Recensione Lost Planet 3

Sviscerata la nuova avventura targata Capcom e Spark Unlimited

Lost Planet 3
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Dal principio molto atteso dai fan in cerca di una nuova avventura single player su E.D.N. III, Lost Planet 3 ha lasciato trapelare diversi dubbi sin dalla presentazione al Captivate romano. Nell'affidare il brand alle mani di Spark Unlimited (Turning Point: Fall of Liberty, Legendary), Capcom ha anzitutto optato per un cambio di rotta non troppo convincente, puntando su atmosfere forti alla Dead Space a scapito di quel dinamismo che aveva reso interessante il primo Lost Planet. Denunciata già in fase di anteprima ed hands on, questa caratteristica si riconferma pienamente nella versione finale, lasciando con l'amaro in bocca chi aspettava un Lost Planet vecchio stampo, o quantomeno in linea con le peculiarità del brand.
    Se dal punto di vista narrativo la rivoluzione Spark Unlimited funziona piuttosto bene, è il gameplay a non convincere quasi mai. Troppi tempi morti, sessioni dilatate ed una progressione generalmente priva di brio contraddistinguono un titolo non troppo ispirato, destinato ad entrare in competizione con quanti hanno già mostrato di saper fare di meglio.

    Cogito ergo sum!

    Lost Planet 3 si affida al flashback per incanalare la narrazione, in maniera tutto sommato interessante.
    Jim Peyton si trova schiacciato da una montagna di massi, franati durante una fuga disperata. Assieme a lui Diana, la nipote, intenta con ogni mezzo a mantenere in vita il nonno, visibilmente affaticato. "Prima di morire un uomo ha il dovere di espiare le proprie colpe" -esordisce Jim con un filo di voce- "questo diceva sempre mio padre, anche se lui non ha avuto l'occasione di farlo". Quale migliore occasione di questa.
    Si apre così l'ampia finestra sul passato che ci accompagnerà nel corso dell'intera avventura. Cinquant'anni di attività ed avventure su E.D.N. III, pianeta ghiacciato che, grazie a Capcom, abbiamo già imparato a conoscere. Ma cosa spinge un giovane trentaduenne a lasciare la Terra, una bella moglie ed un figlioletto per inoltrarsi nello spazio profondo come mercenario? Ovviamente il denaro. Tanto secondo le promesse della NEVEC, multinazionale dedita alla ricerca ed estrazione d'energia termica dalla quale Jim è stato ingaggiato.
    Partendo da queste premesse si dipana un impianto narrativo ben confezionato che, dopo una lunga introduzione, ci metterà di fronte ai veri risvolti dell'attività della NEVEC, catturando l'attenzione grazie a colpi di scena assolutamente riusciti. Amicizie, tradimenti e sotterfugi terranno banco per buona parte dell'avventura, mantenendo alta la tensione anche grazie a scelte azzeccate a livello registico e narrativo. Al centro dell'attenzione, in ogni caso, troveremo sempre Jim, la cui caratterizzazione figura tra gli aspetti più riusciti di Lost Planet 3: non un action-hero da quattro soldi infarcito da ogni tipo di cliché ma una persona "normale", ricca di sfaccettature. Inseriti intelligentemente tra una missione e l'altra, convincenti intermezzi metteranno a nudo l'animo del protagonista, dipingendolo in maniera molto più umana rispetto a tanti altri in questa generazione. Soliloqui e scambio di messaggi con moglie e figlio ci daranno l'esatta misura delle motivazioni di Jim- sempre a capofitto anche nelle missioni più rischiose- e delle sue emozioni. Paura, solitudine, nostalgia; ma anche coraggio, follia e spirito di sacrificio per un charachter design a tutto tondo. Non sempre all'altezza, invece, i comprimari: alcuni sì (gli "antagonisti" su tutti) capaci di suscitare un certo interesse, altri invece riconducibili a vere e proprie "macchiette".
    Il bilancio è in ogni caso positivo, per un comparto che vede premiati gli evidenti sforzi produttivi delle softco coinvolte, riscontrabili immediatamente tramite un ottimo doppiaggio.

