Life is Strange 2 Rules: Recensione dell'Episodio 2

Dopo il debutto avvenuto alla fine del 2018, Life is Strange 2 continua con il secondo episodio, ora disponibile su tutte le piattaforme.

Life is Strange 2 Rules: Recensione dell'Episodio 2
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Cosa avreste fatto voi al posto di Sean e Daniel? Orfani e minorenni, inseguiti dalla polizia per colpa di un qualcosa che non si può spiegare, senza un centesimo in tasca né la possibilità di chiedere aiuto. Probabilmente sareste fuggiti anche voi, sarebbe fuggito chiunque. E infatti Life is Strange 2 è la storia di una grande fuga, teoricamente lunga più di duemila chilometri, da Seattle fino al Messico, passando per l'Oregon e presumibilmente anche attraverso la California. Rules, il secondo episodio della fortunata serie targata Dontnod/Square-Enix, è esattamente come ce lo aspettavamo: una breve battuta di arresto, creata per mettere in chiaro le regole di un viaggio che si fa ogni giorno più duro. Ci sono più dialoghi e meno scarpinate nell'outback americano, tuttavia sembra la perfetta continuazione di un romanzo on the road, che ricomincia la narrazione a pochi mesi dall'episodio pilota, aggiunge qualche dettaglio, affina le sue meccaniche, e riprende a tratteggiare i profili dei suoi giovani protagonisti.

    Il sogno del nomadismo tout court viene sommerso sotto le nevi dell'Oregon, e infatti i due eroi decidono di fermarsi in un piccolo paesino di periferia, cercando ospitalità proprio dai genitori della loro sempre più misteriosa figura materna. Ciò comporta dei rischi, incognite da trattare con la cautela del fuggiasco, e anche una tensione costante generata dall'apparente calma ritrovata. Le scelte morali tipiche della saga, inizialmente meno esplicite e marginali, ora tornano più potenti e decisive, spalleggiate da un cast più folto e variegato, che scivola agilmente fra i grandi stereotipi americani, creando un affresco moderno e verosimile. Inoltre, per tutti gli amanti degli intrecci a lungo termine, la trama include anche un paio di vecchie conoscenze ripescate dalle Fantastiche Avventure di Captain Spirit, che acquistano ancora più valore grazie gli eventi di questo capitolo. Il potere di Daniel diventa finalmente centrale, si integra con il gameplay e -soprattutto- con le responsabilità dirette del giocatore, proprio come era ai tempi di Max e Chloe. Rules possiede gli stessi ritmi stabiliti da Roads, la stessa maturità registica, ma ogni tanto, forse per via del suo "ritorno alla civiltà", spunta fuori qualche tempo morto legato all'esplorazione degli interni, qualche piccola forzatura narrativa qua e là, dettagli per fortuna ampiamente perdonabili in vista del disegno complessivo dell'opera. Si potrebbe definire un capitolo di assestamento, che però mantiene le promesse e si lascia giocare con gran trasporto e tutto d'un fiato.

    Scelte e Regole

    Quando gioco a Life is Strange ho una specie di rito tutto mio: immediatamente prima di lanciare il capitolo, mi siedo davanti alla TV e lascio scorrere la schermata del menu iniziale per circa una mezz'ora, ascoltando in loop la soundtrack in sottofondo, magnifica come sempre. Mi piace entrare in sintonia con i protagonisti, ripensare alla strada fatta insieme, e intanto mi preparo psicologicamente al carico di drammi che sta per investirmi.

    Il risultato di questa pratica è che quando arrivano i classici bivi ne sento il peso come fossero macigni: cerco sempre di fare la cosa giusta (legale-buono, per sempre), agendo d'istinto, cercando perfino di rinunciare all'artificialità tipica del giocatore. Il risultato non è sempre quello desiderato, perché Dontnod nasconde bene le sue carte e non di rado ti porta a pagare il prezzo di un'azione apparentemente innocua, spesso in nome della tragica casualità che regna sulla vita. In fondo è anche questo che cerchiamo in un gioco come Life is Strange, ma ecco: se c'è una cosa che mancava in Roads erano le vere scelte, quelle scomode.

    In Rules, invece, pur non essendoci un'infinità di decisioni da prendere e lo svolgimento risulti comunque abbastanza lineare, esistono una manciata di momenti critici che hanno un impatto forte e quasi immediato, nonché delle conseguenze che si fanno sentire.

    Un'altra pastorale americanaUno dei grandi meriti di Life is Strange è sempre stato quello di portarci al cospetto di personaggi brillanti, alle volte stereotipati, certo, ma pur sempre ben scritti e tremendamente reali. Le situazioni che abitano, così come i luoghi iconici e gli oggetti che portano con loro, sono poi il collante che tiene insieme il racconto. In Roads abbiamo incontrato Brody, anima pia, democratico convinto e scrittore on the road, mentre in questo capitolo incontreremo l'anziana signora estremamente religiosa e un po' bigotta, ma c'è anche spazio per lo zotico intollerante e aggressivo, come per la punk girovaga e pseudo-rivoluzionaria. Il confine fra il semplice e il banale è sottile come un foglio di carta, e forse in questo capitolo si avverte qualche battuta un po' forzata, ma fortunatamente è solo questione di un attimo. Insomma, Dontnod riesce ancora una volta ad arricchire un racconto semplice grazie ai suoi "everyman": sono i volti di un'America moderna, complessa e travagliata, figure quasi mitologiche per noi europei, che acquistano valore di battuta in battuta. Life is Strange è come un'enciclopedia, un album di fotografie delicate e modeste, che restano impresse nonostante la loro esplicita semplicità.

