Recensione Miami Vice: The Game

Sonny e Rico ripuliscono le strade di Playstation Portable

Recensione Miami Vice: The Game
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  • Sterili leggi di mercato

    Per quanto l’industria del videogame si impegni i videogiochi su licenza soffrono sempre delle stesse tipologie di problemi, siano essi racing game, picchiaduro, first person shooter o qualsiasi altra genere videoludico vi venga in mente. I giochi su licenza sono diventati, negli ultimi tre anni, prodotti confezionati con un minimo di gusto, in alcuni casi dotati di un comparto audio/video di buon livello; saltuariamente il loro gameplay presenta qualche tratto di originalità, ma generalmente si limita ad emulare lo stile di gioco del “best seller” del momento, senza imitarne però il level design, il bilanciamento della difficoltà e tutte quelle qualità poco evidenti a prima vista che però, dopo pochi minuti di gioco, cominciano a far sentire il loro peso tra le mani dell’ormai deluso videogiocatore...
    Oggi tratteremo dell’ennesimo titolo caratterizzato da questa sindrome - Miami Vice - un videogame ispirato al remake cinematografico della serie cult andata in onda anche in Italia durante la metà degli anni ’80. La settimana prossima toccherà al gioco basato su una serie televisiva o forse dedicato ad una serie animata... purtroppo il giudizio non varierà molto rispetto a quello che ci apprestiamo a dare al titolo programmato da Rebellion. Come facciamo a saperlo?
    Un mix letale di esperienza passata e rassegnazione futura...

    Regola 1:Puntare sulla licenza e sul trend del momento

    In Miami Vice il giocatore potrà indossare i griffatissimi abiti di James “Sonny” Crockett e Ricardo “Rico” Tubbs e difendere la metropoli in cui operano come agenti dell’antidroga dall’invasione di un nuovo cartello composto da misteriosi trafficanti di stupefacenti. Il lavoro dei nostri due alter ego, come da copione, è “al limite della legalità”, i loro contatti con il mondo della malavita non si limitano al far scattare le manette ai polsi dei delinquenti, anzi, molto spesso è più importante seguire la regola “una mano lava l’altra” se si vuole incastrare il pezzo grosso: per questo motivo il gioco pone grande importanza al fattore “reputazione” del nostro eroe digitale, un parametro che si incrementa in vari modi ed in altrettanti può essere intaccato.
    Essenzialmente Miami Vice è un Third Person Shooter con un’inquadratura molto simile a quella inaugurata un paio d’anni fa dal grande Resident Evil 4, con il protagonista che occupa il lato sinistro dello schermo. Il brevissimo Story Mode è composto da undici missioni (l’ultima è accessibile solo a certe condizioni...) più alcuni livelli in cui Sonny e Rico conducono un lussuoso motoscafo contro le imbarcazioni dei trafficanti di stupefacenti. Ad intervallare ogni stage c’è una fase “strategica” della durata massima di sedici giornate virtuali, ciascuna delle quali può essere impiegata per raccogliere informazioni, contattare trafficanti di armi e spacciatori di droghe, oppure per curare il proprio guardaroba.
    Le informazioni possono essere acquistate dalla nostra “talpa” di fiducia, un certo Luis che per un modestissimo compenso saprà indicarci con precisione l’ubicazione di ogni minaccia e bonus presenti nel livello successivo. L’armaiolo, invece, è in grado di potenziare il nostro arsenale vendendoci pezzi di artiglieria sempre più precisi, potenti e capaci di infierire su nemici distanti centinaia di metri. Armi ed informazioni, però vanno remunerate adeguatamente e per procurarsi il denaro l’unica soluzione concessa nel gioco è di vendere agli spacciatori locali le partite di droga sequestrate durante gli stages precedenti (di cui Luis ci indicherà la posizione se ben ricompensato...). Ma in tutto questo che cosa c'entra il buon nome di Crockett e Tubbs? C'entra, c'entra, visto che soltanto gli uomini considerati degni di rispetto possono avvicinarsi ai trafficanti di droga, e maggiore è il “buon nome” tanto più ci sarà permesso di scalare i vertici del cartello e trattare partite di droga a prezzi più vantaggiosi.
    Il rispetto si guadagna confrontandosi con i nemici in modo onorevole: usare un giubbotto antiproiettile aumenta le già alte probabilità di sopravvivere ad un'irruzione ma trasforma il nostro alter ego in una specie di vigliacco digitale agli occhi dei nostri interlocutori. Indossare un abito comune, magari di classe, durante una sparatoria, ci rende degni di rispetto e quindi meritevoli di un alto punteggio. Stesso criterio viene applicato alle armi utilizzate nelle sparatorie: le pistole e i fucili a corta gittata sono considerati “cool” mentre le armi automatiche e i fucili di precisione non concedono un bonus reputazione adeguato.
    Per arrivare ai vertici malavitosi il buon nome non è sufficiente, bisogna anche procurarsi le informazioni necessarie a raggiungere i signori della droga. Questi dati sono contenuti in alcune memorie flash nascoste nei dieci livelli di gioco che, una volta recuperate, dovranno essere decriptate per poter essere utilizzate.
    L'operazione di decodifica dei dati avviene tramite un mini gioco tanto inappropriato quanto insospettabilmente piacevole: in questo mix tra Asteroid e Missile Command (li ricordate, vero?) il giocatore guida un'astronave che ha come unica arma un cannone in grado di generare un esplosione attorno al veicolo stesso. I nostri nemici sono dei cubi che ruotano vorticosamente e ci bersagliano di colpi; l'impatto tra il nostro cannone ed un avversario ne provoca la loro distruzione, nonché una nuova detonazione, capace di far esplodere altri avversari o anche i loro proiettili. Il premio per l'eliminazione del cubo è una sfera energetica; raccogliere dieci di questi oggetti entro sessanta secondi premia con l'accesso al livello successivo. E chi avrebbe mai pensato che i nostri esperti di crimini informatici passassero la giornata a giocare ad Asteroid...

