NBA 2K20 Recensione: il ritorno del grande basket americano

Siamo tornati sul parquet per testare a fondo il nuovo capitolo del franchise 2K dedicato alla palla a spicchi. Vediamo come se l'è cavata.

NBA 2K20 4K
Recensione: Multi
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Il ventidue Ottobre inizierà finalmente la nuova stagione NBA. I Toronto Raptors, che per la prima volta sono riusciti a conquistare l'anello, dovranno difendere il titolo con tutte le loro forze. E noi, da fan della prima ora, saremo lì a fare ancora il tifo per loro. Chi si ricorda l'avventura statunitense di Vincenzo "El Diablo" Esposito nella franchigia canadese? Beh, all'epoca (era il 1995) con la canotta tarocca dei Raptors si andava a dominare il campetto sotto casa. Altra storia, altra canotta: questa volta assolutamente originale, per suggellare definitivamente la nostra fede, quella di Bargnani nell'anno 2006. Poi venne il turno di Belinelli. Dunque, non potevamo che partire alla scoperta di NBA 2K20 con una rinnovata passione per la palla a spicchi e il parquet rovinato dalle strisciate delle scarpe dei grandi campioni.

    Come di consueto, all'approssimarsi della nuova stagione cestistica statunitense, 2K e Visual Concepts rinnovano quindi l'appuntamento con l'ormai storica serie sportiva. Quest'anno, come forse mai prima d'ora, la nuova installazione della serie è stata fatta oggetto di numerosi attacchi e di una pesante campagna di boicottaggio da parte della community ormai esasperata dall'invasività delle microtransazioni. Un more of the same del 2019 con le rose aggiornate, quindi? Non esattamente. Vediamo cosa ci propone questo nuovo episodio del franchise.

    Muoviti, arriva la WNBA!

    Sebbene riprenda la mole contenutistica già vista l'anno scorso, NBA 2K20 non è un semplice copia/incolla del precedente capitolo. Anzitutto, sin dalla nostra prima partita veloce dopo qualche mese lontani dal pitturato, ci siamo trovati per le mani un sistema di controllo intuitivo e rinnovato il quale ben si sposa con l'inedito parco animazioni che traducono in maniera realistica e precisa i nostri movimenti con gli analogici.

    In particolare, lo stick destro svolge a dovere la funzione di perno dell'intera mappatura dei comandi, riuscendo a donarci un feedback fluido e pressoché totale sull'enorme ventaglio di movimenti difensivi e offensivi a nostra disposizione.

    l team di sviluppo ha lavorato per migliorare ulteriormente il feeling del giocatore con il parquet, ridefinendone le movenze (con palla e senza palla). Le collisioni - nonostante permangano alcuni bug e defaillance nelle compenetrazioni - sono maggiormente realistiche e precise. Si può personalizzare l'intero move set del proprio avatar attingendo da un archivio che contiene sostanzialmente tutto lo scibile sulla NBA. Esultanze, finte, dribbling, movenze nel tiro libero, in quello in sospensione, nel sottomano o in transizione: c'è davvero tutto quello che potete desiderare per personalizzare sin nei minimi dettagli il vostro stile di gioco.

    In generale, dunque, l'ottimo lavoro svolto l'anno scorso non solo è stato ripreso, ma addirittura riplasmato alla ricerca di una perfezione che solo i limiti dell'engine sta ancora imbrigliando.
    Oltre alle novità tecniche, NBA 2K20 propone tutta una serie di aggiunte sparse qua e là (come le nuove Gabbie nel Quartiere, che vedremo tra poco) e un sistema di personalizzazione del proprio personaggio che definire minuzioso sarebbe quantomeno riduttivo. In questo senso, al di là del volto modificabile nel dettaglio con una gran quantità di opzioni che vi terrà impegnati per un bel po' di tempo (sempre che non decidiate di scannerizzare il vostro viso), la parte dedicata al ruolo e all'aspetto fisico andrà a influenzare gli attributi iniziali e lo stesso stile di gioco dell'avatar. È possibile creare un giocatore sbilanciato sulla forza fisica a discapito della velocità, oppure maggiormente abile nella verticalità e nell'agilità degli inserimenti. A seconda della scelta, poi, si deve impostare l'Impeto e il Potenziale, quest'ultimo caratterizzato da oltre 450 punti abilità raggruppati in quattro rami (Conclusione, Tiro, Regia, Difesa) a loro volta suddivisi in diciannove diverse voci.

