Lies of P Recensione: un grande Soulslike, Pinocchio tra bugie e oscurità

Neowiz e Round8 reinterpretano il leggendario personaggio di Carlo Collodi in una solidissima avventura a tinte fosche (seppur un po' conservativa).

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  • "C'era una volta un pezzo di legno. Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che di inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze."

    Scommettiamo che, quando ripensate all'incipit della favola di Pinocchio, nella mente vi appare subito l'immagine classica della marionetta di legno intagliata da mastro Geppetto, che nel corso degli anni è stata oggetto di innumerevoli interpretazioni letterarie e cinematografiche dal sapore agrodolce. Il burattino immaginato dallo studio sud-coreano Neowiz per fare da protagonista a Lies of P è però decisamente lontano da queste raffigurazioni...

    La bellezza della città di Krat

    In questo universo oscuro dalle forti connotazioni steampunk, pure esplicitamente ispirato all'immortale opera dell'autore italiano Carlo Collodi, il mite falegname diventa un geniale ingegnere, artefice della creazione di un esercito di automi meccanici che avrebbero dovuto proiettare la scintillante metropoli di Krat verso il futuro, supportando gli essere umani nelle loro attività quotidiane.

    Una collaborazione condizionata dai solidi principi del Grande Patto, una sorta di rivisitazione delle leggi della robotica di Asimov che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto garantire l'assoggettamento delle macchine all'umanità scongiurando la possibilità di un qualsiasi atto ostile. Qualcosa, tuttavia, è andato irrimediabilmente storto. Durante la presentazione in pompa magna degli ultimi ritrovati di questa tecnologia, ingegnerizzati dal Maestro Geppetto, i burattini spezzano il vincolo del Grande Patto e iniziano a rivoltarsi contro la popolazione.

    Le conseguenze, ovviamente, sono catastrofiche. La splendente Krat, una volta nota in tutto il mondo per le sue luci e la sua spiccata vivacità intellettuale, viene rapidamente soggiogata dai robot e trasformata nel macabro teatro di un massacro senza precedenti. I cadaveri dei malcapitati abitanti giacciono riversi ai bordi della strada, il sangue scorre copioso lungo i rigagnoli delle fogne e le meravigliose strutture, ispirate alle architetture della Belle Époque francese, appaiono ormai decadenti, sbiadite ombre della grandiosità che una volta le caratterizzava.

    Prima di procedere nell'analisi dell'impianto narrativo di Lies of P, ci preme enfatizzare quanto il lavoro svolto dal team di Neowiz in tal senso sia encomiabile. La sfarzosa sontuosità di Krat, appena visibile sotto l'alone di devastazione che ne ammanta le vie, si arrende alla violenza della nuova realtà dominata dagli automi impazziti creando un'apprezzabile dicotomia a sostegno un'atmosfera assai lugubre e soffocante. Mentre ci si aggira tra gli ambienti proposti dal team coreano è facile notare decine di dettagli che parlano di quanto fosse sfavillante questa capitale culturale, ora messa a ferro e fuoco dalla cieca follia delle macchine. È un tocco che ci ha colpito particolarmente e che fin da subito inizia a mettere in chiaro quanto impegno sia stato profuso dagli sviluppatori nella creazione di un immaginario convincente, impreziosito da una direzione artistica di prim'ordine.

    Storia di una marionetta guerriera

    In questo contesto tetro e desolante, la creatura più preziosa di Geppetto, il suo figlio prediletto, si rianima senza apparente ragione nei vagoni di un treno abbandonato sui binari della stazione. La marionetta in questione è un automa dalla chioma corvina e dall'aspetto antropomorfo, pressoché indistinguibile da un 'bambino vero' se non fosse per la sua assoluta inespressività e per il braccio sinistro in lega metallica che ne tradiscono la natura artificiale.

    Una farfalla turchina, impregnata di un qualche tipo di energia arcana, gli intima di dirigersi rapidamente verso l'Hotel Krat, una mastodontica struttura situata nel cuore della città e assurta ad ultimo baluardo della resistenza umana contro l'inarrestabile avanzata delle macchine. Qui scoprirà le reali condizioni in cui versa il mondo circostante verrà incaricato di ristabilire l'ordine.

