Mortal Kombat 11: recensione della versione Nintendo Switch

Mortal Kombat 11 arriva su Switch con un porting solido che, malgrado qualche importante limite tecnico, mantiene intatti tutti i suoi punti di forza.

Mortal Kombat 11 Switch
Recensione: Nintendo Switch
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Dopo quattro anni di dura macelleria poligonale, Ed Boon e suoi esperti di smembramenti e asportazioni chirurgiche forzose hanno regalato al mondo Mortal Kombat 11, ultimo capitolo di una delle saghe più iconiche nella storia dei picchiaduro. Un ritorno in grande stile che, nella sua incarnazione su PS4 (qui la recensione di Mortal Kombat 11), ci ha conquistato con un mosaico di miglioramenti che coinvolge una fetta maggioritaria della formula di Netherrealm, fatta eccezione per un sistema di progressione eccessivamente basato sul grinding, caratterizzato da un rapporto sforzo/ricompensa decisamente sbilanciato.

    Considerazioni che possiamo tranquillamente estendere anche all'oggetto di questa recensione, ovvero la versione per Switch di Mortal Kombat 11, che mantiene inalterati tutti gli elementi salienti del pacchetto contenutistico del titolo, ragionevolmente ridimensionati a misura delle peculiarità tecniche dell'hardware "made in Nintendo". Per questo motivo, nella dissertazione a seguire, ci limiteremo a soppesare meriti e difetti di questo specifico porting, senza tirare direttamente in ballo la fibra qualitativa del gioco in generale.

    Fatality tascabili

    Se le "trasposizioni ibride" di titoli come Doom e Wolfenstein 2 (qui la recensione della versione Switch) ci hanno insegnato qualcosa, durante lo sversamento itinerante di vagonate di sangue e frattaglie, è che la piccolina di Kyoto sa dimostrarsi sorprendentemente versatile quando si tratta di gestire titoli third party graficamente esuberanti, specialmente se dietro al port di turno c'è un team in grado di spremere al massimo l'hardware di Switch.

    La chiave del successo è far sì che nessuno degli aspetti cardinali dell'impasto ludico venga alterato in maniera significativa durante il processo di adattamento: un dogma che, come intuibile, sottintende qualche sacrificio in termini puramente tecnici, operato al fine di mantenere intatti i pregi del gameplay. Tenendo a mente queste ineluttabili regole d'ingaggio, siamo lieti di confermarvi che la versione per Nintendo Switch di Mortal Kombat 11 si dimostra in grado di offrire al pubblico un'esperienza che, nel complesso, conserva tutti i suoi punti di forza, quelli definiti da un comparto ludico tanto sfaccettato quanto brutalmente appagante. Un obiettivo che il team di Shiver Entertainment ha perseguito stilando una precisa scala di priorità, dominata dalla volontà di mantenere il frame rate stabilmente ancorato ai 60 fps, con tutti i compromessi del caso. Il risultato è un port che, in quanto a fluidità, ha ben poco da invidiare alle altre versioni, sebbene la resa generale a schermo sia molto lontana rispetto a quella delle controparti, a partire dalla risoluzione.

    Pur adottando il medesimo sistema di gestione dinamica presente sulla quasi totalità delle piattaforme di gioco, la versione Switch offre ai giocatori un carosello sanguinario dai contorni ben più sfocati, con una risoluzione che passa dai 480p ai 384p in modalità portatile, e dai 720p ai 540p in modalità TV. Valori, questi ultimi, che generano artefatti decisamente evidenti in fase di rendering, complice anche l'utilizzo di tecniche di antialiasing di scarso impatto.

    Un altro sacrificio importante è quello che colpisce un sistema di illuminazione (tra i punti di forza del gioco sulle altre piattaforme) ridotto all'osso, che sottrae agli scenari buona parte della loro profondità senza però inficiare, nel concreto, la leggibilità dell'azione. Più in generale, ogni aspetto del comparto grafico risulta settato a diverse spanne di distanza dallo standard multipiattaforma, dalle texture ai modelli poligonali, per venire incontro alle necessità del gameplay puro e duro. Anche alcuni effetti aggiuntivi, come ad esempio la "barriera" attivata dalla presa di Kotal Kahn, sono totalmente assenti in questa versione, così come molti dei dettagli che arricchiscono la caratterizzazione di personaggi e arene. Differenze che si fanno drammaticamente evidenti quando, durante la storia, il gameplay lascia spazio alle lunghe scene d'intermezzo che impreziosiscono la produzione, afflitte peraltro da qualche fastidioso - seppur transitorio - problema di stuttering audiovideo, probabilmente legato alla compressione degli asset.
    A questo punto vale la pena di ribadire come, a prescindere dalla soggettiva tollerabilità dei compromessi qui riportati, nessuno di questi rappresenta un difetto realmente invalidante.

