Recensione Midnight Club 3: DUB Edition

Tuning e corse clandestine secondo San Diego Studio

Recensione Midnight Club 3: DUB Edition
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  • Xbox
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  • Date a Cesare quel che è di Cesare

    Quando si parla di tuning e videogiochi il pensiero corre subito al brand Need For Speed e ad Electronic Arts. Se è pur vero che il lavoro svolto dal publisher americano con i due Underground ha reso oltremodo popolare il binomio elaborazione e videogioco, è anche vero che una buona parte delle idee implementate nei due ultimi titoli targati Need For Speed è debitore di quanto visto nei primi episodi della serie Midnight Club. Il team Rockstar San Diego, che prima di essere acquisito da Rockstar era conosciuto con il nome Angel Studios, è stato anche il creatore della serie Midtown Madness, in seguito passata nelle mani di Digital Illusion sotto etichetta Microsoft, ragion per cui è facile farsi un'idea di quanto questo gruppo di sviluppatori abbia fatto per permettere al genere dei racing game di evolvere verso approcci un po' diversi dalle classiche gare su circuiti proposti sino a quel momento. Ciò che poi ha fatto EA è stato semplicemente quello di sintetizzare il tutto, aggiungere l'aspetto più "tamarro" - il tuning - e confezionare un prodotto assolutamente cool, grazie anche a tutta una serie di extra quali una colonna sonora particolarmente aderente al tema - Underground II, in particolare, poteva contare sui bravi musicali di alcuni dei cantanti della scena black più popolari al momento - ed un mucchio di licenze ufficiali, dalle automobili stesse fino ai pezzi di ricambio, in grado di far compiere al titolo quel salto qualitativo necessario per farne il blockbuster e campione di vendite che si è rivelato essere.
    Tutto questo preambolo per dire che è probabilmente arrivato il momento per i ragazzi di Rockstar San Diego -ma quanti del vecchio team Angel Studios faranno parte di questa nuova formazione? - di rivendicare la celebrità dovuta e scalzare dal trono dei racing game il popolarissimo Underground. Saranno riusciti nell’impresa?

    Ancora Confronti

    Chi ha speso ore per le strade di NFS Underground non faticherà ad ambientarsi in Dub Edition. Pur essendo accomunati da un approccio al tuning dei veicoli molto simile, seppur più marcato nel titolo EA, Dub Edition e Underground manifestano subito le proprie diverse origini nel momento in cui si entra nel vivo della competizione. Se in NFS le varie gare si sviluppano sempre su circuiti ben definiti all’interno dell’area di Bay City, la metropoli virtuale di Underground, in Dub Edition ciascuna competizione ha luogo nel contesto urbano delle tre città proposte (San Diego, Detroit e Atlanta), dove una serie di checkpoint sparsi per le trafficate vie traccia in maniera grossolana il percorso da seguire. In maniera grossolana perché tra un checkpoint e il successivo non esiste un unico tragitto percorribile e, spesso, la linea retta tra due punti è veramente la distanza più breve, in quanto anche la presenza incombente di un grattacielo apparentemente invalicabile può esser raggirata facendo uso di rampe piazzate strategicamente nei paraggi per poi trovarsi a saltellare da un tetto all’altro del complesso di edifici antistanti e raggiungere così in pochi secondi l'agognata meta. Talvolta, invece, è possibile sfrecciare all’interno stesso degli edifici, laddove una serie di vetrate è in grado di celare scorciatoie spesso indispensabili per poter recuperare preziosi secondi sugli avversari.
    Per ciascuna delle tre città sono contemplate diversi tipi di gara. Esistono gare opzionali composte da un’unica sfida che, come già suggerisce il nome, non sono necessarie per progredire nel gioco, ma consentono velocemente di guadagnare soldi per poter acquistare modifiche e nuovi veicoli. Sparsi per la città si trovano anche alcuni piloti che non vedono l’ora di esser sfidati. Le sfide tra piloti sono composte da tre o più gare e normalmente vincendole è possibile sbloccare nuovi vinili, tipi di vernici, pezzi di carrozzeria e molto altro ancora. Le gare club, invece, hanno la particolarità di esser esclusive per una categoria precisa di veicoli. Per sbloccare una nuova città (a inizio partita si può gareggiare solo sulle strade di San Diego) è necessario vincere il torneo cittadino che si renderà disponibile solo da un certo punto in poi. Tale torneo sarà composto da più gare e, come da tradizione, lo scopo sarà quello di arrivare alla fine con il maggior numero di punti. Una volta resasi disponibile una delle altre due città sarà possibile spostarsi dall’una all’altra recandosi nel punto di trasporto urbano, una locazione in cui è possibile accedere ad un’altra città semplicemente entrando nel passaggio contraddistinto dal nome della metropoli scelta.
    Più si avanza nel gioco e, ovviamente, più gli avversari si fanno coriacei anche in virtù dell’utilizzo di automobili sempre più elaborate e per poter tener loro testa anche il giocatore dovrà fare qualche capatina nel garage di fiducia per apportare qualche drastica miglioria al proprio mezzo. Grazie all’utilizzo di licenze ufficiali - sia per le automobili sia per i mezzi di elaborazione - e alla partnership con Dub Edition, la rivista americana dedicata a tutti gli irriducibili del tuning, Midnight Club 3 da questo punto di vista può gareggiare ad armi pari con il rivale di EA, sebbene quest’ultimo ponga una maggior attenzione all’aspetto “elaborazione”. L’opzione di auto potenziamento del veicolo disponibile tra i menù del titolo Rockstar è un chiaro attestato del ruolo affidato al tuning rispetto a quanto visto in Underground. E’ chiaro che l’interesse principale di Rockstar sia stato quello di confezionare innanzitutto un titolo divertente e fruibile da chiunque, anche da utenti non particolarmente desiderosi di perdersi nella scelta di mille dettagli e rifiniture. Ciò non toglie, comunque, che la varietà di pezzi disponibili per l’elaborazione raggiunga livelli veramente notevoli.

