Last Day of June: Recensione del nuovo gioco degli autori di Murasaki Baby

Dal team italiano Ovosonico, già autore di Murasaki Baby, arriva Last Day of June, un racconto delicato e commovente.

Last Day of June
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • Carl e June sono seduti su un pontile che affaccia su un lago pennellato dal tramonto. Lei disegna, lui la osserva. Sebbene non abbiano un'espressione dipinta sul volto, è facile immaginare che stiano sorridendo. Lo si intuisce dai piccoli movimenti del corpo, dai dolci suoni che emettono quando si rivolgono l'uno all'altra. Carl e June si amano. Il loro è un amore idilliaco, perfetto, come quelli raffigurati in un quadro. E il crepuscolo è la cornice ideale del loro legame. June ha un regalo per Carl: glielo porge con una dolcezza rara e lui - visibilmente emozionato - lo apre poco a poco. Ma ad un tratto, un vento gelido inizia a sferzare l'erba rossastra, e una leggera pioggiarellina si abbatte sugli innamorati. È il preludio ad una tempesta che inonderà la vita dei protagonisti. Lungo la via di casa, un incidente strapperà June dalle braccia dell'amato. Ridotto su una sedia a rotelle, Carl attraverserà gli oceani del tempo per stringerla di nuovo a sé.
    L'incipit di Last Day of June ha un che di miracoloso: riesce a trasmettere in pochi minuti tutta la carica di emotività che attraversa la nuova perla videoludica del team Ovosonico. Basta, infatti, una manciata di istanti per affezionarsi ai due innamorati, per immedesimarsi nei loro desideri, nelle loro speranze e nei loro dolori. In tal senso, l'impronta autoriale del director Massimo Guarini esplode in tutta la sua abilità e ci regala un viaggio potente e delicato, che coinvolge e commuove senza risultare mai melenso. Last Day of June è un'opera che va quindi approcciata unicamente per quello che è: un'avventura story driven con piccoli accenni di puzzle solving, in cui proveremo ad abbattere le barriere del destino pur di salvare chi amiamo.

    "Non esiste linea di universo, né tempo, né luogo in cui io non ti abbia amata"

    June è un'abile pittrice: in una stanza della sua ampia e soleggiata dimora ha allestito un piccolo banco da lavoro, dove si possono ammirare i ritratti di quattro personaggi, vicini di casa dei due sposi. Un bambino, alla costante ricerca di qualcuno che giochi con lui; una signorina dai capelli biondi in procinto di traslocare; un baffuto nobiluomo con la passione per la caccia; ed un anziano artigiano che ha preparato il regalo per Carl. Tutti questi comprimari hanno, in qualche modo, contribuito involontariamente alla morte della protagonista. Nella casa, lugubre e vuota, dopo la scomparsa della moglie, Carl s'accorge di poter tornare indietro nel tempo e rivivere l'"ultimo giorno di June" dalla prospettiva dei quattro personaggi. Toccando i ritratti, infatti, l'uomo verrà catapultato nel passato, e dovrà modificare le azioni dei singoli protagonisti nelle ore che precedono la tragedia per evitare che l'incidente si compia di nuovo. Dopo aver completato ogni episodio sbloccheremo quello successivo: l'andamento, sulle prime, possiede uno sviluppo piuttosto lineare, ma ben presto la struttura inizierà a farsi maggiormente ingarbugliata e contorta. Tramite la risoluzione di una serie di puzzle ambientali, Carl aiuterà tutti i vicini ad adempiere i propri obiettivi senza causare la morte di June: i cambiamenti all'ambiente compiuti in un capitolo influenzeranno in maniera significativa anche i quadri successivi. Si creerà così una bolla di universo in cui potremo intervenire sui vari eventi del gioco spostandoci da una linea temporale all'altra, e cercando la combinazione corretta affinché tutti i tasselli del puzzle convergano verso un unico scopo. Un oggetto utilizzato in un racconto, ad esempio, non sarà più disponibile negli episodi seguenti, e viceversa: ne deriva una narrazione che assume le forme di un grande enigma da risolvere, nel cui groviglio di possibilità il giocatore verrà presto invischiato. L'idea è quella di incutere nell'utente la stessa disperazione di Carl, impegnato a tentare e ritentare diverse soluzioni al fine di sconfiggere l'apparente ineluttabilità del fato. L'anima "enigmistica" di Last Day of June è volutamente semplice e scorrevole: nessun rompicapo vi costringerà a spremervi le meningi più del dovuto, e dopo un paio di tentativi i meccanismi logici alla base dell'avventura si faranno fin troppo evidenti.

