Dopo un periodo di totale assenza di stimoli da parte dell'industria videoludica, in cui sembra che le case produttrici si siano completamente dimenticate dei possessori di console, ecco arrivare un gioco che potrebbe sollevarsi dal polverume della mediocrità, in cui tutte le recenti produzioni sembrano essere confinate. Il condizionale perché il titolo in questione è riuscito, come molte altre produzioni (vedi Devil May Cry 2 ) a migliorare il comparto tecnico rispetto alla sua precedente incarnazione, ma la “sostanza” (ovvero quello che realmente eleva un titolo dalla miriade di cloni che lo circondano) non è purtroppo né migliorata né rimasta la stessa. Procedendo con ordine: Maximo vs. the Army of Zin riprende la trama del suo predecessore, in cui il protagonista (Maximo appunto) doveva salvare un regno dal perfido stregone Achille. Dopo questa estenuante missione (anche per il giocatore, catapultato in un'avventure davvero difficile), il nostro eroe ha deciso di dedicarsi alla ricerca della sua amata Sophia: insieme alla sua fida spada e a Morte, oscura mietitrice, (divenuta compagna di viaggio al termine della scorsa avventura) decide di intraprendere un lungo cammino per soddisfare le sue bramosie amorose. Dopo qualche missione, la cui funzione è più che altro quella di tutorial, la trama inizierà ad articolarsi e porterà Maximo nei posti più disparati, dove incontrerà alcuni dei nemici più divertenti che sia mai capitato di incontrare (vedi branchi di coniglietti demoniaci). Al di là degli eventi che sostengono l'avventura, vediamo nel dettaglio quelle che sono le meccaniche di gioco: prenderete principalmente il controllo di Maximo e solo in qualche occasione potrete chiamare in causa la morte, la cui funzione risulterà, peraltro, essere estremamente marginale all'interno dell'avventura. Grande importanza rivestono all'interno del gioco gli “accessori”, ovvero dei boxer (sì,dei mutandoni...) che indosserete sotto la vostra armatura. Ne esistono di vari tipi ed ognuno di questi conferirà al vostro eroe varie capacità speciali che si riveleranno estremamente utili. Durante il vostro cammino incontrerete mercanti che vi forniranno (quasi) gratuitamente dei power up per le vostre armi, nonché pozioni o pezzi di armatura grazie ai quali sarete in grado di costruire delle combo sempre più micidiali e disfarvi di più avversari contemporaneamente. Il comparto grafico risulta veramente ben curato: nessuna traccia di rallentamento, neppure quando lo schermo pullula di nemici. Alcuni scenari (ad esempio le rovine della città sommersa) sono poi veramente ben strutturati (nulla di eccezionale, beninteso, ma sicuramente un livello di dettaglio tecnico di gran lunga superiore rispetto allo standard delle produzioni di questi ultimi mesi). Il sonoro non è niente di particolarmente interessante o ispirato: nel bene e nel male le musiche sono comunque discretamente orecchiabili e gli effetti campionati rientrano nella media. La giocabilità è stata invece curata in maniera particolare: i controlli sono molto semplici e funzionali; anche le acrobazie più difficili potranno difatti essere effettuate tramite la pressione di tre, massimo quattro pulsanti sul joypad. La longevità è purtroppo relativamente scarsa: impiegherete non più di sei ore per portare a termine l'avventura e, diciamolo francamente, la voglia di rigiocare il titolo non vi assalirà prima di un lungo periodo di tempo. In definitiva, the Army of Zin, sia in termini di approccio ludico, sia per quanto riguarda la fascia di età a cui è rivolto , si discosta molto rispetto al suo predecessore. Difatti ,se il primo titolo risultava essere estremamente difficile e talvolta anche frustrante (proponendo comunque un livello di sfida notevole, contrariamente alle attuali presenze ludiche), la seconda apparizione di Maximo scorre via meravigliosamente: la difficoltà è tale che non dovreste impiegare più di uno -massimo due- tentativi per portare a termine un livello. Che sia un bene o un male (De Gustibus...), sta di fatto che portare a termine il primo Maximo è stata un'esperienza veramente appagante, finire il secondo è stata una pura formalità. Ed è dunque qui il punto focale precedentemente accennato: questo gioco ha quasi tutto: una bella grafica ,un discreto sonoro e una storia interessante, anche se lineare. L'unica cosa che gli manca è, in un certo senso, la personalità. In molti ricorderanno ancora le serate passate col vecchio titolo a superare qualche dannato livello all'interno del vulcano; di Army of Zin (dopo due giorni dalla sua conclusione) sovviene a malapena la trama...
