Recensione Nba Street: Homecourt

Electronic Arts torna sui playground degli Stati Uniti con NBA Street Homecourt per Xbox 360.

Recensione Nba Street: Homecourt
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Bank Shot

    L'ultimo nato fra gli sportivi di casa EA si rivela un prodotto sorprendentemente completo e divertente, tanto da riuscire a raccogliere la pesante eredità concettuale lasciata in dote dal mai troppo celebrato NBA jam. Con NBA Street Homecourt EA riesce a riempire un vuoto lasciato scoperto per troppo tempo, colmando il gap temporale con un titolo che in grado di porsi come nuovo metro di paragone per gli sportivi di matrice alternativa. Il capolavoro Midway, datato 1993, trova finalmente il suo degno epigono.

    Slam Dunk

    NBA Street Homecourt si presenta al pubblico riproponendo tutte le caratteristiche peculiari della serie, opportunamente rivisitate in occasione della nuova uscita, alle quali sono state aggiunte una manciata di nuove e significative feature. Va subito specificato che la maggior parte degli sforzi compiuti dai ragazzi di EA sono stati indirizzati verso l'ottimizzazione di elementi che già avevano fatto capolino nei precedenti episodi; un lungo e paziente lavoro di affinamento volto a sintetizzare in maniera armonica idee e trovate già introdotte in passato. Ogni elemento proprio del brand è stato sublimato fino alla sua essenzialità, spogliato di quanto non funzionale, in modo da incastrarsi in maniera sinergica nel perfetto ingranaggio che costituisce il gameplay del gioco. Il risultato è un titolo che, sebbene pecchi di originalità, riesce in ogni caso a distinguersi dalle altre produzioni analoghe. NBA Street Homecourt non è innovazione ma perfezione.

    Alley Hoop

    Tenendo ben presente quanto scritto sopra procediamo all'analisi del gioco. Per tutti coloro che non conoscessero il brand in questione, bisogna precisare che NBA Street è di una serie dedicata al basket da strada; le partite si disputano rigorosamente tre contro tre, e sono ambientate nei più rinomati playground americani: dall'assolato Goat a Venice Beach, da Franklin Park e Cloverdale Courts ad Ash Park. La caratteristica principale della serie, mutuata con successo da NBA jam, è quella di offrire una libera interpretazione - spettacolare e parodistica - della pallacanestro: fatta di schiacciate che sfidano le leggi della gravita, trick folli ispirati alla breakdance, e la totale assenza di regole. Come è facile immaginare il quid della serie va ricercato nella velocità, nell'immediatezza e nella spettacolarità dell'azione di gioco; realismo e tatticismo sono concetti banditi ed estranei dal contesto del gameplay. NBA Street Homecourt, fedele ai canoni della serie, fa della velocità e della spettacolarità dell'azione il fulcro attorno al quale ruota il sistema ludico: stoppare, rubare palla ed andare a canestro non basta per vincere, in quanto il numero di evoluzioni compiute con il pallone sarà determinante per caricare il gamebreaker ed eseguire schiacciate doppie - o triple - in grado di assegnarci più punti. Il gamebreaker corrisponde ad uno status di (quasi) invincibilità che ci permetterà di eseguire trick incredibilmente complessi e le suddette schiacciate triple, in grado di ribaltare le sorti di una partita già segnata. Da sottolineare come la nostra condotta influisca il tempo di carica del gamebreaker: un gioco più ardito, fatto di evoluzioni funamboliche, passaggi acrobatici culminanti in una poderosa schiacciata, garantirà sicuramente una congrua ricarica della barra. In sintesi in NBA Street Homecourt il giocatore è chiamato a "gestire" il possesso palla nel modo più appariscente possibile, e allo scopo EA non ha lesinato risorse. Tra passaggi di piede, irridenti rimbalzi sulla faccia degli avversari, schiacciate effettuate usando come trampolino la schiena dei nostri compagni e tutto il resto, risulta facile calarsi nello spirito del gioco. Un divertentissimo e galvanizzante esercizio di stile. Il rischio che le meccaniche appena descritte risultassero fin troppo user friendly nei confronti del giocatore, rendendo il tutto piatto e ripetitivo (come accaduto nei precedenti episodi), è stato scongiurato. Come già accennato EA si è dedicata completamente ad un preciso lavoro di affinamento del gameplay culminato in un gioco che per quanto semplice non appare mai semplicistico. Per rendere il tutto più difficile l'IA degli avversari è stata drasticamente migliorata, in modo che - perlomeno ai livelli di difficoltà più alti - essi offrano una sfida adeguata. Come se non bastasse rubare palla e stoppare le schiacciate è diventato molto più semplice; non è raro vedersi soffiare la palla durante una finta, o assistere impotenti all'intervento di un difensore durante un canestro; il tutto in relazione al ruolo ricoperto dal giocatore. Completano il quadro l'indicatore di tensione introdotto per le schiacciate e le icone temporizzate. Il primo serve a dosare la forza delle schiacciate, riempirlo al punto giusto permette di ottenere punti stile e di trasformare una schiacciata normale in doppia; il rischio è nella pressione prolungata che potrebbe tradursi nel più colossale degli errori con il pallone che rimbalza sonoramente sul ferro. Le icone temporizzate invece compaiono in occasione di azioni particolari quali l'interruzione di una finta particolarmente elaborata, o l'utilizzo di un compagno per l'esecuzione di schiacciate particolari. Utilizzandole correttamente otterremo gamebreaker in quantità, in caso contrario oltre a perdere punti preziosi rischieremo di favorire il contropiede avversario. Il risultato è un gioco perfettamente in equilibrio fra fase offensiva e difensiva, in cui ogni elemento dell'una viene controbilanciato nell'altra.

