Recensione NBA Inside Drive 2002

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Recensione NBA Inside Drive 2002
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The Jackhammer Slam !!!

Le finali NBA sono alle porte, i
playoff emettono già i primi verdetti sulle finaliste di conference, e mentre
sui teleschermi dell'NBC, ESPN e (per fortuna) della nostrana Tele+ impazza il
bellissimo promo della lega più famosa del mondo sulle note di "Dig In" (Lenny
Kravitz), la Microsoft presenta la sua prima simulazione di Basket cavalcando il
successo ottenuto tempo fa su PC da NBA INSIDE DRIVE.
Questo NBA INSIDE DRIVE 2002, rappresenta l'ultima fatica dei ragazzi della
High Voltage Software (Hunter: The Reckoning ) nel tentativo di far fronte al
successo annunciato (i DCisti lo sanno) della serie 2k2-2k3 della Sega.
"Sega's NBA 2k2", parola magica, ed ecco che tutto ci appare più chiaro.
Inside Drive tenta di ricalcarne il gameplay, a mio parere già quasi perfetto,
nei minimi dettagli: dalla oramai immancabile licenza ufficiale NBA al Playbook
degli schemi offensivi e difensivi, dagli Alley-Hoops all'uso dei comandi
essenziali, turbo compreso.
Il progetto è ambizioso e l'ingaggio da parte di Microsoft della star dei
Toronto Raptors Vince Carter come testimonial ufficiale, è lì a
dimostrarlo.

Da Sega ed EA
Sports in poi...

Inutile perdersi in chiacchiere: sarete alla guida della vostra
franchigia NBA preferita, con la possibilità di giocare la stagione regolare
tentando di portare il vostro team ai Playoff grazie ad un record sufficiente di
vittorie, o decidere di cimentarvi direttamente in questi ultimi, simulando
quindi la Regular Season, fino alla conquista dell'"anello" (si, si, quando
vinci nell'NBA ti danno un'anello oltre al classico trofeo, come nel Football
americano) o meglio, del titolo.
Non mancano però di certo le alternative: esibizione e Sfida Versus, Edit Mode,
possibilità di seguire la squadra anche solo fuori dal campo improvvisandosi
Manager e gestendo il draft, le trades (mercato), il roster, , nonché di
sottoscrivere contratti con cosiddetti Free-Agents, cioè giocatori privi di
alcun vincolo contrattuale quindi liberi di unirsi al vostro team.
Da questo punto di vista, con particolare riguardo all'ormai celebre
Fantasy-Draft (sceglierete voi ad uno ad uno i giocatori della vostra squadra in
base all'ordine di scelta casuale del draft), la modalità Frachise di NBA 2k ha
fatto scuola.
Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, il dettaglio prettamente grafico o
poligonale degli stadi e dei giocatori risulta molto ben fatto e diversificato
in quelli che sono i segni distintivi di ciascun player, dalle divise ai
tatuaggi passando per le tante espressioni facciali presenti nel gioco. Il
numero di textures utilizzate è senz'altro da paura.
Gli effetti luce, la gestione delle telecamere, il sonoro, elementi di contorno
che ti chiariscono le idee in merito agli sforzi fatti per trasportare il
videogiocatore all'interno di un'arena NBA.
II programmatori hanno lavorato sodo per rendere al meglio quella sensazione di
fisicità tanto cara alla serie Sega e i risultati si vedono: il sistema dei
blocchi e movimenti in "post" (spalle a canestro) vengono gestiti in maniera
molto realistica sia dall'intelligenza artificiale sia dal team sotto il vostro
controllo.
Tagli sotto canestro, cosiddetti step-back o passi indietro che dir si voglia,
pick & roll e, appunto, giochi in post, fino ad arrivare alla meccanica di tiro,
molto efficace esteticamente, sono il fiore all'occhiello di questo titolo e
rappresentano quanto di più realistico si possa desiderare attualmente in una
simulazione di basket: il pad vibrerà nell'istante in cui vi muoverete in
avvicinamento a canestro o realizzerete una dunk in pieno traffico d'area,
rendendo il tutto ancora più sorprendente. La quantità di animazioni offerte fa
si che il realizzatore possa sbizzarrirsi in giocate sempre differenti e la loro
fluidità trasforma le partite in qualcosa di molto ma molto frenetico...anche
troppo: se non farete attenzione o sarete troppo precipitosi durante un
contropiede, verrete intercettati sulle linee di passaggio regalando di fatto
agli avversari 2 punti facili, dettaglio questo da non sottovalutare
all'interno di un sistema di gioco prettamente simulativo.
In tal senso c'è da dire che all'interno della fase difensiva il gioco mostra
qualche lacuna con particolare riguardo ad alcune situazioni, in questo caso,
non proprio realistiche e alle volte molto immaginifiche (fin troppo facile
essere stoppati dopo un tipo o un lay-up). E a proposito di immaginazione vale
la pena ricordare che alcune valutazioni dei giocatori risultano alquanto
sballate perlomeno secondo il mio personalissimo parere: d'accordo su Iverson
tra i primi 5 ci mancherebbe, ma con 64 nel tiro da 3 punti???!!! Siete pazzi. E
poi tra quelli stessi primi 5 guarda caso cè Vince Carter e non Tim Duncan,
l'MVP di questo anno???!! Mah...
La colonna sonora è, come d'obbligo in questi casi di chiara ispirazione
"Hip-Hopiana" e il commento tecnico affidato al dinamico duo Kevin Calabro e
Marques Johnson risulta azzeccato e mai sgradevole anche se non eccezzionale; un
consiglio, gustatevi l'intro iniziale (Carter on Air!).