    Altra piacevole aggiunta che segue il recente trend dei titoli sportivi è l'arrivo della WNBA. La sensazione che ci restituisce il controllo di una franchigia femminile risulta esser ben diverso rispetto alla "classica" esperienza di gioco. La stessa corporatura delle atlete (ben 140, digitalizzate ovviamente con una cura pari alla controparte maschile) porta l'utente ad adattarsi a una filosofia di gioco più tattica e leggermente meno fisica rispetto a quella a cui siamo abituati.

    La nuova modalità è un'aggiunta assolutamente di valore, che va a colmare una lacuna nell'offerta complessiva del titolo, anche se appare come una novità...a metà. In compagnia della WNBA, infatti, è consentito giocare a partite singole oppure affrontare un'intera stagione nella Mia Lega, e nulla più. Le altre modalità non sono state toccate. Non è possibile giocare online, ad esempio, né nella modalità Mia Squadra e nemmeno nella parte manageriale che risponde al nome de Il Mio GM.

    La nascita di una Stella

    L'ultima fatica dei Visual Concepts si apre con la consueta introduzione "story driven" che ci porta dritti dritti verso il cuore dell'esperienza ludica della saga cestistica 2K: la classica Mia Carriera.

    Oramai, da giocatori navigati, siamo avvezzi agli sforzi narrativi messi in campo dai vari team di sviluppo (come accade, ad esempio, nei titoli di Electronic Arts) tesi alla proposizione di avvincenti racconti che narrano la nascita, la formazione e le quotidiane fatiche di un atleta sportivo professionista. L'anno scorso 2K ci aveva messo nei panni di un povero ragazzo costretto a emigrare in un territorio non facile come quello cinese, per poter trovare il proprio posto nella Hall of Fame della palla a spicchi. Esattamente come in passato, anche per la giovane promessa del 2020 tutto inizia da una sua personalissima, quanto costosa discesa all'inferno (e la successiva, faticosa risalita). Le vicende del nostro avatar virtuale, quest'anno, sono state scritte e dirette da una squadra d'eccezione.

    L'incursione del Predestinato, che peraltro non disdegna una fugace apparizione (oltre al ruolo di Produttore Esecutivo del progetto), è valsa lo sforzo produttivo e il prezzo del biglietto? Sì, almeno in parte. Rispetto al sogno NBA dello scorso anno, il salto qualitativo appare comunque evidente, merito anche dello zampino di SpringHill Entertainment. La casa di produzione SpringHill, fondata dallo stesso LeBron James e da Maverick Carter, è nota per il suo lavoro nell'industria hollywoodiana e ha in cantiere una gran quantità di biopic sportivi (tra cui uno su Alí).

    Inoltre, nel loro portfolio spicca anche l'imminente Space Jam 2. Per cui, il rinnovato taglio cinematografico dato alla storia (con diverse star del calibro di Idris Elba, Rosario Dawson, e Thomas Middleditch), pregna di sacrificio e rivalsa, del nostro avatar è una diretta conseguenza dell'expertise della casa di produzione.Ogni comprimario viene tratteggiato in maniera abbastanza credibile, anche se la sceneggiatura - prevedibile - è priva di momenti realmente memorabili, nonostante la presenza di qualche ottima idea. Possiamo dire lo stesso anche riguardo alle cosiddette decisioni chiave le quali, in fin dei conti, non influiscono più di tanto sul destino del protagonista. Inoltre alcune scene, messe giustapposta per fini di puro product placement, sono del tutto gratuite ai fini della trama.

    Invece, a parer nostro, nel canovaccio narrativo sono emersi diversi spunti molto interessanti che avrebbero potuto esser sviluppati un po' di più, anche per estendere la sola longevità della storia. Insomma, l'incipit lascia un po' l'amaro in bocca per il potenziale sprecato ma, al contempo, pone nuove basi da cui poter partire per costruire gli episodi futuri.

    Ad ogni modo, come ormai consuetudine, una volta entrati nel magnifico mondo delle franchigie NBA inizia la carriera professionistica vera e propria. Diviene possibile accedere al Quartiere, la canonica sezione "social free roaming" che ci permette di giocare online con gli altri utenti, acquistare boost dedicati alle prestazioni, girovagare liberamente, allenarsi al Centro Gatorade per ricevere potenziamenti temporanei ai parametri fisici, perdersi in qualche mini gioco, riempirsi di tatuaggi, acquistare scarpe, abbigliamento e così via.

