Mega Man Zero/ZX Legacy Collection: recensione della nuova raccolta Capcom

La nuova raccolta pubblicata da Capcom è dedicata alle serie Mega Man Zero e Mega Man ZX e include ben sei giochi: (ri)scopriamoli.

Mega Man Zero/ZX Legacy Collection: recensione della nuova raccolta Capcom
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Per il sottoscritto tornare su titoli nati originariamente per Game Boy Advance è sempre un colpo al cuore, qualcosa che risveglia ricordi lievi e colorati, come un profumo familiare. Questione di un legame inscindibile con un certo tipo di videogioco come di una pixel art incredibilmente distintiva, con sprite grandi e dettagliatissimi per compensare le minuscole dimensioni del 2,9 pollici privo di retroilluminazione. È anche un fatto di gameplay però, in cui le limitazioni hardware, due soli tasti frontali più due dorsali, diventano stimolo per dare forma ad un level design tagliente in cui poche azioni vengono declinate in meccaniche sempre diverse e spietate (come le clamorose boss fight), che impongono al giocatore di concentrarsi e dare sfogo a tutta la sua abilità, allenando i riflessi più che la memoria.

    È così che il quartetto di titoli dedicati a Zero, usciti originariamente nel periodo che va dal 2002 al 2005, diventano un'attività incredibilmente zen, dove il controllo del corpo e delle emozioni sono ingranaggio fondamentale di un run ‘n gun duro come il cemento armato, che andrà capitolo dopo capitolo a raffinare la formula fino ad esplodere in ZX e ZX Advent (2006 e 2007, in esclusiva per Nintendo DS), contaminati con una struttura da metroidvania che diventerà l'evoluzione perfetta della saga di Inti Creates. Questa Mega Man Zero/ZX Collection è quindi preziosissima per (ri)scoprire 6 diamanti grezzi incastonati nella storia di Capcom, e questa recensione sarà l'aperitivo ideale in vista di un gustoso banchetto action bidimensionale.

    Anno Zero

    Ambientato 100 anni dopo gli eventi della serie "X", già impacchettata in una corposa collezione qualche tempo fa (leggi la nostra recensione di Mega Man X Legacy Collection 1&2), Mega Man Zero vede l'omonima spalla del Blue Bomber giacere privo di energia, spento, sopito come una divinità dimenticata dai suoi seguaci. Questo prima di essere finalmente risvegliato da Ciel, scienziata che ha sposato la causa dei Reploid (i robot umanoidi protagonisti della serie), uccisi e cacciati dagli umani di Neo Arcadia perché accusati di consumare troppa energia, bene prezioso e limitato dopo la guerra contro Maverick.

    La saga di Zero ha quindi toni sorprendentemente cupi, intensi, drammatici, e racconta di rivolte, razzismo, crisi energetica e guerra civile, declinata però in un contesto sci-fi estremamente affascinante, colorato e sopra le righe, over-the-top come intensità dell'azione, sempre tiratissima, e trovate stilistiche. È anche un poker di titoli che vive come fosse una serie TV, spesso riprendendo il filo della narrazione da dove si era interrotto il capitolo precedente, rendendo questa prima parte di Collection una corsa intensa e assolutamente fluida, al netto di dover ripetere più volte certi passaggi. Perché non è certo un segreto che Mega Man sia una serie particolarmente ostica, nei combattimenti come nelle sezioni platform, con pattern che sembrano seguire un andamento dispari rispetto all'andatura di un giocatore abitudinario. Bisogna saper leggere il tempo di un level design raffinato, mai infame per il gusto di esserlo, programmato col metronomo davanti.

    Un gameplay che mescola sparatutto e corpo a corpo, con la mitica Z-Saber usata per tagliare di netto i nemici che ci si pareranno davanti, coreografici e letali. Ma anche il fattore agilità ha un'importanza decisiva, con Zero capace di scattare come un fulmine avanti e indietro per schivare attacchi (senza frame d'invincibilità però, occhio) e sfruttare il salto a parete per sezioni platform sempre più frequenti man mano che si andrà avanti nei capitoli. Si può anche notare come negli anni Inti Creates abbia cercato di limare un po' la difficoltà, in modo inversamente proporzionale alla qualità del level design, quasi sempre un passo avanti rispetto al capitolo precedente. Modifiche che non rendono necessariamente più "leggeri" i titoli della serie, ma solo più puliti e fluidi, articolati e divertenti.

    Ci sono poi diversi sistemi che tendono ad aiutare nella progressione, come il potenziamento automatico delle armi in base all'utilizzo, l'apprendimento di nuove abilità o elementi da associare agli attacchi, così come i cyber-elves, entità da scovare qua e là per i livelli, da far crescere come dei piccoli Pokémon per poi sfruttarli come alleati in battaglia, ognuno dotato di un bonus diverso. Una pratica crudele, però, non fondamentale e anzi penalizzata nell'importante punteggio di fine livello, dato che l'elfo morirà dopo averci aiutato. Inquietante.

    Parliamo di importanza del punteggio perché, a differenza della serie originale, dove ogni boss sconfitto veniva privato da Mega Man della propria abilità, nei capitoli Zero ogni nuovo potere ha invece il valore di una medaglia olimpica, sbloccabile solo conquistando un determinato punteggio, tenendo conto di parametri quali tempo, nemici uccisi, danni subiti e altri: una routine "agonistica" che spinge a rigiocare i livelli per cercare la perfect run e potenziare il nostro androide. Scelta azzardata? Forse, e tendenzialmente questi sono sempre aspetti potenzialmente frustranti, se non fosse che ogni stage è comunque un confetto ripieno di piacere ludico.