Commento finale

In conclusione un
buon titolo dalla longevità incredibilmente elevata, caratteristica di questo
genere.
Ci sarebbe sempre quel problemino chiamato NBA 2k2: non siamo a certi livelli
questo voglio sia chiaro, ma sarebbe ingiusto da parte mia sminuire Inside Drive
e perdermi in inutili paragoni con un titolo che ha rappresentato un must per
chiunque, anche per chi non è propriamente un fan di pallacanestro e che
promette faville nelle prossime conversioni annunciate.
Il lavoro della High Voltage non è esente da difetti certo, anche perché
rappresenta una primo test sulla console di casa Microsoft, ma è comunque un
gran punto di partenza.

NBA INSIDE DRIVE 2002 fa certamente la sua figura: consigliato, ma un pensierino
alla Sega fossi in voi lo farei...

Special Box : A volte
ritornano...





Dopo 5 anni più o meno disastrosi, a digiuno di vittorie e lontani dalle grandi
platee NBA, i Boston Celtics sono tornati e l'hanno fatto a modo loro. Mentre
scrivo quest'articolo, la squadra di Jim O'Brien, ex assistente di Rick Pitino
sulla panchina dell'università di Kentuky prima e degli stessi Celtics poi, si
aggiudica la semifinale di conference ad Est contro Detroit e sfiderà in finale
la vincente fra Nets e Charlotte.
Il palazzetto di Boston, il Fleet Center che ha sostituito già da qualche anno
ormai lo storico Boston Garden, è una polveriera pronta ad esplodere in una
eventuale quanto accattivante finale NBA con i Los Angeles Lakers.
Rivalità storica quella dei lontani anni 80': Larry Bird, Kavin McHale e Robert
Parrish da una parte, Magic Johnson, Jabbar e James Worthy dall'altra. Ma
questi Celtics sono un'altra squadra, frutto di un'altra generazione di
talenti in cui brilla più che mai la stella Paul Pierce, losangelino doc, capace
di ritagliarsi un posto nell'elite NBA fra le shooting guards al pari di un
certo Bryant e un certo McGrady. L'altra faccia della medaglia è Antoine "The
Genius" Walker: fischiato dai suoi stessi tifosi in tempi recenti, la power
forward che dall'alto dei suoi 2 metri e 5 tira da tre, quanto se non più di
una guardia ma capace di formare con Pierce una combo eccezionale.
E poi Kenny Anderson, trasformato dalla cura O'Brien, McCarty, Battie, Kedrik
Brown, umili ma efficaci comprimari, Delk e Rogers (ex sesto uomo dell'anno)
ripescati in quel di Phoenix, energia pura direttamente dalla panchina.
La città del Massachussets aspetta dal lontano 1987, ma l'orgoglio irlandese è
tornato: L.A. quest'anno la fanno a sfidare loro!
Come direbbe Federico Buffa :" OH...Com'è che adesso non ride più
nessuno???!!"

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