    Il nostro hub è stato ristrutturato e arricchito di nuove feature, come le Gabbie, nuovi campetti posti in un'area tutta nuova in cui sfidare altri giocatori in partitelle da strada. Non solo: il Quartiere viene rinnovato anche sotto il profilo visivo, grazie a una nuova gestione dell'illuminazione, dell'effettistica e delle animazioni. Inoltre, per la prima volta, l'ambiente è soggetto al mutare delle stagioni. La modalità REC, che un tempo era "sponsorizzata" dal brand di Michael Jordan, è sempre molto divertente e ci permette di entrare in stanze con altri cestisti virtuali per un confronto cinque contro cinque che, però, soffre di una certa instabilità nella latenza della connessione. Problemi che, invece, non abbiamo riscontrato nel corso dei match online non solo nei campetti delle Gabbie ma nemmeno nell'Arena e nella modalità Mia Squadra.

    Se siete, invece, interessati a proseguire con la stagione nella franchigia che vi ha selezionato al draft, non dovete far altro che usare il cellulare e andare alla partita desiderata. Sarete catapultati direttamente negli spogliatoi poco prima della palla a due. Come sempre, per aumentare i parametri dell'avatar e innalzarne il livello si deve ricorrere all'onnipresente valuta. In questo caso, in base alla nostra esperienza, ci siamo trovati davanti al classico circolo vizioso. Sebbene da un lato i guadagni paiono esser stati nuovamente rivisti in modo da rendere più facile rimpinguare il portafogli, dall'altro l'introduzione del nuovo sistema di crescita del personaggio rende sempre lento e costoso migliorare permanentemente le statistiche.

    Mio, Mio, Mio!

    Tornano, ovviamente, anche tutte le altre modalità che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni. La Mia Squadra è sempre quella che solleva le maggiori proteste tra i giocatori. Questa volta anche a causa di un trailer alquanto controverso. L'eccessivo accento posto sui fattori casuali delle ricompense, lo stile visivo tutto "lustrini e paillettes" tipico di un casinò di bassa lega della Città del Peccato, unitamente al mercato pacchetti (i prezzi sono sempre troppo alti e costringono a un grinding che, per un giocatore "normale", può risultare alquanto frustrante), non ha fatto una gran pubblicità a questa modalità di gioco.

    In effetti, nonostante il contenuto della Mia Squadra sia stato anch'esso rivisto in modo da aumentare i bonus e le ricompense ottenibili in Triple Heat, in Dominio, nelle Sfide giornaliere e settimanali nonché negli eventi a tempo limitato, rimane comunque la necessità di "farmare" parecchio e in molti potrebbero mollare dopo qualche settimana.
    Interessante, invece, l'introduzione di un sistema di "evoluzione" delle carte giocatore che ci consente, tagliando determinati traguardi (come segnare tot punti in schiacciata), di trasformare il giocatore in una carta di rarità maggiore, con tutto ciò che ne deriva.
    L'enorme quantità di acquisti opzionali che è possibile effettuare richiede moltissimo impegno per essere effettivamente efficace e ciò purtroppo non fa altro che rendere più evidente l'invasività delle microtransazioni, che inevitabilmente inficiano il giudizio complessivo su NBA 2K20, a causa di un concept che, su questo fronte, deve assolutamente essere alleggerito.
    Un simile sistema ha provocato giustamente la reazione rabbiosa dell'utenza, delusa dalla solita politica sulle microtransazioni portata avanti anche quest'anno.

    I giocatori hanno messo in piedi un movimento di protesta che ha portato il titolo in breve tempo ad avere valutazioni estremamente negative, tra le peggiori di sempre, nonostante la qualità della produzione si attesti su livelli elevatissimi come al solito.

    Per ciò che concerne, invece, le altre modalità di gioco, quest'anno ci sono alcune novità di rilievo. La Mia Lega è tra quelle meno toccate dal team. Come di consueto, questa ci consente di prendere il controllo di una franchigia e portarla al successo nel corso di ben ottanta stagioni. Tutto quello che già è presente nella Lega offline è possibile ritrovarlo anche nella Mia Lega Online, per poter dare al giocatore i medesimi contenuti della controparte in singolo.

