Kingdom Come Deliverance From the Ashes Recensione: dalle stalle alle ceneri

Il gioco di ruolo medievale di Warhorse Studios si espande con un DLC a pagamento che, purtroppo, non aggiunge davvero nulla all'opera di base.

Kingdom Come: From The Ashes
Recensione: Multi
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Lo scorso 13 febbraio, a tre anni dal suo fortunato esordio su Kickstarter, Kingdom Come: Deliverance era sbarcato sul mercato videoludico come un'opera per molti versi sorprendente, capace di proiettare i giocatori tra le mille insidie di un medioevo vivido e avvolgente. Una perla imperfetta che proponeva al grande pubblico un'esperienza piuttosto lontana dagli standard del ruolismo videoludico, figlia di un concept radicale e brillante. Considerate le nostre opinioni sul titolo, non vi nascondiamo che l'annuncio del DLC From the Ashes aveva suscitato in noi una buona dose di aspettative, in parte legate alle forti sfumature identitarie della produzione ceca. D'altronde la promessa di poter costruire e gestire il proprio borgo è quantomeno intrigante, e già ci vedevamo a reinstaurare nel nostro dominio la sana tradizione dello "ius primae noctis". Purtroppo per noi, però, con From the Ashes Warhorse fa il più classico - e tragico - degli errori da DLC, proponendo un contenuto a pagamento che poco o nulla aggiunge al gioco base.
    Diamine.

    Da un grande potere derivano grandi, grandissime spese

    Dopo aver visto il prode Henry sollevarsi dalle ceneri argentee di Skalica e lanciarsi, spada in pugno, verso imprese a dir poco epiche, con occasionali punte di gradita licenziosità, era lecito aspettarsi un DLC che espandesse il racconto di Kingdom Come: Deliverance con nuove storie da vivere nei panni del nostro ex garzone di fucina preferito.

    D'altronde il finale del titolo di Warhorse, per quanto efficace, lascia aperte diverse ramificazioni narrative di non poco conto, senza considerare le interessanti implicazioni generate dall'elevazione di Henry a eroe popolare. Insomma, una volta superata la sezione "animali da compagnia e paninari" dei titoli di coda rimane impressa la più classica delle domande post-credits, ovvero "e ora?". E ora niente, dato che lo sviluppatore ha deciso di esordire nel territorio dei contenuti post lancio, a cinque mesi dalla pubblicazione del gioco, con un DLC evidentemente composto per innestarsi nel mezzo dell'avventura.
    Una scelta piuttosto discutibile per diverse ragioni, non ultima quella di introdurre meccaniche non particolarmente brillanti, che sembrano quasi strappate alla concezione originaria del titolo. Ma andiamo con ordine. Dopo aver faticosamente intombato l'infame Runt nella missione/assedio "Nido di Vipere", il protagonista viene convocato a Talmberg da Sir Divish, che lo incarica di occuparsi della ricostruzione del villaggio di Pribyslavitz e, contestualmente, lo investe della carica di balivo.

