Recensione kill.Switch

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Recensione kill.Switch
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  • PS2
  • Gba
  • Xbox
  • Pc
  • Le
    apparenze ingannano

    A prima vista molto
    simile ad un Freedom Fighters spogliato della presenza di altri commilitoni,
    questo Kill.Switch, a dispetto delle apparenze, risulta una sorpresa quanto mai
    gradita. Uscito un po' in sordina e senza l'accompagnamento del classico tam
    tam pubblicitario che contraddistingue la release dei titoli più importanti, lo
    sparatutto in terza persona di Namco, dopo un'inizio un po' “spartano”,
    riserva più sorprese di quanto si sarebbe disposti a pensare. Risulta evidente
    sin da subito che il titolo in questione non pretende di rappresentare una nuova
    frontiera dal punto di vista dei contenuti, in quanto la storia che fa da sfondo
    ai conflitti a fuoco che il giocatore dovrà affrontare appare appena delineata e
    poco più che un pretesto. Le informazioni in nostro possesso riguardo al soldato
    che saremo chiamati ad impersonare - una vera e propria macchina da guerra -
    inizialmente saranno pari a zero, ma procedendo con le missioni i ricordi di una
    precedente vita umana verranno lentamente a galla sotto forma di flash back via
    via sempre più ricchi di dettagli. Insomma, un po' come accadeva nel film
    Robocop, echi di vita umana faranno ben presto capolino nella mente del nostro
    super soldato, aggiungendo di volta in volta ulteriori pezzi al puzzle
    rappresentato dalla sua storia più recente.

    Sparare alla cieca

    Ciò che distingue Kill.Switch da
    un qualunque altro sparatutto in terza persona è il fatto che per poter
    sopravvivere nell'inferno di piombo che si scatena continuamente durante il
    progredire del gioco occorre far ricorso ad una caratteristica particolare
    introdotta, per l'appunto, dal titolo Namco: la possibilità di sparare contro
    il nemico comodamente - si fa per dire - appartati dietro un muro o un bidone
    (meglio se non ripieno di materiale infiammabile...) senza correre il rischio di
    esporre parti del corpo al fuoco avversario. Il rovescio della medaglia è che
    così facendo la mira del soldato peccherà in precisione, rendendo di fatto un
    po' più difficoltoso aver la meglio sul nemico. Considerando poi che in alcuni
    momenti le forze avversarie dispiegate in campo raggiungono livelli numerici
    piuttosto considerevoli, appare chiaro che la possibiltà di far fuoco
    nascondendosi dovrà essere utilizzata in concerto con altre tattiche, a maggior
    ragione se si considera che non saremo gli unuci in grado di sparare riparandoci
    dietro gli elementi di “arredo” dell'ambientazione. Un aiuto considerevole
    nella riuscita della nostre missioni, che varieranno di volta in volta dalla
    semplice infiltrazione in una base nemica alla detonazione di elementi sensibili
    come sottomarini o centri di comunicazione, ci viene offerto dall'armamentario
    messo a disposizione del giocatore, veramente vario ed in grado di dar grandi
    soddisfazione alla nostra anima più guerrafondaia. Bisogna infatti riconoscere
    che, complici effetti sonori decisamente “corposi”, la sensazione di potenza
    derivante dall'uso delle armi disponibili, le stesse utilizzate anche dalle
    forze nemiche e recuperabili dal nostro soldato una volta lasciate cadere dalla
    vittima di turno, contribuisce ulteriormente a far scivolare il giocatore sempre
    più nel ruolo di “macchina da guerra”. Lancia granate, fucili da cecchino e
    mitragliatori di vario genere - postazioni fisse comprese - nonché bombe adesive
    e flash. A proposito di queste ultime, è da segnalare la reazione nemica e del
    nostro stesso alter ego se presenti nel raggio d'azione di questo tipo di
    ordigno. Nel nostro caso un lampo ci impedirà di vedere ciò che ci sta intorno
    per alcuni secondi ed un sibilo veramente molesto accompagnerà la sgradevole
    sensazione di esser in totale balia del fuoco nemico. Il comportamento dei
    soldati avversari, come conseguenza di questi effetti, sarà quella di perder
    l'equilibrio e iniziare a sparare a destra e a manca, rendendoli di fatto
    bersagli facilmente eliminabili (attenzione comunque a non finire
    accidentalmente colpiti dal loro fuoco cieco) e dando vita ad una scena
    veramente realistica. E realistiche, in generale, sono le reazioni dei nemici in
    seguito ad una bella dose di piombo o altro - anche se la loro resistenza al
    fuoco è decisamente poco umana - inflittagli dal nostro alter ego. Al limite
    delle energie vitali tenteranno di trovar riparo, barcollando, dietro la cassa o
    il muro più vicino mentre se raggiunti da una granata, cercheranno di salvarsi
    lanciandosi il più lontano possibile.

