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Recensione Cinema
Spider-Man Across the Spider-Verse Recensione: un sequel incredibile
9.5

C'è una donna, seduta accanto a una fontana da cui sgorga acqua limpida. Ha lo sguardo perso nel vuoto, e i suoi capelli d'un rosso acceso sembra diano luce a un cielo immerso in un plumbeo meriggio. Sta intonando una canzone: è dolce, suona come un'armonia dimenticata. I suoi versi sono incomprensibili, è una lingua ormai ignota ai più, talmente antica che a stento si possa dire essere esistita. Si intitola "Song of the Ancients". Ci fermiamo ad ascoltarla, come pietrificati da un incanto sconosciuto: non ne capiamo il significato, eppure lo percepiamo. Ne avvertiamo la triste intensità, la malinconia perduta, la rabbiosa disperazione.
NieR Replicant è come Song of the Ancients: ci sono frangenti in cui non riusciamo ad afferrare il quadro completo, a comprendere la potenza drammatica di alcuni istanti, e ci perdiamo nel suo criptico simbolismo. Eppure ne restiamo attratti, e veniamo inevitabilmente travolti da un turbine d'emozioni che solo col tempo, forse, saremo in grado di decifrare fino in fondo.
Esattamente come al momento della sua uscita, risalente ormai a 11 anni fa, l'opera di Yoko Taro è ammantata di un fascino unico, che solo NieR Automata (qui potete trovare la nostra recensione di Nier Automata) è stato in grado di riprodurre e sublimare. Questa revisione, a metà strada tra remake e remastered, recupera interamente la carica emotiva del gioco originale, e riesce a smussarne la maggior parte degli spigoli del gameplay per rendere l'Action RPG del 2010 qualitativamente più coeso e omogeneo. NieR Replicant è un ri-arrangiamento fedele e innovativo al contempo, che non rinuncia quasi mai all'autorialità, a volte un po' eccessiva, di alcune soluzioni ludiche e narrative, ma che diviene fortunatamente più "comunicativo": una volta vissuto (e rivissuto), proprio come accade dopo aver ascoltato (e riascoltato) una bella canzone, ci rimarrà impresso nella memoria molto a lungo.
La piccola Yonah, tenera e dolce, è afflitta da un male apparentemente inarrestabile. Tossisce, perde le forze, ma sorride ancora. È per quel sorriso che combatte NieR, il coraggioso fratello un po' più grande di lei, speranzoso di poter trovare presto una cura al morbo degenerativo che la divora pian piano.
Dopo un fugace, ma importantissimo prologo ambientato più o meno ai giorni nostri, Replicant ci accompagna verso gli orizzonti di un futuro lontano 1412 anni. Tuttavia, la tecnologia della razza umana sembra essere regredita, cristallizzata in una bolla temporale in cui si ergono templi antichi e villaggi rurali. Qua e là, come sparuti sprazzi di modernità, si intravedono i retaggi di un avanzamento tecnico che ormai non esiste più. Ed ecco che accanto a mulini e ponti di legno si stagliano fabbriche in disuso e automi senzienti, contribuendo a rendere ancora più suggestiva questa commistione di passato e futuro che caratterizza il mondo di NieR Replicant. Tra le sue lande deserte e le sue vaste pianure serpeggiano poi le Ombre, creature di varie sembianze e pericolosità: è contro questi mostri che si battono gli ultimi uomini rimasti, cercando di sopravvivere qualche giorno in più. Ma non è il destino dell'umanità ciò che più sta a cuore al nostro protagonista: NieR ha il solo scopo di arrestare la malattia di Yonah, a qualunque costo.
Nel tentativo di comprendere quale male sta corrodendo la sorella, il giovane e impavido eroe si imbatte in uno strambo libro parlante, il Grimoire Weiss, portatore di arcane conoscenze, nonché nel tenace Emil e nella rozza ma fortissima Kainé. Un terzetto di personaggi sui generis che accompagnerà NieR lungo il suo viaggio alla scoperta della terrificante verità celata dietro la natura delle ombre e del cataclisma che ha paralizzato il mondo.
NieR Replicant è una sinfonia del dolore. La perdita, l'abbandono, il sacrificio sono temi costanti che scandiscono un intreccio fatto di tonante epicità e soffuso lirismo, dramma indicibile e malinconica speranza. Parte lenta, la storia di NieR: si muove a piccoli passi, tra un dialogo troppo lungo e qualche commissione di poco conto. Ma poi il suo canto inizia a farsi più intenso, fino a deflagrare in un boato di destabilizzante potenza.