    Hook Shot

    Dopo aver raggiunto l'optimum con le meccaniche di gioco, passiamo ad analizzare le varie modalità, che come da tradizione EA si riveleranno complete e ben strutturate. Al solito è possibile trovare ogni genere di sfida: partite veloci con le star dell'NBA, gare all'ultimo trick, incontri da disputarsi senza l'ausilio del gamebreaker, e così via. Tuttavia è l'homecourt challenge a destare più interesse. Assimilabile ad uno story mode, l'homecourt challenge ci metterà a disposizione un versatile editor dal quale, miscelando i tratti somatici di tre protagonisti dell'NBA, doneremo le fattezze al nostro alter ego. Una volta fatto questo, andremo a selezionare gli altri nostri compagni di squadra, e composto il proprio Dream Team inizieremo ad affrontare le varie sfide presenti in una delle ambientazioni presenti. Ogni location conterrà al suo interno diverse competizioni, suddivise a loro volta per tipologia e difficoltà: canonici match tre contro tre, gare di tiri liberi e così via, pescando a piene mani da quanto offerto nelle altre modalità. Più interessante invece il sistema di ricompense, che prevede l'assegnazione di punti reputazione necessari per migliorare le caratteristiche del nostro avatar e per sbloccare i numerosi e variegati item. Ad ogni incontro vinto gli attributi statistici del nostro cestista miglioreranno, fino a che non potremo intervenire solo su di un solo parametro - per non creare il giocatore definitivo - nel quale diverremo imbattibili. Successivamente cominceremo anche a guadagnare l'attenzione degli avversari, e ci verrà concessa la possibilità di inserire in rosa uno dei campioni sconfitti precedentemente. In definitiva una simpatica alternativa alla più classica modalità carriera; interessante ma non eccezionale.

    Fade Away

    Al pari del gameplay, EA si è prodigata anche sul fronte squisitamente tecnico per fornire un prodotto di qualità assai elevata. Quello che realmente stupisce è constatare come la potenza delle console next-gen (Ps3 e Xbox360) sia stata asservita in funzione dello stile, per un risultato finale semplicemente sbalorditivo. Potremmo disquisire a lungo sulla cura riposta nelle animazioni (praticamente perfette), sulla qualità degli shader che rivestono ogni superficie, sul dettaglio e la definizione delle texture impiegate, o sul frame rate stabilmente ancorato ai 60 fps, ma risulterebbe inutile. Infatti è il lavoro stilistico, la cura maniacale per i dettagli a magnificare gli sforzi fatti in sede di programmazione. La scelta di una palette di colori volutamente tenue che sfuma in gradazioni di grigio sempre più marcate nel campetto di Franklin Park riesce a donare alla scena uno stile retrò davvero indovinato. Così come vedere il torso nudo dei giocatori imperlarsi di gocce di sudore sotto il sole rovente di Venice Beach, fa capire la cura riposta in questo titolo. Anche il sonoro si mostra egualmente curato con una selezione di pezzi (su licenza) davvero azzeccata: mai invasivi ma sempre presenti nel fornire il giusto accompagnamento all'azione; l'impressione è quella di ascoltare una buona stazione hip hop da una delle tante radio abbandonate ai lati del campo. Il resto lo fanno gli ottimi campionamenti usati per le grida e gli incitamenti dei giocatori, che risultano estremamente credibili. Davvero notevole.

    Nba street:homecourt Nba street:homecourtVersione Analizzata Xbox 360NBA Street Homecourt si è rivelato una piacevole sorpresa: immediato, veloce, ma soprattutto incredibilmente divertente, i cui limiti sono legati essenzialmente alla natura stessa del titolo. Non dobbiamo infatti dimenticarci che il titolo EA è fondamentalmente un prodotto di nicchia che si rivolge ad una ben precisa categoria di utenti, analogamente a serie quali Burnout o SSX. In conclusione se cercate una simulazione sportiva è consigliabile che rivolgiate la vostra attenzione verso altri prodotti, perché NBA Street Homecourt non fa parte della categoria. Se viceversa cercate un arcade dall'azione compulsiva, frenetico e divertente, allora avete trovato il titolo giusto.

    8.5

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