    Il nostro alter-ego di ferro e ingranaggi non batte ciglio e obbedisce: del resto non conosciamo molto del suo passato né le sue motivazioni, ma scoprire l'esistenza di entità amiche nel turbinio di sangue e devastazione che stanno sconvolgendo la società appare da subito come un ottimo pretesto per affrontare gli orrori che si stanno riversando nelle strade.

    Inizia qui l'epopea del nostro prode burattino, un'avventura oscura, brutale e inaspettatamente intensa che, nel corso delle circa 30 ore necessarie a portare a termine la campagna, tocca temi piuttosto maturi trattandoli con una certa delicatezza. Si parla di umanità, di senso di appartenenza, di elaborazione del lutto e dell'importanza del libero arbitrio, il tutto visto attraverso gli occhi di una macchina che, per sua stessa natura, dovrebbe esulare del tutto da questo tipo di tematiche. È un espediente indubbiamente intrigante che trova piena realizzazione nell'introduzione di un sistema di scelte morali che influisce direttamente sullo sviluppo della vicenda, sul suo epilogo e perfino sull'evoluzione del mondo di gioco. Il nostro eroe dovrà decidere in più occasioni se abbracciare completamente il suo destino di macchina e adempiere ai compiti che gli vengono assegnati, oppure di spezzare le catene imposte dai suoi creatori e agire secondo un proprio codice etico. Si tratta di autentici bivi narrativi che avranno un impatto concreto sull'universo di Lies of P e che, in alcuni frangenti, hanno saputo stupirci per le implicazioni che comportano, lungo un percorso diretto verso un finale a dir poco emozionante.

    La scelta di incentrare la storia sulle conseguenze delle bugie, un comportamento tipico della specie umana, getta le basi per un racconto affascinante, soprattutto se si considera che il protagonista non è altro che un androide concettualmente privo della capacità di provare emozioni. Molto spesso ci ritroveremo costretti a mentire per evitare di ferire i sentimenti dei nostri alleati o per ottenere dei vantaggi altrimenti preclusi, e in ogni caso dovremo fare i conti con le ripercussioni delle nostre decisioni, alcune delle quali possono produrre effetti alquanto drammatici.

    La sceneggiatura, dal canto suo, è scritta con sufficiente maestria da sorreggere il peso di tali svolte, complice la presenza un cast variopinto e ben caratterizzato che affonda profondamente le proprie radici nell'universo partorito da Collodi ormai quasi 150 anni fa.

    Ciò che stupisce dell'opera di Neowiz è come una compagnia coreana, culturalmente tanto distante dalla tradizione letteraria europea, sia riuscita ad assimilare così bene le suggestioni del romanzo di Pinocchio e a reinterpretarle in una deliziosa chiave steampunk che, siamo sicuri, faticherete a dimenticare. L'idea di ispirarsi liberamente alla favola di Pinocchio non è una mera trovata di marketing volta a rendere più affascinante l'operazione: lo studio ha voluto omaggiare accoratamente il capolavoro di Collodi, con moltissimi dei suoi personaggi che in Lies of P in una versione più cupa e tenebrosa, perfettamente amalgamata nel tessuto dell'intreccio e funzionale al tipo di vicenda che si intendeva narrare. Insomma, vale la pena esplorare gli scenari di cui si compone l'avventura anche solo per scovare tutti i richiami alla storia originale e tutti i dettagli sparsi nelle ambientazioni.

    A questo punto, però, urge fare una precisazione. Il progetto di Lies of P attinge a piene mani dalla tradizione del genere soulslike sia sotto il profilo del gameplay che sotto quello della narrazione. Non aspettatevi, dunque, di trovarvi di fronte a una cronaca lineare, magari inframezzata da lunghi filmati esplicativi: alcuni particolari salienti della trama vengono svelati a poco a poco tramite i dialoghi tra i vari comprimari, leggendo i numerosi diari disseminati nel mondo di gioco o anche, come di consueto, per mezzo delle descrizioni degli oggetti reperibili dal giocatore, che dovrà mettere autonomamente ordine nel complesso puzzle imbastito dal team di sviluppo.

