Recensione Myst DS

Tredici anni e non sentirli. Ma sarà davvero così?

Recensione Myst DS
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  • DS
  • Un nome illustre.

    Mac, Pc, Sega Saturn, Playstation, Jaguar, AmigaOS, CD-I, 3DO e PSP. A conti fatti non sono poche le piattaforme che possono vantare nel loro catalogo software l’opera dei fratelli Miller. E’ evidente oggi come i quasi due anni di sviluppo che ha richiesto Myst sono andati ottimamente spesi. Già, perché quel 24 settembre del 1993, il giorno della sua pubblicazione sul mercato nord americano, verrà ricordato per molto tempo e speriamo che la data ottenga una menzione d’onore nei futuri libri di storia videoludica.
    Myst infatti non fu un gioco come gli altri. Fu un’esperienza unica, capace di catapultare l’utente in un’avventura grafica tanto coinvolgente quanto surreale, andando a scomodare seriamente il tabù che voleva e vuole il videogioco tanto distante dal concetto di arte.
    Ci sono ben pochi dubbi dunque, intorno alla versione originale. Semplicemente un capolavoro, un fenomeno culturale quasi, capace di mettere in dubbio la definizione che fino ad allora si aveva del termine “videogioco”.
    E proprio parlando di arte, parlando di rinnovamento di determinati concetti, è impossibile non chiedersi, magari invadendo lievemente i confini della filosofia e dell’estetica, se sia lecito creare così tante ripetizioni, così tante copie e doppioni, di un’opera illustre come questa.

    Surrealismo e solitudine.

    Come se non bastassero già le innumerevoli iterazioni del titolo in questione, anche per la console più in forma del momento, il Nintendo DS, è arrivato il momento della sua personale versione di Myst.
    Come già detto, ci troviamo di fronte a un’avventura grafica che fa della storia, dell’atmosfera che si respira nel titolo e degli intricati enigmi, i suoi maggiori punti di forza.
    A voi toccherà impersonare gli anonimi panni dello Straniero. Leggendo un libro verrete letteralmente catturati da questo, a tal punto da ritrovarvi inspiegabilmente in una misteriosa isola chiamata Myst. Senza alcun preambolo muoverete i primi spaesatissimi passi in questo ambiente surreale e assolutamente disabitato. Dopo un po’ di esplorazione, tuttavia, riuscirete a raggiungere la biblioteca del posto. Qui recupererete due libri che tengono prigionieri altrettanti fratelli, che leggenda vuole che siano veri e propri alter ego dei Miller sviluppatori del gioco. Essi sono i figli di Atrus, iniziatore dell’isola, che vi chiederanno di essere liberati recuperando le pagine mancanti ai tomi-prigione. Per portare a termine l’eroico e solidale compito sarete costretti a esplorare le così dette Ere, isole accessibili solo leggendo altri libri della biblioteca, privi anch’essi di alcune pagine.
    Attorno a questa struttura narrativa, viene a crearsi un fitto e intricato gioco di enigmi logici e rompicapo di varia natura che trovano il loro comun denominatore nell’elevata difficoltà.
    Nasce in questo contesto la prima perplessità legata a questa trasposizione portatile di Myst. Originariamente l’ambiente di gioco era quello calmo e pacato della postazione PC. Da qui potevamo facilmente accedere a tutti gli strumenti utili per il superamento dei vari enigmi, carta e penna su tutti. Come potete facilmente intuire, non è detto che alla fermata dell’autobus potremo godere dei medesimi vantaggi offerti invece dalle mura del nostro salotto. E già a questo punto, sicuramente, alcuni di voi smetteranno di leggere tutto il resto. Perché rendere portatile qualcosa che funziona meglio nella sua incarnazione per computer?

    L’isola a due schermi, con pennino di serie.

    Se tuttavia avete deciso di continuare la lettura, sappiate che le cattive notizie non sono finite qui.
    L’esplorazione dell’isola avviene attraverso schermate fisse. Toccate un punto sullo schermo e vedrete semplicemente cambiare lo scenario davanti ai vostri occhi. Mentre sullo schermo inferiore verrà visualizzato il vostro punto di vista, quello superiore vi fornirà ora un’inutile panoramica sull’isola, ora ulteriori informazioni durante la risoluzione di enigmi o in alcune fasi di esplorazione. Quando ancora tutto si muoveva tramite mouse e tastiera, il cursore assumeva diverse forme, sia nel caso voleste cambiare ambiente, sia in quello in cui ci fosse un oggetto con cui è possibile interagire. Su DS, la freccia del mouse ovviamente è assente. L’esplorazione diventa così immensamente più difficile e frustrante. Da una parte infatti è più difficile individuare gli elementi interattivi, dall’altra invece nel tentativo di interagire con l’ambiente vi capiterà di cambiare direttamente zona, con una conseguente perdita di tempo e pazienza.
    A questo quadro già poco gratificante, deve anche inserirsi un discorso legato alla grafica del titolo.
    Tecnologicamente parlando, siamo di fronte a una trasposizione fedele di quanto visto e sentito 13 anni fa, almeno teoricamente. Se, infatti, stilisticamente parlando, ci troviamo di fronte ancora a qualcosa di valido, con scenari evocativi, densi di mistero con una spruzzatina di surrealismo, e se possiamo ancora ascoltare diversi effetti sonori, intermezzati da qualche breve interludio musicale, sempre intento a creare quest’atmosfera a metà tra il sogno e la realtà, bisogna anche segnalare come nel 2008 difficilmente si possa rimanere affascinati da fondali preranderizzati con più di 10 anni sulle spalle, viste anche le dimensioni ridotte dei display del DS. A peggiorare il tutto ci pensa poi una risoluzione più bassa rispetto agli schermi dei computer, che intacca anche il gameplay rendendo più difficile visualizzare alcuni oggetti. Discorso analogo si può anche fare del resto per il comparto audio, a fronte di una cattiva compressione delle tracce, con il risultato che le piccole ma performanti casse integrate della console, vengono sfruttate nel peggiore dei modi.
    Parlando di longevità, il discorso diventa fortemente soggettivo. Chiaramente chi ha avuto modo di incontrare Myst in passato, per portarlo a termine impiegherà giusto il tempo di ricordarsi come risolvere tutti gli enigmi. I più avvezzi al genere potrebbero impiegare non più di sette, otto ore per portare a termine il tutto, mentre alcuni potrebbero anche rimanere bloccati in qualche punto per giorni interi. Da segnalare la presenza di un capitolo extra esclusivo per la versione DS, che pur non rappresentando un'aggiunta eccessivamente corposa, farà la felicità di qualche affezionato all’edizione originale.

    Myst DS Myst DSVersione Analizzata Nintendo DSMyst DS purtroppo non ha molto senso d’esistere. Tredici anni fa cambiò il mondo dei videogiochi, oggi risulta semplicemente un gioco vecchio. L’avventura dei fratelli Miller fa fatica a stare dietro agli attuali standard, ma ciò che è anche peggio è che come trasposizione risulta poco ispirata. Creare una versione portatile di un titolo del genere ha già di per sé poco senso, ma vista anche una cattiva implementazione delle meccaniche del gameplay ci si chiede proprio quale sia il senso dell’operazione. La mancanza poi della localizzazione nella nostra lingua, non farà altro che allontanare altri acquirenti. Sinceramente ci sentiamo in obbligo di sconsigliare assolutamente l’acquisto di Myst. Se amate il retrogaming, se volete scoprire il suddetto titolo o se volete rigiocarlo, fareste meglio a cercare l’edizione originale. Siamo sicuri che risparmiereste anche qualche soldo.

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