    Il Mio GM, invece, ha subito alcune modifiche nel sistema di progressione e, adesso, la gestione del team passa attraverso Punti Azione che devono essere spesi nelle diverse attività quotidiane di un General Manager. L'introduzione di obbiettivi dinamici da raggiungere di settimana in settimana contribuisce a rendere più impegnativo ed eccitante il nostro percorso nella Lega.

    Ogni giorno diviene fondamentale nell'economia di gioco e questo sistema incentiva l'utente a procedere in maniera più ragionata. Il gruzzoletto di PA si alzerà man mano che progredirete nella crescita della franchigia, dandovi modo di fare più cose nel corso di uno stesso turno.

    Parlare con i giocatori, agire sui prezzi dei biglietti dell'Arena, confrontarsi con lo staff, vendere e acquistare innesti per la squadra sono solo alcune delle azioni da portare avanti per farsi apprezzare sul posto di lavoro.

    L'obiettivo, come sempre, rimane quello di guidare la nostra franchigia al successo nei panni di un General Manager occupandoci di gestire contratti, scambi e tutto ciò che può solleticare la morbosa passione per statistiche e ingaggi che colpisce molti di noi.

    Posso accettare la sconfitta, ma non la resa

    Sotto il profilo prettamente grafico, il titolo targato Visual Concepts continua a stupire. Del rinnovato motion engine, dello strabordante ventaglio di opzioni di personalizzazione e della gestione delle collisioni abbiamo già parlato, quindi non resta che vedere come se la cava NBA 2K20 sullo schermo.

    Ancora una volta (e su questo non avevamo dubbi) è la cura ossessiva per il più piccolo dettaglio a colpirci. In campo le espressioni, il sudore, le reazioni dei corpi, ogni singola movenza dei giocatori e tutto ciò che circonda il nostro quintetto (o la nostra Promessa) appare esattamente come dovrebbe essere e contribuisce a calarci nel match che stiamo giocando.

    Il titolo, dunque, appare sempre fluido e solido dal punto di vista prettamente tecnico, nonostante alcune sbavature di contorno che contrastano con il resto. Ci riferiamo, in particolare, alle animazioni a bordo campo e al pubblico sugli spalti. Tutte inezie, certo, anche se crediamo sia ormai arrivato il momento di lavorare anche su quel fronte. Al di là di queste spigolosità, comunque, il lavoro fatto dai Visual Concepts rimane di assoluto valore. Meno apprezzabili sono invece i tempi di caricamento, sempre molto dilatati.

    NBA 2K20 NBA 2K20Versione Analizzata PlayStation 4L'ennesima installazione dello storico franchise dedicato alle leggende della NBA rinnova la propria formula quel tanto che basta da non esser considerato un mero copia/incolla del precedente episodio. In fondo vale pur sempre il vecchio adagio: "squadra che vince non si cambia". Il team partendo dagli ottimi risultati conseguiti l'anno scorso ha proseguito sulla via del miglioramento. È stato riplasmato il motion engine, la personalizzazione del personaggio e ridefinita la sua crescita, senza contare le migliorie estetiche e visive dedicate al move set dei giocatori e al Quartiere, quest'ultimo ulteriormente arricchito e ampliato. L'arrivo della lega femminile si pone come una piacevole aggiunta al già succulento piatto che 2K ci propone anche se, alla fin fine, la WNBA non è altro che un semplice diversivo rispetto all'esperienza principale. Il nuovo taglio cinematografico dato a La Mia Carriera (grazie alla collaborazione della casa di produzione SpringHill Entertainment) nonostante qualche ingenuità, ci fa ben sperare per lo sviluppo futuro di tale feature. NBA 2K20, in definitiva, rimane il "basket sim" per eccellenza: estremamente profondo, curato nei minimi dettagli e ricco quanto basta per far la felicità di tutti gli appassionati della palla a spicchi. Purtroppo, però, dobbiamo sempre fare i conti con la presenza di microtransazioni eccessive che, alla fin fine, va a penalizzare l'utenza ed inficia sul voto finale. Crescere è ovviamente possibile senza ricorrere al portafogli, solo che l'enorme quantità di oggetti, potenziamenti e carte, rende lento il processo di miglioramento per coloro che non possono dedicarci molto tempo. NBA 2K20 resta un titolo imprescindibile per appassionati della pallacanestro, ma avrebbe potuto seguire, per quanto concerne le mitrotransazioni, lo stesso approccio virtuoso portato avanti con il gameplay.

    8.5

    Che voto dai a: NBA 2K20

    Media Voto Utenti
    Voti: 21
    7
    nd