La penna di Yoko Taro, che frammenta il racconto, lo dilata e lo contrae a piacimento, potrebbe non risultare immediatamente accattivante per ogni tipo di videogiocatore: per apprezzare le sfumature simboliche di cui si nutre NieR c'è bisogno di molta pazienza e perseveranza, occorre soprassedere dinanzi a discutibili scelte narrative mascherate da autorialità (come i frangenti da racconto testuale). Ma, dopo aver interiorizzato i meccanismi della storia e averne ricollegato i pezzi, Replicant si farà irrefrenabile.
Le vicende personali dei singoli personaggi, il quadro offuscato del loro triste passato e la voglia di rivalsa che li spinge ad agire sono parte integrante di un racconto molto più corale di quanto appare inizialmente. NieR è il ritratto di vite distrutte, corrose da discriminazione e odio, paura e rimorso, ma anche risanate da amicizia e perdono; è la memoria residua di un mondo al collasso, un terreno arido su cui è stato sparso troppo sale, ma sul quale può germogliare ancora un po' di amore, di qualunque natura esso sia.
Non c'è l'eleganza di Automata, né si intravede la medesima, strabiliante stratificazione concettuale che scandiva la missione delle unità YorHa, eppure Replicant ne possiede la stessa poetica agrodolce, di quelle che non si cancellano tanto facilmente dai ricordi.
Non è sufficiente una sola partita per comprendere l'intero ordito narrativo di NieR. Sarà necessario infatti rigiocarlo diverse volte per avere una visione più o meno integrale dell'opera orchestrata da Yoko Taro: a differenza di quanto avviene in Automata, tuttavia, le successive run, ludicamente parlando, sono tutte pressoché identiche. Le variabili non modificano le porzioni di gioco, come nel capolavoro di Platinum Games, ma rappresentano aggiunte legate solo al racconto, con nuove scene d'intermezzo che arricchiscono la trama di dettagli inediti, approfondiscono alcuni protagonisti e ci aiutano a ricollegare i fili del tessuto narrativo, a tratti modificando in modo radicale la prospettiva da cui inquadrare le vicende.
Al termine di ogni avventura sarà il gioco stesso a chiederci di ripartire, suggerendoci quali azioni compiere per sbloccare correttamente tutti i finali. Preferiamo non rivelarvi il numero esatto delle conclusioni disponibili, e vi basti sapere che - soprattutto per chiunque abbia già sviscerato la versione originale nel 2010 - in questa riedizione di Replicant c'è una sorpresa decisamente accattivante. Affrontare ancora e ancora l'esperienza, senza che i cambiamenti appaiano realmente percettibili, non è certo la più stimolante delle intuizioni di Yoko Taro, e a lungo andare potrebbe far affievolire l'appeal che sorregge l'impianto del racconto. Ci vorranno circa 25 ore, escludendo alcune missioni secondarie, per completare Replicant la prima volta, ma non abbiate troppo timore: le successive run, che assumono la forma di un New Game +, partiranno da circa metà gioco per ragioni squisitamente narrative, rendendo meno gravoso rivivere il viaggio di NieR, Kainé ed Emil. Benché la ridondanza rischi di prendere il sopravvento, vi consigliamo comunque di non demordere: il vero finale, anche a costo di qualche sforzo (e della cancellazione di tutti i salvataggi...), merita di essere scoperto.
E ogni volta che ripartiamo, torniamo spontaneamente nella piazzetta vicino al villaggio in cui viviamo con Yonah. Lì c'è una donna, seduta accanto a una fontana da cui sgorga acqua limpida. Ha lo sguardo perso nel vuoto, e i suoi capelli d'un rosso acceso sembra diano luce a un cielo immerso in un plumbeo meriggio. Sta intonando una canzone: è dolce, suona come un'armonia dimenticata. I suoi versi sono incomprensibili, è una lingua ormai ignota ai più, talmente antica che a stento si possa dire essere esistita. Si intitola "Song of the Ancients". Ci fermiamo ad ascoltarla, come pietrificati da un incanto sconosciuto: non ne capiamo il significato, eppure lo percepiamo. Ne avvertiamo la triste intensità, la malinconia perduta, la rabbiosa disperazione...