    Divagazioni
    tecniche

    Tecnicamente Kill.Switch lascia da
    subito con l'amaro in bocca, per poi riprendersi in alcune occasioni. Come si
    può notare una volta accesa la PS2 ed inserito il DVD, i programmatori di Namco
    hanno utilizzato il middleware di Criterion, il celebre Renderware, per
    confezionare il motore grafico del loro sparatutto in terza persona. I primi
    livelli di gioco lasciano un po' perplessi per il basso numero di poligoni
    utilizzati e per le texture non particolarmente definite. Oltretutto,
    avvicinandosi ad un soldato appena eliminato - ma bisogna fare in fretta, visto
    che dopo pochi secondi il corpo si smaterializza - si può notare, con un po' di
    disapprovazione per giunta, la mancanza dell'utilizzo di un filtro qualunque
    sulle texture che ricoprono il modello, apparendo sgranate e pixellose proprio
    per questo motivo. Una volta abituati ad un generalmente basso livello tecnico
    ecco che Namco ci sorprende con un'ambientazione particolarmente riuscita, una
    sorta di piattaforma su un mare tempestoso decisamente suggestiva anche grazie
    al cielo minaccioso e ai frequenti lampi e fulmini che lo attraversano nonché a
    tutta una serie di effetti di riflessione - la pavimentazione bagnata - che
    contribuiscono ad innalzare di molto il livello tecnico medio del prodotto.
    Purtroppo si torna ben presto ai precedenti livelli di qualità per poi esser
    nuovamente stupiti, una volta raggiunto una sorta di tempio cambogiano, da un
    impiego di texture particolarmente eleborate e un po' spiazzanti in un titolo,
    inizialmente, così spartano tecnicamente. Sia ben chiaro che mai si
    raggiungeranno vette toccate dalle produzioni più importanti su PS2, ma è anche
    vero che la pessima impressione iniziale sarà più volte smentita durante
    l'esperienza di gioco. Da non sottovalutare la presenza dell'opzione per la
    modalità 16:9, per la gioia di tutti i possessori di televisori dotati di questo
    formato. Per quanto riguarda la parte sonora, oltre ai già citati ottimi effetti
    sonori, è presente un commento musicale molto adrenalinico e sempre calzante,
    anche se in alcuni casi un po' troppo invadente. In ogni caso musiche quasi
    sempre sopra la media e particolarmente utili ai fini della creazione
    dell'atmosfera, in particolar modo durante quelle missioni in cui al giocatore
    è richiesto di fuggire da una certa locazione o portare a termine un compito in
    un quantitativo limitato di tempo.

    Conclusioni

    Kill.Switch è azione allo stato puro ed è
    anche un titolo in grado di stupire più volte, proprio a causa della sue scarse
    ambizioni tecniche e contenutistiche. Quella che, sulla carta, potrebbe sembrare
    un'azione ignorante e ripetitiva, si rivela ben presto ricca di soddisfazioni -
    e anche frustrazioni, a dire il vero - grazie alla necessità di implementerare
    strategie anche solo minime per poter sopravvivere al fuoco nemico, talvolta
    veramente voluminoso. Kill.Switch non passerà certo alla storia per aver
    rivoluzionato un genere, però è in grado di divertire per un po' di ore - non è
    eccessivamente longevo - chi volesse disintossicarsi da prodotti troppo
    cervellotici ed elaborati. Da non sottovalutare, anche se probabilmente un
    prezzo budget gli sarebbe più indicato considerata la breve esperienza di gioco
    ed una rigiocabilità non particolarmente
    eccelsa.

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