Recensione Motorhead

Un racing game futuristico dal passato

Recensione Motorhead
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    Nel periodo in cui le grandi console casalinghe fremono di novità e Top Title, il portatile Sony sembra essersi assopito appena giunti i primi caldi primaverili. Nessun grande annuncio e pochi titoli in vista rendono il panorama di PSP non troppo esaltante. Vale la pena, dunque, fare un tuffo nel sempre più nutrito Playstation Store, alla ricerca di qualche perla consumata dal tempo. In una serie di articoli dedicati agli ultimi titoli disponibili in Digital Delivery, speriamo di risvegliare l'attenzione dei giocatori.

    Ultimi titoli analizzati:
    -Ape Quest
    -Bishi Bashi Special
    -Fade To Black
    -Kula World
    -Beats
    -Rayman
    -Street Skater

    Strane scelte

    I primi titoli PsOne pubblicati attraverso PlayStation Store si rivelarono piuttosto scontati: Crash Bandicoot, WipeOut, MediEvil, Syphon Filter, sono tutti brand che hanno contribuito al successo della prima console Sony e, pertanto, meritevoli di una (ri)scoperta da parte dei giocatori. Quello che un po’ sorprende e che ci ha, in un certo senso, incuriositi è stata la tendenza, negli ultimi mesi, di proporre giochi meno conosciuti, alcuni di essi del tutto dimenticati.
    E’ il caso di Motorhead, arcade racer sviluppato da Digital Illusions e prodotto nel 1998 dalla storica Gremlin Interactive. Un titolo che non ha vissuto di grossa fama nonostante una buona realizzazione tecnica ed un gameplay che riprendeva lo stile, allora vincente, di Rage Racer.

    Hardcore Racer

    I giocatori di vecchia data, una volta caricato il file di gioco, noteranno la somiglianza di Motorhead con due grandi nomi del passato: il già citato Rage Racer della Namco, dal quale i Digital Illusions ripresero lo stile di guida a base di un blando derapage, e WipeOut, ispirazione per quanto riguarda il concept futuristico di fondo e la colonna sonora. Diciamolo subito: Motorhead non raggiunse i livelli d’eccellenza delle due pietre miliari dalle quali prese spunto pur rivelandosi un discreto racing game.

    In linea con le produzioni di allora, il prodotto Gremlin offre un limitato numero di percorsi e vetture. 8 sono i tracciati disponibili, tutti piuttosto validi dal punto di vista del design: ogni circuito è ben caratterizzato, dotato di uno stile visivo unico, strutture di contorno valide e ricco di passaggi ostici quali strettoie, rampe e curve insidiose. Peccato per la mancanza di quella spettacolarità tipica dei future racers: qualche salto in più non ci sarebbe stato male.
    Il parco auto si divide in 3 classi e 10 vetture in totale. Anche in questo caso, come da tradizione, il numero di mezzi è alquanto limitato e le differenze prestazionali si limitano ai 3 valori dati da accelerazione, velocità di punta e tenuta di strada.

    Le modalità di gioco non si sbilanciano oltre la classica partita rapida, il Time Attack, il Ghost Mode e la League Race, fulcro del titolo e unica via al fine di sbloccare auto e circuiti. La Lega è basata su alcuni tornei, ognuno suddiviso da un numero variabile di gare; i punti guadagnati al termine di ogni evento determineranno il passaggio o meno alla classe successiva.
    Ciò che infastidisce parecchio è la possibilità di retrocedere da un livello a quello inferiore costringendo il giocatore a ripetere un torneo superato in precedenza. Questo, unito ad una difficoltà non comune, sembrano rappresentare un triste escamotage al fine di incrementare una longevità altrimenti davvero esigua. Sta di fatto che, oggi come oggi, Motorhead si può rivelare, per alcuni, un valido acquisto solo in funzione della sua difficoltà estenuante. L’hardcore gamer più smaliziato, deluso dal blando livello di sfida offerto dai titoli odierni si troverà tra le mani un racing game tanto ostico quanto semplice nel gameplay, facile da giocare ma in grado di punire un solo errore in gara con un’indegna ultima posizione. Andare a cozzare una volta sola contro un muro causerà un distacco da parte degli avversari tale da compromettere la gara, se non l’intero torneo. D’obbligo, dunque, studiare il percorso al fine di prevenire ostacoli e curve strette prima che queste ci appaiano d’innanzi; preparazione che richiede una dedizione non indifferente.
    Motohead si rivela, oggi più di allora, un racer viscerale, un ritorno all’hardcore gaming più “cattivo”, tanto in grado di soddisfare una ristretta cerchia di utenti in cerca di un titolo che non regali facili vittorie quanto capace di scoraggiare e demotivare la sempre più numorosa schiera di casual gamers.
    Da segnalare, per concludere, la possibilità di gareggiare contro 3 avversari mantenendo una fluidità migliore oppure contro 7 dando priorità al numero di auto su schermo. Presente una modalità a due giocatori in split screen (non accessibile tramite PsP).

    High speed

    Tecnicamente Motorhead non presenta quell’abisso che, solitamente, separa il vecchio dal nuovo. Ad una modellazione piuttosto approssimativa di veicoli ed elementi di contorno vi è una palette di colori azzeccata ed effetti di luce validi. Le textures, inoltre, nonostante una risoluzione molto bassa non soffrono troppo dell’effetto sgranatura proprio dei titoli PsOne. Purtroppo, frequenti fenomeni di pop-up ed un’estensione dell’orizzonte fin troppo limitata vanno a minare fortemente l’esperienza di gioco.
    Ciò che, invece, sorprende è la fluidità dell’azione su schermo, saldamente ancorata ai 50 frames per secondo (che, però, scendono a 25 qualora gareggiassimo contro 7 avversari).
    Nonostante i suoi anni Motorhead riesce, dunque, a rivelarsi visivamente piacevole, per quanto afflitto dalla maggior parte dei difetti grafici tipici dei titoli a 32bit.
    Abbastanza monotoni ed approssimativi, sul versante audio, gli effetti sonori. Oggettivamente sufficiente la soundtrack a base di brani techno che riprendono lo stile futuristico alla base del gioco (niente heavy metal, non fatevi ingannare dal titolo).

    Motorhead MotorheadVersione Analizzata PSPMotorhead, al tempo, rappresentò una discreta alternativa a serie spiccatamente arcade quali Ridge Racer e i primi Need for Speed, strizzando l’occhio, contemporaneamente, allo stile futuristico di WipeOut. Col passare degli anni ci sono state delle sensibili evoluzioni nell’impianto ludico del genere: miglioramenti che, oggi come oggi, rendono Motorhead un prodotto obsoleto nelle sue limitate meccaniche, nella formula di gioco poco varia e in un gameplay fin troppo rigido. Ciò nonostante, vi sono tuttora alcuni motivi validi per recuperare questo titolo; primo su tutti un livello di difficoltà tale da spronare il giocatore a migliorarsi continuamente con successiva soddisfazione una volta guadagnata la vittoria. Il racer futuristico targato Gremlin si rivela, dunque, un titolo consigliato agli hardcore gamers reduci dell’era PsOne e, di conseguenza, avvezzi a quei giochi di guida arcade che, negli ultimi tempi, hanno ceduto il posto agli attuali Burnout, Flatout, Juiced, e via dicendo. Motorhead è disponibile su PlayStation Store al prezzo di 4,99 Euro.

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