Recensione Mortal Kombat Deception

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Recensione Mortal Kombat Deception
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  • PS2
  • Xbox
  • NGC
  • Tradimento Mortale

    Giunge alla sua sesta incarnazione la saga di Mortal Kombat. Tra sangue, violenza e tante polemiche il titolo ha resistito all'invecchiamento e si ripropone, con presunta freschezza, ai giovani palati della nostra generazione videoludica. Il precedente titolo, Deadly Alliance, ha saputo riscuotere non pochi consensi, forte di un'impostazione arcade e di novità importanti riguardanti il gameplay (come lo stile di lotta variabile dinamicamente nel corso di un round). Adesso Midway ci riprova, con un seguito ricco di contenuti e di sorprese, una sorta di versione riveduta e corretta del ‘nuovo corso' della serie, inaugurato lo scorso anno sulle console a 128 bit.

    La violenza del combattimento

    Gli appassionati ricorderanno che la saga aveva già conosciuto un netto restyling al momento del suo esordio sulle console di nuova generazione. Una nuova e più convincente grafica, il ritorno di vecchie conoscenze della serie, fondali interattivi e un sistema di combattimento che permetteva di cambiare lo stile di lotta del proprio personaggio nel pieno della scontro.
    Ciascun lottatore era esperto in due arti marziali e nell'uso di un'arma, fatto questo che conferiva al gioco una certa varietà e presupponeva una conoscenza approfondita dei personaggi per estrapolarne a pieno il potenziale. A questo si aggiunse un'inedita modalità ‘konquest' in cui il giocatore si trovava immerso in una sorta di viaggio all'interno dell'universo di Mortal Kombat, costretto ad allenarsi con tutti i lottatori per guadagnare preziosi Koin.
    La valuta dal triste nome, poteva poi essere spesa nella cripta per accedere a numerosi contenuti speciali, una vera enciclopedia su tutto ciò che riguarda il fenomeno di Mortal Kombat: schizzi, bozzetti, filmati, foto di produzione e documenti ‘storici' sui primi capitoli della serie.
    Il risultato di questi sforzi fu un gioco piacevole, non un capolavoro, ma un titolo capace di farsi ricordare nel panorama videoludico per la sua ricchezza contenutistica e per un approccio ‘scanzonato' al tema del combattimento. Non un titolo esasperante da padroneggiare come Virtua Fighter né stilisticamente ineccepibile come Soul Calibur, ma al tempo stesso un piacevole diversivo per gli appassionati di beat'em up e un degno successore per gli amanti della serie.
    Un lungo preambolo necessario per illustrare questa nuova fatica firmata da Ed Boon e compagni.
    Necessaria perché, ovviamente, l'impianto di gioco non è stato stravolto. Squadra che vince non si cambia, devono aver pensato alla Midway, e così il cuore del gioco è rimasto pressoché invariato.
    Abbiamo ancora tre stili di lotta per personaggio, e ancora una volta il sistema di combattimento premierà più i giocatori capaci di memorizzare lunghe stringhe di combinazioni di tasti, piuttosto che chi fa della tempistica e della strategia la propria arma vincente.
    Ma non tutto è rimasto invariato. Tralasciando l'ovvio aumento dei lottatori disponibili, Deception gode adesso di arene interattive, sviluppate su più livelli, attraverso cui scagliare i propri avversari. Gli scenari sono infarciti di trappole mortali, che è possibile sfruttare per rovesciare le sorti dell'incontro. Basta infatti un colpo ben assestato nella giusta direzione per mandare letteralmente a pezzi il proprio antagonista, infilandolo in un tritacarne gigante, impalandolo su delle lance o semplicemente scaraventandolo da altezze improponibili.
    I combattenti hanno acquistato maggiore libertà di movimento, soprattutto nelle tre dimensioni, aggiungendo quel pizzico di strategia in più che mancava al predecessore. È inoltre possibile interrompere le sequenze di colpi di cui si è vittima con la semplice pressione della parata mentre si avanza verso l'avversario. Niente di inedito, per carità, ma un'aggiunta gradita, anche se limitata (inspiegabilmente) a tre soli utilizzi per ruond.
    Ultimo, ma non meno importante, per la gioia di tutti i bambini violenti del mondo, le fatality sono state aumentate. Non era stata poca infatti la delusione dei fan nell'apprendere che nel passato capitolo, ciascun personaggio aveva a disposizione un'unica esecuzione sommaria. Consci di questo, i programmatori Midway hanno ben pensato di raddoppiarne il numero e di permettere al giocatore sconfitto di ‘suicidarsi', effettuando un Hara Kiri, una sorte di morte onorevole per il proprio personaggio.

