Recensione LostWinds

Il Wiimote si trasforma in uno spirito del vento...

Recensione LostWinds
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  • Wii
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  • iPad
  • La carica dei WiiWare

    Il 20 maggio anche Nintendo, dopo il fruttuoso esperimento della Virtual Console, inizierà a distribuire giochi a pagamento tramite il canale WiiWare. Con titoli come Dr. Mario Online RX, Star Soldier R, Final Fantasy Crystal Chronicles: My Life as a King, Toki Tori, Wii Ware si profila un’offerta vasta e molto varia, in grado di accontentare ogni palato. Ma tra i prodotti che nel corso del tempo sono stati presentati al pubblico, uno in particolare ha da subito attirato l’attenzione di molti giocatori, per i suoi onirici tratti artistici e per le promesse (vedremo dopo se mantenute) di un gameplay fresco ed accattivante: Lost Winds, un palatform-adventure sviluppato da Frontier, che gli amanti del videogaming indipendente non potranno che immediatamente associare a capolavori semisconosciuti come Knytt Stories o Within a Deep Forest.

    Fiabe

    Toku è un ragazzino che abita in un pacifico villaggio immerso nel verde. La sua vita è fatta di passeggiate su sentieri tra i boschi e pisolini sotto le larghe e fresche fronde di grandi alberi. Un giorno uno strano scherzo del destino gli fa fare un incontro inaspettato: mentre cammina su ponte naturale vede la terra cedere sotto i suoi piedi, e sprofonda in una buia caverna. Privo di sensi, viene risvegliato da una misteriosa voce: è Enril, uno spirito del vento, che ha bisogno del suo aiuto. Il demone elementale Balasar, una volta rinchiuso dai poteri degli spiriti, sta riprendendo forza e forma, e la terra natia di Toku è di nuovo in pericolo...

    If you listen to the wind you can hear me again...

    L’inizio di una fiaba, tale sembra ciò appena raccontato. Ed in effetti Lost Winds è una fiaba a tutti gli effetti. Dal primo momento in cui il giocatore prende in mano Wiimote e Nunchaku ed entra nei panni di Toku, ci si accorge che qualcosa di magico è all’opera, ed i primi salti effettuati con l’ausilio del vento non possono non strappare un sorriso di gioia e partecipazione. Non è un caso che l’unico movimento concesso a Toku (impartibile tramite la levetta analogica del Nunchaku) sia il camminare (con la piccola aggiunta di arrampicarsi su bassi gradini); per volare, gestire le correnti eoliche, librarsi nell’aria come un uccello, ci si affida al Wiimote, tramite il puntatore e fluidi movimenti.
    C’è una rottura degli schemi tipici del platform classico, e non si può rimanerne estranei: è stridente la contrapposizione tra la voluta rigidità dei controlli tradizionali e la poliedricità data dall’utilizzo del vento, tale che si arriva ad affidarsi totalmente al magico telecomando, per ogni azione. E si rimane incantati dalla libertà di superare volando profondi baratri, di spalmare sul muro i nemici (prima semplici blob, poi creature diverse e che necessitano un altrettanto diverso approccio), di usare il vento per comandare il fuoco al fine di bruciare barriere di legno, di spruzzare acqua su semi assetati, di creare turbini con i quali avvolgere i nemici.
    E ancora dalla possibilità sospendere pesanti pietre nel vuoto e scagliarle contro portoni ritenuti un attimo prima ostacoli insormontabili, di incanalare correnti in particolari artefatti cavi, al fine di farli risuonare della potenza del vento per poter cosi rompere con le loro vibrazioni sonore pesanti ed imponenti cristalli. Basterà poi accarezzare vari oggetti (funghi, alberi, mulini), per farne uscire piccole gocce blu, da catturare con il puntatore del Wiimote: queste riempiranno la barra dello spirito del vento, e serviranno a mo’ di vite una volta esaurita l’energia di Toku, rappresentata dal classico cuoricino (e ripristinabile tramite ortaggi da raccogliere, anche qui, con l’aiuto del vento). Tutti questi elementi non sono buttati a caso in un calderone ribollente, ma organizzati in una ricetta sopraffina in cui ogni ingrediente ha un suo perché, il suo gusto, ed è pesato al milligrammo.
    A far da sostegno infatti c’è un level design eccellente, nella sua accezione più sopraffina di armonia, continuità e coerenza: un mondo di gioco che ha nella piattaforma il suo elemento fondante, e non si basa sull'idea incredibilmente abusata e tremendamente fuorviante d’impatto delle architetture. Perché il divertimento non sta nell’intrico o nella maestosità delle strutture (elemento che potrebbe essere di contorno), ma nel vedere in ogni piattaforma un trampolino da cui librarsi nell’aria, per poi atterrare su un’altra ancora più alta, ed infine su quel pendio che ad un primo passaggio sembrava tanto lontano, ma che con un nuovo potere ora possiamo raggiungere. La struttura di gioco non è fatta di livelli separati. Pur parlando di platform, infatti, ci troveremo a volteggiare in un mondo coerente, in un ambiente unico, certo con diverse zone, ma che ha nel suo essere inscindibile e progressivo le sue peculiarità. Siamo più vicini ad un Metroid (con le dovute distinzioni di spazio, ma non di qualità) che ad un Super Mario Bros., essendo presente quel backtracking (anche qui nella sua accezione migliore) ed un sistema di acquisizione progressiva di abilità tipico della serie citata. Lost Winds sotto questo punto di vista rappresenta una lezione che in molti oggi dovrebbero imparare: è ancora il divertimento il punto fondante del videogioco e soprattutto il frutto da concedere al videogiocare, e quella cura che viene riposta troppo spesso in aspetti secondari (su tutti l’ostentazione del poligono) dovrebbe essere trasferita sul nucleo del gioco. E con questo non intendiamo assolutamente dire che Lost Winds non sia curato anche da quel punto di vista, perché anche a vedersi (e da ascoltare) è qualcosa di eccezionale.