    Ora, considerando l'evidente disparità tra le finanze del canuto lord e quelle del nostro avatar, cresciuto a pane, formaggio e canzonacce da osteria, sorprende un po' il fatto che Sir Divish renda immediatamente chiaro come tutte le spese legate all'impresa siano da considerarsi a carico del giovane cavaliere. Ingoiato l'amaro boccone, comunque più che giustificato nel quadro ludico del contenuto, è tempo di affrontare il nostro primo compito da urbanisti in corazza: salvare il locatore Marius Bilek, rapito poco tempo prima da un gruppo di banditi sopravvissuti all'assedio di Pribyslavitz. Portata a termine la missione, caratterizzata dalla solita - e piacevole - libertà d'approccio che contraddistingue una buona parte delle quest del gioco, avremo sostanzialmente esaurito i contenuti narrativi di From the Ashes. Così, nel giro di un quarto d'ora scarso. Dopo aver esaminato le rovine del villaggio in compagnia del buon Marius, il nostro compito sarà quindi quello di procacciare al locatore conio e risorse per ricostruire le diverse strutture del borgo, supervisionandone la composizione interagendo con un apposito libro mastro. Pur non considerando il fatto che, se affrontata con i fondi accumulati durante la corsa all'epilogo, l'intera opera di ricostruzione richiederà un'oretta scarsa per giungere a completamento, le dinamiche coinvolte mostrano una ampio spettro di inciampi. Tanto per cominciare, il progettino stilato dal locatore non permette l'accesso alla totalità degli edifici che, di norma, formano l'assetto utilitaristico delle altre cittadine del gioco. In soldoni, potrete decidere di costruire una nuova bottega per il locale corazzaio ma, così facendo, vi renderete inaccessibili i servizi di un abile armaiolo. Questa logica "àut àut" coinvolge anche la manciata di migliorie che potremo applicare alle strutture, sempre reciprocamente esclusive. Parliamo di una routine di design piuttosto rodata, presente, ad esempio, nel DLC Heartfire di Skyrim, ma in questo caso è difficile non sentire in bocca il sapore di un'arbitrarietà fastidiosa, insoddisfacente. Specialmente se si considera che, una volta posata l'ultima pietra, il nostro villaggio non ospiterà neanche un misero alloggio per le nostra ossa stanche. Una decisione inspiegabile, così come quella - personalmente dolorosissima - di estromettere dalla pianificazione urbana l'unica fonte di sollazzo per il virile sotto corazza del nostro beniamino medievale, ovvero i bagni, con le loro allegre donzelle e "tutto ciò che ne consegue".

    Riferimenti inguinali a parte, l'offerta ludica del contenuto si configura in sostanza come una serie di noiose incombenze (viaggia qua e là per procurarti materiali e stringere accordi, accumula e versa denaro), che non offrono in cambio alcuna reale ricompensa. Certo, una volta avviate le diverse attività, potremo reclamare (periodicamente) una fetta dei profitti ma, in generale, l'investimento di tempo e groschen lascia affamati e insoddisfatti. A maggior ragione visto che, contro ogni logica, nessuno dei miglioramenti apportati alle botteghe comporterà un incremento nel volume delle nostre entrate future. Il contenuto, di fatto, non offre nessuna meccanica gestionale concreta e più che nel ruolo di balivo ci sentiremo incastrati in quello di misero faccendiere itinerante. Anche quando saremo chiamati a esprimere un giudizio sulle controversie che, di tanto in tanto, arriveranno a perturbare l'idillio dei nostri compaesani, si tratterà semplicemente di scegliere tra una serie di opzioni dialogiche prive di conseguenze fattuali. Una volta sperperati gli 80.000 groschen (e spicci) necessari al completamento dei lavori, non sentiremo alcuna necessità di tornare a visitare Pribyslavitz, né avremo alcun motivo per elevarla a nostra "base operativa" per il resto delle avventure boeme di Henry. Affondando From the Ashes dopo aver completato la campagna di Kingdom Come: Deliverance, faremo ancora più fatica a giustificare gli sforzi riversati nell'operazione di recupero urbano, se non per la gioia di tornare a cavalcare tra le lande verdeggianti dello splendido mondo costruito da Warhorse Studios. Un incentivo che, come intuibile, non riesce a sostenere il peso delle numerose debolezze di questo DLC.

    Kingdom Come: Deliverance Kingdom Come: DeliveranceVersione Analizzata PCMalgrado la premessa interessante, From the Ashes arriva sul mercato come un contenuto aggiuntivo senza nessun mordente, che non aggiunge al gioco base alcuna dinamica concretamente incisiva. Pur escludendo dall’equazione la pochezza narrativa del DLC, i compiti che saremo chiamati a portare a termine non comportano alcun senso di reale appagamento, e finiscono per essere completati in maniera meccanica, senza coinvolgimento. In assenza di un comparto gestionale degno di questo nome, e scoraggiati da scelte di design di dubbia efficacia, From the Ashes è un contenuto che difficilmente ci sentiamo di consigliare per il prezzo proposto. Un’aggiunta sostanzialmente inutile per un gioco dotato di ben altra caratura, che speriamo non rappresenti lo standard cui gli sviluppatori puntano per il supporto post lancio del proprio titolo d’esordio.

    4.6

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