Recensione Midway Arcade Origins

30 classici degli anni 70 e 80 a un prezzo irresistibile. Lacrimuccia nostalgica?

Recensione Midway Arcade Origins
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Midway Games è una di quelle società al pari di Nintendo, Namco e pochissime altre che può (poteva) fregiarsi del titolo di aver fondato l'industria del videogioco moderno, aver contribuito alla sua crescita e alla sua diffusione. La sua storia è in poche parole la storia del videogioco occidentale: fu fondata nel 1958 come azienda produttrice di flipper, poi dal 1978 dopo aver distribuito in America Space Invaders e Pac Man iniziò lei stessa a produrre videogiochi gettando le basi per una marea di generi evolutisi con il passare del tempo. La storia recente è scandita da tre importanti date: nel 1992 lancia sul mercato il violento picchiaduro Mortal Kombat, generando scandalo e quindi introiti consistenti; nel 1996 completa l'acquisizione della fu Atari, mantenendo in vita un marchio storico; nel 2009 dichiara la bancarotta ed è rilevata da Warner Bros.
    Proprio il colosso cinematografico ha lavorato bene nel rilanciare il brand Mortal Kombat e l'ex studio di Chicago, ma ha vacillato più del dovuto nel decidere il da farsi sugli altri marchi della compagnia. Per smuovere l'indecisione ha quindi deciso di pubblicare Midway Arcade Origins per Xbox 360 e Playstation 3, una collection onnicomprensiva (diversa da quelle focalizzate su un singolo genere note come Midway Arcade Treasure) contenente 30 titoli appartenenti al ventennio degli anni settanta e ottanta. Il prezzo è assolutamente budget: 29,90 euro.
    Le conversioni (ad opera degli specialisti di Backbone Interactive) sono ben realizzate e rispettose? E a chi si rivolge questa collection?

    30 nonni videoludici

    Giocare ai titoli raccolti nella Midwat Arcade Origins consente di ritornare alle origini della propria passione per i videogiochi. Che il giocatore abbia vissuto o meno gli anni '70 e '80, ritroverà nel pacchetto una buona fetta di quei titoli che hanno definito un genere.
    Dal punto di vista storico l'offerta è irrifiutabile: Gauntlet è tranquillamente il nonno di Diablo, Smash TV l'antesignano degli shooter a doppio stick, Arch Rivals un pre-NBA Jam (senza licenza NBA), Spy Hunter un mash-up tra gli sparatutto verticali e i racing game, 720° il Tony Hawk un decennio abbondante prima, Marble Madness nient'altro che un Monkey Ball in anticipo di due decadi, e così via...

    Un po' meno lo è dal punto di vista della giocabilità. I tre quarti del software è invecchiato male, superato abbondantemente dalle tappe tecnologiche e dall'invettiva dei game designer. Prendiamo ad esempio Pit Fighter, il progenitore di Mortal Kombat: la simulazione di combattimenti clandestini uscì nel 1990 e complice la grafica digitalizzata ebbe un successo clamoroso; i realistici pettorali di attori in carne ed ossa furono sparati a tutto schermo nelle sale giochi e la giocabilità era abbastanza varia complice un set di armi da raccogliere. Ma quale può essere il posto di Pit Fighter nel 2012, in un momento in cui le tecniche del motion capture permettono di fare cose come Beyond Two Souls? C'è poco di cui stupirsi e ancora meno di cui galvanizzarsi prendendo parte ai combattimenti da strada.
    Il coefficiente tecnologico è insomma lontano dagli standard odierni, ma anche quello ludico appare demodé piuttosto che un più gentile vintage. La difficoltà di buona parte dei giochi molto alta, per esplicito volere dei team interni a Midway così da incentivare il replay e l'esborso dell'ennesimo quarto di dollaro ai cabinati. Per raggiungere tale scopo non tutti i mezzi utilizzati sono leciti e onesti, a cominciare da una superiore potenza dei colpi nemici. Chi riuscirebbe al giorno d'oggi a sopportare pazientemente l'accerchiamento di decine di nemici in Gauntlet? Probabilmente ben pochi dei nostri lettori!

    Com'è la collection?

    I 30 titoli sono stati selezionati tra i migliori della compagnia statunitense degli anni 70 e 80, ma la qualità tecnologica e l'impronta ludica sono ben poco significative per gli standard odierni. Ma com'è l'adattamento ad opera di Backbone Interactive? Anche in questo caso si riscontrano alti e bassi.
    Lo stile dei menù è molto elegante pur nel loro minimalismo e semplicità, valori ripresi anche da un filmato introduttivo di buona fattura. L'interfaccia è univoca per tutti i giochi e questo consente al giocatore di familiarizzare senza difficoltà con essa. Peccato solo che le opzioni lascino a desiderare: scarsa la quantità di extra e informazioni sui prodotti inseriti nel pacchetto (un sottopancia nei menù di caricamento è poca cosa); nessun gioco stato riadattato agli schermi 16:9, quindi potrete scegliere tra due livelli di zoom così da minimizzare le bande laterali (nere oppure un richiamo alla livrea del cabinato originale).

    Onde evitare fraintendimenti, non ci troviamo di fronte a rimasterizzazioni in HD, ma a semplici adattamenti: questo vuol dire che nessuno sprite è stato ritoccato, nessun colore modificato, nessun canale audio aggiunto (ma il suono è davvero pulito!). Backbone ha provato a migliorare la qualità dell'immagine inserendo tre filtri grafici che dovrebbero smussare i contorni e armonizzare l'immagine su schermo, ma i risultati sono di scarso impatto.
    C'è poco da dire sui sistemi di controllo. Trattandosi in toto di conversioni da arcade è evidente come il pad di Xbox 360 sia poco adeguato e preciso, che si scelga l'analogico o (ancora peggio) la croce direzionale. Abbiamo collegato un arcade stick Hori e la situazione è migliorata, sebbene alcuni giochi come Smash TV o Robotron 2084 non siano supportati a causa del gameplay a doppio stick.

    Midway Arcade Origins Midway Arcade OriginsVersione Analizzata Xbox 360Non c'è nulla di sbagliato in Midway Arcade Origins. Warner Bros vuole rendersi conto dell'appeal odierno delle licenze Midway, acquistate nel 2009: avrebbe potuto rilasciare quattro o cinque giochi sugli store online a 5 euro l'uno e invece ne ha impacchettati ben 30 ad un prezzo squisito (29,90 euro, meno di 1 euro a gioco!). Per gli storici videoludici (ammesso esista una simile categoria) è un piatto sul quale gettarsi a capofitto, divorando ogni singola conversione arcade anche grazie ai continue infiniti; per chi invece vorrebbe conoscere meglio i videogiochi di trent'anni fa in quanto fan sfegatato di quelli attuali, la collection potrebbe riservargli qualche delusione a causa degli scarsi extra, dell'elevata difficoltà dei titoli e dei motori grafici quantomai datati. Difficile consigliarla a un target preciso, pur essendo un prodotto confezionato con maggior cura di molte altre collection.

    6.5

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