Recensione Medal of Honor: Pacific Assault

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Recensione Medal of Honor: Pacific Assault
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  • La saga di Medal of Honor continua...

    Dopo lo sbarco in Normandia, reso celebre a livello videoludico dal primo capitolo della saga di Medal of Honor, che aveva stupito tutti per la grandissima cura impiegata dal team di sviluppo nel ricreare l'atmosfera epica (se di epica si può parlare, visto che si tratta pur sempre di guerra), per nuove avventure ambientate durante la seconda guerra mondiale EA ha deciso di abbandonare l'abusatissima Europa (dove il confronto con Call of Duty è stato purtroppo impietoso) e di puntare sulle isole del Pacifico, dalle Hawaii a Guadalcanal per finire a Tarawa. Il team di sviluppo è stato cambiato (niente più 2015, impegnati nel poco fortunato Men of Valor), e le differenze si fanno sentire.

    Saving private Tommy Conlin

    Già dall'inizio il gioco fa capire subito a cosa si andrà incontro. Basta con le cavalcate solitarie in cerca di gloria, basta con le conquiste epocali di posizioni basilari per la vittoria delle battaglie. Pacific Assault mette di fronte alla cosiddetta "guerra di trincea", dove le cose veramente importanti sono non morire e tenere la testa lontano dai proiettili giapponesi, dove ogni metro strappato al nemico va pagato con il sangue di qualcuno dei tuoi compagni, se non proprio con il tuo. Tommy Conlin questo lo ha capito da tempo, e prova quasi tenerezza per i nuovi arrivati al fronte, che ancora non hanno idea di cosa veramente li aspetta.All'inizio del gioco veniamo colpiti e ci accasciamo al suolo. Del resto siamo stati schiaffati nel bel mezzo di un cruento sbarco sulla costa dell'atollo di Tarawa, senza sapere cosa dobbiamo fare, senza aver ricevuto un minimo di addestramento, già nel bel mezzo degli avvenimenti; inoltre i giapponesi sembrano lemmings, ne saltano fuori in continuazione e sembrano non finire mai, cosa che invece non si può dire delle nostre munizioni...Già tutto finito? Macché, dopo questa "inevitabile morte" la storia ci riporta indietro fin ai tempi dell'addestramento, al campo dei marines, e da là comincia la vera avventura.

    Che film ricreiamo stavolta?

    Dopo "Salvate il soldato Ryan" per Allied Assault, e dopo "Il nemico alle porte" per Call of Duty, stavolta è il turno di "Pearl Harbour". Al nostro arrivo la base nelle Hawaii è tranquilla, i marines scherzano con le infermiere, eccetera. Il tutto è stato ricreato con altissima attenzione sui dettagli, proprio bello. Per rendere il posto un piccolo paradiso mancherebbero solo Kate Beckinsale e Jennifer Garner. Dato che siamo molto fortunati, il nostro arrivo coincide con il giorno del famoso attacco dei kamikaze giapponesi. Neanche il tempo di ambientarmi (magari Jennifer la trovavo davvero, mi avessero dato un paio di giorni) che già devo piazzarmi alla contraerea e abbattere decine e decine di caccia che tentano di distruggere tutta la flotta ancorata al porto, e nei ritagli di tempo impedire che un sacco di soldati feriti affondino insieme a un incrociatore. Mi piace usare la contraerea, dà un senso di onnipotenza nei confronti di quei caccia sgangherati carichi di esplosivo... basta un colpo di striscio e PUF! fuori uno. Fosse sempre così facile...Guadalcanal infatti ti riporta tristemente alla realtà, i giapponesi sono asserragliati in ogni villaggio, in ogni postazione, dietro ogni singolo albero. Conquistare l'isola sarà una gran faticaccia.Mentre Tarawa... ma 12 ore di bombardamenti su quella cavolo di isola a cosa diamine sono serviti? Quando sbarchiamo è ancora tutto in piedi e non è morto nessuno...

