Meadow Recensione

Esplorazione e collezionismo si incontrano in Meadow, spin-off multiplayer ambientato nell'universo narrativo di Shelter.

Meadow Recensione
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  • Pc
  • Meadow è l'ultimo lavoro dello studio svedese Might And Delight. È un piccolo sandbox che riprende lo stile e l'ambientazione silvestre di Shelter e Shelter 2, abbandonando la narrazione e inserendo elementari meccaniche multiplayer cooperative e competitive. Nei panni di un cucciolo di tasso il giocatore si trova di colpo in un prato e non può fare altro che guardarsi intorno e iniziare a camminare. Non c'è nessun tutorial, nulla che istruisca il giocatore sulle regole del mondo in cui si trova: bisogna armarsi di curiosità e di pazienza e tentare di capirle da sè. Con tutti i sensi all'erta si cammina in questa foresta low poly: ogni dettaglio, ogni cambiamento dell'ambiente, diventa significativo mentre ci si continua a domandare "e ora cosa succederà?"
    L'ambientazione cambia. Il prato da cui si parte sfuma in una palude, i cui corsi d'acqua conducono a un lago al centro di una foresta innevata; da lì, risalendo la collina, si giunge a un bosco dai colori autunnali, e così via. Nelle atmosfere si intuisce la presenza geografica del team: le luci fredde, nordiche, i tronchi striati delle betulle. Il mondo ha dei confini, netti e improvvisi, delimitati da un precipizio dal quale si può cadere: oltre ad esso il mistero di un panorama lontano e confuso. È un universo a parte, un'isola fluttuante, con le cascate che scendono dai bordi del mondo come nella cosmogonia medievale: una dimensione magica, irreale, forse costruita apposta per gli animali che la abitano.

    Può capitare, in questo viaggio, di incontrare altri altri giocatori, altri animali senza nome e senza parola, e di emozionarsi anche solo per il fatto di camminare insieme. La comunicazione è affidata esclusivamente a emotes e simboli attraverso i quali si dovrà imparare a farsi capire: un alfabeto da codificare, un linguaggio nuovo da apprendere.
    Lo stile grafico low poly è molto particolare, in controtendenza con l'estetica che va per la maggiore nel panorama indie attuale, con la sua tendenza alla semplificazione, alla pulizia delle forme e alle tinte piatte (un esempio recente e ben riuscito è lo stile grafico di "Virginia"). Meadow assomiglia di più ai videogiochi degli anni ‘90: mi ha ricordato il primo Tomb Raider, con le sue geometrie spigolose, riempite di textures. È proprio l'uso delle textures a segnare la differenza tra quello che in Tomb Raider era un tentativo di mimesi degli ambienti naturali - condizionato dai limiti tecnici dell'epoca - e la scelta estetica fatta da Might and Delight: in Meadow le textures sono grafiche, astratte e non nascondono la loro natura di pattern riuscendo, comunque, a rappresentare e a rendere identificabili gli oggetti su cui sono applicate. È una scelta che funziona: il mondo di Meadow non cerca il realismo, non nasconde la propria natura straniante di artefatto artistico; riesce comunque ad essere immersivo e ad affascinare, grazie anche a una colonna sonora rarefatta e poetica, decisamente contemporanea: molto "Svezia 2016", con la componente più "country", acustica e intimista, che si sposa a un certo freddo, fatto di silenzi e di delicati inserti elettronici.
    Esplorazione a parte il gameplay di Meadow si basa su un sistema di punteggi e di oggetti sbloccabili. Si può giocare nei panni di diversi animali: alcuni (lince, cucciolo d'orso, uccello) sono riservati ai possessori di titoli e DLC della serie "Shelter" mentre gli altri possono essere sbloccati collezionando specifici oggetti che possono essere trovati solo cooperando con altri giocatori. Altri oggetti sbloccano differenti skin e emotes per ciascun personaggio. Una volta raccolti, tutti questi oggetti - più alcune piante luminose - vanno ad aumentare un punteggio che determina la posizione del giocatore in una classifica globale.

    Questa meccanica competitiva non si sposa molto bene con l'atmosfera poetica e rarefatta dell'ambientazione: una volta compreso il meccanismo cooperativo che permette di sbloccare i contenuti ecco che la poesia dell'interazione incerta tra giocatori e dell'esplorazione libera e meravigliata si trasformano in una ricerca disperata di altre persone con cui cooperare; una volta trovate inizia una corsa frenetica per ottenere più oggetti nel minor tempo possibile. L'incontro con gli altri animali/giocatori perde quell'intensità che era data dalla ricerca di un modo di rapportarsi e si trasforma in una relazione utilitaristica e ripetitiva. La cura messa nel sistema di segni sembra sprecata di fronte a necessità di interazione tra giocatori così semplificate.
    È bastato davvero poco per rovinare la poesia così accuratamente costruita dalla narrazione ambientale: una semplice classifica, una cooperazione non ben studiata, ed ecco che Meadow si è trasformato da esperienza intimistica con molto potenziale a caccia al tesoro in cui non si presta più attenzione all'ambiente circostante.

    Meadow MeadowVersione Analizzata PCMeadow costruisce un mondo esplorabile emozionante, dal ritmo lento e dal forte impatto visivo, ma inserisce un meccanismo di punteggio che incentiva un’esperienza competitiva e frenetica che non permette di apprezzare la bellezza del paesaggio e godersi il piacere dell’esplorazione. Il contrasto tra queste due dimensioni a mio giudizio mal conciliabili toglie quasi tutta la poesia a quella che resta comunque una novità interessante nell’universo “Shelter”. Un “must have” per gli appassionati della serie.

    6.5

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