Monster Hunter Stories 2 Wings of Ruin Recensione: in sella ai mostri

Il filone spin off di Monster Hunter si arricchisce con Stories 2, un JRPG più denso e più ricco del primo capitolo, ma anche abbastanza conservativo.

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  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • Se c'è un aspetto di Monster Hunter che ancora oggi risulta abbastanza carente, è senza dubbio la cornice narrativa, che da sempre fatica a giustificare il continuo susseguirsi di incarichi assegnati al giocatore. A differenza di serie rivali come GOD EATER e Toukiden, che includono trame complesse e comprimari dal ricco background, l'hunting game di casa Capcom procede imperterrito per la sua strada, "delegando" il compito di raccontare delle storie profonde e ambientate nel proprio mondo agli esponenti del filone Stories. A circa sei anni di distanza dal lancio del capostipite, lo sviluppatore nipponico ha finalmente confezionato una nuova avventura con protagonisti i Rider, ossia quegli esseri umani che anziché dedicarsi all'arte venatoria hanno invece scelto di allevare mostri sin dalla schiusa delle uova e farne i propri partner (per tutti i dettagli correte a leggere il nostro speciale con le nozioni essenziali per avvicinarsi a Monster Hunter Stories 2).

    Nelle ultime settimane abbiamo quindi esplorato in lungo e in largo l'affascinante e coloratissimo universo di Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, apprezzando i piccoli miglioramenti apportati da Capcom alla formula originale dello spin-off per Nintendo 3DS (a proposito, qui trovate invece la nostra recensione del primissimo Monster Hunter Stories) e lasciandoci travolgere dalla sua squisita componente narrativa. In attesa che il prodotto esordisca ufficialmente su PC e Nintendo Switch, ve ne proponiamo le nostre consolidate impressioni!

    La leggenda del Ratha Tagliente

    Al pari dell'originale Monster Hunter Stories, che a suo tempo chiedeva all'utente di indagare sul Flagello Nero e scoprire il motivo per cui il misterioso stato scatenasse la furia dei mostri selvatici, anche Wings of Ruin pone il giocatore dinanzi a una minaccia che potrebbe addirittura causare la rovina del mondo intero.

    Nel cuore di un'antica foresta situata sull'Isola Hakolo, un anziano Ratha Guardiano custodisce infatti un uovo al cui interno potrebbe nascondersi il Ratha Tagliente, una creatura che secondo la leggenda sarebbe talmente potente da poter seminare un livello di distruzione senza precedenti col semplice battito delle proprie ali. Non sorprende, dunque, che il prezioso uovo sia ambito tanto dai Rider quanto dai Cacciatori, i quali vorrebbero servirsene per fini nefasti. Allo scopo di impedire che questo possa cadere nelle mani dei secondi, nelle prime battute della campagna il maestoso Ratha Guardiano di Hakolo ne affida la cura alla graziosa wyverniana Ena, per poi abbattere i suoi inseguitori e abbandonare l'isola sotto la sua protezione assieme a tutti gli altri esemplari di Rathalos. Nei panni di un giovane Rider del vicino Villaggio di Mahana, il cui sesso e aspetto sono liberamente modificabili attraverso un editor non troppo sofisticato, il giocatore parte dunque alla ricerca di indizi che possano spiegare il motivo per cui i Rathalos di tutto il globo abbiano abbandonato nello stesso momento i loro storici habitat, innescando un potenziale sconvolgimento della catena alimentare.

    Seppur affascinati davanti all'idea di poter allevare e cavalcare le affascinanti bestie feroci cui abbiamo dato la caccia per anni, ci siamo avvicinati a Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin con una punta di scetticismo, in quanto ancora memori della trama un po' infantile che contraddistingueva il primo episodio (già in parte "compromesso" dallo stile super deformed dei personaggi). Con nostra grande sorpresa, invece, il nuovo arrivato ha preso le distanze dal capostipite, proponendo un racconto più maturo e coinvolgente.

