Recensione Metroid Prime 2 Echoes

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Recensione Metroid Prime 2 Echoes
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  • NGC
  • Un seguito immancabile

    Quando Samus apparve per l'ultima volta sullo schermo della mia Tv, dopo il difficile combattimento contro il Metroid Prime, ricordo che ripeté la storica frase See you next mission. In quel momento, non immaginavo che la missione seguente le sarebbe stata così in fretta. Non sono passati neanche due anni, e chi segue la serie di Metroid sa che si tratta di un tempo brevissimo, considerati il lungo periodo di astinenza che gli appassionati dovettero sopportare dopo l'uscita di Super Metroid. A pensarci bene, era prevedibile che Metroid Prime 2 Echoes uscisse in tempi così rapidi rispetto al suo predecessore: dopo troppo tempo, Nintendo era riuscita a creare con la prima avventura di Samus Aran per GameCube un vero fenomeno, recuperando un personaggio che ormai sembrava destinato a essere un ricordo del passato per farne il protagonista di quello che, a tutti gli effetti, il migliore titolo per la console Nintendo. Il passaggio dal bidimensionale dei vecchi (e ancora oggi superlativi) Metroid alla visuale in prima persona di Metroid Prime fu un'idea sulla quale i Retro Studios riuscirono a creare un mondo graficamente impressionante, un sistema di gioco estremamente coinvolgente e un nuovo modo di intendere il genere dei videogiochi d'avventura. Impensabile allora non sfruttare, attraverso la realizzazione di un seguito, il successo che il nuovo gioco aveva ottenuto, magari espandendone l'esperienza di gioco. Impensabile non accontentare i fan della serie e i nuovi appassionati che l'onda d'urto di Metroid Prime aveva creato con un'altra avventura. Impensabile lasciare nelle teste degli sviluppatori tutte le idee che per il primo capitolo erano dovute essere scartate, e che ora, per fortuna, hanno trovato piena realizzazione in Echoes.

    Un nuovo contratto di lavoro

    La signorina Samus Aran ha ora un nuovo incarico da svolgere per conto della Federazione Galattica. Un trasporto militare su cui viaggiava una truppa federale risulta disperso nel sistema Dasha. I dati disponibili indicano che le coordinate relative all'ultima localizzazione del vascello coincidono con quelle del pianeta Aether. Indagare sulla sorte della nave non sembra un compito particolarmente impegnativo, per una ragazza che ha abbattuto esseri alieni alti come un palazzo di dodici piani. Invece, la vicenda si complica fin dall'atterraggio sul pianeta in questione, circondato da un'atmosfera che sembra mutare e agitarsi continuamente, come una pelle sotto la quale covi un dolore insopportabile. La mitica navicella arancione di Samus inizia a precipitare, e si schianta al suolo, lasciando la nostra eroina abbandonata a se stessa; nell'attesa che i processi di autoriparazione rimettano in sesto il mezzo, inizia la ricerca di Samus per svelare che fine abbia fatto la nave militare scomparsa. Se Samus aveva accettato l'incarico con l'idea di svolgere una semplice missione si soccorso, mai previsione si è dimostrata più ottimistica. In poco tempo, la cacciatrice di taglie scopre che Aether è sconvolto da una tempesta dimensionale, che porta il pianeta a oscillare tra due realtà opposte e in continuo contrasto: esiste Aether, non più il paradiso naturale di un tempo, ma comunque un mondo in cui vi sono luce, aria e acqua in abbondanza. Ma esiste anche un Aether oscuro, dominato dalle tenebre e coperto da un'atmosfera velenosa in cui anche la corazza più resistente si sgretola. Entrambi sono abitati da creature intelligenti, ma profondamente diverse tra loro come i mondi dove vivono: da una parte i Luminoth, saggi e contemplativi come i Chozo; dall'altra gli Ing, esseri orrendi, neri come le tenebre, il cui unico scopo è il totale controllo del pianeta. Con i Luminoth ormai sull'orlo dell'estinzione, Samus è l'unica a poter contrastare l'oscurità degli Ing, e riportare la stabilità su Aether.

    Nel cuore del gioco

    Dopo le dovute premesse, viene da domandarsi quali aspettative ci fossero intorno a questo titolo. Perché se ci si attendeva da Retro Studios un salto in avanti, un evoluzione rispetto a Metroid Prime, allora Echoes rappresenta un clamoroso fallimento. Ma dubito che qualcuno pensasse di vedere, a distanza di due anni da un gioco fondamentale come Prime, un altro capitolo altrettanto innovativo. Questo Echoes riprende il suo predecessore sotto quasi ogni punto di vista, e a una prima occhiata i due giochi possono sembrare identici. Il sistema di gioco, ad esempio, è tale e quale: lock-on sul bersaglio, visori intercabiabili, e via dicendo. Anche il feeling è rimasto immutato, passando dal primo al secondo Metroid per GameCube non si avverte nessuna differenza nella risposta dei comandi. Il che non può che essere positivo, perché la giocabilità dell'opera prima dei Retro Studios è qualcosa di davvero eccezionale: Metroid Prime 2 Echoes non è altro che la prosecuzione di quell'esperienza vissuta dietro all'elmetto di Samus, un'altra avventura dell'instancabile Cacciatrice. Nonostante tutto, ci sono alcuni aspetti del gioco che, per così dire, ora funzionano meglio: uno su tutti, il visore scanner. Esattamente come in Prime, si tratta di uno strumento molto usato, che dona una profondità maggiore all'intero gioco. Gli elementi analizzabili vengono evidenziati in azzurro, rendendoli immediatamente individuabili e permettendo una raccolta di dati più rapida e completa: creature, luoghi, sistemi informatici e altro ancora vengono quindi catalogati, e le informazioni disponibili possono essere visionate in ogni momento accedendo al diario di Samus. L'unica nota negativa da segnalare, per quanto riguarda la giocabilità, è la lentezza esasperante con cui Samus gira su se stessa: in alcuni combattimenti, sarebbe utile un comando che consenta al giocatore di far ruotare di 180° il personaggio. Una carenza che avrebbe potuto essere colmata senza troppa difficoltà.

