My Friend Pedro Recensione: pistole, proiettili e banane

L'ultima follia firmata Devolver Digital è uno shooter esaltante, molto più lucido di quel che sembra, ora disponibile su PC e Nintendo Switch.

My Friend Pedro
Recensione: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • Switch
  • «Sono io... Pedro, il tuo amico.»
    All'improvviso una voce ci ridesta dal torpore, invitandoci a lucidare subito le pistole: qualcuno vuole la nostra testa. Ma quanto è possibile fidarsi delle parole di una... sorridente banana fluttuante? Non è sbucato proprio fuori dal nulla, My Friend Pedro. Magari i più attenti tra voi ricorderanno l'omonimo flash game pubblicato nel 2014 da Adult Swim Games. Ecco, quel bizzarro shooter un po' acerbo - sempre unicamente firmato da Victor Agren, ex-level designer di Media Molecule - ora è riuscito a maturare passando dal verde al giallo più vivace, grazie anche agli infallibili radar di Devolver Digital, che ne ha sguinzagliato tutto l'insospettabile potenziale.

    Dopo essersi allontanato dai mondi spensierati di Little Big Planet e aver fondato un'etichetta tutta sua, DeadToast Entertainment, lo sviluppatore svedese si fa grintosamente carico della lezione di ultraviolenza impartita da Hotline Miami, flirtando di gusto con l'azione al rallentatore in stile Matrix. Il frutto di tale scontro è proprio l'evoluzione all'ennesima potenza del "vecchio" My Friend Pedro, e che ora è disponibile solo su PC e Switch: ve ne parliamo dopo averlo giocato a fondo sulla console Nintendo.

    Go Banans

    Stringere un'improbabile amicizia con una banana senziente è un fatto che da solo dovrebbe dirla lunga sul gusto per il nonsense che - dall'inizio alla fine - setterà il tono di una trama a dir poco fuori di testa. Senza entrare troppo nei particolari, benché non manchi qualche momento inaspettatamente serioso (e proprio per questo, meno convincente), la narrazione è generalmente solo un pretesto - spesso poco originale - per far avanzare i veri protagonisti della produzione, ovvero un solidissimo gameplay di stampo arcade e il puro divertimento che da esso deriva.

    L'ossatura ludica recupera tale e quale quella apprezzata nel "prototipo", espandendosi chiaramente nelle intuizioni: di base però si tratta sempre di uno shooter a scorrimento orizzontale dai marcati elementi puzzle e (soprattutto) platform. L'idea è quella di procedere di livello in livello crivellando nemici nel modo più stiloso per ottenere il punteggio più alto possibile, evitando allo stesso tempo di farsi bucherellare come groviera. Schivare i proiettili col giusto tempismo volteggiando a terra e per aria, sparare mirando alla testa e inanellare lunghe combo di uccisioni consecutive sono solo alcune delle azioni che incrementano vistosamente il punteggio stile; a fare la differenza, però, in termini di spettacolarità e non solo, è l'uso coordinato di tali meccaniche insieme al bullet time. Regolato da un'apposita barra che si ricarica in automatico, il "focus" permette non solo di avere un quadro più chiaro dell'azione - specie quando le cose si fanno concitate - ma anche di rallentare il pensiero sulla prossima mossa a favore della creatività d'esecuzione. Il tutto mentre ci si esibisce in coreografie tanto impossibili quanto esaltanti: immaginate, ad esempio, di attivarlo imbracciando due uzi che sparano in direzioni opposte a bordo di un ascensore in discesa, oppure mentre vi tuffate contro una finestra, cogliendo alla sprovvista la vittima sottostante.

    Bisogna comunque sottolineare che prendere pienamente confidenza col il sistema di controllo, piuttosto macchinoso seppur non ingestibile, potrebbe richiedere qualche livello in più del previsto a causa del gran numero di azioni disponibili. Un approccio che, a fronte della scarsità di mezzi, ci sentiamo di giudicare fieramente punk: graficamente è tutt'altro che memorabile (con il picco negativo delle esplosioni), le ambientazioni sono scialbe e tutte simili fra loro; musicalmente è davvero ottimo e calzante, anche se manca quella killer track destinata a rimanere impressa per giorni.