    Pur avendo conservato la storica vena comica, che di tanto in tanto si traduce in gag e spassosi siparietti, il canovaccio narrativo di Wings of Ruin si adegua infatti alle necessità sia dei giovani che dei giocatori più navigati ed esigenti, intrattenendo entrambe le categorie con sviluppi interessanti e riusciti colpi di scena. Non per nulla, laddove il primo episodio presentava pochissimi personaggi ben caratterizzati e dal ruolo assai limitato, Monster Hunter Stories 2 mette alle calcagna dell'avatar due schieramenti ben distinti e attratti dalla profezia delle Ali della Distruzione, nonché sorretti da valide ragioni e per di più composti da comprimari e antagonisti di tutto rispetto. Una differenza fondamentale, questa, che avvicina ulteriormente il prodotto ai canoni di un normale JRPG.

    Legami mostruosi

    Come spiegato nell'introduzione e nella nostra precedente anteprima di Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin, la quotidianità dei Rider si distingue non poco da quella dei Cacciatori, ma non è del tutto differente. Procediamo però con ordine, spiegando innanzitutto che i primi vivono in luoghi isolati - anche e soprattutto per non entrare in conflitto coi secondi e col loro inconciliabile stile di vita - e si addentrano quotidianamente nelle cosiddette Tane di Mostro, al fine di sgraffignare qualche uovo.

    Una volta tornati al villaggio con la refurtiva, infatti, i possessori della mistica Pietra del Legame hanno la capacità di entrare in simbiosi e instaurare un reciproco legame di fiducia con le bestiole uscite dalle uova, per poi allevarle sino all'età adulta e abituarle alla coesistenza con gli esseri umani. Un autentico privilegio che permette ai cosiddetti Monstie di percepire i sentimenti e le intenzioni dei propri Rider e, di conseguenza, di lottare al loro fianco contro qualsiasi pericolo possa minacciare la vita pacifica della comunità. Pertanto, ogni giorno i fantini e i loro partner setacciano scrupolosamente i dintorni dei rispettivi villaggi, sia per racimolare quante più uova possibili, sia per assicurarsi che nessun mostro feroce possa attaccare all'improvviso il centro abitato e seminare il panico tra i paciosi paesani. L'esplorazione gioca quindi un ruolo primario nell'economia del gameplay, anche perché il titolo presenta delle mappe gigantesche e coloratissime, nonché traboccanti di fiere e materie prime da recuperare e combinare, così da generare pozioni, esplosivi e tutti gli altri strumenti che nel mezzo delle battaglie tornano puntualmente utili.

    Tuttavia, dal momento che armi, armature e consumabili possono essere craftati alla vecchia maniera, ossia rivolgendosi al fabbro o alla voce "combina" nel menu di pausa, Wings of Ruin fatica a giustificare il recupero dei tanti forzieri disseminati in giro e che appunto sono soliti contenere piccole scorte di oggetti già realizzabili e reperibili in quantità industriale.

    Prima di addentrarci nell'analisi del sistema di combattimento, che anche in questo episodio ha conservato il meccanismo a turni dell'originale, occorre sottolineare che i Rider portano con sé un massimo di sei Monstie, i quali sono suddivisi in tre categorie diverse: Potenza, Tecnica e Velocità. Regolamentate dal classico sistema della morra cinese, resistenze e debolezze delle suddette spalancano quindi le porte a una deliziosa componente strategica, costringendo il giocatore a formare una squadra quanto più bilanciata possibile.

    Tutti i mostri in eccesso, in ogni caso, vengono destinati alle scuderie nei vari villaggi, in attesa di essere portati in missione. Dato l'elevato numero di creature presenti nel bestiario (un dato esorbitante e destinato a salire ulteriormente attraverso il corposo e già annunciato supporto post-lancio di Monster Hunter Stories 2, che tra le altre cose riporterà sul piccolo schermo di Nintendo Switch i meravigliosi Devianti introdotti in MH Generations), il ricambio è insomma una costante di Wings of Ruin, ragion per cui i punti esperienza ottenuti al termine di una battaglia vengono equamente divisi tra il Rider e tutte le bestie nella sua squadra. Se da una parte questa scelta impedisce di creare in poco tempo una singola unità spaventosamente forte e sbilanciata (come accade molto spesso in Pokémon), dall'altra facilita non poco la preparazione delle bestie destinate a sostituire i titolari del party.