    Ad ogni modo vogliamo precisare che non siamo ai livelli di ermetismo visti in alcuni dei prodotti di From Software, specie nei primi capitoli della saga dei Souls, ma è comunque un'esposizione frammentaria che, per essere compresa appieno, necessiterà un certo sforzo di "decodificazione" da parte dell'utente. In definitiva, quello di Lies of P è un racconto che ha saputo catturarci e stupirci con una serie di colpi di scena ben architettati e integrati con il ritmo della narrazione, che conducono con un incedere piuttosto cadenzato verso uno dei due finali disponibili. Da questo punto di vista, insomma, Neowiz ha colto nel segno.

    Le abilità di P e gli scontri

    Anche la formula ludica di Lies of P, come anticipato, ripropone in maniera quasi pedissequa quanto visto nei Souls targati From Software, con alcune contaminazioni provenienti dalle altre opere dello studio nipponico, in particolar modo Sekiro e Bloodborne. In linea generale, si può affermare che il titolo non inventa nulla di particolarmente innovativo o inedito per il genere di riferimento, ma riesce a incanalare in modo pressoché perfetto la filosofia alla base degli amati titoli dello studio di Hidetaka Miyazaki.

    La struttura del gioco è la medesima: si tratta di un action/RPG duro, viscerale e dannatamente impegnativo in cui basta una minima distrazione per essere annichiliti dai feroci assalti anche del più insignificante degli avversari. I combattimenti risultano sempre tesissimi e dall'esito incerto, con una particolare rilevanza attribuita alla meccanica della rottura dell'equilibrio degli avversari per mezzo dei parry o degli attacchi pesanti, che aprono la strada a poderosi colpi critici capaci di consumare grosse porzioni della loro salute.

    Ci sembra opportuno segnalare che, rispetto alla prova della demo di Lies of P, la difficoltà generale appare più bilanciata e forse un pelo tarata verso il basso, ma ci sono comunque alcune sezioni del gioco capaci di mettere alla prova i nervi e le abilità anche dei giocatori più navigati.

    Lo schema di comandi, ovviamente, riprende in tutto e per tutto quello tipico di Dark Souls: c'è un tasto frontale dedicato alle schivate o ai roll e uno all'utilizzo rapido degli oggetti; il dorsale destro è assegnato agli attacchi rapidi e quello sinistro alle parate, mentre il grilletto destro e quello sinistro sono rispettivamente adibiti all'uso agli attacchi pesanti e del braccio meccanico Legione. Quest'ultimo ha un funzionamento analogo alla protesi del Lupo di Sekiro, con un'apposita barra posta in basso a sinistra dello schermo che indica il numero di utilizzi rimasti prima di dover fare rifornimento presso lo Stargazer (il falò di Lies of P, ndR) più vicino. Il nostro protagonista, nel corso della sua crociata, potrà creare ed equipaggiare diverse varianti di Legione che daranno accesso a un ampio ventaglio di soluzioni offensive e difensive. Si spazia dal classico pugno caricato in grado di sbilanciare anche i nemici più coriacei al rampino utile per attirare verso di sé gli avversari, passando per una pletora di configurazioni capaci di applicare malus elementali, come un potente lanciafiamme o un cannone elettrico. C'è anche lo Scudo Egida, il nostro preferito, utile per eseguire parry al momento giusto e infliggere ingenti danni esplosivi al malcapitato di turno: uno strumento che si è rivelato più volte essenziale per sopravvivere nelle situazioni più spinose.

