocatore sono poche, ma grazie all'aiuto di una stampante 3D sarà possibile potenziare il proprio equipaggiamento. Sarà importante quindi raccogliere le materie prime estratte dai corpi dei nemici o dalle vene di silicio e carbonio disseminate nel mondo di gioco, così da poter sbloccare proiettili più efficaci, un utilissimo doppio salto ed un visore capace di rilevare con più efficacia oggetti e materiali.

    Nelle prime ore di gioco, mentre ci dedicheremo a rudimentali sessioni di platforming e cerchiamo di ottenere gelatine aliene che aumentano la nostra energia (un benefico effetto collaterale delle neoformazioni ossee che stanno deformando il nostro scheletro, ci dicono, ma ce lo faremo andar bene!), impareremo anche a giocare con qualche gadget recuperato sulla nave o direttamente su AR-Y 26.

    Per esempio, la disgustosa sbobba liofilizzata che la Kindred Aerospace vorrebbe costringerci a mangiare sembra mandare in visibilio alcune specie locali, che possono così essere distratte o attirate in trappola. Le violacee deiezioni degli uccelli-palla possono trasformarsi in un melmoso collante per bloccare le bestie più aggressive, mentre un viscido blob vegetale - lanciato nel punto giusto - può farci rimbalzare verso una sporgenza altrimenti inafferrabile. Esplorazione e combattimento sono integralmente basati sull'uso combinato di "gadget" alieni e capacità della tuta, e l'avanzamento viene scandito dall'acquisizione di nuove abilità. Sparsi per il pianeta ci sono infatti materiali speciali che, una volta recuperati, ci permetteranno di sviluppare nuovi gingilli, come un rampino energetico per aggrapparsi a strani rampicanti o un guanto per maneggiare i boccioli incandescenti di alcune piante autoctone (trasformati in men che non si dica in utilissime granate esplosive).

    Esplorazione libera

    Sebbene l'obiettivo principale della missione sia sempre in bella vista, uno degli aspetti più gradevoli di Journey to the Savage Planet è la sua capacità di lasciare al giocatore una discreta libertà in fatto di esplorazione. È sempre possibile lasciarsi trasportare dalla curiosità, seguire piste non battute, ritrovarsi a centinaia di metri di distanza dall'indicatore di missione solo per aver ficcato il naso in una grotta o per aver deciso di scalare una parete rocciosa così invitante.

    Fra nuove aree da sbloccare, piccoli enigmi ambientali e scontri opzionali che vi permettono di mettere le mani su preziose leghe aliene, le "digressioni" dall'avventura principale sono non soltanto incentivate, ma estremamente soddisfacenti. E poi ci sono le side quest "sperimentali", quelle che chiedono di recuperare campioni di DNA dalle improbabili creature del pianeta, e di fare strani test per il bene della scienza (nonché per sbloccare nuovi rami dello skill tree).

    Journey to the Savage Planet incoraggia insomma l'esplorazione libera, il disimpegnato giocazzeggio (che raggiunge il suo apice in modalità co-op), un licenzioso girovagare che la linearità tipica delle avventure moderne sembrava aver messo a tacere. Anche in questi spetti si riscopre un'anima da action/adventure anni '90 che crediamo essere estremamente preziosa.

    C'è da dire, d'altro canto, che di tanto in tanto affiorano i limiti di una produzione dal budget non certo spaziale. Il sistema di shooting ci è parso un po' affannato, impreciso, e non sempre le routine e i comportamenti delle bestie aliene sono pienamente leggibili. Il caos che si crea in certe situazioni rischia di essere parzialmente frustrante (arriverete ad odiare gli attacchi delle rane corazzate), ma per fortuna gli scontri non rappresentano mai l'elemento principale dell'esperienza.
    Nell'ultima parte dell'avventura, inoltre, Journey to the Savage Planet sembra quasi "abbassare i giri", fermandosi ad un passo dalla stoccata finale che gli avrebbe permesso di aspirare all'eccellenza. Fra gadget che concettualmente si somigliano un po' troppo ed una parte finale leggermente sbrigativa, si sentiva il bisogno di una conclusione un po' meno frettolosa e più energica, sia nelle soluzioni ludiche che in quelle narrative. Per raggiungere i titoli di coda sono necessarie poco meno di otto ore, e forse sarebbe bastato un piccolo sforzo in più - un'altra boss fight, un nuovo bioma, o magari un gadget inedito con cui sbloccare una nuova interazione ambientale - per trasmettere un senso di compiutezza più marcato e avvertibile.

    Poco male: se già il prezzo aggressivo della produzione, ottimamente proporzionato ai contenuti proposti, non dovesse bastare a scacciare questo retrogusto asprigno, ci penseranno tutti gli oggetti e i potenziamenti ancora da recuperare, disseminati negli angoli più disparati di AR-Y 26. È importante sottolinearne la presenza perché per un volta non si tratta solamente di collectible sparsi pigramente sulle vaste superfici del pianeta, bensì di segreti e potenziamenti nascosti dietro a piccole sfide di abilità, enigmi ambientali, prove d'ingegno e di osservazione.

    Se deciderete di far parte della sguaiata ciurma della Kindred Aerospace, insomma, il suggerimento è quello di non fermarvi una volta sconfitto il boss finale, ma di insistere nelle vostre investigazioni interplanetarie. La quantità di contenuti, dettagli, situazioni che incontrerete andando alla ricerca di manufatti alieni e gelatine corroboranti è incredibilmente preziosa, e rappresenta parte della ricchezza del prodotto. Tra le altre cose questa operazione di ricerca vi terrà impegnati per un bel po', portando ad oltre dieci ore la durata di questo singolare, eccentrico e memorabile viaggio.

    Journey to the Savage Planet Journey to the Savage PlanetVersione Analizzata PlayStation 4 ProJourney to the Savage Planet insegue le orme di Metroid Prime senza la pretesa di raggiungere o superare il maestro. Titolo d'esordio di un team piccolo ma pieno di grandi talenti, il gioco sa benissimo qual è il suo posto e come valorizzare le sue qualità: Typhoon Studios si “accontenta” di proporci un solido rappresentante della categoria, un adventure in prima persona estremamente divertente e con tanto carattere. Con la sua ironia un po' demenziale e strampalata, i suoi panorami ipercromatici e le sue assurde creature, Journey to the Savage Planet costruisce una fantascienza sui generis, la cui personalità viene amplificata da una scrittura di ottimo livello. Nonostante qualche singhiozzo del sistema di shooting ed una chiusura un po' sbrigativa, l'esplorazione del pianeta AR-Y 26 risulta sempre stimolante e piena di sorprese, senza troppe costrizioni né barriere: proprio com'era quella dei grandi action di vent'anni fa. È un piacere riscoprire oggi, arrivati al crepuscolo di questa generazione, un titolo che esalta curiosità e senso della scoperta; un prodotto che, proprio in nome del suo level design, della modalità cooperativa e dei suoi enigmi sempre ispirati, vive anche oltre i titoli di coda, sicuro di ritagliarsi un posto nel cuore di tutti i veri avventurieri videoludici.

    8

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