A detta di chi vi scrive, non è la qualità della storia il maggior punto di forza di NieR, ma proprio la sua inarrivabile colonna sonora, ri-arrangiata per questa riedizione dal compositore Keiichi Okabe. In Replicant c'è un continuo ondeggiare di note ora sognanti, ora epiche e trascinanti, cantate in una lingua incomprensibile, come a suggerire che la comunicazione non si fonda soltanto sul significato delle parole, ma sull'emozione che possono suscitare.
Le musiche sono un accompagnamento praticamente perfetto, enfatizzano le sequenze d'azione e valorizzano i momenti più drammatici, in un concerto di sensazioni e suoni davvero raro da ascoltare altrove (di grande pregio è anche la colonna sonora del sequel, come vi raccontiamo nello speciale Nier Automata: i motivi e le canzoni per riscoprire un capolavoro). Ottimamente in parte, poi, anche il doppiaggio giapponese e inglese (ben sottotitolato in italiano): alcuni storici doppiatori sono tornati al lavoro, e la caratterizzazione dei personaggi risulta ancora una volta impeccabile. Chi sente la mancanza della soundtrack di Automata, inoltre, sappia che è possibile abilitare le musiche del gioco nel menù delle opzioni.
Gli entusiasmi si affievoliscono, purtroppo, quando dal sonoro si passa al colpo d'occhio. Rispetto all'edizione del 2010, la resa visiva di Replicant è, com'è ovvio, molto superiore, ma nel complesso la qualità tecnica non ci è parsa particolarmente all'avanguardia. Mentre i modelli poligonali dei personaggi sono ora più dettagliati e le animazioni completamente riscritte, gli scenari appaiono comunque abbastanza spogli, eredi del design di undici anni fa, con qualche texture sicuramente perfezionata ma comunque tutt'altro che appariscente.
La risoluzione in 4K e la fluidità a 60 fps (quasi sempre stabili nella versione per PS4 da noi testata, in retrocompatibilità su PS5) rendono di certo più piacevole esplorare il mondo ombroso di NieR. Ciononostante crediamo che, tra pop up assai marcato e una resa grafica paragonabile a quella di Automata, la riedizione di Replicant avrebbe meritato un pizzico di attenzione in più sul versante puramente tecnico.
Mentre il NieR padre della versione Gestalt occidentale si muoveva con la grazia di un pachiderma (a questo link troverete lo speciale Nier: le differenze tra Replicant e Gestalt), il giovane protagonista del nuovo Replicant è agile e sinuoso, elegante e letale. Il sistema di combattimento è stato interamente rivisto, così da avvicinarlo - nei limiti del possibile e senza tradire troppo la natura originale - al virtuosismo ludico di Automata. Ora NieR può inanellare una serie di combo alla pressione di due tasti, effettuare un parry con il corretto tempismo, scattare con rapidità alle spalle o al fianco dei nemici in un vortice di concatenazioni fluidissime e spettacolari. La reattività dei comandi, la presenza del lock on e la leggibilità delle animazioni contribuiscono a trasformare ogni scontro in una vorticosa coreografia di morte, priva della indiscutibile legnosità appartenente all'edizione del 2010. Le differenti categorie di armi portano con sé altrettanti moveset e diversi tempi di reazione, dai più veloci ai più pesanti, e questa migliorata versatilità spinge l'utente a mutare tipologia di strumenti a seconda delle ombre da affrontare.
Nuovi contenutiNieR va scoperto poco alla volta, e per questo - anche se i trailer hanno già rivelato molti dettagli - preferiamo non indugiare nella descrizione dei contenuti aggiuntivi. La storia di base è stata leggermente ampliata con l'aggiunta di un episodio extra sì piacevole - soprattutto per le sue atmosfere e per la gargantuesca portata della boss fight - ma non certo imprescindibile. Inoltre è stato inserito nell'offerta anche il DLC Mondo dell'involucro riciclato, che dalla seconda run in poi garantisce qualche ora di gioco ulteriore all'interno di 15 dungeon densi di ombre. Al termine delle prove otterremo armi e costumi con cui personalizzare NieR, Kainé ed Emil, a cui poi si aggiunge una graditissima sorpresa a tema Automata...Oltre agli attacchi corpo a corpo, NieR può anche contare sull'uso delle magie a distanza del Grimoire Weiss: il parco di poteri a disposizione è abbastanza sostanzioso, e il loro bilanciamento ci è parso più oculato in confronto a quello della versione di partenza. Il miglioramento della qualità della vita dell'utente passa poi anche attraverso la facoltà di muovere il protagonista quando si lanciano alcuni incantesimi, come la Lancia Oscura, che in Gestalt imponevano al giocatore di rimanere immobile. Tutte queste accortezze rendono molto più elettrizzante il combat system, privo di grossi tecnicismi ma intuitivo e sicuramente soddisfacente, nonché capace di trasmettere il giusto senso di spettacolarità che è lecito aspettarsi dalle battaglie di NieR, alcune delle quali inscenano davvero un trionfo di epica audiovisiva.