    Nulla di nuovo sotto il Sole, quindi, ma è comunque di un fattore in grado di inspessire in maniera significativa le dinamiche degli scontri, dando al giocatore la possibilità di assecondare le proprie naturali inclinazioni. Ciò che davvero sbalordisce è quanto fedelmente Neowiz sia riuscita a riprodurre le dinamiche tipiche dei Souls made in From Software. Il feeling generale, la gestione della telecamera - anche qui traballante nei luoghi più angusti o nelle fasi più concitate - e anche la pesantezza degli impatti ricalca in modo spaventosamente fedele quanto sperimentato nel mondo di Lordran.

    Il team coreano ha evidentemente studiato a fondo e fatto propri i concetti che hanno reso grande la serie ideata da Miyazaki e soci, riuscendo a confezionare quella che è, senza ombra di dubbio, un'esperienza all'altezza delle sue fonti d'ispirazione ludiche. Ciò significa che Lies of P è un semplice collage 'frankensteiniano' di elementi provenienti dalle esperienze maturate nei Souls? No, anzi, ci sono un paio di pensate intelligenti che aggiungono ulteriore profondità a una struttura già di per sé abbastanza articolata.

    Pensiamo, ad esempio, alla gestione dell'arsenale a disposizione del nostro P, che si basa su un fondamento piuttosto semplice ma altrettanto brillante. Tutte le armi di Lies of P, al netto di quelle speciali ricavabili dalle anime dei boss (dove l'abbiamo già sentita questa?), sono composte da due elementi distinti: la lama e l'impugnatura, entrambe dotate di specifiche proprietà. Grazie all'armaiola presente nell'Hotel Krat, hub principale dell'avventura che ricorda il Nexus di Demon's Souls, è possibile smontare i vari pezzi e rimontarli forgiando armi sempre nuove, caratterizzate da moveset variabili e abilità uniche.

    Questo fattore, naturalmente, si traduce in una notevole libertà nella creazione di build personalizzate, plasmabili a seconda dello stile di gioco prediletto dal giocatore. Come se non bastasse, i due pezzi che compongono le singole armi posseggono determinate abilità Favola attivabili con la pressione di un tasto, a patto di aver riempito sufficienti segmenti dell'indicatore speciale posto sotto a quelli della salute e della stamina. Le abilità Favola delle lame sono generalmente colpi potenziati capaci di infliggere generosi quantitativi di danni e di spezzare la postura dei nemici, mentre quelle delle impugnature permettono di ottenere buff temporanei alla potenza degli attacchi base o di trasformare letteralmente l'arma in uso. C'è veramente tanto da vedere e da provare, ve lo possiamo garantire. Per il resto, la progressione tra i livelli è sempre scandita dal solito sistema di anime (qui nominate Ergo) spendibili presso l'Hotel per migliorare i parametri come Salute, Vigore, Tecnica, Forza Motrice, Capacità di carico e tanto altro. Inutile aggiungere che, in caso di morte, sarà necessario tentare di recuperare gli Ergo perduti senza perdere la vita una seconda volta, pena la perdita definitiva di preziosi punti esperienza.

    Che dire invece del bestiario? Lies of P si è dimostrato piuttosto ricco sotto questo punto di vista, grazie a una cospicua varietà di nemici base differenti tra loro in termini di routine offensive ed evasive e, cosa ancora più importante, per merito di una corposa selezione di boss veramente memorabili. Durante la vostra avventura nelle viscere di Krat vi troverete a fare i conti con clown sputafuoco giganti, mostruose creature bifronte dotate di attacchi ad ampio raggio, colossali macchine di morte capaci di eliminarvi in pochissimi colpi ma anche nemici a misura d'uomo, di solito i più temibili nella lotta corpo a corpo.

    Ciascuno di essi ha ricevuto la giusta attenzione da parte degli sviluppatori, che li hanno resi un ostacolo sicuramente difficile da superare ma mai insormontabile o frustrante, grazie anche a pattern d'attacco sempre abbastanza leggibili. Anche sotto il profilo delle scenografie Neowiz ha svolto un lavoro di assoluto pregio: ci è capitato di scontrarci con creature capaci di librarsi in volo in un cielo squarciato da fulmini fragorosi, o di duellare con entità particolarmente aggressive circondati da fiamme impetuose che divoravano l'ambiente circostante.

