Monster Energy Supercross 4 Recensione: impennate nel fango su PS5

La recensione di Monster Energy Supercross The Official Videogame 4, un racing game che soddisferà i fan più accaniti di questo sport spettacolo.

Monster Energy Supercross 4 Recensione: impennate nel fango su PS5
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Quella del campionato americano Supercross è probabilmente la licenza commercialmente più debole sul territorio europeo tra quelle attualmente in gestione presso gli studi di Milestone. Il torneo organizzato dalla American Motorcyclist Association è però un vero e proprio concentrato di adrenalina, e se trattato nel modo corretto potrebbe tranquillamente far breccia anche nel nostro mercato. Peccato che, con questo Monster Energy Supercross 4, lo sviluppatore nostrano abbia scelto di enfatizzare soprattutto il lato tecnico e la precisione richiesta dalla disciplina, anche a discapito di un'accessibilità sempre più ridotta.

    Il Supercross virtuale fatica ad emergere nel mercato degli sportivi non tanto per la sua natura "di nicchia", quanto piuttosto per il suo lato fieramente rigoroso e intransigente, che in questo quarto capitolo pervade l'esperienza di gioco rendendola fin troppo feroce per il nuovo arrivato, senza però innovare a sufficienza la formula da risultare appetibile per i fan di vecchia data, quelli che fino a pochi giorni fa erano ancora alle prese con il precedente capitolo del brand.

    Ritorno nel fango

    Arrivati alla quarta incarnazione del brand, abbiamo imparato tutti a conoscere lo sport di riferimento, una sorta di variante iper-spettacolarizzata e "compatta" del leggermente più famoso (almeno da noi) Motocross. Anziché sfruttare collinette e ambientazioni "naturali" per costruire delle comuni piste all'aperto, la variante statunitense sfrutta al massimo gli spazi ridotti degli stadi sparsi per il territorio nord-americano, producendo circuiti dai dislivelli meno pronunciati ma estremamente tecnici, ricchi di rapide sequenze di salti che richiedono un grandissimo senso del ritmo. Come da tradizione, nelle prime battute potremo avvalerci dell'immancabile "flow aid", una variante della classica "traiettoria ideale" tipica dei corsistici, la quale anziché indicarci i punti di frenata e l'angolazione con cui affrontare le curva si occuperà di consigliarci una strategia per attuare al meglio le varie sequenze di salti.

    Seguire il flusso però, nonostante questo tipo di aiuto, non è così semplice per chi si trova alle prime armi o per chi ha smesso da qualche mese di giocare al capitolo precedente. Se non siete giocatori esperti, insomma, il primo impatto con il titolo potrebbe lasciarvi un po' interdetti.

    Il modello di guida, pur restando molto simile al diretto predecessore, lo abbiamo trovato lievemente più a fuoco nella gestione della moto in salto e degli spostamenti di peso, sebbene manchi ancora la totale libertà richiesta a gran voce dalla community.

    Scrub e whip, insomma, soprattutto in fase di "attivazione", continueranno ad essere perlopiù automatici. La fisica di gioco, inoltre, ci è sembrata particolarmente inflessibile e più punitiva anche nelle sue impostazioni meno simulative. Vista la grande complessità di un modello di guida capace di mescolare a un fondo leggermente arcade un sostrato simulativo ancor più intransigente rispetto al passato, abbiamo sentito un po' la mancanza di un tutorial degno di questo nome, capace di iniziare il giocatore in maniera opportuna.

    L'allenamento base, quello che dovrebbe accogliere i neofiti, a conti fatti non fa altro che insegnargli alcune azioni semplici e il layout dei tasti, per altro in maniera piuttosto blanda e senza delle sfide capaci di mettere realmente alla prova la loro reale comprensione delle varie manovre.
    Pochissime le modifiche degne di nota anche per quanto concerne la gestione delle collisioni, sempre incerte e mai troppo credibili; effettuare un salto nel bel mezzo della bagarre d'inizio gara è praticamente un terno al lotto: alcune volte ci siamo ritrovati ad atterrare sulla testa degli avversari senza alcuna conseguenza, altre volte siamo volati a terra dopo il minimo contatto. Non è stata tanto la simulazione approssimativa degli urti a creare problemi, quanto piuttosto la sua inconsistenza. Talvolta il gioco ci ha concesso di effettuare manovre al limite dell'impossibile senza alcuna punizione, e in altre occasioni siamo finiti al suolo immediatamente, sebbene la situazione fosse pressoché identica o addirittura sulla carta meno problematica e "al limite". Questi difetti, che in passato avevamo criticato un po' meno aspramente in virtù dei progressi tangibili arrivati su altri fronti del gameplay e nelle varie modalità di gioco, oggi iniziano a pesare di più. Anche perché siamo al quarto giro di boa, e la situazione sembra essere stagnante.

    Verso la gloria

    Una delle poche aree del gioco ad aver subito un vero stravolgimento è senza dubbio la modalità carriera, arricchitasi per l'occasione di un inedito ed interessante sistema di progressione di stampo ruolistico. Si parte dalla categoria "Futures", realmente esistente anche nel campionato reale, salendo progressivamente fino al raggiungimento della vetta. L'implementazione di un vero e proprio skill tree ha messo sul tavolo diversi cambiamenti, alcuni positivi, altri meno.

