NBA 2K21 Recensione: si torna sul parquet con le grandi stelle del basket

Abbiamo testato a fondo il nuovo capitolo della storica serie cestistica targata 2K Games, ecco le nostre impressioni sul nuovo gioco NBA.

NBA 2K21
Recensione: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • La stagione NBA, dopo la ripresa del campionato all'interno della bolla protetta di Orlando, è ancora lontana dalla sua conclusione. Ora infatti le migliori formazioni sono giunte alle agognate finali di Conference: i Clippers si sono lasciati trascinare sino a gara 7 da una Denver clamorosa, mentre gli Heat se la devono vedere con gli agguerriti Celtics. Incurante del ritardo accumulato dalla manifestazione reale, Visual Concepts tira dritto per la propria strada e senza attendere la nuova generazione di console opta per la classica uscita settembrina, con un capitolo che ha tutta l'aria di voler fare "da ponte" a quella che sarà la rinnovata esperienza ludica su PS5 e Xbox One X. Ne consegue che questa versione current gen, pur confermando l'elevata qualità realizzativa e al netto delle novità che andremo ad analizzare, appare come un episodio dal taglio prettamente conservativo, fondato su una politica commerciale che non mancherà di sollevare più di qualche polemica.

    Una carriera all'ombra dei giganti

    NBA 2K21, come ormai consuetudine, giunge con una proposta contenutistica opulenta, per la felicità di tutti gli appassionati della palla a spicchi. Il rinnovato menu principale si apre davanti ai nostri occhi con un ventaglio di opzioni che promettono di tenerci impegnati per molto, molto tempo.

    Come al solito, la Mia Carriera costituisce il piatto forte dell'offerta e si apre con una intro "narrativa" tutta nuova, che ci prende per mano e ci accompagna dritti verso il cuore dell'esperienza ludica della saga cestistica firmata Visual Concepts.

    Tutto ha inizio con il pantagruelico editor che vi permette di creare il cestista perfetto, a partire dalla modifica del suo viso (sempre che non decidiate di scannerizzarvi il volto con l'app), sino al ruolo e all'aspetto fisico (apertura delle braccia e altezza). Le scelte andranno a influenzare, chiaramente, gli attributi di partenza e lo stile di gioco del personaggio.

    I parametri da tenere in considerazione sono moltissimi; vi basti pensare che è necessario spalmare oltre 420 punti abilità su quattro caratteristiche (Conclusione, Tiro, Regia, Difesa), a loro volta suddivise in diciannove diverse voci.

    Concluso il lavoro con l'editor, il racconto può avere inizio. Accantonati i toni epici messi in campo nel prologo dell'anno scorso dalla casa di produzione di LeBron James, per quest'anno il team storytelling ha deciso di narrare la vicenda umana e sportiva di un protagonista giovanissimo, partendo addirittura dalla scena sportiva liceale.

    Il mondo del basket giovanile, dunque, entra nella costellazione delle licenze di 2K con ben dieci programmi: Michigan State, UConn, Florida, Syracuse, Gonzaga, Texas Tech, Oklahoma, West Virginia, UCLA, Villanova University.
    Junior, nome (omen) che nella sua semplicità evidenzia tutto il tormento del giovane, è il figlio di un giocatore amatissimo e rispettato da tutto l'ambiente. La "Lunga Ombra" di cui parla il titolo è esattamente quella ingombrante del genitore e il ragazzo, lungo tutto il cammino verso il professionismo, si trova costretto a combattere per scrollarsi di dosso la pesante eredità paterna e plasmare, libero da catene, il proprio futuro.
    L'impianto narrativo, come sempre dal taglio cinematografico, viene arricchito dalla presenza di volti molto conosciuti del piccolo e grande schermo: Jesse Williams (Grey's Anatomy e Detroit Become Human), Michael Williams (Boardwalk Empire), Djimon Hounsou (Guardiani della Galassia), Mireille Enos (World War Z) oltre ai campioni Damian Lillard e Zion Williamson.

    Nonostante i nomi eccellenti e il tentativo di diluire il racconto inserendo alcune partite giocabili in più rispetto alle iterazioni passate, la storia ci è parsa - seppur godibile nel complesso - priva di mordente e un po' troppo condita da cliché piuttosto elementari. Nella nostra memoria non sono rimasti impressi momenti memorabili o esaltanti, così come non siamo riusciti a ritrovare nel racconto ciò che il team aveva promesso, ovvero la presenza di bivi narrativi in grado di far sentire il giocatore "parte" del destino del proprio alter ego digitale.