    Variazioni sul tema

    Per arricchire ulteriormente il gameplay del suo racing game, Rockstar San Diego ha pensato bene di inserire alcuni “power-up” il cui uso è spesso tutt’altro che accessorio. A seconda del tipo di veicolo selezionato -Chopper, SUV, Fuori serie, berlina di lusso o veicolo per i tuner - è possibile far uso di alcuni escamotage per poter ribaltare all’ultimo minuto una situazione particolarmente tragica. Alla guida di una berlina di lusso, ad esempio, è possibile accedere alla cosiddetta “Zona”, una sorta di intervallo di tempo in cui l’azione rallenta e l’utente è in grado di manovrare con maggior precisione il proprio bolide (utilissima soluzione per effettuare alcune curve a 90°); a bordo di un SUV, invece, è possibile utilizzare il potenziamento “Ariete” per farsi strada attraverso il traffico più voluminoso; per le fuori serie ed i chopper è disponibile la devastante “Furia”, attivata la quale è possibile far sbandare qualunque veicolo nel raggio d’azione della stessa. Queste gradite aggiunte, unite ad un’azione costantemente all’insegna del caos più totale, fanne di Dub Edition un titolo incredibilmente divertente e casinista, molto meno attento all'aspetto cool di quanto non sia NFS Underground. Progredendo con le gare, ci si accorgerà presto, infatti, che in Dub Edition talvolta l’azione è talmente frenetica e concitata da diventare a tratti insostenibile. Complice anche la presenza di un traffico urbano dal volume decisamente sostenuto - e un giro in tangenziale è la miglior prova per verificare tale affermazione - al punto che in diverse situazioni particolarmente affollate il motore grafico di gioco sembrerebbe non esser in grado di mantenere un frame rate accettabile.
    Il motore grafico utilizzato per Midnight Club 3 rappresenta una decisa evoluzione di quello utilizzato per il precedente episodio della serie. Pur non essendo particolarmente raffinato ed ottimizzato - spesso le texture in alta risoluzione vengono caricate con un leggero ritardo, con esiti un po’ agghiaccianti per il colpo d’occhio - e soggetto a frequenti cali di frame rate - talvolta gli elementi in movimento su schermo raggiungono quantità decisamente imbarazzanti - la resa globale è decisamente convincente anche grazie ad un intenso utilizzo di effetti di luce e riflessioni varie - il manto stradale bagnato in primis - e ad una realizzazione delle tre metropoli più che buona. Non ci sono pretese di assoluta fedeltà alle controparti reali, ma le tre città sono sufficientemente differenziate tra di loro e ciascuna di esse è in grado di offrire spunti differenti per le più folli acrobazie (qui le macchine volano letteralmente, ragazzi!).
    Pur trattando competizioni notturne, Dub Edition contempla diverse fasce orarie - dall'alba al tramonto - e diverse condizioni atmosferiche - pioggia o nebbia - con risultati decisamente buoni. L'effetto "acquazzone" è assolutamente convincente, quello "nebbioso" incredibilmente realistico, probabilmente una delle migliori "nebbie" simulate viste in un gioco di guida. I modelli delle automobili non sono forse allo stesso livello di quelli visti in Underground II, ma fanno comunque la loro bella figura.
    Dove però Dub Edition offre il meglio di sè è probabilmente nella colonna sonora, grazie ad un repertorio di pezzi assolutamente in tema con le atmosfere di gioco e che può contare su nomi di richiamo come Marylin Manson, 50 Cent e addirittura Iggy Pop. Strepitosa, non c'è che dire!

    Midnight Club 3: DUB Edition Midnight Club 3: DUB EditionVersione Analizzata PlayStation 2Midnight Club 3 Dub Edition rappresenta un acquisto indispensabile per gli amanti dei giochi di guida non simulativi. Pur con alcuni problemi di natura tecnica - l'aspetto tecnologico poteva certamente esser migliorato - Dub Edition dimostra di esser un gioco divertentissimo e casinista quanto basta. Per i fanatici del tuning probabilmente l'ultima installazione di Underground rappresenta ancora la scelta principale, per i patiti dell'azione più frenetica e scellerata - tipo Burnout 3, giusto per intenderci - Dub Edition è una scelta obbligata.

    8

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