Lost Ruins Recensione: un metroidvania che non convince

Un'idea interessante ma realizzata in maniera approssimativa: vi raccontiamo pregi e difetti di Lost Ruins nella nostra recensione.

Lost Ruins Recensione: un metroidvania che non convince
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  • I metroidvania sono tra i videogiochi che, in quel periodo in cui qualsiasi produzione possedesse meno di tre dimensioni veniva sistematicamente estromessa dal settore, più di tutti hanno rischiato l'estinzione. Con l'espansione sempre più marcata del mercato indie, però, qualcosa è cambiato. I titoli 2D in pixel art hanno vissuto un'epoca di rinascita, sono tornati i roguelite, i platform, i beat ‘em up e, per fortuna, anche i figli illegittimi di Super Metroid e Castlevania Symphony of the Night. Questa seconda ondata di metroidvania si è portata dietro anche un grandissimo interesse verso la sperimentazione e la mescolanza tra generi apparentemente lontanissimi. Ecco che il metroidvania incontra i roguelite in Dead Cells (qui potete recuperare la nostra recensione di Dead Cells), i soulslike in Salt and Sanctuary e addirittura il pinball in Yoku's Island Express (volete saperne di più? La recensione di Yoku's Island Express fa al caso vostro), generando ibridi sempre più strani e sperimentali. Lost Ruins, pubblicato su Steam dai piccolissimi Altari Games, si infila nel solco tracciato dai metroidvania moderni, unendo alla formula classica alcuni elementi mutuati dai survival horror in un mix che, almeno sulla carta, avrebbe potuto funzionare divinamente.

    Molte idee, ma confuse

    Lost Ruins si apre con una precisa dichiarazione d'intenti: all'avvio un messaggio ci tiene a precisare che non si tratta dell'ennesimo clone di Symphony of the Night ma un action/platform dagli elementi survival, per cui è necessario adottare un approccio più tattico al combattimento e all'esplorazione delle varie aree di gioco. Basta questo per catturare l'attenzione.

    È facile farsi ammaliare dalla presentazione grafica mozzafiato in una delle pixel-art più belle viste negli ultimi anni, nonché rimanere incuriositi dall'avviso letto in apertura. Purtroppo le grandi aspettative iniziali si sono sbriciolate una volta preso il controllo della protagonista. Lost Ruins è un gioco confuso. Lo è nella maggior parte delle sue componenti, soprattutto per quanto riguarda quelle che dovevano essere le sue caratteristiche di rottura con la tradizione del genere. Il problema principale, infatti, sta proprio nell'introduzione delle meccaniche survival: era facile aspettarsi di dover stare molto attenti alla gestione dell'inventario e del combattimento, ma in realtà l'unico elemento che obbliga davvero alla cautela è la totale mancanza di bilanciamento del titolo. Se si uniscono l'assurda legnosità dei combattimenti alla quantità spropositata di danni inflitti dai nemici si ottiene un prodotto la cui difficoltà risulta artificiale e, francamente, piuttosto fastidiosa. A questo, come se non bastasse, si aggiunge una sovrabbondanza di consumabili ed oggetti equipaggiabili che rende il tutto ancora più macchinoso. Al novero di difetti non manca neppure una poca responsività dei controlli e persino la totale mancanza di bilanciamento dei pochi parametri del personaggio.

    A volte, per menare un fendente, sono trascorsi anche due secondi tra l'input e l'effettiva conclusione dell'animazione di attacco. Senza contare che anche l'animazione della schivata è talmente lenta da non permettere in alcun modo di riuscire a contrattaccare in tempo.

    Un metroidvania poco metroidvania

    Lasciando per un attimo da parte i difetti evidenti della componente survival di Lost Ruins, quel che rimane è un metroidvania di livello piuttosto basso. L'esplorazione è estremamente lineare, al punto di diventare noiosa troppo in fretta: non c'è nessun tipo di narrazione ambientale (se si esclude qualche codex abbandonato in giro per la mappa), le aree segrete del castello sono nascoste con pigrizia, quasi fossero state inserite controvoglia, e, soprattutto, la gestione delle abilità è decisamente discutibile.