La rinnovata abilità del protagonista non si muove però di pari passo con quella dei nemici, e - specialmente nelle successive run in New Game + - si avverte un palese squilibrio tra il livello di potere di NieR e quello delle ombre che incontreremo, non sempre capaci di adattarsi in modo ottimale alla crescita del personaggio. Per incrementare la forza del nostro eroe potremo poi sfruttare le "Parole" ottenibili durante i combattimenti, e che possono essere associate alle armi e ai poteri: ognuna garantisce specifici vantaggi e upgrade, permettendoci così di personalizzare, anche se non in maniera profondamente significativa per l'economia della progressione, il nostro stile di gioco.
Data la necessità di ripetere più volte intere porzioni dell'esperienza, gli avventurieri meno propensi a fronteggiare nuovamente le stesse battaglie possono ricorrere - ma solo in modalità Facile - al combattimento automatico, una sorta di auto-play in cui è l'intelligenza artificiale a duellare al posto nostro, velocizzando in tal modo il prosieguo della missione di NieR.
NieR Replicant, oggi come allora, è un Action RPG molto autoriale: questo implica che all'interno della produzione è facile incappare in scelte ludiche a tratti stranianti, che possono risultare ora virtuose ora troppo estreme. Si intravedono apertamente quegli accenni di eclettismo che in Automata hanno trovato la loro più coerente concretizzazione: l'intelaiatura da GDR in terza persona si intervalla di tanto in tanto con fasi da avventura testuale, momenti a scorrimento orizzontale e sessioni con visuale isometrica, senza dimenticare frangenti in stile bullet hell.
Questa mescolanza di idee non possiede, secondo la nostra opinione, la stessa coesione sperimentata in Automata, ma sa dimostrarsi comunque funzionale al punto giusto, nonché piuttosto originale. Dove NieR Replicant mostra il peso degli anni e di scelte di game design non del tutto indovinate è nella struttura del mondo di gioco: parliamo di un open world dai confini alquanto ristretti, diviso in macro aree poco esplorabili e separate da tempi di caricamento.
Un reame che spazia da villaggi a distese d'erba, da cumuli di ciarpame a città marittime, scarsamente interattivo e con una limitata varietà di attività da compiere (tra cui, ovviamente, non può mancare la pesca). Se si esclude qualche incarico secondario più interessante, dotato di una sceneggiatura maggiormente attenta, nell'insieme le missioni opzionali di Replicant sono fetch quest di dubbio coinvolgimento. Per fortuna l'esplorazione è stata quantomeno massimizzata dall'aggiunta dello scatto rapido che si attiva in automatico, e che riduce i tempi di percorrenza tra un ambiente e l'altro, alla ricerca dell'ultima ombra da annientare per placare il nostro tormento.
NieR ReplicantVersione Analizzata PlayStation 4 ProNieR Replicant ammoderna quanto basta un’opera piuttosto controversa, e la migliora al punto giusto. Emotivamente destabilizzante sul fronte narrativo, l’action RPG di Yoko Taro, reinterpretato sul piano ludico dal team Toylogic, mantiene inalterata la sua essenza a metà tra genio e follia, senza che l’ago della bilancia si posizioni sempre nel giusto mezzo tra i due estremi. Pur mancando di equilibrio, e sostenendosi su una struttura della progressione e dell’esplorazione abbastanza datata, Replicant ver.1.22474487139 si mostra oggi nella sua forma migliore, grazie sia a un combat system ottimamente riscritto sia a graditissime aggiunte alla qualità complessiva dell’esperienza. Un’avventura con qualche incertezza lungo il cammino ma potente come poche altre. Non sempre pienamente comunicativa, eppure così affascinante. Come Song of the Ancients. E se volete ascoltarla, c’è una donna, seduta accanto a una fontana da cui sgorga acqua limpida...
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