    Varietà ad ogni costo

    Tutto questo non era evidentemente sufficiente a giustificare un nuovo capitolo a distanza di un solo anno, così si è ben pensato di inserire ben tre mini giochi disponibili fin dall'inizio e pronti per essere giocati.
    In Puzzle Kombat si affronta la versione violenta di Super Puzzle Fighter Mini Mix: un vero puzzle game in cui si devono impilare blocchi di quattro colori da far esplodere con il relativo detonatore; maggiore sarà il numero di blocchi eliminati (e relative combinazioni), maggiore saranno i blocchi catapultati nel campo dell'avversario, secondo una logica ben collaudata in questo genere videoludico. A fondo schermo, gli alter ego super deformed dei protagonisti di Mortal Kombat, reagiranno all'andamento della partita combattendo con la consueta violenza. Ancora una volta, niente di inedito, ma un gioco nel gioco la cui presenza risulta senz'altro gradita.
    La modalità Chess Kombat pone due schieramenti uno di fronte all'altro in una sorta di partita a scacchi. Sulla più classica delle scacchiere vengono disposte delle pedine a cui il giocatore avrà assegnato un personaggio, dotando di fatto ciascun lottatore di un'importanza crescente. I pedoni hanno scarsa capacità di movimento e godono di poca energia, mentre i campioni possono muoversi di più pedine e possono sfruttare appieno il proprio potenziale offensivo, e così via. In questo modo è possibile personalizzare il proprio esercizio, assegnando i personaggi preferiti alle pedine più potenti o più numerose, o viceversa. Una volta posti sulla scacchiera i personaggi dovranno poi affrontarsi in classici incontri penalizzati o premiati dalle caratteristiche legate al proprio ruolo scacchistico. Insomma, una sorta di battaglia strategica tra due eserciti di personaggi di Mortal Kombat.
    Infine, la modalità Konquest è stata completamente rivista, trasformandosi in una sorta di semplice gioco di ruolo, con i suoi scenari, la sua trama ed il suo protagonista. In effetti, si può dire che l'intera trama di Deception si snodi attraverso le gesta di Shujinko e del suo viaggio nelle arti marziali, partendo dalla sua giovinezza fino ad arrivare alla vecchiaia. In questo sotto gioco è possibile affrontare numerose quest, raccogliere preziosi Koins, affrontare combattimenti ed allenarsi con tutti i protagonisti del gioco. Pur non offrendo la profondità di un qualsiasi gioco di ruolo, questa parte di Mortal Kombat riesce in qualche modo ad affascinare, se non per la sua profondità, per la gradualità con cui svela lentamente i segreti del gioco e permette di sbloccare i contenuti nascosti del titolo.

    Un combattimento estenuante o una vittoria lampo?