    A questo punto siamo davvero curiosi di scoprire di che tenore sarà l'esperienza narrativa che il team ci proporrà con la nuova generazione di console. Come sapete l'edizione dedicata a PS5 e Series X (ed S, ovviamente) potrà contare su una storia inedita, e per questo i progressi della modalità La Mia Carriera non potranno essere trasferiti.

    Una scelta che, ovviamente, ha sollevato un coro di proteste a cui non si sono uniti solo i possessori dell'edizione Mamba Forever, gli unici che potranno contare sull'update gratuito alla versione standard next gen.

    Un sole accecante

    Una volta concluso il prologo e approdati finalmente tra le stelle della palla a spicchi, si apre un mondo tutto nuovo. Letteralmente. Per l'edizione 2021 Visual Concepts ci porta infatti in unquartiere inedito, molto lontano dalla classica periferia americana. La sezione "social free roaming", questa volta, è un assolato lungomare della costa Ovest condito da palme, ruota panoramica e un'atmosfera compassata tipicamente californiana, in stile Venice Beach.

    Insomma, un setting decisamente più attraente rispetto a quelli proposti sino allo scorso anno. Se escludiamo il cambio di cornice, il quartiere rimane sostanzialmente lo stesso: lo spazio condiviso ci permette di giocare online con altri utenti in combattuti 3vs3, 5vs5, nel centro REC, ProAM o nelle Gabbie, acquistare boost dedicati alle prestazioni, girovagare liberamente, allenarsi al Centro Gatorade, perdersi in qualche mini gioco, riempirsi di tatuaggi, acquistare scarpe, abbigliamento, skateboard e così via.
    Chiaramente tutto ciò ha un prezzo e qui entra in gioco la valuta che ogni anno fa tanto discutere: i VC Points. Questi, purtroppo, si guadagnano troppo lentamente rispetto alla rapidità con cui si spendono. Servono infatti non solo per gli orpelli estetici ma anche per aumentare le statistiche del personaggio e, soprattutto, per gli acquisti nella modalità My Team. La condivisione dei VC Points tra le varie modalità di gioco si presenta per l'ennesima volta in tutta la sua pervasività, costringendo il giocatore a scegliere attentamente su cosa dirottare la propria attenzione. La quantità di acquisti opzionali che è possibile effettuare richiede infatti moltissimo impegno per risultare effettivamente efficace, e la tentazione di metter mano al portafogli per velocizzare il processo di crescita è sempre dietro l'angolo.

    Palla mia, Team mio!

    Tornano, ovviamente, tutte le modalità che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni. Tra queste spicca, come sempre, la modalità My Team cui abbiamo appena fatto cenno. Per questa edizione Visual Concepts ha optato per una piccola, gradita rivoluzione che va ad ampliare ulteriormente la mole contenutistica a disposizione dei giocatori.

    Eliminate le feature più criticate dello scorso anno, il team di sviluppo ha ristrutturato la modalità confermando ciò che ha funzionato nel precedente capitolo e introducendo diverse gradite novità tra le quali spicca la modalità Limited (disponibile solo nel weekend e altamente competitiva, le cui regole cambiano ogni volta) e le Stagioni.

    Nel corso di ogni Stagione è possibile prendere parte alle sfide con l'obiettivo di guadagnare punti esperienza, salire di livello e sbloccare nuovi contenuti, modalità temporanee, attività e altre ricompense che permetteranno di personalizzare ancora di più l'esperienza di gioco. La volontà è chiara, come visto nell'anteprima di NBA 2K21: intrattenere il più possibile, dando ai giocatori più attivi stimoli (e ricompense periodiche) per rimanere coinvolti. Interessante il fatto che - almeno in questo caso - le Stagioni siano gratuite e tutti i progressi potranno esser trasferiti nell'edizione next gen.

    Per ciò che concerne, invece, il resto dell'offerta di NBA 2K21, in questa edizione non si segnalano grosse novità. La Mia Lega, come al solito, ci consente di prendere il controllo di una franchigia e portarla al successo nel corso di ottanta stagioni. Va da sé che tutti gli elementi ludici presenti nella Lega offline saranno disponibili anche nella Mia Lega Online.

