Recensione Lock's Quest

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Recensione Lock's Quest
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  • DS
  • Dai creatori di Drawn To Life...

    Poco più di un anno fa usciva nel nostro continente Drawn To Life. Il progetto ruotava intorno a un’idea tanto semplice quanto interessante. In questo platform 2D, infatti, potevate dare una mano agli art designer, andando a creare di volta in volta i vari elementi dell’ambientazione, protagonista dell’avventura compreso. Stilo alla mano, utilizzando colori, forme e la vostra fantasia, era possibile raggiungere un certo grado di personalizzazione, anche se i meno dotati probabilmente avranno faticato non poco ad essere soddisfatti dei propri disegni. Come potete verificare voi stessi, andando a recuperare la recensione del suddetto titolo nelle pagine digitali del nostro sito, l’esperimento, seppur con qualche piccola riserva, riuscì.
    Oggi, gli stessi creatori di quel gioco, almeno stando a quanto si legge dalla copertina di Lock’s Quest, sono tornati. THQ è infatti lieta di presentarci questa sorta di seguito spirituale di Drawn To Life, che, pur non riprendendone ambientazione e genere, si avvicina al titolo succitato per alcuni elementi della storia e l’art direction. Nonostante i cambiamenti, 5th Cell ha saputo nuovamente creare un prodotto valido? E’ riuscita a sorprendere anche questa volta con un gioco semplice, ma non per questo scontato o di pessima qualità?

    Agonius, l’ennesimo angelo allontanato dal paradiso.

    Nonostante dei Raposa e del Libro Della Vita non vi siano più tracce, il succo della questione è sempre quello: il mondo sta rischiando la distruzione.
    L’Essenza, come viene spiegato nell’introduzione attraverso deliziose schermate fisse, è una sostanza metafisica che solo gli archingegneri, un po’ architetti un po’ ingegneri come il nome suggerisce, sono capaci di utilizzare per costruire edifici, mura e quant’altro. Agonius, il più brillante e abile archingegnere mai esistito, volle però andare oltre. Esattamente come Icaro, come Adamo e soprattutto come Frankenstein, egli volle superare i limiti, nel tentativo di appropriarsi di poteri ultraterreni. E ci riuscì: donare la vita utilizzando l’Essenza non era più utopia. Ma infrangere una legge della natura parve troppo anche per il benevolo Re, che fu costretto a bandire Agonius dal Regno. L’archingegnere, avvilito e iracondo, decise così di creare un’armata di Meccanismi, robot tenuti in vita dall’Essenza, e muovere guerra al reame. La superiorità delle truppe di Agonius era schiacciante, ma un ultimo, disperato, attacco alla fortezza del malvagio archingegnere, pose fine al conflitto. Nel Reame tornò così la pace, che però durò molto poco. Le voci del ritorno di Agonius, infatti, si fecero presto sempre più insistenti e il presagio diventò triste realtà quando le armate dei Meccanismi decisero di attaccare il villaggio di Lock, protagonista indiscusso del titolo.
    Sono queste le premesse narrative che fanno da sfondo a questo gioco difficilmente catalogabile in un unico genere d’appartenenza. Del resto, il prodotto fa riferimento a diverse tipologie di gameplay, caratterizzano due approcci all'avventura completamente diversi.

    L’arte del costruire.