    Tra l'altro, nel caso in cui l'utente non sia intenzionato a "conservare" tutti i Monstie precedentemente schierati in campo, la meccanica del Rituale Sciamanico permette di modificare il patrimonio genetico dei Monstie e trasferire abilità e poteri da una creatura all'altra. Ognuno di essi, difatti, presenta un massimo di nove slot, alcuni dei quali sono occupati sin dalla schiusa delle uova, mentre altri si sbloccano salendo di livello.

    Ciascun gene corrisponde appunto a un'abilità o a bonus (resistenze elementali, capacità curative, e via dicendo), che il giocatore può modificare o rafforzare donando alla creatura dei geni simili e assicurandosi di allineare orizzontalmente, verticalmente o in diagonale quelli dello stesso colore: in questo modo, il Monstie ottiene un bonus bingo che lo rende ancora più potente e competitivo.

    Laddove nel primo episodio del filone Stories il gene donato conservava lo slot originale, con nostra grande sorpresa abbiamo scoperto che in Wings of Ruin è invece l'utente a scegliere quale slot rimpiazzare, semplificando non poco l'intera operazione e la realizzazione di file simili. Il Rituale Sciamanico è in definitiva una meccanica essenziale per personalizzare il party, ma che comunque va utilizzata con accortezza e lungimiranza, in quanto il mostro "donatore" scompare al termine della procedura e una volta perso non può essere recuperato in nessun modo. Una ragione valida per segnare tra i "preferiti" tutti i partner da conservare, in quanto questi non possono essere selezionati come donatori.

    L'unione fa la forza

    Per quanto concerne il combat system vero e proprio, ci duole ammettere che questo è stato ritoccato meno di quanto sperassimo: non solo appare estremamente derivativo, ma ha ereditato sia i pregi che alcuni storici "difetti" dell'originale. Andando per gradi, è bene precisare anzitutto che alle battaglie partecipano il Rider e il suo compagno principale, che all'occorrenza può essere sostituito una volta per turno, sia per adattare la strategia alla natura dell'avversario, sia per evitare di perdere dei preziosi cuori.

    Difatti, quando i PV di un fantino o del suo partner scendono a zero, il giocatore perde uno dei tre cuori a sua disposizione e una volta a secco viene decretata la sua sconfitta. Pertanto, durante la lotta è molto importante valutare se curare il Monstie in campo o se rimpiazzarlo del tutto, elaborando di conseguenza una strategia alternativa. Come accennato poc'anzi, esistono tre tipi di attacco, ognuno dei quali ha un punto forte e uno debole: Potenza batte Tecnica, Tecnica vince Velocità, e Velocità supera Potenza. Selezionando il giusto tipo ad ogni turno fa sì che il personaggio controllato vinca il "Testa a testa" con l'avversario, ossia una situazione in cui entrambe le parti portano a segno un attacco e ricevono dei danni proporzionati al risultato della morra cinese. Tutti e due, quindi, riportano delle ferite, ma qualora sia il giocatore a prevalere, la vittoria riempirà in modo significativo la barra legame (sulla quale torneremo a breve).

    Peccato soltanto che l'utente non possa in alcun modo influenzare la tipologia di attacco scelta dal proprio Monstie, che pertanto è affidata invece alla carente intelligenza artificiale: il risultato non è sempre piacevole, tant'è che durante la nostra prova abbiamo visto più volte i nostri partner ripetere gli stessi errori. Certo, sostituire il mostro in prima linea con una creatura specializzata nella categoria desiderata incrementa le possibilità che questa ricorra alla tipologia necessaria, ma il risultato non è affatto garantito, in quanto anche i Mostri sono liberi di decidere sul momento il tipo di attacco da sferrare. Quella di conservare tale caratteristica è insomma una scelta opinabile.

