Recensione Linger in Shadows

Uno strano esperimento artistico

Recensione Linger in Shadows
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  • PS3
  • Linger in Shadows è uno strano esperimento che accogliamo con immenso piacere sul Playstation Store, e non per il suo valore ludico. Del resto, Linger in Shadows non è un gioco, ma un progetto che si divide a metà fra una bruta dimostrazione di stile ed un'eccentrica esibizione d'arte ermetica.

    Attardarsi nell'ombra

    Linger in Shadows è rimasto in sviluppo per due anni, presso gli studi della software house polacca Plastic, scomparsa dalle scene digitali per qualche tempo ma pronta, oggi, a dominare di nuovo il singolare ambiente delle "Demoscene". Con questo termine si identifica specificatamente un atto creativo, un processo di elaborazione che coinvolge al contempo abilità compositive ed artistiche, competenze nella programmazione e nella produzione musicale. I prodotti del lavoro di dev team indipendenti sono particolari, stravaganti e originali filmati in computer grafica, spesso attraversati da strane suggestioni, legati ad un particolare percorso espressivo. Si tratta, insomma, di un fenomeno trasversale, correlato ad una sottocultura che fa del digitale la sua tela e del computer il suo strumento. Un colpo d'occhio alla pagina ufficiale del team di sviluppo o nei meandri di Youtube dovrebbe rendere bene l'idea dell'argomento.

    Uscire allo scoperto

    Linger in Shadows, ed in questo il nome è stato forse propiziatorio, è il primo caso in cui un atto di arte digitale esce dall'ombra in cui ha prosperato e viene consegnato, pur senza troppo rumore mediatico, al grande pubblico. E' anche la prima occasione in cui ad un'opera del genere viene attribuito un valore commerciale (2,99€), per render merito e dignità al lavoro ed al talento di sviluppatori visionari. Per certi versi, dunque, Linger in Shadows è il segno che qualcosa sta cambiando, profondamente, nel modo di usare e d'intendere l'intrattenimento digitale. Nel solco di sperimentazioni creative che hanno, di epoca in epoca, affiancato il mercato videoludico, il piccolo passo di Plastic anima i più concettosi estimatori delle stravaganze o i fieri sostenitori dell'idea di un'ottava arte.
    E, forse, nessun altro oltre loro. Perchè, lo ripetiamo al fine di scongiurare equivoci, Linger in Shadows propone un "intrattenimento" esclusivamente spettatoriale, come fosse un cortometraggio surreale. Certo, è possibile in certi casi interrompere il fluire delle immagini, giocare con i tasti del pad per muovere qualche oggetto, ruotare la telecamera, interagire minimamente con le entità visualizzate (e guadagnare, in tal maniera, una manciata di trofei). Ma le alterne fortune della creazione Plastic sono legate soprattutto alla capacità di chi osserva di saper cogliere influenze astratte, a quella di farsi affascinare da un simbolismo sottile, chiuso, ermetico.


    Le "tematiche" care allo studio di produzione (che si possono osservare anche nel magnifico "Into the Pink", o nel più antico "Final Audition") tornano con più efficacia (grazie alle conquiste della Computer Grafica): la tecnologia metallica, meccanica ed organica allo stesso tempo, ed il suo strano rapporto con la vita e la sua prosecuzione, sembrano i soggetti sottintesi del breve filmato, in cui si agiscono entità misteriose. Un gatto che osserva la scena, distante e distaccato, una lunga e vorticosa "fumata nera", uno strano essere tentacolare (che ricorda molto il design dei Colossi di Ueda), e la stessa metropoli in cui si muovono i "protagonisti", riempiono ogni "quadro" coi loro colori cupi, smorti, ombrosi. I sette minuti di spettacolo volano via veloci, intinti di un espressionismo contorto, a volte disturbante. Alla fine, per chi abbia il giusto stato d'animo, le dovute propensioni, Linger in Shadows potrebbe aver significato qualcosa (ma non si è completamente certi di che cosa). Una qualche indicibile emozione potrebbe essere risvegliata, semmai, dall'ottimo intreccio di musica incalzante e complessità poligonale, dai ritmi sostenuti della "narrazione" e del main theme (così efficace che il team di sviluppo ha deciso di offrire un Link per il download).
    Linger in Shadows potrebbe però scorrere via anche troppo veloce, senza lasciar traccia nell'immaginario di molti. Un piccolo quadretto in movimento, fine a se stesso, che "parla" di entità innaturali, sigilli del Chaos e del Tempo. Il lettore è avvertito: l'interazione paventata nella breve descrizione del Playstation Store è ridotta ai minimi termini, disossata, e l'opera davvero molto criptica ed elitaria. Quasi pretestuosa.

    Easter Egg

    Premendo L3 e R3 nel menù di gioco si può avere accesso ad una sezione segreta. Si tratta di un tributo alla grafica vettoriale, un ricordo antico del 16-Bit. Del tutto inguardabile, questa strana "hidden part" mostra però, radicata nelle convinzioni di Plastic, la salda conoscenza della cultura dei Cracker, dei coder ai tempi dell'Amiga. Strappa un sorriso solo agli intenditori.

    Linger in Shadows Linger in ShadowsVersione Analizzata PlayStation 3Linger in Shadows non è un gioco. E' un esperimento, il tentativo di dare valore al viaggio allucinato di artisti contemporanei, la volontà di portare alla luce una realtà espressiva rimasta nascosta per molto tempo. Lo stesso team di sviluppo, nella sua pagina ufficiale, offre nella sua interezza l'esperienza visiva (in bassa definizione), gratuitamente. Se avete voglia di premiare questa nuova “avanguardia” per quanto valga (o per più di quello che meriti, nella speranza di un futuro digitale almeno un po' diverso), il Playstation Store ve ne da la possibilità. Con un po' di sensibilità e di gusto per i viaggi onirici (se non per la mera competenza tecnica), Linger in Shadows potrebbe comunque occupare spazio negli Hard Disk più di quanto non facciano le più comuni Demo videoludiche.

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