Michael Jackson The Experience: recensione della versione PS Vita

Il titolo Ubisoft raggiunge anche la neonata PS Vita

Michael Jackson The Experience: recensione della versione PS Vita
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  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • 3DS
  • PSVita
  • Psp
  • Una delle case di sviluppo più attive al lancio della PS Vita è senz’altro Ubisoft, decisa più che mai a proporre una line-up completa in grado di accontentare ogni desiderio videoludico. Ed è così che, tra un Rayman Origins e un Dungeon Hunter: Alliance, trova posto anche il rythm game del defunto Re del pop, Michael Jackson: The Experience. Ennesimo porting di un titolo uscito alla fine del 2011 per le controparti casalinghe, The Experience è una vera e propria celebrazione della musica di Jacko, la cui immensa discografia e i grandi successi hanno senza dubbio lasciato una profonda impronta nel genere pop. Il tiepido riscontro avuto dalla critica e dal pubblico però, non ne ha impedito lo sviluppo anche su PS Vita, con lo scopo di immergere il giocatore nei luoghi in cui ha girato i suoi video più famosi, ripetendone le spettacolari coreografie attraverso il comodo utilizzo dei touch screen. Desideroso di diventare la sperimentazione di ballo definitiva sulla piccola console Sony, il titolo fallisce malamente i suoi buoni propositi, rivelandosi scialbo, con una profondità a dir poco inesistente e un gameplay tutt’altro che vario.

    The Way You Make Me Feel

    Dopo un veloce ma esplicativo tutorial, vi ritroverete a scorrere le scarse opzioni che offre il menù di gioco, tra cui spicca la modalità principale (che è anche l’unica, se si esclude un multiplayer competitivo sotto forma di duello tra 2 giocatori) chiamata History, che vi permetterà di selezionare e “ballare” uno dei 15 brani disponibili. Come nel più classico dei giochi musicali, anche in Michael Jackson: The Experience dovrete eseguire una serie di mosse con il giusto tempismo, per guadagnare più punti possibili e sbloccare un numero consistente di extra. Una brevissima presentazione in computer-grafica vi introdurrà al video scelto, dopodiché il successo o il fallimento dell’interpretazione sarà letteralmente legato alla velocità e alla precisione delle vostre dita. Le azioni eseguibili sul touch screen saranno solamente quattro: una linea dritta, un leggero tap, una virgola e un cerchio: tutte realizzabili in differente sequenza o velocità, a seconda del livello di difficoltà scelto. In un preciso momento chiamato Freestyle (presente in tutti i brani) sarà possibile con l’ausilio del retro touch-screen realizzare dei passi di danza unici, come il leggendario moonwalker in Billie Jean, grazie ai quali il punteggio aumenterà esponenzialmente. Se all’inizio il gameplay può apparire stimolante, grazie all’intuitività e immediatezza capaci di divertire anche chi non ha mai messo le mani su un rythm game, dopo poche ore la formula risulterà noiosa, portando alla luce i numerosi difetti, tra cui risalta un’eccessiva ripetitività. Alla fine di ogni brano vi verrà data una valutazione in base alla precisione e al numero di azioni portate a termine con successo. Il gioco però, soprattutto nelle fasi iniziali, è piuttosto limitante: non sarà possibile aumentare la difficoltà di base, né eseguire combo di livello perfetto. Sarete quindi costretti a macinare punti su punti, finché la vostra esperienza non salirà, sbloccando poco a poco tutte le feature mancanti. Purtroppo anche volendo giocare tutte le 15 canzoni presenti nel titolo senza interruzioni, non impieghereste più di 45 minuti in totale, il che vi obbliga a ripetere innumerevoli volte gli stessi brani nella speranza di accumulare i punti necessari per veder crescere l’esperienza, che in questo caso ha la forma di una grossolana statuetta di Michael Jackson, la quale passerà dall’essere di legno, poi di marmo, poi d’oro, in base al vostro livello. Se verranno soddisfatti i requisiti delle sfide, che vanno dal conseguire un certo punteggio all’ottenere una valutazione massima, si potranno sbloccare una serie di azioni contestuali uniche, costumi extra, guanti e alcuni effetti speciali assenti in precedenza: ecco quindi che in Thriller appariranno improvvisamente schiere di zombi ad impreziosire la coreografia o spettrali fasci di luce che illumineranno il cupo androne della villa di Ghost. Il massiccio contenuto di extra sbloccabili si scontra con la paradossale inutilità della maggior parte di essi, come le statuette virtuali del cantante e l’insensata possibilità di assistere come spettatore ai video del gioco. Il problema più evidente del prodotto è la progressione forzata dettata dalla povertà contenutistica di base, che limita fortemente anche le opzioni principali: perché non è possibile provare da subito ogni difficoltà? Perché è necessario sbloccare il corpo di ballo in ogni video, dovendolo quindi rigiocare per vederlo all’opera? Quesiti che trovano risposta nella altrimenti brevissima durata del titolo, incapace di catturare il giocatore per più di qualche ora. A nulla serve l’inserimento in extremis di alcune hit recenti pubblicati dopo la morte del cantante sotto suo nome: The Experience è un gioco che fatica a trovare una propria identità, nonostante utilizzi il nome di una delle figure musicali più importanti al mondo.