    Ne Il Mio GM il sistema di progressione ripropone la solita esperienza legata ai Punti Azione che possono essere spesi completando le attività quotidiane di un General Manager. Tornano ovviamente anche gli obbiettivi dinamici da completare nel corso delle settimane. Parlare con i giocatori, agire sui prezzi dei biglietti dell'Arena, confrontarsi con lo staff, vendere e acquistare nuove risorse per la squadra sono solo alcune delle sfide che ogni buon GM deve affrontare (e vincere) per non farsi licenziare prima del tempo.
    Ritorna anche la WNBA - il campionato femminile che ha debuttato lo scorso anno - con tutte le franchigie e le atlete della lega.

    La potenza è nulla senza controllo

    Ogni episodio della serie porta con sé almeno una polemica, dedicata a una particolare feature. Quest'anno ad agitare la community (e addirittura lo stesso atleta di copertina, Lillard) ci ha pensato il nuovo sistema legato al tiro. Una sollevazione popolare che ha costretto il team di sviluppo a correre ai ripari appena pochi giorni dopo l'uscita.

    Visual Concepts, riprendendo in parte meccaniche già viste in passato, ha deciso di rivoluzionare ancora una volta la dinamica dedicata all'atto ultimo dell'azione. Il risultato è stato quello di aver reso decisamente più ardua la gestione del timing, a causa di una nuova variabile: la mira. Attraverso il "Pro Stick" (la levetta destra del pad, responsabile anche del dribbling e dei trick), in pratica, il giocatore si trova a determinare non solo la potenza del tiro, ma anche la direzione impressa alla palla.

    Il sistema, soprattutto per chi non è abituato a bazzicare il parquet digitale, appare sulle prime severo e punitivo, soprattutto perché la presenza del tasto legato al tiro rischia di provocare confusione nei momenti più concitati, soprattutto sotto canestro. In realtà, serve semplicemente un (bel) po' pratica per prenderci la mano. Quando iniziano ad entrare i primi canestri, infatti, la soddisfazione non tarda ad arrivare.

    Le catene della vecchiaia

    Per quanto concerne il comparto grafico e stilistico, inutile dirvi che la versione current gen di NBA 2K21 non fa alcun grande passo in avanti rispetto all'edizione dell'anno scorso. Non potrebbe essere altrimenti: ci troviamo pur sempre sul viale del tramonto di una generazione ormai spinta al limite e quella successiva bussa prepotentemente alla nostra porta.

    Ad ogni modo, pur imbrigliata dalle catene della vecchiaia, non significa che questa edizione non abbia comunque beneficiato di alcuni apprezzabili interventi tecnici dedicati a limare ulteriormente gli spigoli della gestione della fisica e dell'IA degli atleti.

    Permangono comunque le solite defaillance nelle compenetrazioni, in alcune animazioni e in diversi momenti del prologo narrativo, che potevano essere più curati. Intendiamoci: l'opera dei Visual Concepts rimane comunque un gran bel vedere (e sentire, vista la splendida soundtrack), ma dovremo attendere l'esplosiva potenza computazionale di PS5 e One X per poter effettivamente vedere il tanto agognato salto di qualità.

    NBA 2K21 NBA 2K21Versione Analizzata Xbox OneL'edizione current gen di NBA 2K21, al netto di una manciata di novità, appare come una iterazione dal taglio prettamente conservativo. Il lavoro di Visual Concepts è, anche quest'anno, solido e di assoluta qualità, anche se per forza di cose meno “impegnato” del solito. La fine della generazione è infatti vicinissima e le nuove console bussano prepotentemente alla porta. Nonostante ciò il team di sviluppo, come dicevamo, ha comunque voluto proporre una nuova esperienza narrativa, un sistema di tiro inedito (interessante ma piuttosto ostico da padroneggiare) e la ristrutturazione di alcune feature storiche come il Quartiere e la modalità My Team. Quest'ultima, peraltro, sarà la sola a poter saltare senza compromessi da una generazione all'altra. Se escludiamo gli affezionati, che di sicuro avranno già acquistato la Mamba Forever Edition (ovvero l'unica che permette l'upgrade alla standard edition PS5 o Xbox One X), per tutti gli altri giocatori potrebbe avere decisamente più senso attendere l'arrivo della next gen. Sempre ammesso che siano effettivamente interessati ad acquistare i nuovi hardware da salotto.

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