    Guerra vera, pochi fronzoli

    Medal of Honor: Pacific Assault si divide in quattro fasi principali:- Pearl Harbour- Gli atolli nel Pacifico- La battaglia aerea- TarawaOgnuna di queste fasi offre una diversa atmosfera e un proprio gameplay: questa è stata un'ottima scelta da parte del team, che evitando di soffermarsi solo sulle lunghe ed estenuanti battaglie nella giungla degli atolli, ha aumentato di molto la longevità di questo titolo.Di Pearl Harbour si è già parlato. Per quanto riguarda Guadalcanal&Co. invece, queste missioni mostrano veramente le effettive differenze di questo titolo con i predecessori. Come nel miglior Call of Duty, la squadra assume un'importanza fondamentale. Scordatevi di conquistare un villaggio, o anche solo 50 metri di sentiero, lanciandovi come pazzi ad armi spianate. La giungla è piena di cecchini, in un attimo potreste trovarvi soverchiati, e difficilmente il medico del gruppo verrà a salvarvi la pelle prima che un simpatico giapponese, vedendovi rantolante a terra, non decida di testare il filo della sua baionetta sul vostro torace. Fondamentale il gioco di squadra dunque, anche se il lavoro più pesante è sempre nelle vostre mani, e fondamentale diventa quindi la vostra capacità di dirigere il gruppo. A volte chiamare la ritirata è la cosa più sensata da fare, specie se si è caduti in un'imboscata. Le sezioni nella giungla sono difficili e alla lunga frustranti, ma così devono essere in fondo. L'unico appunto va fatto sulla libertà di movimento, che è pressoché nulla. Muri invisibili fatti di fronde e foglie impediscono anche solo l'approccio ad un ostacolo da una postazione un po' meno suicida. Particolare nota di merito all'intelligenza artificiale, sia dei compagni sia dei nemici, davvero di alto livello.Il comparto armi fa un po' storcere il naso. Certo i modelli sono fedeli e realistici, ma ogni volta mi stupisco della bruttezza delle armi in dotazione al tempo all'esercito americano. E i giapponesi non sono da meno. Quando combattevo in Europa la prima cosa che facevo era liberarmi dell'inutile Garand e accaparrarmi una qualsiasi delle fantastiche armi tedesche, come il maneggevole e letale MP40. Qui invece avrei addirittura pagato per avere sempre a disposizione quel bistrattatissimo Garand. Decisamente avere 5 colpi nel caricatore, un'arma assolutamente non automatica e con tempi di ricarica geologici non aiuta a vincere le battaglie. Basilare, almeno nella giungla, arraffare qualcosa munito di baionetta ed essere pronti ad usarlo. Discorso simile per le mitragliatrici calibro 50. Le batterie tedesche sono in grado di fare quasi one shot one kill, qui mi trovo di fronte a armi imprecise e poco letali, anche se a quanto ho capito rispecchiano fedelmente la realtà. Insomma, grande realismo, grande frustrazione.La parte della battaglia aerea è a mio avviso la peggiore del gioco. Quello stramaledetto caccia è praticamente inguidabile usando mouse e tastiera e stavolta i compagni di stormo sono dei veri polli. Come simulazione in realtà non sarebbe male (per esempio, l'aereo stalla e cade se si va troppo lenti, o perde i pezzi se si accelera troppo), ma necessiterebbe di un sistema di controllo più adeguato e di una maggiore chiarezza degli obiettivi (tipo dare sempre un occhio al NON PRESENTE indicatore del carburante...). Peccato, perché l'idea era buona, e con una realizzazione migliore poteva davvero essere grandiosa.Tarawa infine è guerra vera. Di trincea in trincea, di muro in muro, cercare riparo dietro ogni minima sporgenza, sperando che i mitraglieri non ce l'abbiano proprio con te... Superlativo.

    E la grafica? E l'audio?

    Basta vecchio motore di Quake3, che tanto ha comunque dato a tutti i giochi di guerra usciti finora. Il nuovo engine è in grado di ricostruire la giungla molto fedelmente, con una complessità poligonale abbastanza elevata, che si nota soprattutto nei modelli dei soldati, tra i migliori mai usciti. Inoltre il sistema particellare, punto di forza anche del predecessore, è grandioso. L'uso dell'Havok si sente invece molto poco, le esplosioni ad esempio non mi sono sembrate veramente realistiche, o perlomeno non al livello di Half-Life 2; ma quello in fondo è il gioco definitivo, sta su un altro pianeta di valutazione. Certo il motore usa qualche trucchetto, come il nebbione che circonda le isole e i cespugli ancora vagamente bidimensionali, ma non ci si fa molto caso. Anche nell'uso degli shader hanno un po' barato, concentrando tutto sui modelli e lasciando praticamente perdere elementi come l'acqua dell'oceano. Un buon risultato nel complesso, anche se inferiore agli ultimi traguardi raggiunti da Id e Valve. La cosa che veramente stupisce è che a fronte di un comparto grafico di buon livello ma non superlativo, le richieste hardware siano esorbitanti. Il mio sistema si è frullato senza grandi patemi Doom3 e Half-Life2 sparati al massimo e pure con i filtri, mentre qui già il 1024*768 a dettagli medi uccide le prestazioni in più di un'occasione. Inoltre Pacific Assault sembra mal gradire l'imposizione dell'antialiasing dal pannello di controllo dei driver video, col risultato che le scalette non vengono eliminate. Decisamente non ci siamo.L'audio invece è spettacolare. Sono supportate praticamente tutte le configurazioni in quanto a numero di speaker e versione di standard EAX, per dare a tutti la possibilità di sfruttare al massimo il proprio sistema, sia esso di altissimo livello o con due piccole casse con scheda integrata. Gli effetti e le musiche sono la vera punta di diamante di questo titolo, sempre adatti al contesto e di ottima qualità. Pare proprio di essere in trincea. Un applauso anche alla scelta di includere solo i sottotitoli nell'adattamento lasciando l'audio originale, specialmente quello dei soldati giapponesi.

    Vale i soldi che costa?

    Questo nuovo Medal of Honor si può dire che concluda il confronto sia con il predecessore sia con Call of Duty in un pareggio. Rispetto al lavoro dei 2015 c'è stato un grande upgrade grafico e sonoro, oltre ad un'intelligenza artificiale finalmente credibile, ai livelli di quella di Infinity Ward. Per quanto riguarda la varietà delle missioni invece, nonostante il risultato più che apprezzabile, i "vecchietti" dicono ancora la loro. Sul piano dell'atmosfera questo gioco, puntando più sul realismo crudo degli scontri a fuoco rispetto alla parte "epica" della guerra che aveva fatto la fortuna in particolare di Call of Duty, perde qualcosa a livello di puro divertimento e coinvolgimento, e il comparto armi non dà le stesse soddisfazioni delle battaglie europee. Ma rispetto alla concorrenza odierna (chi ha detto "Men of Valor"?) Pacific Assault è sicuramente una rampa di scale sopra.

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