    ...high up in the trees as it moves through the leaves

    Come immaginavate i mondi che erano descritti nelle fiabe che vi venivano lette o raccontate? Colorati sicuramente. Popolati da strani ometti, probabilmente.
    Lost Winds è la trasposizione videoludica della vostra immaginazione. Il mondo è fatto di verdi prati, fresche cascate, grotte in cui splendono preziose gemme, placide colline sormontate da lenti mulini. Ma qui si è assai lontani dai canoni classici e stereotipati: basta vedere i copricapi degli abitanti del villaggio, cosi buffi, gli alberi, dipinti in maniera assai lontana dai toni classici, i nemici, cosi semplici ma non per questo anonimi. Ed il tutto è reso con una cura unica: anche solo passando il puntatore su qualunque oggetto lo vedrete reagire di conseguenza, sia questo un albero le cui foglie vengono mosse da una piacevole brezza, sia un fiacco braciere che necessita di aria per essere ravvivato. Bello, bellissimo da vedere quindi: ma il comparto sonoro non è da meno.
    Le musiche che accompagnano le nostre peripezie sono una piacevole sinfonia di flauti etnici, ed il mondo risuona di vita: il cinguettio degli uccelli, le risate dei bambini, lo scorrere placido dell’acqua, tutti effetti di una qualità indiscutibile.


    Sulla validità e sulle possibilità offerte dal sistema di controllo si è già detto ampiamente, ma di certo non farà male tranquillizzare coloro che nutrono qualche dubbio sulla sua praticità: è tutto perfetto, pennellare (perché proprio di disegnare si tratta) le correnti è estremamente facile e preciso, ed una fisica credibile non fa che aumentarne la gradevolezza.
    Lost Winds ha un unico difetto, che sarà più o meno trascurabile a seconda del tipo di giocatore: la longevità. Per completare il gioco saranno necessarie tre ore e poco più, magari quattro volendo prendere tutti gli idoli nascosti nei vari luoghi.
    Paradossalmente la sua brevità potrebbe portare molti a giocarlo più volte, dal momento che lo si può finire in poche sessioni, proprio come accadeva con i bei vecchi videogame di una volta.
    Il problema è che, ad un secondo approccio, niente cambia e non ci è offerta nessuna possibilità aggiuntiva: niente online, niente Wi-Fi Connection. Fargliene una colpa sarebbe però un delitto (soprattutto per la tendenza di molti a screditare un gioco ingigantendo quello che magari rappresenta il suo unico punto debole), se non altro perché si sta parlando di un titolo da dieci euro (e sappiamo quanti altri titoli propongano longevità simile a prezzo cinque volte maggiore) ma soprattutto per il fatto che una simile esperienza non è rintracciabile altrove, se non nei capolavori indiscussi del genere, e nelle gemme impolverate che il passato ci ha regalato.

    LostWinds LostWindsVersione Analizzata Nintendo WiiLost Winds è un perla. Da giocare, da vedere, da ascoltare. Anche più volte, perché si presta a sessioni di gioco di lungo respiro, sufficienti a completarlo. Le tre/quattro ore di gioco saranno forse poche per alcuni, ma bisogna sottolineare ancora una volta come la longevità di un titolo del genere non può fungere da discriminante sull'acquisto. Anche perché le "poche" ore che Lost Winds vi regalerà saranno tra le migliori spese con un videogioco, e questa è una garanzia.

    9

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