Recensione Marc Ecko's Getting Up

Pronti a dare sfogo alla vostra creatività repressa?

Recensione Marc Ecko's Getting Up
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Pc
  • Voglia di graffiti

    Aggiungere ad un gioco la collaborazione - sia sotto forma di consulenza tecnica, sia prettamente stilistica - di una persona famosa può salvare situazioni altresì disastrose.
    Ci sono occasioni in cui l’aggiunta di un personaggio carismatico serve solo come testimonial in senso figurativo (vedi i vari sportivi ingaggiati a scopo pubblicitario in ogni edizione annuale delle varie saghe).
    In altri casi questa scelta può portare a risultati davvero ottimi, come il felice caso di Tony Hawk che, in sinergia con i Neversoft, ha dato il suo contributo alla creazione dell’omonimo gioco.
    Questa volta ci troviamo di fronte al secondo caso: Marc Ecko è un vero e proprio guru della realtà underground. Per venti anni ha rappresentato le sue visioni assolutamente fuori di testa in ogni angolo della città d’origine, mantenendo la riservatezza tipica dei writers (dall’inglese "to write": scrivere, ed in senso più ampio eseguire graffiti); ultimamente ha anche creato una sua linea di abbigliamento e questo gioco riflette ancor di più la volontà di cercare nuovi orizzonti dove poter esprimere la sua creatività.

    Educazione Underground

    Il gioco ci mette nei panni di un writer (o graffitista, come tradotto nel gioco) di nome Trane che vuole vendicarsi dei torti subiti da parte di una banda, i Vandals of New Radius, e nel contempo lasciare un segno tramite la sua tag (in gergo: firma) in ogni angolo della città.
    Quella che inizia come una semplice faida tra piccoli gruppi di writers per la supremazia territoriale, si rivelerà pian piano come qualcosa di più importante e che tocca temi molto interessanti da inserire in un ambito ludico, quali la libertà d’espressione.
    La città che farà da sfondo alle nostre gesta si chiama New Radius ed è una sorta di rivisitazione di New York del futuro in cui le guardie, chiamate CCK, hanno il compito di sedare e punire ogni tipo di manifestazione di libertà da parte dei giovani.
    In aggiunta a questi sbirri dalla divisa sgargiante, anche gli altri writers che andremo a incrociare non avranno un atteggiamento pacifico e anzi non tarderanno a correre verso di noi per renderci innocui.
    Questo ci porta subito ad affrontare come venga gestito il combattimento: sebbene sia presente la possibilità di sgattaiolare alle spalle degli avversari presenti nella zona, spesso verremo circondati e obbligati a menare le mani.
    Non aspettatevi la tecnica di un gioco come Soul Calibur o le lunghissime combo di Tekken: le combinazioni effettuabili non superano la decina, e non tutte sono disponibili fin da subito; comunque un numero sufficiente per rendere varia l'azione. Fortunatamente l’utilizzo degli oggetti dell’ambiente che ci circonda dona a questa fase una serie di manovre efficaci, come lanciare il proprio avversario su una panchina per poi continuare a picchiarlo usando come arma l’asta stessa della panchina rotta.
    Dopo aver avuto ragione delle minacce presenti, con la forza bruta o con la furtività, e scoperto i luoghi da dipingere con l’ aiuto del nostro “intuito” (vedremo dei raggi luminosi librarsi nell’aria fino a raggiungere alcune zone in cui apparirà una grossa "X" gialla, indice dell'obbiettivo principale), potremmo scatenare la nostra maestria.
    Nel caso ci venga richiesto di coprire altri graffiti, dovremmo fare attenzione a non stare troppo a lungo con la bomboletta spray sopra lo stesso punto per evitare la formazione di gocce (ciò comporterebbe l’ assegnazione di punti penalità che inciderebbero sulla nostra reputazione) e finire l’ opera entro un tempo prestabilito. Oltre naturalmente agli obiettivi primari, potremmo trovare in ogni livello o area, altri obiettivi secondari che verranno contrassegnati con una "X" blu.

