L.A. Noire, il giallo interattivo arriva su PC: la recensione

Finalmente il giallo interattivo di Rockstar arriva anche su PC

L.A. Noire per Nintendo Switch
Recensione: Nintendo Switch
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Uscito nel mese di maggio su Playstation 3 ed Xbox 360 dopo ben 7 anni di travagliato lavoro, L.A. Noire ha raggiunto la ragguardevole cifra di 4 milioni di copie vendute e riscosso generalmente feedback positivi da parte di critica e pubblico: unica grande pecca la mancata pubblicazione di una versione PC, ora colmata con questa Complete Edition contenente tutti i DLC usciti sino ad oggi su console. Sebbene sia durato solo pochi mesi, il lavoro di conversione di Rockstar Leeds è stato “movimentato”, a causa dei problemi interni al team di sviluppo originale (Team Bondi), fallito recentemente a causa dei debiti accumulati durante il lunghissimo work in progress e, purtroppo, le denunce per mobbing da parte di alcuni impiegati. Un vero peccato considerando il prodotto confezionato dai ragazzi australiani: un freeroaming “alternativo” basato fondamentalmente su investigazione ed interrogatori, dove l'incredibile tecnica del motionscan utilizzata per le espressioni dei volti ha settato nuovi standard nel media videoludico. Edito da Rockstar, il titolo condivide con i capisaldi Grand Theft Auto e Red Dead Redemption la sola possibilità di esplorare liberamente l'ambiente di gioco (in questo caso una bellissima Los Angeles degli anni quaranta). L'avventura di Cole Phelps procede infatti su binari prestabiliti per amplificare l'eccellente componente narrativa, pur garantendo buoni momenti d'azione tra un'indagine e l'altra. Dopo la non idilliaca esperienza con GTA4, comunque migliorato nel tempo, l'utenza PC temeva un altro porting brutale da codice console: come sono andate effettivamente le cose?

    Hollywoodland

    L.A. Noire è un enorme puzzle dove i pezzi, rappresentati dai singoli casi, si intersecano sino a comporre un'amara fotografia sul tema centrale del gioco, ovvero il disagio sociale vissuto dai veterani della seconda guerra mondiale una volta tornati a casa. Il protagonista di L.A. Noire, Cole Phelps, è un poliziotto irreprensibile con qualche evidente scheletro nell'armadio, carismatico quanto basta e psicologicamente ben delineato come avviene nelle migliori opere della software house americana. I personaggi che lo circondano sono altrettanto affascinanti ed alcuni di essi non possono far altro che strappare l'approvazione -a volte i sorrisi- del giocatore.
    Nonostante la ricostruzione certosina e maniacale di una sinistra Los Angels di fine anni '40, la città non è protagonista quanto la sporca e vivida Liberty City (New York) di Grand Theft Auto 4 ma è “solo” un ricchissimo teatro in cui i protagonisti si muovono ed interagiscono solo dove effettivamente vogliono i programmatori. Esplorazione e libertà dunque, ma con tutti i limiti dell'operare in nome della legge. Insomma, dimenticatevi di investire pedoni, portare a spasso la gente in taxi per fare soldi o rubare i veicoli agli automobilisti con la gentilezza del Tommy Vercetti di turno: “L.A.P.D., la sua auto è requisita”. Punto. Poco male, il titolo del Team Bondi è un noire poliziesco con tutti i crismi del caso ed ogni indagine è impostata come un episodio di una serie TV high budget del genere.
    Partendo dalla semplice pattuglia stradale il nostro buon poliziotto farà carriera scalando le vette dei vari dipartimenti, ciascuno con i propri casi e le relative problematiche. Tutto -o quasi- ha sempre inizio nella sala briefing del distaccamento: il capo in itinere segnala qualcosa di sospetto e noi, assieme al nostro fido compagno di turno, ci dirigeremo sul luogo del misfatto per scoprire cosa è realmente accaduto. Una volta sul posto potremo esaminare corpi, cercare reperti, indizi, interrogare i testimoni e via discorrendo, sino a comporre un puzzle nel puzzle e cominciare a dar la caccia ai possibili sospetti. L.A. Noire è un gioco adulto e maturo, di conseguenza alcune fasi potrebbero urtare la sensibilità dei giocatori più deboli di stomaco: nudità, dettagli molto crudi e macabro linguaggio da medicina legale accompagnano i crimini più efferati dell'opera Rockstar, in particolare durante il passaggio alla omicidi.
    Per supportare il detective che è in noi, il gioco mette a disposizione alcuni aiuti quando ci si avvicina agli oggetti esaminabili: la vibrazione del pad, una flebile campanella e l'icona di una lente sono ottimi espedienti per attirare l'attenzione. Oltre a questi è possibile attivare un'opzione che fa sfumare la cosiddetta “musica d'indagine” al termine della ricerca, ma il nostro consiglio è quello di disabilitare tutto e godersi questa cruciale fase del gioco col proprio intuito e spirito d'osservazione. Recuperare più prove possibili ci faciliterà la vita in sede d'interrogatorio, cavallo di battaglia ed icona distintiva di L.A. Noire.