    Fortunatamente una volta colma la barra legame si verifica l'esatto contrario, in quanto il Rider è libero di salire in sella al Monstie e di sferrare un unico attacco dal potere distruttivo incrementato. Una volta in groppa al partner, infatti, non solo i Punti Vita del fantino vengono ripristinati, ma la coppia gode di un sostanzioso bonus in termini di attacco e difesa, e oltretutto ha accesso alle portentose Abilità Legame: vere e proprie mosse speciali che innescano spettacolari sequenze animate e che, in base al livello di carica, tendono a semplificare la rottura delle parti del corpo nemiche. Se per esempio spaccare la coda del Duramboros fa sì che questi non si lanci su party con la velocità e la potenza di un giavellotto di dimensioni colossale, specifiche parti di altre bestie neutralizzano gli attacchi velenosi e i loro pattern più deleteri.

    Durante la battaglia, poi, capita di tanto in tanto che il Monstie e l'avversario si affrontino nei cosiddetti "Scontri Finali", ovvero sequenze in cui il giocatore è chiamato a premere velocemente il tasto indicato, alternare quelli dorsali (L e R nel caso di Nintendo Switch) o far roteare in una direzione specifica la levetta analogica destra. Un espediente a nostro avviso molto divertente, che per di più infligge gravi danni e contribuisce a ricaricare la barra legame.

    Mettendo da parte gli attacchi doppi, ossia gli assalti combinati che si innescano quando Rider e Monstie selezionano lo stesso tipo di attacco, le vere novità del sequel vanno ricercate nelle armi extra a disposizione degli avatar e nella presenza di un secondo Rider con tanto di Mostie al suo seguito.

    Come ricorderà chiunque abbia giocato il primo Monster Hunter Stories per Nintendo 3DS, al tempo i fantini potevano equipaggiare soltanto quattro tipi di armi (spadone, spada e scudo, martello e corno da caccia), mentre a questo giro gli sviluppatori hanno ben pensato di portare il totale a sei e di introdurre anche l'arco e la lancia-fucile.

    Gare tra RiderAl pari del primo MHS, Wings of Ruin presenta anche una nutrita componente multiplayer, che tra le altre cose ha visto il ritorno dei tornei in cui cimentarsi contro i Rider provenienti da ogni parte del globo. In questo caso, però, le attività multigiocatore consentono di affrontare anche in coppia le varie sfide e partire per le cosiddette "missioni in collaborazione", alle quali possono appunto partecipare un massimo di quattro giocatori (divisi in due squadre). Per ovvi motivi durante la nostra prova abbiamo potuto usufruire solo in minima parte, e pertanto approfondiremo l'argomento in uno speciale di prossima pubblicazione; in ogni caso, le poche sfide cui abbiamo partecipato si sono rivelate molto divertenti, costringendoci peraltro a mettere alla prova l'integrità della nostra squadra e a rivedere qualche strategia.

    Le ragioni sono due: se da un lato vi era la necessità di incrementare la varietà, dall'altro la maggior diversificazione dell'armamentario ha permesso al team di suddividere gli strumenti di morte in tre categorie differenti e, similmente a quanto accade nella serie principale di MH, far sì che ciascuna di esse risulti più o meno efficace sulle singole parti dei vari mostri. Un dettaglio che anche nel corso del combattimento spinge il Rider a cambiare l'arma in uso, in modo tale da sfruttare a dovere i punti deboli dell'avversario. Per quanto riguarda invece il secondo Rider in squadra, che durante la vicenda cambia in base al luogo visitato, questi e i suoi Monstie lottano in maniera automatica, ma la loro presenza contribuisce a perfezionare la difficoltà complessiva del gioco e, oltretutto, incrementa la frequenza di attivazione degli attacchi doppi. Non solo il nostro avatar può associarsi anche al partner dell'ospite, ma non è raro nemmeno che tutti e quattro i lottatori si lancino all'attacco all'unisono, mettendo letteralmente all'angolo il malcapitato nemico di turno.