    L’avventura, di fatto, si costituisce di due fasi. La prima riguarda i vari spostamenti che farete da un punto all’altro della mappa. Diventati a tutti gli effetti degli archingegneri, infatti, dovrete dare una mano alle truppe reali per avere la meglio sui Meccanismi. Verrete così inviati in diverse località sempre con l’intento di difendere la popolazione o una determinata costruzione. Sulla mappa, a dire il vero, possibilità di scelta di fatto non esistono: potrete infatti solo raggiungere la località interessata per continuare della quest. Anche una volta giunti in città avrete ben poco da fare: oltre allo scambiare qualche frase con gli autoctoni non potrete fare assolutamente nulla.
    L’altra fase, invece, riguarda la battaglia vera e propria. Qui le cose si fanno decisamente più interessanti. Ogni scontro si divide in vari giorni e il vostro obbiettivo sarà quasi sempre quello di difendervi dalle orde nemiche. Per farlo, il solo Lock servirebbe a ben poco, ed ecco che torna utile l’Essenza di cui si parlava prima. Consumandone una certa quantità potrete infatti costruire mura, torri e trappole con le quali contrastare i Meccanismi.
    Tutto quindi inizierà con un attento studio del terreno. Sfruttare a proprio vantaggio le insenature, i canyon naturali, e ogni altro elemento geomorfologico, infatti, se nei primi livelli vi parrà ben poca cosa, avanzando nell’avventura diventerà assolutamente necessario per la sopravvivenza. Entrati in modalità costruzione, le cose si fanno incredibilmente più frenetiche, in quanto vi sarà concesso un determinato lasso di tempo per erigere le vostre difese. Proprio per questo è tanto più utile avere già un’idea preliminare di ciò che si vuole fare.
    In questo frangente, insomma, Lock’s Quest si rifà maggiormente agli strategici. Utilizzando l’Essenza raccolta nei precedenti scontri contro i Meccanismi potrete erigere tutta una serie di costruzioni. Dalle trappole che congelano per qualche secondo i nemici, a quelle che rilasciano acido, dalle torrette capaci di colpire più obiettivi contemporaneamente a quelle in grado di abbattere nemici volanti, dovrete assemblare il vostro fortino inespugnabile, il tutto, naturalmente, con rapidi tocchi di pennino. In questo frangente il sistema input è abbastanza buono. Sbagliare il posizionamento di un elemento è difficile e comunque riparare ai propri danni è questione di pochi attimi. Si ha invece qualche difficoltà di troppo quando si deve costruire dietro a un muro o a un’altura. Non è possibile ruotare la camera e nonostante l’effetto trasparenza, capire esattamente dove si sta erigendo la costruzione è leggermente difficoltoso. Nulla che intacchi più di tanto l’esperienza, certo, ma a volte perdere secondi preziosi potrebbe diventare fatale.
    Il gioco, inoltre, è ottimamente calibrato per innalzare con la giusta inclinazione il livello di difficoltà. Battaglia dopo battaglia le tipologie dei soldati avversari aumenteranno e di conseguenza anche i sistemi di difesa per fronteggiarli. Se quindi inizialmente dovrete preoccuparvi di pochi nemici avendo a disposizione altrettante costruzioni, via via tutto si complicherà sempre più, costringendovi a pianificare con attenzione le vostre mosse.

    L’arte della difesa e dell’attacco.

    Una volta compiuti i vostri interventi archingegneristici, verrà il momento di menar fendenti.
    Lock, infatti, è anche un abile guerriero e quando faranno la comparsa sul campo di battaglia i Meccanismi non rimarrà certo a guardare. Guidandolo sempre e solo con lo stilo, esattamente come accadeva con il Link di Phantom Hourglass, l’eroe si muoverà sempre nella direzione puntata. Toccate un nemico e Lock lo inizierà ad attaccare automaticamente, fate lo stesso con una vostra costruzione e potrete ripararla sempre al costo di una certa quantità di Essenza. Il nostro, così come i Meccanismi, sarà dotato di un certo quantitativo di punti salute che diminuiranno a mano mano che verrà colpito. Per ripristinarne la condizione fisica, tuttavia, non ci sarà alcun bisogno di pozioni: basterà trovare un angolo sicuro e attendere che la barra, automaticamente, torni a riempirsi. La meccanica funziona ottimamente, visto che anche le fasi di lotta sono a tempo: i nemici continueranno a comparire a intervalli regolari fino allo scadere dell’intervallo. Le battaglie così saranno scandite da veloci attacchi nemici, attimi di pausa per recuperare le forze e corse verso le proprie costruzioni per ripararle.
    A rendere il tutto ancor più movimentato poi, ci pensano alcune piccole trovate. Ogni volta che attaccherete un nemico, nella parte inferiore del touch-screen, appariranno una serie di riquadri numerati. Se li toccherete entro un brevissimo lasso di tempo nella sequenza corretta, rilascerete un colpo molto più forte. Anche durante le riparazioni accadrà qualcosa di molto simile, con la differenza che qui si tratterà di spostare una leva da una parte all’altra dello schermo. Lock, inoltre, dispone di poteri speciali: riempita la rispettiva barra, dopo un certo numero di attacchi o riparazioni effettuate, potrete sfruttare l’attacco magico che, esattamente come quelli fisici, potrà essere reso ancor più potente agendo, come verrà richiesto, sul touch-screen.

    Ferite di guerra.