    Si è fatto quindi ogni sforzo per rendere quanto più longeva e gradevole l'esperienza in single player di questo titolo. Ai sotto giochi, al discreto numero di personaggi (ben ventiquattro), alle fatality, alla modalità conquest, va poi aggiunta la cripta che torna, come da tradizione, traboccante di filmati e contenuti speciali. Ad onor del vero, questi risultano un filo sottotono, soprattutto se confrontati con quanto mostratoci dal ‘vecchio' Deadly Alliance. Meno filmati e molti più artwork, meno chicche da collezionisti e più foto di anonimi programmatori, meno particolari divertenti e più noiosi bozzetti di concept abbandonati. Ciò non toglie che una volta cominciato ad accumulare monete, la curiosità abbia il sopravvento e si diventi letteralmente dipendenti dalla voglia di scoprire il contenuto di quelle maledettissime bare.
    Ma il vero fattore di longevità, per ogni beat'em up che si rispetti sta tutto nel multiplayer. Ed è anche per questo che il titolo Midway propone un'inedita modalità on line con la quale sfidare i combattenti di tutto il mondo.

    Rivoli di sangue

    Tecnicamente, non siamo purtroppo di fronte ad una rivoluzione. Deception si basa, come il predecessore, sulla piattaforma Renderware e rimane, graficamente molto simile a quanto visto lo scorso anno. Le meraviglie che il medesimo motore grafico ci ha recentemente regalato con Burnout 3 sono, purtroppo, ben lontane. Se si esclude una maggiore nitidezza dell'immagine, l'impatto visivo è rimasto pressoché invariato. Le animazioni, vero punto debole del predecessore, sono rimaste legnose e poco fluide, contribuendo a trasmettere un'atmosfera di finzione a tutto ciò che avviene su schermo. Menzione di onore per gli scenari, veramente ricchi di particolari, originali e gradevoli, come del resto da tradizione della serie; alcuni poi sono riedizioni tridimensionali dei classici fondali della saga con reminescenze che risalgono addirittura ai primi due capitoli titolo. Da segnalare la possibilità di godere del gioco in wide screen.
    Nella norma le musiche e gli effetti. Senza infamia e senza lode, non brillano certo per qualità o per originalità, né si venderà mai (suppongo) una colonna sonora di questo titolo. Ciononostante, svolgono bene il proprio dovere, sottolineando gradevolmente l'azione, senza mai essere troppo invadenti. Le voci e gli effetti sonori risultano lievemente ‘sporchi', ma ciò non è dovuto ad una scarsa qualità nella produzione, bensì ad una precisa scelta dettata dal desiderio di rimanere fedeli al feeling della serie.

    FATALITY!!!

    Deception non è un titolo facile da giudicare. Molte riviste specializzate l'hanno liquidato come "il miglior Mortal Kombat esistente". Questo in parte è vero, ma non giustifica, nelle opinioni di chi scrive gli altisonanti voti con cui la critica d'oltre oceano ha accolto il gioco.
    Deception non rappresenta un reale passo avanti rispetto al predecessore. Se si esclude qualche nuovo personaggio (la cui caratterizzazione lascia comunque a desiderare), e un vago restyling grafico, non sono poi molti i cambiamenti sostanziali effettuati.
    Certo, ci sono più fatality, i mini giochi garantiscono varietà e longevità. Ma il tutto ha il sapore di una mano d'intonaco data ad un concept imperfetto per vendere nuove copie dello stesso gioco. La modalità on line è la benvenuta, soprattutto in una tipologia di gioco che fa del multiplayer il suo cavallo di battaglia, resta da vedere però quanti, nel nostro bel paese, usufruiranno di questa possibilità.
    Insomma l'effetto finale è quello di un gioco che cerca di sopperire con la quantità dell'offerta ad una mancanza di qualità che poteva essere scusabile lo scorso anno, ma che adesso non può che imbarazzare, soprattutto in considerazione del fatto che su Playstation 2 sono disponibili i migliori giochi del genere.
    Non un brutto gioco, insomma, ma un titolo che non riesce a tenere il passo con i tempi e che cerca di sopperire a questa mancanza con un'offerta varia, divertente ed interessante. Un acquisto che gli appassionati del genere dovrebbero attentamente valutare, mentre gli amanti della saga di Mortal Kombat non dovrebbero lasciarsi sfuggire solo se hanno in precedenza già mancato l'appuntamento con Deadly Alliance.

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