Minute of Islands Recensione: un'avventura 2D disegnata a mano

Lugubre ed enigmatico, il viaggio di Minute of Islands ci immerge in un mondo bidimensionale interamente disegnato a mano.

Minute of Islands Recensione: un'avventura 2D disegnata a mano
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Parlare oggi di videogiochi che mirano a mettere in scena le emozioni e i traumi dell'essere umano non è certo qualcosa d'insolito. Di produzioni che propongono tematiche così delicate in veste interattiva ce ne sono anzi a bizzeffe, fra prodotti più ludici in senso classico ed esperienze che, invece, rinunciano a una giocabilità forte per concentrarsi su fattori quali la narrazione o la riconoscibilità artistica - si pensi a Gris, per fare un esempio (qui potete trovare la nostra recensione di Gris). È quasi superfluo precisare che, dei tanti progetti nati negli anni, i più interessanti appartengano al panorama indipendente, habitat notoriamente favorevole allo sviluppo d'idee spesso avulse dalle logiche commerciali più pressanti. Un sottobosco creativo da cui, non a caso, è sbocciato pure Minute of Islands, la nuova avventura in due dimensioni di Studio Fizbin, team tedesco già autore del curioso dittico composto da The Inner World (2013) e The Last Wind Monk del 2018 (volete saperne di più? Leggete la nostra recensione di The Last Wind Monk). Un gioco particolare, che sconfessa la leggerezza suggerita dal suo aspetto estetico a pochissimi minuti dall'inizio di un viaggio surreale, sinistro, eppure pregno di fascino e significati reconditi.

    I giganti e la bambina

    Mo non è abituata al silenzio. Da troppo tempo la giovane donna riposa nella più completa solitudine sul fondo dei tunnel sotterranei dell'isola di Boan, dove il rumore di tubazioni, pompe e ingranaggi non conosce un attimo di tregua. Al piano di sopra siede infatti uno dei giganti che insieme ai suoi tre fratelli - ciascuno dalle profondità di un isolotto diverso - è solito dare la carica a un grande macchinario capace di proteggere l'arcipelago che li ospita da una nuvola di letali spore tossiche.

    Eppure adesso Mo lo sente chiaro, quel temibile silenzio. Il colosso biomeccanico sembra aver perso le energie e con lui, a quanto pare, anche i suoi mastodontici consanguinei. È ormai inerte, del tutto incapace di svolgere il proprio dovere: anche la vita in superficie, pertanto, rischia di estinguersi. Fortuna vuole che la ragazza abbia le carte in regola per risolvere il problema. Perché Mo è la manutentrice designata dei meccanismi che la circondano, colei che sfruttando l'Omnichiave, un leggendario scettro a manovella, ha il potere di ripristinare manualmente sia i depuratori d'aria dell'arcipelago che le funzioni cerebro-motorie dei quattro titani, salvo riuscirci prima che il loro afflato si spenga per sempre. Ancor prima che Mo prenda il largo a bordo della sua bizzarra imbarcazione tentacolare, l'unico mezzo disponibile per spostarsi fra gli atolli, Minute of Islands mette bene in chiaro la sua essenza di racconto che gioca costantemente di antitesi.

    Se il colpo d'occhio è arrotondato e color pastello come quello di un cartone animato - il paragone con Adventure Time viene da sé -, il contenuto dell'opera è invece di una pasta diametralmente opposta, pieno d'immagini crude, talvolta addirittura respingenti. Il palcoscenico è quello di un mondo alla deriva, ibrido organico-artificiale che ad ogni passo della protagonista scopre nuovi, dolorosi segni di un passato cupo, piagato da una minaccia mai totalmente estirpata.

    Case desolate e ricolme di oggetti, strutture in rovina o completamente distrutte, ma anche gabbiani malaticci ed enormi carcasse di cetacei spiaggiati offrono uno spettacolo visivo macabro e spiazzante, dal quale tuttavia, strano a dirsi, risulta davvero difficile distogliere lo sguardo. Un po' perché, artisticamente parlando, il lavoro di Studio Fizbin è qualcosa di sublime, alternanza di bellissimi disegni a mano che non lesina di dettagli e piccole finezze; e un po' perché in ciò che viene illustrato non c'è ombra di esplicitezza o didascalismo.