    In queste sfide dovremmo, per la maggior parte delle volte, cercare di apporre quante più firme (in slang: tag) possibile in una stessa area, di nuovo entro un certo tempo prestabilito. Cercare di portare a termine le sfide è di cruciale importanza per sbloccare quanto prima alcuni interessanti bonus, come la possibilità di dipingere più velocemente (andando incontro ad un rischio maggiore per quanto riguarda la formazione di gocce) e di fare più danni nelle parti action.
    Per raggiungere i luoghi che il nostro intuito ci suggerisce sarà necessario tirar fuori tutta la capacità acrobatica di cui disponiamo. Se un certo Principe vi ha stupito con la sua leggiadria e grazia nel volteggiare tra i muri non avete ancora visto niente! Il nostro caro Trane oltre ad arrampicarsi su tubi, penzolare da cornicioni e saltare sopra recinzioni senza batter ciglio, dimostra anche una bravura non indifferente nel farlo. Rendiamo le cose più chiare: se ci troviamo a salire su un di un tubo e dalla parte opposta vediamo un balcone verso cui saltare, le possibilità di riuscita saranno assicurate.
    In questo caso non ci sentiamo di condannare troppo questa scelta di gameplay; evitare di provocare frustrazioni nel giocatore in questi momenti facilitando i salti e le acrobazie, è il segnale di come gli sviluppatori abbiano puntato l’attenzione verso altri aspetti.
    Tutti questi elementi si mescolano bene tra loro mostrando un senso di varietà che riesce a tener sempre viva l’attenzione del giocatore durante tutto il gioco. Parlando per freddi numeri la longevità si attesta su livelli medi: finire il gioco attivando anche buona parte delle missioni secondarie richiede circa venti ore. Purtroppo il fattore rigiocabilità risente della facilità con cui si riescono a completare gran parte degli obiettivi secondari già nella prima partita.

    IPod a tutta birra!

    Dove il gioco tocca la sua punta massima è nel reparto sonoro: già dalla presenza del famoso IPod nella schermata delle opzioni dove selezionare le canzoni, si riesce a intravedere l’attenzione posta in questo aspetto (come extra durante il gioco troveremo infatti nuovi brani).
    Ad arricchire la lunga lista sono presenti nientemeno che nomi come Notorius B.I.G., System of a Down e Pharoahe Monch. Una nota di assoluto merito va però alla perfetta implementazione delle canzoni durante il gioco stesso: non si tratta di semplice accompagnamento sonoro ma di una e vera propria esaltazione delle situazioni.
    Inoltre alcuni brani sono strettamente legati a precisi momenti di gioco e non verranno assolutamente riproposti in altre situazioni, come se il tutto fosse un gigantesco film.
    In quest’ottica da produzione hollywoodiana si inserisce il perfetto doppiaggio in italiano che mantiene la rudezza del linguaggio (a volte qualche parola forte è presente nei dialoghi) per caratterizzare al meglio la realtà rappresentata.
    In un prodotto in cui l’attenzione è focalizzata su un’arte visiva, come per l’appunto il dipingere con bombolette spray, il comparto grafico non sfigura affatto, seppure non faccia gridare al miracolo. Gli ambienti sono abbastanza ampi e denotano un buon livello di dettaglio soprattutto per quanto riguarda le rappresentazioni dei graffiti sui muri, mentre il gioco risente un po’ nel settore delle animazioni; particolare questo che è evidente nei combattimenti.
    Alcune chicche ci hanno particolarmente colpito, come i cambiamenti del nostro personaggio dal punto di vista del vestiario: è anche grazie a piccoli dettagli come questo che un gioco riesce ad ergersi sopra agli altri e a farsi riconoscere.
    In definitiva, il risultato finale ci ha soddisfatto appieno anche se poteva essere spesa una maggiore attenzione sul comparto grafico, in particolare sulla fluidità di alcune animazioni.

    Marc Ecko's getting Up Marc Ecko's getting UpVersione Analizzata PlayStation 2Giudicare un gioco dalle referenze visive e dal nome che compare nel titolo può spesso indurre in facili equivoci. In questo caso il nome altisonante di Marc Ecko può indurre il giocatore a pensare di trovarsi di fronte ad un prodotto curato sotto il profilo visivo e stilistico, ma deludente sotto l’aspetto ludico più stretto. Siamo ben felici di non confermare questa ipotesi in virtù di un gameplay interessante e stimolante in ogni frangente, che mantiene viva l’ attenzione grazie ad una storia ben raccontata (seppur l’espediente del flashback non è propriamente una novità). Un esempio della perfetta sinergia tra Marc Ecko e il gruppo degli sviluppatori è presente in piccoli particolari come la presenza del “black book”, ben noto a tutti i writers (il black book è una sorta di quaderno degli appunti dove i writers prendono nota dei graffiti più interessanti che incontrano). Peccato per la mancata possibilità di aggiungere ai graffiti o alle tag delle proprie creazioni o di modificare, anche solo in parte, ciò che è presente nel gioco. Se siete affini o interessati anche solo in parte al mondo dei graffiti, questo gioco ha molto da offrire e probabilmente lo amerete alla follia; negli altri casi, oltre a poter essere una buona scusa per iniziare ad apprezzare l’argomento, il riuscito gameplay e una curva di difficoltà ben bilanciata giustificano l’acquisto in larga parte.

    8.0

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