    Alcune di queste sono determinanti per gli eventi, come quella che forgerà il finale, altre sono più insidiose e legate alle piccole cose, ma generano comunque un senso di tensione nel giocatore, o peggio: un persistente senso di colpa. Il fatto è che dopo aver passato tanto tempo all'aperto, completamente soli, finalmente abbiamo a che fare con altre persone all'infuori dei lupacchiotti, e ciò riporta in gioco lo scontro fondamentale fra egoismo e altruismo. Non dobbiamo più pensare soltanto a noi stessi, da adesso bisogna relazionarsi con gli altri, soppesare le parole di fronte ad alcuni individui completamente diversi da noi, il tutto cercando di proteggere ed educare il fratellino minore, senza però compromettere il piano di fuga originale.
    La responsabilità di Sean alle volte si fa opprimente, soprattutto quando si ha a che fare con i poteri di Daniel, che sembrano renderlo a tratti più instabile e inevitabilmente pericoloso. La telecinesi, che il ragazzino sta lentamente imparando a controllare con sessioni di allenamento stile Dagobah, può anche essere usata a comando in alcune occasioni; i suddetti poteri si tramutano spesso in delle scorciatoie extra (opzionali), come quando decidiamo di scardinare una porta piuttosto che cercarne la chiave, ma la verità è che c'è sempre un prezzo da pagare, anche fosse sol una battuta acida o un'inquadratura dal sapore amaro. Il punto è che a ben vedere non si tratta soltanto del classico "da grandi poteri derivano grandi responsabilità", perché i poteri non sono nostri, sono "filtrati" da Daniel, e noi stiamo di fatto agendo sulle sue azioni, il che aggiunge un altro interessante strato di complessità alla storia.

    L'intero episodio si regge sul confronto fra legge, disciplina e libertà. Per cercare di gestire meglio il paranormale che alberga in Daniel, infatti, Sean decide di creare delle regole pensate per la loro salvaguardia, che inevitabilmente finiscono per complicare la vita a entrambi. Non utilizzare i poteri in pubblico si rivela ben presto un'arma a doppio taglio, così come l'obbligo di tenere il segreto, e viene indirettamente a crearsi uno scontro fra le regole della società e quelle dei protagonisti: fin dove ci si può spingere per proteggere qualcuno che amiamo? Cosa si può sacrificare per restare al sicuro? Ancora una volta il confine resta labile, non ci sono mai scelte completamente sbagliate e viceversa, l'unica cosa certa sembra essere la sensazione di caos (più o meno apparente) che aleggia sugli eventi, esattamente come nel primo Life is Strange.

    Ovviamente tornano anche le tematiche d'attualità già scolpite nel primo capitolo, come il razzismo e la paura dell'estraneo, alle quali si aggiunge anche quella del rispetto delle credenze altrui, l'accettazione di diverse scelte e stili di vita, l'importanza delle radici familiari. Rules, insomma, dimostra ancora una volta la bravura di Dontnod nel ricreare situazioni estremamente potenti, alternate come sempre a momenti semplici di vita quotidiana, talmente veri da sfiorare persino la noia in alcuni casi, eppure capaci di portare in scena un'intimità unica nel suo genere, profondamente umana.

    Life is Strange 2 Life is Strange 2Versione Analizzata PlayStation 4Life is Strange 2 comincia finalmente a scoprire le sue carte, dimostrando di avere le capacità per bissare il successo della prima stagione. Dopo un primo capitolo espressamente introduttivo, Rules è a tutti gli effetti un momento di assestamento, che sceglie di prendersi i suoi tempi per fare luce sul super-potere di Daniel. Le implicazioni di tale meccanica a livello ludico ci sembrano piuttosto interessanti, anche se in un certo senso più lineari di quanto visto nella scorsa stagione, ma è chiaro che con l’evolversi della storia diventeranno sempre più invadenti e centrali. Forse l’esplorazione e la ricerca degli oggetti diluiscono leggermente l’esperienza, che appare più distesa soprattutto nella parte centrale del capitolo, ma in compenso tornano quelle scelte morali dal carattere più incisivo (sempre apprezzatissime) capaci di creare momenti di grande tensione e drammaticità.I punti di svolta non sono moltissimi rispetto alle tre ore necessarie per completare la mini-avventura, eppure ci sono un paio di colpi di scena non indifferenti, una tracklist sempre perfettamente a fuoco ed anche un cast azzeccato di personaggi nuovi e di vecchie conoscenze che riescono a calamitare l’attenzione del giocatore. Dal canto nostro, continuiamo ad apprezzare moltissimo la caratterizzazione dei protagonisti e il tono scelto per l’avventura, e se l’anticipazione post-credits non mente, nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle...

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