    Una sbandata

    La totale focalizzazione sull'aspetto narrativo lascia tuttavia Lost Planet 3 decisamente "scoperto" a livello ludico, mostrando sin dal principio tutti i limiti di una produzione dalle idee poco brillanti.
    La struttura ricorda da vicino il terzo episodio di Dead Space, ma senza la solidità e la varietà della produzione Visceral Games. Barcamenandoci tra incarichi primari e secondari, ci accorgeremo presto di star sperimentando una libertà d'azione fittizia, incapace di spostare la progressione dai pesanti binari della linearità. Incarico dopo incarico a mancare è soprattutto l'aspetto esplorativo, che attendevamo potenziato alla luce di un'ambientazione tutta da (ri)scoprire. Anfratti segreti, camminamenti secondari e zone difficilmente accessibili lasciano spazio ad un mix ben più piatto e costrittivo di "corridoi" ed "arene" nelle quali sperimentare la ferocia degli Akrid. L'incedere delle missioni è lento, stanco e compassato, ed anche quando tutto si fa più interessante e movimentato (nella parte centrale dell'avventura) la titubante qualità del level design non garantisce al giocatore il tanto atteso coinvolgimento. Nemmeno il ritorno del rampino, qui troppo scriptato, riesce ad "aprire" quadri scarsamente ispirati. Tanto che viene utilizzato solamente dove previsto.
    La musica non cambia, purtroppo, nemmeno valutando la componente shooter. Per quanto tra le fila Akrid ci siano numerose nuove aggiunte a rimpolpare la varietà di situazioni ed il tasso di sfida sia tarato gradevolmente verso l'alto, un'implementazione un po' raffazzonata del sistema di puntamento e fuoco rende tutto molto meno divertente. Gestire in particolare gli esseri più minuti risulta estremamente difficile, a tratti frustrante; aiuta solo in parte un sistema di coperture sufficientemente funzionale ma senza particolari spunti che ne rendano indispensabile l'utilizzo. Un vero peccato dato che l'arsenale a disposizione appare invece vario ed adatto a qualsiasi soluzione, e le possibilità di upgrade e personalizzazione garantiscano una costante serie di "novità" per nulla banali, a patto di gironzolare un minimo alla ricerca di energia termica extra. Ciononostante, quadro dopo quadro, Lost Planet 3 non invoglia a sperimentare o combattere; nemmeno durante i boss fight, inizialmente galvanizzanti per l'enormità delle creature ma rei, sin troppo presto, di scadere nella ripetitività. Pattern nemici per nulla elaborati e la semplice necessità di schivare e sparare rendono questi momenti sempre meno spettacolari, lasciandoli decadere presto nel dimenticatoio.
    Gli stimoli si affievoliscono, e non sempre bastano gli interessanti racconti di Jim, tra una sezione e l'altra, per motivare il videoplayer.
    Avrebbe in questo caso dovuto inserirsi, come vero e proprio game-changer, l'Utility RIG, il mezzo meccanizzato che sostituisce qui le Vital Suit. Purtroppo non è così, dato che anche le sessioni a bordo del potente mezzo corazzato non presentano il giusto mordente e mancano di quei guizzi di spettacolarità e dinamismo che avevano invece caratterizzato i precedenti episodi della serie. Il problema del RIG è proprio la sua pesantezza, la sua necessità di rimanere ancorato a terra, di muoversi a passo d'elefante. Utilizzato sulle prime come semplice mezzo di trasporto tra un'area e l'altra, non inserisce quelle variabili e quella spettacolarità che attendevamo soprattutto dal cambio di prospettiva, dalla terza alla prima persona. Non lo fa mentre ne controlliamo i dinocolati movimenti e lo sfruttiamo per operazioni di servizio, e non ci riesce durante i combattimenti, nonostante l'implementazione di meccaniche e controlli non lasci spazio a critiche. Sulle prime, a dirla tutta, vi esalterete sollevando da terra un Akrid e spezzandolo in due o spappolandone la molle coda con la potente trivella del RIG; poi il tutto si trasformerà in una sequenza di simil-Quick Time Event sempre troppo simili a se stessi, lasciando ancora una volta l'amaro in bocca a chi si aspettava una svolta.