    Eppure, My Friend Pedro mette talmente tanta inventiva nelle mani dal giocatore, lasciandolo libero di sperimentare come preferisce, che viene naturale porre in secondo - se non terzo - piano anche le storture più conclamate.

    Eccesso di potassio

    È impressionante notare come venga introdotta praticamente una nuova variazione in ciascuno dei quaranta livelli, rinnovando costantemente l'interesse del giocatore. Anche mettendo da parte un arsenale piuttosto convenzionale nelle armi da fuoco (ma non nella strategia d'uso), ciò che spicca è la sorprendente quantità di azioni, che coinvolge vari elementi ambientali.

    Quella prima descritta era solo la superficie del gameplay, in assenza di qualsivoglia interazione con gli oggetti dello scenario: ma cosa succederebbe se alla formula aggiungessimo - tra le molte cose - dei barili rotolanti, ganci su cui appendersi, grate d'acciaio azionate da interruttori e... cappellini a elica per svolazzare qua e là? Eppure i momenti migliori sono quelli che coinvolgono altri elementi ancora. Ad esempio, è possibile gettarsi da una finestra con uno skate in focus, gettarlo in faccia a un nemico (eliminandolo) dopo un trick, nel mentre ucciderne un altro e infine tornarci sopra continuando a perpetrare la strage. Oppure - e questa sa essere un'infinita fonte di soddisfazione - lanciare una padella da frittura verso l'alto con un calcio e spararvi contro per eliminare tutti i nemici circostanti, rimanendo comodamente al di fuori della loro portata di tiro.

    Nonostante tutto sommato la progressione si mantenga sempre stimolante e priva di momenti morti, si ha la netta sensazione che la seconda metà sia qualitativamente piuttosto inferiore alla prima. Questo perché nelle ultime fasi viene privilegiato l'elemento puzzle a quello shooter, rallentando in maniera eccessiva il flusso dell'azione anche quando il bullet time è disattivato.

    A enfatizzare la questione interviene il fatto che le sequenze più memorabili siano in effetti collocate nella prima parte, tra le quali ci sono stuzzicanti deviazioni dalla norma come una corsa in moto e una sezione in caduta libera (apparentemente) infinita giù per un pozzo.

    È importante sottolineare come il gioco incentivi la rigiocabilità attraverso un sistema di rating à la Devil May Cry (Da C che sta per "Could Do Better" a S di "Spectacular") e tramite le leaderboard online, anche a fronte delle circa quattro ore necessarie a vedere i titoli di coda. Infine, per quanto concerne il gioco in modalità portatile nella versione Switch, l'unico appunto che ci sentiamo di fare riguarda la difficile leggibilità di alcune sequenze: potrebbe diventare complicato infatti notare dettagli di dimensioni minori in mezzo al caos delle raffiche di piombo.

    My Friend Pedro My Friend PedroVersione Analizzata Nintendo SwitchDevolver Digital e DeadToast Entertainment ridefiniscono il significato di "uccidere con stile" in un tripudio di distruzione creativa e controllo temporale. Sebbene a primo impatto My Friend Pedro possa sembrare un semplice discendente di Hotline Miami, non appena si scava sotto la superficie emerge tutta una serie di particolarità che lo rende pienamente originale; su tutte, l'utilizzo del bullet time combinato alla generosa estrosità delle soluzioni ludiche. C'è qualche perplessità per un ritmo che va scemando nella seconda metà e qualche scelta di design meno azzeccata, ma nel complesso questo grottesco shooter dall'anima punk resta un'esperienza valida e consigliata agli amanti dei giochi d'azione ad alto tasso di spettacolarità. E di banane.

    7.5

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