    Parole, parole, ma non solo

    Buona parte dei lunghi anni spesi nello sviluppo del gioco sono stati utilizzati per ottimizzare le fasi di recitazione degli attori, digitalizzate attraverso l'eccezionale tecnologia del già citato motionscan: una feature talmente avanzata che prima del lancio ha portato L.A. Noire perfino sul palco di un festival cinematografico. Le espressioni dei volti e la mimica facciale sono dunque sbalorditive ma assolutamente non fini a se stesse, poiché parte integrante del gameplay. Il giocatore infatti, esaminando con attenzione il comportamento dei sottoposti, può percepire menzogne o mezze verità e di conseguenza condurre la conversazione in un determinato modo o passare direttamente all'accusa (che va sempre sostenuta con una prova). E' possibile quindi fallire un interrogatorio ed alcune volte questa situazione ci porterà al gameover. Tuttavia, generalmente, si può arrivare a chiudere dietro le sbarre anche un innocente senza interrompere il filo prestabilito, talvolta minando la logicità di determinati esiti: un piccolo dazio da pagare a sostegno del considerevole peso narrativo del prodotto. Sebbene questa parte del gioco sia “videoludicamente parlando” poco incisiva, solletica di fatto il palato dei cinefili, alla stregua del discusso Heavy Rain di Quantic Dream, basato fondamentalmente su semplicistici quick time event. Possiamo tranquillamente affermare che questi due giochi rappresentano attualmente il punto più elevato di congiunzione tra film e videogioco.

    L.A. Noire non sarebbe un videogioco Rockstar se non ci fossero sparatorie ed inseguimenti in auto e, sebbene non rappresentino il fulcro dell'esperienza, sono realizzati sempre con la medesima cura con cui la software house newyorchese ci ha abituati. Il modello di guida è decisamente arcade e fa un balzo indietro rispetto alle dinamiche di guida di Grand Theft Auto 4: la fisica è semplicistica e le auto sono molto più leggere e scattanti di quanto fossero in realtà buona parte dei “macinini” degli anni '40. In particolare le sterzate ci paiono troppo repentine e la stabilità in curva eccessiva, tuttavia si tratta di una scelta stilistica condivisibile poiché, come abbiamo già sottolineato più volte, il cuore del gioco risiede altrove. La situazione migliora nelle sparatorie, ricche di pathos e corredate da un buon set di animazioni: in taluni casi è possibile distruggere anche alcune parti architettoniche, ma come avviene in tutto il gioco è la mano dei programmatori a decidere cosa, dove e quando. Durante lo svolgimento dei casi è possibile incappare in inseguimenti a piedi o in auto, in feroci conflitti a fuoco ed anche in curiose sezioni platform, piacevoli diversivi che spezzano il ritmo lento e ragionato alla base dell'avventura di Cole Phelps e colleghi. Non esistono quindi missioni secondarie e di contorno come in GTA o Saints Row, ma di tanto in tanto si viene contattati dalla centrale per risolvere dei “casi rapidi”, sempre contraddistinti da una piccola trama e da piacevoli cutscene create ad hoc. L.A. Noire è giocabile sia con tastiera e mouse che con il joypad, tuttavia se si vuole fruire dell'aiuto "rumble", utile durante le indagini, è necessario optare per la seconda opzione. Il pad Xbox 360 è totalmente compatibile ed è possibile passare da una tipologia di comando all'altra senza dover ricorrere a menù o impostazioni varie: è infatti sufficiente "attivare" la periferica desiderata per prendere il controllo di Phelps. La longevità, infine, è ottima e sfiora le 30 ore di gioco considerando i 5 DLC inclusi in questa versione e le oltre 40 missioni di supporto.