    E' dunque questo il leit motiv di Lost Planet 3: una produzione ludicamente priva di mordente; caratterizzata da diverse idee potenzialmente interessanti ma non implementate a dovere o lasciate colpevolmente a margine di un incedere troppo piatto e lineare.
    Incredibile a dirsi ma a risollevare in parte le sorti del titolo è la componente multiplayer, a cui probabilmente nessuno fino ad oggi aveva dato troppo credito. Le modalità a disposizione solo solo due, ma le interessanti idee, mai come in questo caso, dimostrano che la quantità non sempre conta.
    La prima delle due esperienze competitive è Scenario, un game mode che vede una squadra NEVEC ed una di Pirati Spaziali impegnate in obiettivi di vario genere e nell'eliminazione reciproca. Il concept è piuttosto classico ma altamente funzionale e divertente, anche perché, a rendere il tutto molto vario e dinamico ci pensa in questo caso un ottimo level design. I quadri non sono tantissimi ed artisticamente non risultano nemmeno così ispirati. La quantità di passaggi, scorciatoie, camminamenti e chi più ne ha più ne metta è talmente tanta, però, da bastare da sola a mantenere in vita un match dietro l'altro. Ad affiancare l'esperienza prettamente PvP quella PvEvP che tanto va di moda ultimamente. Akrid Survival è un game mode che riprende in buona parte le caratteristiche dell'Orda alla Gears of War, mettendo però in campo tre squadre che dovranno infine azzuffarsi tra loro. Anche qui, complice un buon level design, l'esperienza scorre piacevole e divertente, soddisfacendo le voglie shooter in parte disattese nella campagna single player.

    Dall’MT Framework all’Unreal Engine

    Per "occidentalizzare" quanto più possibile Lost Planet 3, Capcom non si è limitata ad affidarne lo sviluppo ad un team californiano, ma ha anche pensato di rivisitarne il comparto visivo, passando dall'MT Framework all'abusato Unreal Engine 3. Il risultato, tecnicamente migliore, perde tuttavia in personalità, trasformando Lost Planet 3 a tutti gli effetti in un third person shooter tra i tanti.
    Parlando concretamente la modellazione poligonale dei protagonisti appare in linea con le produzioni recenti, se non a tratti addirittura superiore nella realizzazione delle espressioni facciali. Al solito, mentre i protagonisti spiccano, alcune "comparse" lasciano trasparire un drastico e quasi incomprensibile calo qualitativo, sporcando il colpo d'occhio. Spostando lo sguardo dal particolare al generale le impressioni sono mediamente positive: modellazione e texturizzazione si attestano su livelli medio alti, mostrando di tanto in tanto scorci di notevole impatto. Mancano però gli spunti artistici e manca dunque un certo coinvolgimento emotivo. Ben implementati e decisamente d'impatto anche effetti particellari ed illuminazione. Peccato qualche calo di frame rate ed episodi un po' troppo frequenti di tearing sporchino il colpo d'occhio complessivo.
    Decisamente altalenante il comparto sonoro che, pur presentando campionature efficaci ed un doppiaggio di norma soddisfacente, mostra un lavoro non preciso in termini di ottimizzazione e bilanciamento dei canali. L'audio dei dialoghi si abbassa senza motivo durante alcune cut scene, lasciando interdetti e compromettendo spesso la comprensione. Un ottimo doppiaggio riesce fortunatamente a far presto dimenticare il problema.

    Lost Planet 3 Lost Planet 3Versione Analizzata Xbox 360Lost Planet 3, in questa versione finale, conferma buona parte dei dubbi che, sottovoce, avevamo già espresso. A livello narrativo siamo di fronte ad un’avventura piacevolissima: ben raccontata e coinvolgente dall’inizio alla fine. Purtroppo non si può dire altrettanto della componente ludica, piuttosto piatta e priva di quel guizzo che distingue i titoli da ricordare dalle produzioni mediocri. Lost Planet 3, dunque, è proprio questo: un Third Person Shooter nella media, che si lascia giocare senza appassionare veramente. Si trascina stuzzicando qua e là il videoplayer ma senza dargli alla fine quel senso di vera soddisfazione. Qualche spunto lo recupera dal multiplayer competitivo, che convince e diverte. All’alba di una nuova generazione, tuttavia, è davvero troppo poco per rimanere scolpito nella mente di giocatori oramai estremamente smaliziati. Peccato!

    6.5

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