    Regola 2:Limitare gli investimenti per lo sviluppo del gioco

    Miami Vice soffre di vari problemi piuttosto evidenti, la maggior parte dei quali legati alla scarsa profondità del gameplay. Lo story mode, come già accennato è molto breve: è composto da quindici livelli, tutti molto da superare perchè popolati da avversari scarsamente impegnativi. A facilitarci la vita contribuisce il buon Luis, l'informatore che con pochissime dosi di stupefacenti ci può fornire la posizione precisa di tutti i medkit, dei tanti pacchi di droga disseminati nel livello, ma anche il codice di disattivazione dei sistemi di sicurezza e della flash con la posizione dei signori della droga, cosa volete di più?
    Anche il sistema di controllo e il rilevamento delle collisioni racchiudono problemi più che fastidiosi: il pad di PSP non è di sicuro il prodotto più adatto agli shooter, questo è vero, ma alcune delle azioni, come la ricarica dell'arma, sono implementate male e provocano spesso situazioni imbarazzanti ( Crockett e Tubbs che con calma ricaricano la loro pistola mentre un colombiano scarica contro di loro quintali di pallettoni...).
    Uno dei plus maggiormente reclamizzati di questo Miami Vice riguarda la possibilità di utilizzare ogni oggetto ospitato in un livello come riparo dai colpi avversari; in effetti ogni muro, vaso, pianoforte può essere sfruttato a tale scopo con risultati che, a volte, creano un certo senso di coinvolgimento e soddisfazione. Purtroppo, a causa della lentezza delle telecamere e del sistema di controllo del personaggio, il nostro eroe si trova molto spesso a sfruttare il riparo sbagliato e quindi in balia dei colpi avversari.
    Oltre alle undici missioni “a piedi” c'è ben poco da fare: se volete potete comprare stupefacenti quando il loro prezzo cala per rivenderli nel momento in cui il mercato vi favorisce, oppure potete cimentarvi nel minigioco che anticipa la trattativa con uno dei boss della droga. Per concludere anche il multiplayer soffre di una notevole povertà di contenuti: è soltanto possibile giocare delle singole missioni impersonando entrambi gli agenti, avendo però a disposizione due Playstation Portable e relativi UMD di Miami Vice.

    Se avanza un po' di Budget aggiungere filmati a piacere...

    L'unico aspetto sufficiente di Miami Vice riguarda il comparto video, realizzato a tratti con un certo gusto. Il dondolio della telecamera mentre segue la corsa frenetica del nostro eroe che si precipita verso il prossimo riparo, tutto sommato è convincente, così come i rilfessi e l'illuminazione in certe aree. Purtroppo le ambientazioni in cui si svolge l'azione sono prive della minima originalità: ci sono la villa del boss, il nightclub e il porto, ovvero tutte le location più abusate dagli action movies americani.
    Il comparto sonoro è composto da una colonna sonora noiosa e ripetitiva ed impreziosito da uno dei peggiori doppiaggi italiani mai uditi: i trafficanti passano la metà del tempo di una missione a declinare il verbo “ammazzare” (urlano di continuo:"Ti ammazzo!" o "Ti ammazzerò!" oppure "Ti ammazzeremo!")

    Miami Vice: The Game Miami Vice: The GameVersione Analizzata PSPMiami Vice è un gioco che si completa in meno di mezza giornata, si rigioca con il secondo protagonista e poi si deposita in un cassetto. Non è originale, ben fatto o impegnativo, è solo l'ennesimo titolo destinato più ai fan di una pellicola che ad un pubblico di videogiocatori consapevole. Un gioco pienamente insufficiente sotto quasi tutti i punti di vista.

    5

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