    Si poteva fare di più?

    Dal punto di vista tecnico possiamo affermare tranquillamente che la versione PC di L.A. Noire è un brutale porting “coi lustrini” del codice console. Al di là della migliore risoluzione, di una maggiore pulizia e definizione dell'immagine grazie ai filtri anti-aliasing (FXAA incluso), ci troviamo innanzi al medesimo gioco già visto su Playstation 3 ed Xbox 360. La varie impostazioni modificabili, come ad esempio il dettaglio dei volti, delle ombre o della mappa presentano tre voci selezionabili (qualità, bilanciato e prestazioni), ma francamente non differiscono più di tanto tra loro. Questo è uno screen con dettagli impostati su “qualità” e questo su “prestazioni”. Come potete notare le differenze sono davvero minime. Le texture sono generalmente buone anche se non mancano dettagli poco definiti, mentre il counting poligonale è notevole nel complesso ma evidenzia qualche fenomeno di popup in lontananza. I requisiti raccomandati, che richiedono ben 8 Gb di ram, la dicono lunga sull'ottimizzazione della versione PC, che sfrutta la potenza bruta del computer più per coprire le magagne della produzione originale piuttosto che per glorificarne gli aspetti migliori. Non fraintendiamoci, il gioco è sempre un piacevolissimo spettacolo da ammirare, ma, ad esempio, il framerate bloccato a 30 fps rappresenta un limite non troppo digeribile per chi ha acquistato una scheda di fascia alta (Rockstar ha dichiarato che il cap è una necessità derivante dalla tecnologia del motionscan, forse per correre ad affrettati ripari). Ottima l'illuminazione dinamica così come l'occlusione ambientale, feature che appesantisce non poco le prestazioni ma che regala alcuni scorci davvero affascinanti ed interni estremamente realistici: peccato per la sfocatura a volte un po' troppo evidente. Per chi dispone di una scheda Nvidia è stata inoltre inserita la possibilità di giocare in 3D, una feature interessante ma godibile solo da chi possiede un sistema altamente performante. La nostra prova è stata fatta con un i5 750 con crossfire di HD5870 e 8 Giga di ram, un ottimo sistema che comunque con tutto impostato su qualità/ultra soffre di sensibili cali di framerate in determinate e caotiche circostanze: LA Noire di fatto risulta troppo pesante nel complesso.
    Dal punto di vista audio il gioco propone un doppiaggio (in inglese) eccezionale poiché la recitazione è tutta ad opera di attori professionisti del panorama serial statunitense. Ottimi anche la soundtrack ed il comparto dei campionamenti, godibili soprattutto con un buon impianto home theatre con dolby digital 5.1.

    L.A. Noire L.A. NoireVersione Analizzata PCL.A.Noire Complete Edition è un'esperienza ludica inedita e adulta, corredata dall'eccellente tecnologia del motionscan ed un impianto narrativo di spessore assoluto per il nostro media. Un capolavoro che avrebbe meritato maggiori fortune soprattutto per il talentuoso team di sviluppo originale, inghiottito dai debiti e da vicende lavorative non troppo edificanti. Il porting a cura di Rockstar Leeds non rende giustizia alla potenza degli attuali sistemi hardware, sfruttati più per “coprire” che per raffinare l'originale codice per console. L'acquisto è comunque consigliato a chiunque, a patto che non si cerchino solo sparatorie e città da mettere a soqquadro. L.A.Noire non è GTA, non è Saints Row e non è Mafia e proprio per questo consigliamo a tutti di considerarne l'acquisto.

    8.7

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