    Questa caratteristica è sia un pregio che un difetto: da un lato non grava troppo sul giocatore, permettendogli di godersi la storia senza restare intrappolato eternamente in un loop di incertezza; ma dall'altro, la facilità con cui sbroglieremo il bando della matassa non ci concede il tempo necessario per avvertire sulla nostra pelle la stessa paura del fallimento che attanaglia il protagonista. Benché siamo consapevoli che l'immediatezza dei rompicapi sia una precisa scelta artistica pensata per non appesantire il backtracking, crediamo comunque che la presenza di un più ampio numero di bivi narrativi e di scelte risolutive avrebbe avvicinato anche la componente ludica di Last Day of June alla stessa, travolgente bellezza della storyline. Tra le pieghe del puzzle solving, infatti, si manifesta con forza una trama in cui abbandonarsi totalmente, lasciandosi trasportare da una dolcezza e da una grazia introvabili altrove. Non temiamo di esagerare nell'affermare che c'è un pizzico di UP in Last Day of June: come nel capolavoro Pixar, anche nell'opera di Ovosonico la rappresentazione degli affetti è declinata con toni soffusi ed amabili, in una poesia di gesti, sguardi e sentimenti appena accennati. Il rapporto di coppia, la quotidianità della vita, le aspettative per il futuro e l'elaborazione del lutto trovano nel gioco una dimensione mai così umana e profonda.

    In Last Day of June non c'è spazio per il pietismo e la facile commozione: l'urlo di rabbia lascia il posto ad un pugno stretto con vigore nel silenzio di una casa troppo grande, e una lacrima di tristezza finisce per sfumarsi tra i soffici colori della speranza. È il senso della "perdita" ciò che accomuna tutti gli attori digitali di questo racconto interattivo: ogni personaggio ha infatti perduto qualcuno di importante, e le attività che svolge all'interno dell'avventura sono pienamente contestualizzate con la sua backstory. Questo dona all'intero plot un grandissimo valore comunicativo, in cui nessun dettaglio è mai lasciato al caso. Per scoprire però le sfumature psicologiche dei vari comprimari, dovremo rinvenire tutte le loro memorie, sparse lungo la mappa di gioco sotto forma di collezionabili. Ciò che ne consegue sono quattro mini trame raccontate attraverso istantanee del passato, capaci di delineare con incredibile chiarezza il carattere ed i trascorsi dei protagonisti. Con Last Day of June Massimo Guarini dimostra quindi di aver appreso a meraviglia il dono della sintesi: in sole quattro ore giungeremo alla fine della storia senza aver dimenticato nulla alle nostre spalle, né un particolare, né un ricordo. È una durata ottimamente commisurata alle intenzioni: diminuire la lunghezza del racconto lo avrebbe sminuito; allungarla, di contro, lo avrebbe frantumato. Ed invece in frantumi, al termine dei titoli di coda, ci sarà soltanto il nostro cuore.

    Un panorama dove ci sei anche tu

    Come avviene per Carl, anche il giocatore s'immerge in un vero dipinto videoludico: Last Day of June colora un delizioso panorama di campagna, dove predominano i toni sfumati e lievi dell'acquerello. La differenza tra i cromatismi caldi della timeline in cui June è ancora viva, e quelli freddi e smorti dopo la sua scomparsa contribuiscono a donare al corredo visivo un interessante valore simbolico. Artisticamente, il titolo s'avvale della collaborazione tra il compositore Steven Wilson e l'animatrice Jess Cope (che ha lavorato - tra l'altro - anche a Frankenweenie di Tim Burton): in questo modo, a schermo si crea un'amabile sinfonia estetica e sonora, perfettamente in linea con i temi della storia.

    I personaggi sembrano modellati con il pongo e non posseggono né pupille né labbra: le emozioni vengono così veicolate solo dalla gestualità e dall'intonazione dei loro mormorii. In una sceneggiatura completamente priva di dialoghi, a parlare a nome dei protagonisti è un abbraccio stretto al momento giusto, o un fugace bacio rubato all'improvviso. Dà voce allo stato d'animo di tutti i membri del cast anche una partitura sonora pregevole ed elegante, che non si sovrappone mai alla drammaticità degli eventi e non si rivela invasiva o stucchevole in nessuna situazione. Negli istanti di maggior pathos, inoltre, alla melodia si mescola un concerto di urla e lamenti, che spaventa ed addolora, e che conduce verso un finale davvero struggente ed incantevole.

    Last Day of June Last Day of JuneVersione Analizzata PlayStation 4Last Day of June è una carezza al cuore. Accantonata un'indole da puzzle-game che, pur nella sua efficacia, avrebbe potuto dare di più, quella che prende forma dinanzi agli occhi del giocatore è una toccante parabola sul valore del destino, sulle conseguenze di una perdita, sull'indissolubilità degli affetti dinanzi alle stoccate della morte. Ovosonico ha realizzato così un'opera visivamente e narrativamente ineccepibile, la cui portata emotiva dipenderà comunque dalla differente sensibilità di ogni fruitore. Sarà difficile, tuttavia, non venire coinvolti intimamente da storia bellissima, in cui i sorrisi amari sono conditi dal retrogusto dolce delle lacrime. È per questo che Last Day of June resta impresso nella nostra memoria con leggerezza, intensità, malinconia. Come un abbraccio. Come un bacio.

    8.5

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