Little Orpheus Recensione: un platform ispirato ai racconti di Jules Verne

Dagli autori di Dear Esther e Everybody's Gone to the Rapture nasce Little Orpheus, un esilarante gioco di piattaforme retro sci-fi in 2.5D.

Little Orpheus Recensione: un platform ispirato ai racconti di Jules Verne
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Little Orpheus non è certo un nuovo arrivato nel mondo videoludico. I più attenti all'evoluzione del mercato indipendente lo ricorderanno anzi fra i titoli Apple Arcade del catalogo 2020, accolto con non poca curiosità poiché sviluppato dai ragazzi di The Chinese Room, già artefici di Everybody's Gone to the Rapture (per approfondire, ecco la recensione di Everybody's Gone to the Rapture) e, soprattutto, dell'eccellente Dear Esther.

    Se siamo qui oggi a scriverne è perché il gioco, un rocambolesco platform cinematico, era ormai in procinto di abbandonare il suo status di esclusiva, pronto ad approdare su PC e console in una veste che sfruttasse al meglio le peculiarità dei sistemi domestici e aggiungesse qualche contenuto all'originale edizione per smart device. I recenti e drammatici avvenimenti mondiali hanno però cambiato le carte in tavola e la release del titolo, seppur connesso a una delle nazioni coinvolte solamente in forma flebile, è stata rimandata a data da destinarsi. Tutto questo non ci ha comunque impedito di testare a fondo un prodotto al quale varrà senz'altro la pena dare una chance non appena giungerà sugli scaffali virtuali.

    Viaggi al centro della Terra

    È il 1962 quando un improbabile cosmonauta russo, Ivan Ivanovich, fa d'improvviso ritorno in patria dopo tre anni in cui tutti l'avevano ormai dato per spacciato. Prima della lunga scomparsa, l'uomo era stato incaricato di una missione top secret: partendo da una base in Siberia, egli avrebbe dovuto portare la Little Orpheus, una capsula alimentata da un ordigno nucleare, esattamente al centro della crosta terrestre.

    Un compito che Ivanovich non è stato in grado di portare a termine, per giunta smarrendo l'oggetto lungo la discesa. A un passo dall'essere condannato a morte per via del suo fallimento, il protagonista, interrogato da un robusto generale dell'URSS, dichiara di avere in realtà salvato il mondo, iniziando a raccontare tutto ciò che gli è successo nel corso di un viaggio evidentemente fuori dal comune. Little Orpheus è un'opera che in larga parte vive della propria narrazione, in prevalenza portata avanti dalla voce fuori campo -fortemente stereotipata- del nostro strampalato esploratore sovietico. Suddivisa in nove capitoli di una ventina di minuti ciascuno, la storia si dipana all'interno di altrettanti universi fantastici che strizzano ostentatamente l'occhio ai più celebri romanzi di Jules Verne. Ivanovich dovrà attraversare un pianeta preistorico, un regno di neve e ghiaccio, una caverna marcescente, proseguendo nelle profondità dell'oceano fino ad affrontare le leggi dello spazio-tempo in un'onirica dimensione "a orologeria". Scenari ovviamente costellati di minacce, da un iracondo t-rex gigante a una nidiata di vermi carnivori, tutte pronte a rendere l'avanzata del Nostro una vera e propria corsa per la sopravvivenza, perennemente sul filo del rasoio eppure a dir poco esilarante.

    Little Orpheus non si prende sul serio per un secondo, dall'apertura di ogni episodio - una sigla in stile telefilm vintage - fino alla chiusura, sempre troncata da un cliffhanger che si scoprirà avere un peso pressoché nullo all'inizio della "puntata" successiva. È un'ironia che fa il paio con un senso di meraviglia costante, favorito da situazioni che, se non altro sotto l'aspetto scenico, risultano essere sempre varie e ben coreografate.

    Da questo punto di vista a lavorare egregiamente è soprattutto il comparto estetico di Little Orpheus, capace di piegare una conta poligonale tutto sommato esigua alle volontà di una direzione artistica molto personale e centrata, caleidoscopio di scenografie e musiche degne delle più grandi epopee avventurose.

    Lo stretto indispensabile

    Bisogna precisare che la scoperta delle splendide storie e location imbastite da The Chinese Room non avvenga mai in modo passivo, sebbene il fattore interattività, in Little Orpheus, sia davvero ridotto all'osso. All'interno di ogni stage si comanda Ivanovich avanzando a passo non troppo spedito, in orizzontale, fra i percorsi di livelli tipicamente in 2.5D, nonché saltando e aggrappandosi alle sporgenze ogni qualvolta la progressione lo richieda.

    Dinamiche da platformer a parte, l'incedere offre anche qualche blanda sezione stealth e un discreto numero di puzzle ambientali che non pretendono chissà quale spremitura di meningi, eppure sanno fare il loro dovere nell'ottica di smuovere un'esperienza di gioco altrimenti sin troppo lineare. Lato ludico è comunque importante non aspettarsi un livello di sfida anche solo minimamente avvertibile: in Little Orpheus il gameplay è quasi accessorio, uno strumento al servizio di una messinscena che, come scritto, sa regalare momenti che a più riprese sanno appagare lo sguardo e far (sor)ridere di gran gusto.

    Stabilito ciò - una serie di peculiarità già presenti, in fin dei conti, nella release mobile di due anni fa - resta soltanto da constatare che l'edizione di prossima uscita si limiti ad adattare Little Orpheus al suo nuovo habitat casalingo. C'è poco da dire sull'operazione di ammodernamento grafico in sé, di valore praticamente nullo, laddove fa invece piacere ritrovare tutti i contenuti aggiunti al vecchio pacchetto nel corso del tempo, dal nono episodio bonus a una modalità secondaria denominata Lost Recordings; degli extra che fanno di questo Little Orpheus una vera e propria versione definitiva.

    Non è però tutto oro quel che luccica: la conversione mostra infatti il fianco a qualche problema legato a una risposta dei comandi talvolta imprecisa, segno di una transizione un po' sofferta a un control system più classico. Qualche ombra oscura poi il sistema di sottotitoli - anche italiani - a supporto del doppiaggio in lingua inglese, gestiti dal software in maniera poco armoniosa e quindi non sempre a favore di una fruizione corretta e piacevole.

    Little Orpheus Little OrpheusVersione Analizzata PCChi cerca un qualche tipo di sfida non troverà soddisfazione in Little Orpheus, che tuttavia, come ai tempi del suo debutto, rimane una chicca indie a cui perlomeno gli estimatori dei giochi di piattaforme di stampo narrativo, e dei racconti “sci-fantasy” in particolare, non dovrebbero affatto voltare le spalle. Umorismo e meraviglia si fondono alla perfezione nell’ultima fatica di The Chinese Room, restituendo un’esperienza breve ma ricca di sorprese, che sugli schermi da salotto rivive in una forma imperfetta ma contenutisticamente completa, certamente da privilegiare quando in futuro le sarà concesso di uscire allo scoperto.

    7.8

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