    Portabilità con riserva

    D'altronde il confronto tecnico con le altre versioni, per quanto utile a fornire un quadro chiaro dello stato del titolo, non definisce il valore proprio della produzione, visto che nessuna delle considerazioni fatte finora influisce in maniera significativa sulla giocabilità di Mortal Kombat 11.

    Detto questo, però, ci sono in effetti un paio di note stonate che hanno un peso ben più rilevante sul pregio complessivo del port. Nella modalità Kripta, ad esempio, la resa grafica raggiunge livelli inaccettabili, che trascinano il gioco indietro di un paio di generazioni e coinvolgono anche un frame rate mai così ballerino.

    Considerando come la portabilità sia uno dei punti di forza di questa specifica versione, risulta inoltre particolarmente pesante il requisito "always online" di Kripta e Torri del Tempo, che diventano sostanzialmente inaccessibili in mancanza di una connessione di rete, sottraendo al pubblico in mobilità una fetta maggioritaria delle risorse necessarie allo sblocco di skin, oggetti e tecniche.

    Va comunque precisato che la solidità del gioco online si è dimostrata oltre le aspettative, con match che, al netto di qualche occasionale calo di frame rate, non hanno mai palesato cedimenti degni di nota. Volendo è anche possibile utilizzare l'applicazione Nintendo Switch Online per scambiare quattro chiacchiere - o furiose profanità - con gli avversari in rete: un plus che, per quanto piacevole, eredita comunque le già note criticità del servizio accessorio. Passando al sistema di controllo, c'è da dire che la mancanza del D-pad sui Joy-Con non li rende la periferica più adatta per assecondare l'estro "kombattivo" dei giocatori più smaliziati, che troveranno sicuramente qualche difficoltà nel mettere a segno le combinazioni più complesse.

    Una circostanza che, per forza di cose, limita un po' la fruibilità del titolo in modalità portatile, a meno che non si decida di utilizzare l'ottimo Pro Controller (che annulla i problemi di cui sopra) anche fuori dai confini casalinghi. I Joy-Con possono essere utilizzati singolarmente anche per dare vita a qualche teso scontro in locale, sebbene lo stick di ciascun pad si dimostri uno strumento di controllo ancor meno preciso e affidabile. Uno svantaggio condiviso che, seppur limitante, tende a trasformare ogni combattimento in un esercizio di brutalità tanto goffo quanto esilarante.

    Mortal Kombat 11 Mortal Kombat 11Versione Analizzata Nintendo SwitchMortal Kombat 11 sbarca su Nintendo Switch con una versione che impone ai giocatori una lunga serie di compromessi grafici dettati, come di consueto, dalle specifiche di un hardware ben meno potente rispetto a quello delle controparti da salotto. Niente di nuovo sotto il sole, sebbene il lavoro svolto dagli uomini di Shiver Entertainment sembri piuttosto lontano, in termini qualitativi, da quello portato a termine da team ben più esperti, primo tra tutti quello di Panic Button. Malgrado tutto il titolo riesce comunque a conservare intatte tutte quelle caratteristiche che fanno di Mortal Kombat 11 un picchiaduro profondo e appagante, offrendo al pubblico della console ibrida un’esperienza vicinissima a quella delle controparti multipiattaforma, con il plus - da non sottovalutare - della portabilità. Un aspetto sul quale però pesa l'impossibilità di accedere ad alcuni contenuti chiave in mancanza di una connessione di rete, compresa quella modalità Kripta che porta con sé le maggiori criticità sul versante tecnico. Anche l’assenza di un classico D-pad sui Joy-Con di Switch può rappresentare una complicazione di non poco conto per i giocatori più esigenti, che sentiranno ben presto la necessità di stringere tra le mani un Pro Controller, anche sacrificando qualcosa in termini di portabilità. Più in generale, però, non possiamo che approvare le logiche di compromesso adottate dal team di sviluppo, che ha dato priorità al gameplay per garantire alla platea un picchiaduro stabilmente ancorato a 60 fps, senza rinunce significative sul fronte della giocabilità. Un nodo chiave per cogliere appieno il valore di una conversione solida, con tutte le carte in tavole per guadagnarsi un posto nella libreria degli appassionati del genere.

    7.8

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