    La nuova venuta di ZX

    Conclusa l'epopea di Zero e abbandonata l'estetica a grana grossa del Game Boy Advance, è la doppietta ZX a prendere il testimone della serie portandola verso quella che è forse l'evoluzione strutturale più importante e sovversiva dell'intera saga. Quello che nella Genesi dell'action bidimensionale è raccontato come uno sparatutto a livelli chiusi, qui diventa un metroidvania diviso in aree, sempre fortemente tarato sull'azione, in cui le varie forme del biometallo X diventano poteri e abilità uniche, da sbloccare e utilizzare tanto nell'esplorazione quanto nel combattimento, ancora più raffinato e profondo.

    Doppio protagonista, maschio o femmina per entrambi i capitoli e un sacco di idee che pescano a piene mani dal passato, impastate con vigore, dosando gli ingredienti alla perfezione per tirare fuori due opere che, nonostante ben più di 10 anni sulle spalle, potrebbero benissimo essere spacciate per nuove. Grafica dal pixel più fine, dettaglio nettamente migliorato e colpo d'occhio appariscente, per ambientazioni ricche di quei colpi di classe che sfruttano a pieno il potenziale di Nintendo DS (utile anche per inserire delle belle scene in stile anime), touch screen per controllare la mappa e teletrasportarsi tra i vari punti d'interesse compresi. Gimmick sostituito, per forza di cose, da un piccolo riquadro navigabile con l'analogico destro, col grilletto a simulare il tocco. Soluzione semplice ed efficace per quelli che, a memoria, sono tra gli unici casi di titoli per la portatile a doppio schermo adattati per altre console.

    La base rimane poi quella del Maga Man classico e degli Zero, due titoli arcigni, impegnativi, da giocare schiena dritta e petto in fuori, ma assolutamente più attuali e malleabili. Sei giochi solidissimi, ognuno con le sue situazioni al cardiopalma, indimenticabili per la quantità di insulti allo schermo (e al cielo) e per gusto dell'azione, così compassata, mai dispersiva, esaltante, che va a esplodere letteralmente in boss fight clamorose, alcune delle quali ancora oggi insuperate, per idee, intensità e carisma estetico degli avversari. E insomma, la serie in questo senso ha ancora da insegnare tantissimo a tutti.

    La perfezione del pixel

    Sul fronte emulazione, il lavoro svolto da Capcom è ancora una volta egregio. Noi abbiamo provato la collezione su Switch e in modalità portatile tutti i titoli scorrono via lisci, morbidissimi, come fossero stati lubrificati di fresco. Per carità, non usate i filtri, che tendono a sporcare l'immagine con un effetto acquerello che non rende giustizia a una pixel art essenziale (soprattutto per gli Zero) quanto evocativa.

    Soprattutto perché, se è lecito aspettarsi un'ottima resa sui 720p della console Nintendo, non era così scontato il risultato una volta posizionata l'ibrida nella dock station. Invece anche sulla TV i titoli offrono uno spettacolo egregio, nonostante i pixel siano ben visibili, ammiccanti, quasi sensuali. Oltretutto il Pro Controller di Switch diventa la periferica perfetta per sfruttare al meglio un sistema di controllo tarato al millesimo. Fantastica anche la resa della colonna sonora, che già sulle console originali torchiava al massimo i modesti chip audio, pompando tracce elettroniche martellanti, assolutamente perfette per sottolineare le solitarie missioni di un eroe del futuro, da godere poi anche fuori dall'azione, coi rispettivi lettori musicali divisi per capitoli.

    L'effetto "collection" è poi completato da una modalità principiante, sempre ben accetta, dal salvataggio assistito attivabile a piacere, che si preoccuperà di collocare save point extra in punti molto intelligenti del livello, annullando il fattore "vite" (tocco di modernità molto utile in titoli già di per sé punitivi) e dalla classica galleria di bozzetti, sempre incredibilmente affascinante. Chiude poi la modalità Z Chaser, sfida multiplayer che vedrà battersi due giocatori per arrivare primi alla fine del livello. Un duello estremamente nerd e divertente.

    Mega Man Zero/ZX Legacy Collection Mega Man Zero/ZX Legacy CollectionVersione Analizzata Nintendo SwitchCapcom in questi anni sta celebrando una delle sue serie più prestigiose con delle edizioni enciclopediche, che trasudano amore e grande rispetto. Mega Man Zero/ZX Collection non delude e regala un'emulazione perfetta di 6 titoli mai usciti al di fuori del paradisiaco arcipelago Game Boy Advance/Nintendo DS. Il quartetto Zero è da giocare tutto d'un fiato, una storia in quattro atti sorprendentemente drammatica, noir, per quanto mascherata da personaggi pittoreschi, ma anche trascinante sul piano dell'azione pura, con alcune sequenze fuori di testa. ZX e ZX Advent sono invece dei Mega Man più coraggiosi, ad ampio respiro, pieni di segreti e capaci di esaltare l'esplorazione senza sacrificare il ritmo e i combattimenti. La modalità Z Chaser e vari aggiustamenti e aiuti volti a migliorare la qualità della vita dei giocatori, smussando gli spigoli tipici di un prodotto nato duro e puro, sono la ciliegina sulla torta di una collazione davvero solida, di alto livello, graziata da una pixel art trattata coi guanti, venerata, e da controlli precisissimi.

    8.5

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