Recensione Maximo vs. The Army of Zin
Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco Maximo vs. The Army of Zin - 1137
L'armata degli
Dopo un periodo di totaleZin
assenza di stimoli da parte dell'industria videoludica, in cui sembra che le
case produttrici si siano completamente dimenticate dei possessori di console,
ecco arrivare un gioco che potrebbe sollevarsi dal polverume della mediocrità,
in cui tutte le recenti produzioni sembrano essere confinate. Il condizionale
perché il titolo in questione è riuscito, come molte altre produzioni (vedi
Devil May Cry 2 ) a migliorare il comparto tecnico rispetto alla sua precedente
incarnazione, ma la “sostanza” (ovvero quello che realmente eleva un titolo
dalla miriade di cloni che lo circondano) non è purtroppo né migliorata né
rimasta la stessa. Procedendo con ordine: Maximo vs. the Army of Zin riprende la
trama del suo predecessore, in cui il protagonista (Maximo appunto) doveva
salvare un regno dal perfido stregone Achille. Dopo questa estenuante missione
(anche per il giocatore, catapultato in un'avventure davvero difficile), il
nostro eroe ha deciso di dedicarsi alla ricerca della sua amata Sophia: insieme
alla sua fida spada e a Morte, oscura mietitrice, (divenuta compagna di viaggio
al termine della scorsa avventura) decide di intraprendere un lungo cammino per
soddisfare le sue bramosie amorose. Dopo qualche missione, la cui funzione è più
che altro quella di tutorial, la trama inizierà ad articolarsi e porterà Maximo
nei posti più disparati, dove incontrerà alcuni dei nemici più divertenti che
sia mai capitato di incontrare (vedi branchi di coniglietti demoniaci). Al di là
degli eventi che sostengono l'avventura, vediamo nel dettaglio quelle che sono
le meccaniche di gioco: prenderete principalmente il controllo di Maximo e solo
in qualche occasione potrete chiamare in causa la morte, la cui funzione
risulterà, peraltro, essere estremamente marginale all'interno dell'avventura.
Grande importanza rivestono all'interno del gioco gli “accessori”, ovvero dei
boxer (sì,dei mutandoni...) che indosserete sotto la vostra armatura. Ne esistono
di vari tipi ed ognuno di questi conferirà al vostro eroe varie capacità
speciali che si riveleranno estremamente utili. Durante il vostro cammino
incontrerete mercanti che vi forniranno (quasi) gratuitamente dei power up per
le vostre armi, nonché pozioni o pezzi di armatura grazie ai quali sarete in
grado di costruire delle combo sempre più micidiali e disfarvi di più avversari
contemporaneamente. Il comparto grafico risulta veramente ben curato: nessuna
traccia di rallentamento, neppure quando lo schermo pullula di nemici. Alcuni
scenari (ad esempio le rovine della città sommersa) sono poi veramente ben
strutturati (nulla di eccezionale, beninteso, ma sicuramente un livello di
dettaglio tecnico di gran lunga superiore rispetto allo standard delle
produzioni di questi ultimi mesi). Il sonoro non è niente di particolarmente
interessante o ispirato: nel bene e nel male le musiche sono comunque
discretamente orecchiabili e gli effetti campionati rientrano nella media. La
giocabilità è stata invece curata in maniera particolare: i controlli sono molto
semplici e funzionali; anche le acrobazie più difficili potranno difatti essere
effettuate tramite la pressione di tre, massimo quattro pulsanti sul joypad. La
longevità è purtroppo relativamente scarsa: impiegherete non più di sei ore per
portare a termine l'avventura e, diciamolo francamente, la voglia di rigiocare
il titolo non vi assalirà prima di un lungo periodo di tempo. In definitiva, the
Army of Zin, sia in termini di approccio ludico, sia per quanto riguarda la
fascia di età a cui è rivolto , si discosta molto rispetto al suo predecessore.
Difatti ,se il primo titolo risultava essere estremamente difficile e talvolta
anche frustrante (proponendo comunque un livello di sfida notevole,
contrariamente alle attuali presenze ludiche), la seconda apparizione di Maximo
scorre via meravigliosamente: la difficoltà è tale che non dovreste impiegare
più di uno -massimo due- tentativi per portare a termine un livello. Che sia un
bene o un male (De Gustibus...), sta di fatto che portare a termine il primo
Maximo è stata un'esperienza veramente appagante, finire il secondo è stata una
pura formalità. Ed è dunque qui il punto focale precedentemente accennato:
questo gioco ha quasi tutto: una bella grafica ,un discreto sonoro e una storia
interessante, anche se lineare. L'unica cosa che gli manca è, in un certo
senso, la personalità. In molti ricorderanno ancora le serate passate col
vecchio titolo a superare qualche dannato livello all'interno del vulcano; di
Army of Zin (dopo due giorni dalla sua conclusione) sovviene a malapena la
trama...
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