    Who’s Bad?

    Il comparto tecnico del gioco musicale targato Ubisoft, al contrario di come ci si potrebbe aspettare da una produzione così povera, è stato sviluppato in maniera certosina. I due touch-screen rispondono benissimo a qualsiasi comando impartito, anche nelle fasi più frenetiche durante le quali dovrete eseguire azioni in contemporanea su due parti differenti dello schermo. Il tempismo e la precisione saranno fondamentali, ma lungi dall’essere difficili da ottenere e con un po’ di sano allenamento, sarete perfettamente in grado di completare ogni traccia con punteggi invidiabili. Peccato che gran parte delle azioni da voi realizzate non si ripercuoteranno in maniera realistica sul Michael Jackson virtuale, che troppo spesso darà la fastidiosa impressione di ballare sempre allo stesso modo, non distinguendo quindi una mossa perfetta da uno sbaglio clamoroso. Ciò snatura in parte quello che è il vero cuore di queste produzioni musicali, ossia la massima interazione tra quello che succede sullo schermo e i comandi impartiti dal giocatore. Graficamente The Experience trova un suo equilibrio, mostrando modelli poligonali realistici e scenari ambientali che pur non eccedendo con i dettagli, ricalcano alla perfezione le controparti reali. In ogni video Michael indosserà i costumi giusti ed eseguirà esclusivamente i passi di ballo legati a quella canzone, facendo sicuramente contenti tutti i fan di vecchia data che sono cresciuti con le note di intramontabili classici come Speed Demon o Beat It. Inutile parlare del sonoro, assolutamente impeccabile (soprattutto indossando le cuffie), che trova la sua massima espressione nelle 15 meravigliose tracce melodiche proposte come punto centrale dell’intera produzione.

    Michael Jackson: The Experience Michael Jackson: The ExperienceVersione Analizzata PlayStation VitaMichael Jackson The Experience è un gioco che decisamente non fa parte dei must-buy al lancio di PSVita. Appare più come un disperato tentativo da parte di Ubisoft di ricavare quanti più soldi possibili dalla sfortunata morte dell’artista. Probabilmente non contenta delle inconsistenti vendite per il mercato videoludico casalingo, cerca di sfruttare anche le nuove tecnologie portatili, con esiti tutt’altro che positivi. Il prezzo ridotto (29.90€) con il quale viene venduto al pubblico non ne giustifica minimamente l’acquisto, vista e considerata la vastissima scelta di titoli qualitativamente superiori su cui può vertere l’attenzione del fruitore. Michael Jackson The Experience è un gioco che, data la misera quantità di contenuti abbinata ad una mediocre qualità generale, non ha ragione d’esistere sulla piccola console Sony che in questo momento può vantare ben altre perle videoludiche.

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