    Purtroppo, non tutto funziona al meglio nella produzione THQ. Il difetto principale, infatti, si esplicita proprio durante le battaglie. E’ in questi frangenti che si rileva qualche problema con il sistema di controllo. Phantom Hourglass e Ninja Gaiden Dragon Sword stupirono proprio per il loro precisissimo sistema input che si affidava quasi esclusivamente al touch-screen. Diverso il discorso per Lock’s Quest. Intanto la gestione del pattern del protagonista non sembra calibrata al meglio: a volte, puntando a un nemico o a una costruzione, capiterà di vederlo intraprendere una strada molto più lunga del necessario o, addirittura, di finire per incastrarsi tra nemici e mura. A peggiorare le cose, un sistema di rilevamento input che richiede una precisione eccessiva: nella frenesia del momento capiterà non di rado di impartire ordini errati solo perché avete mancato per una manciata di pixel l’esatto punto da toccare. Così, invece di attaccare un nemico, vedrete Lock semplicemente raggiungere la posizione occupata un secondo prima dallo stesso, o, invece di riparare una torre, lo vedrete menar fendenti al Meccanismo di turno. Questi difetti vanno poi inseriti all’interno di una meccanica di gioco che vede nel tempo un bene preziosissimo.
    Nonostante tutto ciò, Lock’s Quest riesce a non cadere nel baratro. Certo a volte imprecherete contro gli sviluppatori o contro la stupidità dell’eroe, ma queste imperfezioni, per quanto fastidiose e per quanto a volte vi metteranno i bastoni tra le ruote, non rendono assolutamente il titolo ingiocabile.
    Al di là di questi nei, l’altra caratteristica che impedisce al titolo di fargli spiccare il volo è la sua ripetitività di fondo. E’ vero, c’è una modalità a due giocatori (uno contro l’altro), che rende più gustoso il tutto e inoltre qualche missione impostata in maniera diversa rompe il ritmo della progressione. Inoltre gli scontri con i boss rendono ancor più difficili le cose, costringendovi a ragionare tanto più sulle vostre mosse e sulle posizioni di torrette e trappole. E' anche possibile intraprendere una sorta di minigioco in cui,controllando una torre, dovrete far fuoco calcolando la traiettoria del proiettile e il movimento dei nemici. Ma nonostante tutto questo, il karma rimane sempre quello: costruire-difendere-costruire-difendere. Vero che la formula funziona e diverte. Vero la tensione salirà sempre alle stelle a ogni battaglia. Vero che il ritmo è sempre frenetico al punto giusto. Altrettanto vero il fatto che alla lunga si sente il bisogno di qualcosa di diverso.
    In questo caso se il difetto è grave o meno dipende dai gusti dell’utente: c’è chi, anche invogliato ad andare avanti dall’interessante linea narrativa, sopporterà questo ripetitivo paradigma fino alla fine e chi, al contrario, lascerà perdere nonostante le inequivocabili qualità del gioco.
    Infine una piccola nota a margine per tutti i mancini. Per spostarsi nella mappa potrete unicamente utilizzare la croce direzionale: i tasti X,Y,A,B non servono a nulla. Anche questa pecca è superabile, ma chi usa la sinistra come mano per scrivere troverà un'ulteriore, piccola difficoltà.

    Guerra lunga e logorante.

    Lock’s Quest può vantare un accattivante stile grafico. Sullo schermo superiore potrete visionare una pratica mappa che vi informerà sulla posizione delle vostre difese e dei nemici, mentre su quello inferiore, vedrete l’azione vera e propria.
    Sebbene durante i dialoghi verranno riprodotti gli artwork dei personaggi, naturalmente super-deformed e che strizzano l’occhio ai manga giapponesi, la grafica in-game riprende, come detto, l’art direction di Drawn To Life. Ecco dunque riapparire lo stile cartoonesco caratterizzato da colori brillanti e forme sempre tondeggianti. La grafica, 2D con visuale isometrica, vanta sprite ben realizzati e ottimamente dettagliati. Inoltre i personaggi sono mossi da poche ma simpatiche e deliziose animazioni.
    Dal punto di vista sonoro siamo dalle parti della sufficienza ampiamente meritata. Buoni gli effetti sonori, capaci di farvi capire cosa sta succedendo anche al di là della sezione di mappa visualizzata. Le musiche, invece, per quanto capaci di caratterizzare correttamente ogni momento del gioco, sono piuttosto anonime e incapaci di farsi apprezzare più di tanto.
    Lock’s Quest promette sicuramente di intrattenervi per un tempo sufficiente per giustificarne l’acquisto. Una ventina d’ore di divertimento sono garantite per portare a termine la quest e di tanto in tanto, non è una cattiva idea dedicarsi a qualche partita in locale, sempre sfruttando il meccanismo costruisci-difendi/distruggi, contro un vostro amico.

    Lock's Quest Lock's QuestVersione Analizzata Nintendo DSL’offerta ludica offerta da Lock’s Quest è sicuramente valida. Certo, il prodotto 5th Cell soffre di qualche problema. L’imprecisione del sistema di controllo prima di tutto, ma anche una certa ripetitività di fondo che potrebbe annoiare alcuni utenti a lungo andare. Nonostante ciò il ritmo di gioco, sempre indiavolato, un gameplay che funziona, un impianto grafico-sonoro soddisfacente e una longevità molto buona per un titolo del genere, rendono Lock’s Quest un gioco interessante. Non ci troviamo di fronte a un capolavoro, ma una cosa è certa: 5th Cell ha fatto di nuovo centro creando un buon gioco che sicuramente saprà ritagliarsi una fetta di pubblico. Sconsigliato ad utenti troppo giovani, chi cerca qualcosa di leggermente diverso avrà sicuramente pane per i suoi denti, purché, naturalmente, sia pronto a sopportare una meccanica di gioco pressoché identica per tutta la durata dell’avventura.

    7

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