    Riportare la luce su Aether

    Esordiscono i primi armamenti a raggi che consumano munizioni: si tratta dei raggi Luce e Oscurità, la cui introduzione è giustificata dalla divisione in due dimensioni parallele del mondo in cui si svolge l'avventura. Per tutta la durata del gioco, infatti, vi troverete a passare da una dimensione all'altra attraverso una serie di portali. Un modo - forse il più incisivo - per dare un'intonazione particolare a Echoes e diversificarlo dal precedente capitolo. Aether oscuro, come detto, è permeato di un'atmosfera dannosa persino per la Power Suit, tranne poche bolle rischiarate dalla luce di cristalli Luminoth, che creano piccole aree di sicurezza dove riprendere energia. La caratterizzazione dei due mondi è ovviamente diversa, e l'idea di passare da una realtà all'altra osservando (e subendo) i cambiamenti è interessante. Oltre al cielo, alla vegetazione e ad altri elementi ambientali, cambiano di molto gli avversari che si possono incontrare nelle due dimensioni parallele. Lo scopo ultimo dei due raggi, Luce e Oscurità, è proprio quello di disporre di armi efficienti contro gli esseri che abitano Aether e Aether Oscuro. Sia la suddivisione in dimensioni parallele, sia l'utilizzo delle armi sono alla base di moltissimi puzzle, da risolvere tenendo presenti le possibilità date al giocatore. E chi dei vecchi Metroid apprezzava i rompicapo apparentemente impossibili, troverà in Echoes pane per i suoi denti. Un altro ritorno che sarà apprezzato dai cultori della serie è il mitico Screw Attack, tradotto con un poco affascinante “Attacco a Vite”: un tipo di attacco che semina distruzione ovunque, e che regala enormi soddisfazioni ai giocatori. Retro Studios ha introdotto anche una serie di innovazioni minori, come il visore eco, sensibile alle vibrazioni sonore, e il cosiddetto “dispositivo autocercante” (altra traduzione di cui avremmo fatto volentieri a meno), un potenziamento del lanciamissili che permette di inquadrare più obbiettivi contemporaneamente.

    Il mondo dietro al visore

    La grafica di Echoes non è molto più ricca o più dettagliata rispetto a Metroid Prime. Come detto prima, i due giochi si potrebbero facilmente confondere, se non fosse per la diversa caratterizzazione che è stata data ad ambienti e creature. A livello tecnico, si fanno apprezzare lievi miglioramenti alla definizione delle texture, ora maggiore anche a distanza ravvicinata, e alla profondità del campo visivo, più ampio e ricco di ambientazioni enormi. La fluidità è rimasta ai livelli di eccellenza cui eravamo stati abituati, solo in pochissime situazioni si può scovare un rallentamento nel framerate. Davvero eccellente il lavoro svolto dal punto di vista dell'artwork design: ambienti e creature di Aether sono il frutto di uno studio svolto da veri e propri artisti, come confermano anche le meravigliose gallerie di disegni che si possono sbloccare nel corso del gioco. Il risultato ottenuto dai designer è apprezzabile soprattutto quando ci si trova di fronte agli Ing: inquietanti più che spaventosi, aiutano a sentire più reali le emozioni di un'avventura come quella intrapresa da Samus. Non dimenticate di controllare che il vostro televisore sia compatibile con il segnale Pal60: Metroid Prime 2 Echoes può essere solamente visualizzato a una frequenza di 60 Hertz. Apprezzabili le musiche, un po' ripetitive (come vuole da tradizione della saga) ma che comunque sono sempre in sintonia con l'azione di gioco.

    Un piccolo balzo per la saga

    Echoes non rappresenta certo un'evoluzione fondamentale all'interno della saga di Metroid, ma ha il merito di farla prosueguire sulla giusta strada, costruendo sul precedente capitolo una nuova avventura dalla trama più coinvolgente e adulta. La modalità multigiocatore, per quanto ben rifinita e discretamente divertente, può rappresentare un'attrattiva solamente per i veri appassionati, e soffre della mancanza del supporto per il gioco in rete locale: da sola non vale l'acquisto del titolo, ma la si può considerare un bonus da provare almeno una volta. Grafica e giocabilità si attestano ancora una volta su livelli di assoluta eccellenza, e il design delle ambientazioni così come delle creature aliene è un valore aggiunto che rende il titolo davvero imperdibile. Un gioco che è più che altro un'esperienza, un'immersione in un mondo ricreato con grande stile, che cattura il giocatore per lasciarlo solamente dopo la sua fine. Sarebbe stato apprezzabile un maggiore impegno a rinnovare alcuni aspetti, sia tecnici (l'acqua è ancora bruttina da vedere), sia ludici (quanto potranno reggere le storiche caratteristiche di Metroid in una virtualità così realistica?). Sconsigliato solo a chi ha già provato Metroid Prime e non l'ha apprezzato. Tutti gli altri ora sanno cosa farsi regalare a Natale.

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