Manhunt su Xbox: la nostra recensione

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Manhunt su Xbox: la nostra recensione
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  • PS2
  • Xbox
  • Pc
  • I tempi cambiano, i giocatori...no

    Se avessero
    ibernato un videogiocatore dell'era a 16 bit, e l'avessero scongelato di
    fronte a Manhunt, sono sicuro che rabbrividirebbe; abituato a funghetti
    accrescitivi, e porcospini veloci come la luce, non si sentirebbe
    particolarmente a suo agio davanti al sangue e alla violenza, come consuetudine
    per la Rockstar, assolutamente gratuita di Manhunt, ultima folle idea partorita
    da quei geniacci, già creatori del best seller GTA. Tale evoluzione(?) è dovuta
    alla bistrattata Sony, che ha avuto il merito di alzare l'età media dei
    possessori di console. Facendo una breve carrellata delle varie release list,
    infatti, è lampante come ¾ dei giochi siano rivolti ad un pubblico adulto. In
    realtà, però, ci accorgiamo che ad amare i capolavori “pacioccosi”, ma non per
    questo meno profondi, della Nintendo siano soprattutto gli appartenenti alla
    “vecchia guardia”, mentre i bambini si dilettano a spappolare cervelli semi vivi
    in Resident Evil, e a massacrare di botte incolpevoli passanti, rei di avervi
    attraversato la strada con occhi minacciosi; ma d'altra parte, l'obiettivo è
    sempre uno: il divertimento... che sia condito di sangue, o di funghi parlanti,
    poco importa.

    Il
    gioco

    La Starkweather quality è lieta di presentarvi l'ultima
    evoluzione dei reality show: Manhunt. L'obiettivo è quello di uccidere tutti i
    contendenti, ed essere l'unico superstite sul set. Il protagonista da voi
    controllato sarà John Earl Cash, condannato a morte che nel giorno della sua
    esecuzione viene salvato dal “magnanimo” Mr. Starkweather ad una condizione
    però: che partecipi alla sua psicopatica trasmissione. Da questo punto di vista,
    il team di sviluppo ha fatto un ottimo lavoro; infatti le inquadrature sono
    particolarmente suggestive e “cinematografiche”, mentre la voce fuori campo del
    regista aiuterà non poco nel coinvolgimento. Nonostante le immagini possano
    trarre in inganno, Manhunt è uno stealth game; infatti, per avere la meglio sui
    cattivissimi teppisti che popolano le “vie” dello studio televisivo dovrete fare
    uso delle vostre più spiccate abilità di infiltrato, al fine di eludere la
    corposa guardia preposta. Nonostante tutto, però, il design dei livelli (che
    saranno 20 per circa 15 ore di gioco), è incredibilmente sottotono. Oltre ad
    essere particolarmente simili e lugubri, appaiono progettati più per un
    picchiaduro a scorrimento che per uno stealth; infatti, la maggior parte dei
    nascondigli appare “forzato”, negando quel senso di coerenza che invece si
    respira in giochi come Metal Gear Solid o Splinter Cell. Anche l'Intelligenza
    Artificiale dei nemici presenta dei problemi; in linea di massima svolge
    egregiamente il suo lavoro, allertandosi ad ogni rumore e cercandoci per
    parecchi metri in caso di suoni sospetti, ma alcune circostanze mi hanno
    lasciato interdetto. Per esempio, nel caso troviate riparo in uno dei numerosi
    “luoghi bui” presenti sulla mappa, sarete al sicuro, anche quando il nemico
    verrà a 2 metri da voi, guardando in quella direzione; o ancora, quando lo
    stiamo seguendo per colpirlo alle spalle, è molto probabile che non si accorga
    di nulla. In ogni caso, uno dei pezzi forti del titolo sarà proprio l'elevato
    numero di uccisioni effettuabili, attraverso molti tipi di armi, tutte
    ovviamente cruentissime. Si passa da sacchetti di plastica utili a soffocare il
    nemico, fino ad arrivare a schegge di vetro, martelli, randelli, mazze da
    baseball, piedi di porco, falci, cavi elettrici, motoseghe, e un buon numero di
    armi da fuoco, tra cui mitragliatori, fucili a pompa e pistole a chiodi. Lo
    spirito del gioco è questo: studiare attentamente la situazione, e colpire al
    momento giusto, nel posto giusto. Assicuro che vivrete momenti di vera tensione;
    infatti, un'altra caratteristica notevole del titolo è la capacità di suscitare
    ansia nel giocatore. Questo, grazie anche all'ottimo comparto sonoro,
    meritevole di ogni lode. Le musiche che vi accompagneranno nel corso della
    “trasmissione” saranno d'atmosfera, e seguiranno nel migliore dei modi il ritmo
    di giochi; ma allucinanti saranno soprattutto gli effetti sonori: i passi sordi
    del protagonista, le urla degli sguaiati delinquenti, fatto del loro linguaggio
    scurrile (purtroppo non tradotto, visto che i sottotitoli in italiano riguardano
    esclusivamente i dialoghi “principali”), e i cinici commenti del regista (che vi
    inciterà e si complimenterà ad ogni uccisione), sono assolutamente da Oscar. Da
    menzionare l'interessante supporto del Voice Comunicator (cuffie + microfono),
    che oltre a riportarvi le parole del regista, vi darà la possibilità di emettere
    dei rumori, al fine di attirare il nemico nella vostra trappola. Occhio però a
    non urlare troppo... in tal caso verrete facilmente scoperti e vi obbligherà a
    ripercorrere larghi tratti di stage. Questo perché i check point sono piuttosto
    esigui, mentre il livello di sfida è piuttosto alto, rendendo Manhunt un titolo
    adatto soprattutto ai giocatori più incalliti.

    Grafica

    Graficamente parlando, il
    titolo si porta dietro il fardello di essere la conversione di un gioco nato su
    Ps2, che già sulla console Sony appariva tutt'altro che un mostro
    tecnologicamente avanzato. Certo, alcuni miglioramenti sono, fortunatamente,
    presenti: le texture sono ora molto più definite, mentre i giochi di luce sono
    stati notevolmente raffinati. Ciò nonostante, il risultato finale è sottotono,
    non solo per l'opinabile scelta di una grafica sgranata, ripresa da Silent
    Hill, ma soprattutto per alcune animazioni assolutamente irrealistiche e goffe.
    Di conseguenza, confrontandolo con le ultime produzioni, come ad esempio Ninja
    Gaiden, appare lampante come non sia stato sfruttato a dovere il potente chip
    grafico dell'Xbox.

    Conclusioni

    Come per il “cuginetto” GTA, anche per questo Manhunt le
    discussioni dei Media non sono mancate, e non cesseranno neanche nell'immediato
    futuro. Nonostante l'eccessiva violenza, però, si cela un gioco gradevole e
    tutto sommato originale. L'ambientazione lugubre e fatiscente, il gran numero
    di armi e, di conseguenza, di “approcci” col nemico, e un'aria televisiva che
    si respira fin dalle prime battute, sono i principali pregi di un titolo che,
    sicuramente, otterrà un buon successo di vendite. Certo, non è tutto oro quello
    che luccica: un'eccessiva ripetitività di ambientazioni e di cose da fare (in
    verità solo una: uccidere per non essere ucciso), e un elevato livello di
    difficoltà, che sfocia spesso nella frustrazione, sono i difetti principali.
    Nonostante tutto, Manhunt rimane comunque un titolo affascinante e caldamente
    consigliato... a patto che non siate deboli di
    cuore!

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