    Lo storytelling di Minute of Islands decide infatti di presentare Mo, i suoi legami con i -pochi- personaggi secondari e le origini dell'inquietante realtà che la circonda in un modo alquanto criptico, procedendo per frammenti di narrazione che emergono sfumati nel corso dell'avanzamento. Mentre la nostra "eroina" non spiccica parola, una voce fuori campo s'impegna a riprodurne i pensieri, le reminiscenze e gli stati d'animo, inevitabilmente intrecciati con l'enigmatica mitologia dell'universo di gioco.

    La psicologia di Mo è senz'altro complessa, come d'altronde dimostrano alcuni, splendidi intermezzi onirici che ruotano attorno alla sua figura, specchio di una personalità non più perfettamente in equilibrio. È mettendo insieme questi e altri indizi che la storia sembra assumere i connotati di una grande allegoria che, come reso esplicito dalle parole del team di sviluppo, dovrebbe avere a che fare con temi sensibili quali i disturbi d'ansia e il comportamento autodistruttivo. L'uso del condizionale è d'obbligo, in quanto Minute of Islands non fornisce alcuna risposta incontrovertibile, lasciando a chi è arrivato al termine della vicenda il piacere dell'interpretazione, con tutto il fascino che tale scelta si porta appresso.

    L'arcipelago dei ricordi

    Dunque, in Minute of Islands la protagonista non ha certo le lancette dell'orologio dalla propria parte, chiamata a svolgere una missione di salvataggio piuttosto impellente. Nondimeno, curiosamente, l'incedere del gioco sembra tutt'altro che interessato ad assecondare le urgenze di trama.

    Svariate sono le volte in cui l'inquadratura indugia sui particolari del paesaggio, oppure si sofferma sulle fasi di navigazione in mare che conducono al molo dell'isola successiva, o ancora concede a Mo istanti di pura estasi contemplativa, fino a sovrapporsi ai suoi occhi nell'incantevole "minuto" che dà il titolo alla produzione - e che preferiamo non anticipare. È un ritmo sospeso, quello che sospinge gli eventi, cui il giocatore si presta volentieri non solo per merito della bellezza di tutto quel che popola lo schermo, ma anche grazie a un accompagnamento sonoro che opera con discrezione, pur rimanendo incredibilmente avvolgente. Della stessa calma vive inoltre il gameplay, che è poi quello tipico degli adventure esplorativi. La progressione orizzontale è portata avanti da alcune delle tradizionali componenti di genere, da un platforming appena accennato fino alla raccolta di collezionabili - i ricordi di Mo - parecchio rilevanti ai fini della ricostruzione narrativa, passando naturalmente per una serie di piccoli puzzle da risolvere.

    Sono tutte meccaniche che si prestano a uno schema che viene riproposto in ognuno dei cinque capitoli che scandiscono il viaggio; schema che, pur con qualche variazione, converge sempre in una manciata di obiettivi imprescindibili: scovare i suddetti depuratori, riattivarli con l'Omnichiave (tramite dei semplici QTE), infine tornare dal gigante di turno, da ridestare dopo aver portato a compimento determinati enigmi ambientali.

    La parte ludica di Minute of Islands fa più che altro da sostegno al racconto, ed è forse ciò che della produzione lascia minor segno, a tratti eccessivamente ripetitiva, nonostante la breve -ma adeguata - durata dell'esperienza permetta di soprassedere in parte sulla questione.

    Minute of Islands Minute of IslandsVersione Analizzata PlayStation 4 ProBastano poco più di quattro ore per innamorarsi di Minute of Islands, un’avventura indie che gioca con le aspettative dell’utente, attraendolo col suo manto grafico fanciullesco in un mondo insulare corrotto, spossato, dalla storia pregressa incerta, come d’altronde è incerta la natura dei personaggi che agiscono al suo interno. Difficile restituire a parole la bellezza di un piccolo-grande videogame che solo pad alla mano sa farsi scoprire, ascoltare, ammirare in tutto il suo splendore, pur con i limiti di una struttura di gioco che, forse, avrebbe giovato di un andamento meno ridondante.

    8.2

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