    Al contrario della formula classica, infatti, Lost Ruins non prevede la possibilità di ottenere abilità permanenti o passive con il prosieguo all'interno della mappa. Al contrario, ogni talento è associato ad accessori equipaggiabili in quello che, per buona parte dell'avventura, resta un singolo slot. Volete poter colpire i nemici in aria? Dovrete per forza indossare le scarpe alate che permettono di fluttuare brevemente a mezz'aria una volta iniziato l'attacco. Questo impone però di dover rinunciare temporaneamente ad un'armatura o ad uno qualsiasi dei bonus passivi degli altri equipaggiamenti.

    Il risultato è che per affrontare ogni combattimento al meglio, la scelta migliore è quella di accedere ogni volta al menù per equipaggiare il perk più adatto al nemico di turno, rendendo l'esperienza ancora più macchinosa di quanto non lo sia già di per sé.
    Apprezzabile il tentativo di eliminare il backtracking eccessivo con la disposizione molto furba dei portali per il teletrasporto, unico vero sforzo di migliorare la quality of life dell'esperienza, ma tutto il resto che ha a che fare con l'aspetto strutturale di Lost Ruins fa acqua da tutte le parti.

    L'esempio più lampante sono i doppi checkpoint del gioco: da un lato ci sono delle semplici statue che funzionano come punti di salvataggio generici e registrano in automatico la posizione, dall'altro dei terminali che permettono di salvare manualmente la partita, dandoci modo così di ripartire da un punto specifico della mappa. Il problema di questo doppio sistema di salvataggio è che non ha una vera differenziazione: nessuno dei due checkpoint permette in alcun modo di ricaricare la barra degli HP o degli MP, rendendo di fatto la loro presenza assolutamente insensata.

    Piccole gioie per gli occhi

    L'unico elemento in cui Lost Ruins eccelle davvero è la sua presentazione grafica. Tramite Unity, il gioco fa sfoggio di una pixel-art splendida e curatissima che richiama da vicino i migliori titoli a 16-bit, a cui si aggiunge però una gestione dell'illuminazione e, soprattutto, dei particellari veramente fuori dal comune.

    Ogni schermata è satura di lampi di colore e dettagli stupendi, specialmente per quanto riguarda i combattimenti con i boss, eccellenti dal punto di vista estetico. Davvero molto piacevoli, inoltre, anche i disegni dei personaggi che appaiono a schermo durante i dialoghi.C'è infine un aspetto del gamplay che si collega direttamente alla direzione artistica, e riguarda gli status dai quali si può venire afflitti. Al di là dei classici avvelenamento e sanguinamento, ad essere davvero notevole è l'introduzione della cecità, che si presenta a schermo con un blur estremo dell'immagine che rende molto difficile sia l'esplorazione sia i combattimenti. È un peccato, in sostanza che sia presente un dislivello pazzesco che esiste tra la cura estetica del prodotto e la sua realizzazione pratica.

    Lost Ruins Lost RuinsVersione Analizzata PCSe lo si guarda in controluce è possibile vedere che l’idea alla base di Lost Ruins è piuttosto interessante, ma realizzata in maniera estremamente approssimativa. L’occasione è di quelle sprecate perché se il gameplay di Lost Ruins fosse curato almeno la metà di quanto non lo sia il suo comparto artistico sarebbe potuto entrare di diritto tra i metroidvania più intriganti approdati di recente sul mercato. Ad oggi, invece, Lost Ruins non è altro che un videogioco macchinoso, inutilmente frustrante e sbilanciato. In breve, è un’accozzaglia di ottime idee gettate al vento, ma che almeno risulta un piacere per gli occhi.

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