    Partiamo dalle buone notizie: la progressione e l'impatto delle varie abilità è facilmente percepibile, e garantisce un senso di progressione di tutto rispetto. L'altra faccia della medaglia riguarda però il bilanciamento dell'importanza di tali abilità e la taratura della base di partenza.

    Il nostro pilota esordiente si ritroverà completamente incapace di eseguire azioni basilari, farà fatica nei salti e, più in generale, nel manovrare la moto. Pur apprezzando la necessità di "rincorrere" gli altri (cosa più che legittima, per un pilota in erba) e non essere fin da subito dei fenomeni, abbiamo ritenuto il bilanciamento davvero troppo svantaggioso per l'utente. Il risultato è presto detto: le prime gare della stagione saranno un vero incubo, uno di quelli che vorreste fare di tutto per dimenticare.

    Non proprio la premessa migliore, per la portata principale di un prodotto d'intrattenimento. Fortunatamente a venirci incontro ci pensano alcune delle novità aggiuntive della modalità, tra cui l'allenamento tramite sfide speciali giocabili all'interno del compound (che grazie ad esse ha finalmente una propria ragion d'essere) e gli eventi speciali. Entrambe le attività ci forniranno punti da spendere per migliorare le caratteristiche del nostro alter ego virtuale senza la frustrazione che permea le gare vere e proprie. Una volta superato lo scalino iniziale e presa confidenza con il sistema di controllo, il gameplay si è confermato piuttosto piacevole e la progressione molto variegata e sfaccettata. Serve un po' di tempo, ma una volta interiorizzato il tutto il gioco mostra il suo solito, appagante gameplay. Resta un peccato, però, trovarsi a dover lottare e "grindare" come forsennati nelle prime battute.

    A fare da contorno alla modalità regina della produzione troviamo la solita quantità esorbitante di sbloccabili e possibilità di personalizzazione, fiori all'occhiello della totalità delle produzioni targate Milestone. Come sempre, tornano il già citato compound, questa volta ambientato nei paesaggi rurali del Maine, e l'immancabile editor di tracciati.

    Il primo, purtroppo, fatta eccezione per la sua interessante integrazione all'interno della campagna e per i tracciati da esso ricavati, non brilla di certo per utilità e voglia di stupire. Scorrazzare all'interno del circoscritto spazio ricostruito dagli sviluppatori in totale libertà è rilassante, anche e soprattutto grazie alla natura evocativa di alcuni scorci, ma questo non basta per rendere giustizia al lavoro svolto dal team sulla modellazione e sull'ottimo sistema d'illuminazione (con tanto di ciclo giorno-notte, tra l'altro). L'editor di piste, invece, è stato espanso ulteriormente, dando origine a un sistema di creazione dei tracciati tra i più riusciti in circolazione. Ad attenderci abbiamo trovato nuovi moduli e qualche possibilità di personalizzazione aggiuntiva, senza evidenti stravolgimenti nelle dinamiche di creazione e di utilizzo del tool. Come si dice sempre in questi casi: squadra che vince non si cambia.

    Fango next-gen?

    Monster Energy Supercross 4 è anche il primo capitolo della serie a compiere il salto generazione, andando a far compagnia ai recentemente aggiornati RIDE 4 (qui la nostra recensione di RIDE 4) ed MXGP (qui, invece, la nostra recensione di MXGP 2020). La nostra recensione si è basata proprio sulla versione per la nuova ammiraglia di casa Sony, che ha saputo mettere in mostra un framerate stabilissimo, sempre ancorato sui 60 frame al secondo con un livello di dettaglio mediamente molto alto e una risoluzione dinamica capace di raggiungere spesso e volentieri il 4K.

    Pur non facendo gridare al miracolo, insomma, il nuovo lavoro targato Milestone, almeno sotto il profilo tecnico, ci è parso decisamente solido. Lo stesso discorso vale per l'implementazione del DualSense, mai troppo invasiva ed evidente, ma comunque percepibile e all'altezza della situazione.

    La nuova interfaccia dai colori acidi e fluorescenti, dopo un primo impatto un po' straniante, ci è parsa tutto sommato gradevole, perfettamente in linea con la natura sopra le righe dello sport che il gioco vuole rappresentare. Discorso invece ben diverso per quanto concerne la colonna sonora, non particolarmente azzeccata: un mix eterogeneo di musica elettronica e rock generico, un'accozzaglia di suoni fin troppo dissonanti che non ha saputo convincerci.

    Monster Energy Supercross The Official Videogame 4 Monster Energy Supercross The Official Videogame 4Versione Analizzata PlayStation 5Supercross 4 è un gioco complesso da approcciare che non fa molto per risultare appetibile al grande pubblico. La quarta incarnazione della serie è probabilmente ancor più intransigente rispetto al passato, lasciando maggior spazio di manovra al giocatore nelle fasi aree e proponendo un modello fisico difficile da domare anche nella sua forma più addolcita, con tutti gli aiuti attivi e il flow aid ben in vista. Trovare il ritmo e domare la nostra due ruote richiede pazienza e tanta pratica, ma dopo averci preso la mano potrete togliervi un bel po’ di soddisfazioni. Al netto dei già citati nuovi moduli per il track editor e di una quantità folle di personalizzazioni sbloccabili, però, le novità rispetto al capitolo precedente potrebbero non essere sufficienti a giustificare la migrazione dal vecchio capitolo dei vecchi fan della saga, anche in virtù di una modalità carriera che è sì stata discretamente rinnovata, ma presenta svariati problemi in termini di bilanciamento.

    6.5

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