    Un anime interattivo

    È però sul fronte tecnico che Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin ha in parte disatteso le nostre aspettative, specie dopo le straordinarie performance registrate su Nintendo Switch da Monster Hunter Rise (per tutti i dettagli rileggete la nostra recensione di Monster Hunter Rise).

    Sia in modalità docked che in portabilità, il prodotto è infatti afflitto da un frame rate sbloccato che oscilla dai 20 ai 50 fps, tanto nelle situazioni più concitate quanto nei tranquilli centri abitati. Trattandosi di un JRPG a turni, le battaglie non ne risentono particolarmente, ma lo stesso non si può dire per le fasi esplorative, la cui fluidità lascia spesso a desiderare (soprattutto nel caso in cui il giocatore attivi la speed mode). Pertanto, attendiamo speranzosi l'arrivo di una patch risolutiva che possa bloccare il frame rate a 30 fps. Quanto alla risoluzione, in modalità docked Stories 2 gira ad una risoluzione dinamica tra 1600x900px e 1536x864px per poi essere upscalato a 1080p, mentre in portabilità il gioco gira alla risoluzione nativa dello schermo (720p).

    Sorvolando sulle suddette spigolature, abbiamo comunque apprezzato la scelta di Capcom di accantonare lo stile super deformed che contraddistingueva l'originale e che lo rendeva visivamente infantile. Pur avendo conservato una deliziosa grafica in cel shading che strizza l'occhio ai prodotti di animazione giapponese tanto amati dai fan del JRPG, i modelli poligonali risultano ora più colorati e dettagliati che mai, in modo tale da allettare anche i non estimatori del troppo fanciullesco stile "chibi". Stesso discorso vale naturalmente per gli sterminati biomi, che rispetto al passato traboccano di particolari e trasmettono una piacevole sensazione si coerenza, anche grazie ai colori brillanti e al ciclo giorno/notte.

    Assolutamente impeccabile la colonna sonora, che avvalendosi di brani inediti e delle immancabili tracce storiche della serie garantisce un accompagnamento musicale superbo e sempre attento a sottolineare con vigore o delicatezza i momenti più salienti del racconto. Passando al doppiaggio, disponibile sia in giapponese che in inglese, abbiamo preferito di gran lunga la prima traccia, meglio recitata e contraddistinta da accostamenti vocali più azzeccati alla personalità e all'aspetto dei vari personaggi coinvolti nella vicenda. Nulla da recriminare, infine, sulla localizzazione dei testi in italiano, che al netto di sporadiche licenze dovute alla traduzione anglofona ci è parsa abbastanza accurata e scorrevole.

    Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin Monster Hunter Stories 2: Wings of RuinVersione Analizzata Nintendo SwitchSeguendo le orme del predecessore, Monster Hunter Stories 2: Wings of Ruin si conferma un solido e dilettevole JRPG, nonché uno spin-off rispettoso nei confronti della serie principale da cui è tratto. Il prodotto vanta al proprio arco di frecce una varietà incredibile (sia in termini di mostri che di equipaggiamento), una storia più coinvolgente dell’originale e soprattutto una resa visiva accattivante e meno infantile. Tuttavia, pur riconoscendo la validità dei piccoli accorgimenti apportati al sistema di combattimento, in primis l’introduzione di nuove armi o del compagno extra, non abbiamo per nulla gradito la decisione di lasciare libertà di azione ai Monstie, che ancora oggi nelle fasi di battaglia sono manovrati da un’intelligenza artificiale poco sviluppata. Il sequel rappresentava per Capcom l’occasione perfetta per limare le asperità del primo MHS ed esprimere infine il vero potenziale del filone Stories, ma gli sviluppatori hanno adottato un approccio molto conservativo, preservando tanto i pregi quanto i difetti del titolo per Nintendo 3DS. Che amiate o meno il brand, in ogni caso, il titolo saprà travolgervi con le sue tinte incantevoli e tenervi incollati allo schermo per più di 50 ore. Il momento di tornare in sella ai vostri Monstie è finalmente giunto.

    8.5

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