    Potete fidarvi quando vi diciamo che queste tenzoni ci sono rimaste impresse a fuoco nella memoria. Menzione d'onore per le quest secondarie che, in puro stile soulslike, vengono assegnate dagli NPC nel corso di determinati dialoghi e vanno interpretate per riuscire a intuire quali azioni compiere per poter avanzare tra le varie fasi. Urge precisare che alcune di queste missioni ci hanno letteralmente spezzato il cuore. In buona sostanza, Lies of P non è un prodotto che ha velleità rivoluzionarie o che vuole in qualche modo sovvertire i canoni fondamentali del genere, ma resta comunque un'ottima rilettura delle opere di From Software attraverso una lente artistica e narrativa di eccellente fattura.

    Non è un titolo che reinventa la ruota, insomma, pur essendo solidissimo nelle meccaniche di gameplay, contenutisticamente generoso e capace di veicolare con insperata efficacia il feeling tipico dei Souls. Magari non è caratterizzato dalla stessa precisione chirurgica nei duelli a fil di lama di Sekiro, né dal magistrale level design di Bloodborne e nemmeno dello straripante mondo di Elden Ring, ma è comunque un titolo capace di toccare il cuore degli appassionati del genere, ben più di qualunque altra "opera derivata" dal canone di From. E già questo è un traguardo non indifferente.

    Comparto grafico e level design

    In chiusura, resta da analizzare il lato tecnico e creativo di Lies of P che, come abbiamo già accennato, fa sfoggio di autentiche meraviglie. Il solidissimo Unreal Engine 4 muove senza alcuna esitazione un'eccezionale favola dark, graziata da una direzione artistica che tratteggia un mondo decadente, violento e disperato, valorizzato da una realizzazione tecnica davvero gradevole. I modelli poligonali appaiono tutti molto curati, le animazioni sono realistiche e convincenti, l'effettistica è di ottimo livello e l'illuminazione garantisce eccellenti giochi di luce e ombre apprezzabili anche sulle superfici riflettenti di armi e sugli elementi dello scenario.

    Va comunque detto che, laddove gli interni delle strutture e le zone urbane manifestano una cura maniacale nella riproduzione anche dei dettagli più piccoli e apparentemente insignificanti, le aree all'aperto e di più ampio respiro poste nella parte centrale dell'avventura manifestano una realizzazione meno brillante di quanto ci saremmo aspettati.

    Anche il level design, invero piuttosto lineare e delimitato da ingenti quantità di barriere artificiali, mette in mostra una pianificazione intelligente degli ambienti di gioco, con tanto di scorciatoie utili a ricongiungersi con i checkpoint e oggetti collezionabili nascosti che spesso premiano l'esplorazione e il pensiero laterale (sebbene alcune volte la ricompensa in questione possa rivelarsi un po' deludente).

    Ottimo anche il doppiaggio in lingua inglese, sempre recitato con la giusta enfasi e impreziosito da buone interpretazioni attoriali, così come le musiche, composte da splendidi brani jazz e orchestrali originali che accompagnano efficacemente tutti i momenti della narrazione.

    Lies of P Lies of PVersione Analizzata PlayStation 5Lies of P è un prodotto che ha saputo convincerci sotto praticamente ogni punto di vista. La nuova opera di Neowiz, sebbene giochi molto sulla difensiva e non faccia nulla di davvero inedito per la categoria a cui appartiene, è un titolo dotato di un'anima viva e pulsante che palesa tutta la passione profusa dallo studio durante lo sviluppo. Una trama entusiasmante unita all'indovinata direzione artistica fanno da fiore all'occhiello a una struttura ludica robusta ed esaltante che farà la gioia di tutti gli estimatori del genere. Siete pronti a scoprire l'oscurità che giace nelle profondità di Krat? Vi ricordiamo che Lies of P è disponibile su PC Windows e tutte le principali console, e dal day one anche su Xbox Game Pass e PC Game Pass.

    8.7

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