Loud Recensione: quando Life is Strange incontra la musica

Dal sottobosco indie spunta LOUD, un rhythm game per Nintendo Switch che attinge a piene mani alla musica pop punk dei primi anni 2000.

Loud Recensione: quando Life is Strange incontra la musica
INFORMAZIONI GIOCO
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • A livello puramente commerciale, il rhythm game è un genere piuttosto ondivago. Annate di belle proposte tendono infatti ad alternarsi a lunghi periodi di calma piatta com'è d'altronde quello che stiamo vivendo, durante il quale, a parte rare eccezione (un esempio? Ecco la recensione di Fuser), il mondo delle sette note videoludiche ha perlopiù lasciato le luci della ribalta a esperienze interattive di altro tipo.

    È questa sostanziale assenza dal mercato che, nel corso della nostra prova, ci ha portato a guardare a LOUD con un pizzico di curiosità in più del dovuto. Il titolo è l'ultima fatica del team polacco Hyperstrange e, stando alle parole degli sviluppatori, si pone l'obiettivo di piegare un classico gameplay à la Guitar Hero (e derivati) alle esigenze di un racconto "coming of age" altrettanto consueto, ispirandosi a Life is Strange per mood ed estetica. Delle buone premesse per un prodotto destinato al solo palcoscenico di Nintendo Switch, ma che prima della fine del 2022 dovrebbe fare il suo debutto anche su tutte le altre piattaforme, PC compreso.

    Fai rumore

    È evidente fin dalle prime incursioni all'interno di LOUD, indie nel corpo e nell'anima, che l'opera di Hyperstrange non ambisca a chissà quali sofisticazioni: basti pensare a tutto ciò che riguarda la sua narrazione, poco più che un pretesto per dare contorno alle dinamiche di gioco. Attraverso una serie di tavole disegnate a mano, il giocatore viene introdotto alla vita di Astrid, giovane ragazza appassionata di musica che, fantasticando fra le mura della propria cameretta, sogna un futuro da chitarrista di successo.

    Le prime occasioni per farsi notare busseranno presto alla sua porta, portandola nel contempo ad affrontare le gioie e le difficoltà legate alla propria crescita artistica e, soprattutto, umana. Niente di nuovo sotto il sole, insomma, per una storia che, pur senza distinguersi, ha perlomeno il pregio di essere portata avanti da una piacevole voce fuori campo - quella della stessa Astrid, che medita sul suo "viaggio" fra gli entusiasmi e i dubbi tipici dell'adolescenza. A tal proposito è bene specificare che LOUD non benefici di una traduzione in italiano, il che è in fondo un falso problema perché, come già anticipato, a contare davvero è solo e soltanto la sfida musicale imbastita dagli autori.

    Come funziona il gioco

    Dunque, lo Story Mode di LOUD si compone di quattordici capitoli, stage che possono essere approcciati secondo tre diversi livelli di complessità - il più elevato dei quali da sbloccare, dimostrando la propria stoffa a difficoltà più basse - ma che sono sempre accomunati dalla medesima struttura.

    L'HUD ospita le rappresentazioni grafiche di sei manici di chitarra, tre sul lato destro dello schermo e tre sul sinistro, lungo le cui corde si palesano e scorrono tante stelline volte a riprodurre, in forma semplificata, tutte le note dei brani su cui Astrid, al centro dell'inquadratura, è intenta a esercitarsi. La gestione di ciascuno dei sei "pentagrammi" è affidata ad altrettanti pulsanti del pad, da premere precisamente al passaggio delle stelle sulla sagoma posta in fondo al rispettivo manico, seguendo di fatto il ritmo della musica che sta risuonando in sottofondo. Più si è in grado d'immettere gli input col giusto tempismo, più il software sarà clemente nell'assegnazione del voto alla performance; al contrario, troppi errori decreteranno subito il game over, con la conseguenza di dover ripetere l'esibizione daccapo. Il sistema di gioco prevede anche l'opportunità d'incrementare lo score sbizzarrendosi coi virtuosismi, eseguibili in determinate fasi della partita ora oscillando gli stick analogici, ora pigiando nervosamente i tasti per qualche istante.

    Sostanzialmente questo è quanto: una formula arcade per giocatore singolo dai tratti essenziali, spalmata su un numero di livelli limitato - cui si aggiunge la pigra possibilità, sul fronte cosmetico, di cambiare skin ad Astrid e al suo strumento. LOUD non è una produzione ricca e lascia peraltro qualche dubbio proprio in materia di control scheme, che, almeno su Switch, pecca di una certa scomodità dovuta all'asimmetria dei tasti dei due Joy-Con, non certo ideale per affrontare le sessioni ritmiche più sostenute; anche perché la competizione, nonostante la semplicità dei comandi, si dimostra piuttosto aggressiva pur senza settare la difficoltà oltre il livello intermedio.

    Non ci sentiamo comunque di escludere che qualcuno, finita la prima run, possa aver voglia di continuare a esercitarsi per migliorare i punteggi ottenuti in precedenza, se non altro grazie a una soundtrack di buona qualità. Le quattordici tracce originali, totalmente strumentali, cavalcano le sonorità del filone pop punk dei primi anni 2000, à la Blink-182 o Sum 41, e risultano essere allineate alla perfezione con la messinscena "teen" e le tematiche trattate. Un aspetto di non poco conto per un'esperienza che fa dell'elemento musicale il proprio baricentro.

    Loud LoudVersione Analizzata Nintendo SwitchÈ un’offerta scarna e poco elaborata, quella di LOUD, un titolo dal respiro indipendente che non ha grosse carte da giocarsi se non una colonna sonora pop punk orecchiabile, purtroppo asservita a una ricetta ludica che lascia a desiderare. Facendo leva su un prezzo di vendita tutto sommato contenuto, il rhythm game single player di Hyperstrange può comunque essere preso in considerazione dagli irriducibili fan del genere a mo’ di breve passatempo per il periodo estivo, in attesa che l’industria sforni qualche prodotto un po’ più centrato.

    6

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