Recensione Nights of Azure

Nights of Azure è il nuovo progetto di Gust (team noto per le serie Atelier e Ar Tonelico), un JRPG a base di demoni e dolci ragazze dalle morbide rotondità. Un connubio sempreverde e spesso fortemente apprezzato dagli appassionati del genere.

Recensione Nights of Azure
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Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • PS4
  • Da quasi vent'anni il prolifico team di sviluppo nipponico Gust sforna giochi di ruolo a un ritmo sostenuto, tanto che le sue principali saghe (ovvero Atelier, Ar Tonelico e Mana Khemia) contano ormai più di una trentina di installazioni. Ora, messa in pausa per un momento la serie degli alchimisti, i ragazzi in forza a Koei Tecmo si cimentano con una nuova sfida a base di demoni e dolci ragazze dalle morbide rotondità. Insomma, sembra un connubio sempreverde, soprattutto visto che si tratta di un gioco di ruolo di stampo orientale. Invece, pur presentando alcune idee davvero interessanti, Nights of Azure non ingrana. Il titolo si accontenta di abbozzare, mantenendo un ritmo claudicante e sbilanciato a causa di un gameplay action frenetico - a tratti confuso - e da un intreccio narrativo ben scritto ma diretto in modo un po' troppo raffazzonato.

    La notte in cui tutto ebbe inizio

    Il canovaccio narrativo di Nights of Azure prende piede in un diciannovesimo secolo alternativo carico di magia, in una misteriosa isola incastonata nel Mare del Nord tra l'Inghilterra e i regni baltici. La premessa che giustifica l'inizio dell'avventura risale a circa mille prima. L'apparizione di un potente demone, conosciuto come Night Lord, ha rischiato di gettare il mondo nel caos di un'oscurità eterna. Il Signore della Notte fu fermato (ma non sconfitto) a caro prezzo. Infatti, il suo sangue impuro piovve sul mondo, corrompendo tutto quello con cui entrò in contatto. I molti umani toccati dalla corruzione si sono trasformati in demoni che, da allora, appaiono solo durante la notte rendendo pericoloso per gli esseri umani uscire dopo il tramonto. La Chiesa, per combattere tale eresia ed epurare la piaga del sangue maledetto, da secoli si avvale di due categorie di combattenti: gli Holy Knights, che si occupano materialmente di uccidere i demoni e le Priestess che, invece, hanno il compito di purificare il sangue impuro raccolto dai cavalieri. Inoltre, ad intervalli regolari una sacerdotessa viene "scelta" per esser sacrificata e mantenere salde le catene magiche che tengono relegato nel limbo il Signore della Notte. La vicenda di Arnice e Lylisse, le nostre procaci protagoniste femminili, si adagia su questo background, sviluppando una storia d'amore che rispetta in toto i canoni del genere "yuri". Il team di sviluppo ha concentrato il proprio sforzo creativo nel tentativo di imbastire una tenera e pura storia romantica post-adolescenziale. Il titolo, infatti, non sconfina mai dai limiti dell'erotismo soft nonostante il tripudio di nuda beltà digitale e i molti comportamenti equivoci delle ragazze. La tensione tra le due e il loro desiderio di lasciarsi andare a travolgenti effusioni amorose appare comunque palpabile anche al giocatore meno smaliziato. Va detto che, sotto questo profilo, il plot narrativo funziona discretamente bene, nonostante sia funestato da un ritmo estremamente lento e dall'assenza di elementi di raccordo che dovrebbero riempire i buchi narrativi tra un dialogo e l'altro. Molto spesso le scenette rimangono infatti "sospese" e prive di un minimo comun denominatore anche rispetto al contesto in cui queste avvengono.

    Servitori, a me!

    All'apatia del comparto narrativo si contrappone un gameplay action vivace, poco tecnico (a volte confusionario), ma latore di alcune idee decisamente apprezzate e legate principalmente alla natura "mezzo-sangue" di Arnice. Nelle sue vene scorre, infatti, sangue demoniaco e ciò la rende una combattente davvero sopra le righe. La ragazza può evocare e comandare sino a quattro minion contemporaneamente che la affiancano sul campo di battaglia. Non solo. Essendo essa stessa una creatura della notte, al riempimento di un'apposita barra potrà avere accesso a devastanti poteri speciali che varieranno a seconda dell'arma equipaggiata e della forma demoniaca assunta. Ma andiamo con ordine. Il punto di partenza di ogni nostra scorribanda è rappresentato dall'enigmatico Hotel Ende. L'immensa costruzione barocca sembra esistere fuori dalla realtà ma, al contempo, ci permette di raggiungere praticamente ogni luogo della città in cui dovremo svolgere il nostro incarico. Quest'ultima si compone di diverse arene in cui non dobbiamo far altro che menare fendenti a destra e a manca sino a raggiungere il boss di fine livello.

    Insomma, nulla di particolarmente tecnico o difficile. Il tasso di sfida proposto dal titolo è infatti alquanto elementare e solo raramente ci ha creato dei problemi, tanto che non ci abbiamo messo molto a veder scorrere i titoli di coda. Ciò nonostante, la combinazione tra demoni serventi (ognuno evocato e controllato tramite uno dei quattro tasti frontali del pad) e le cinque diverse forme demoniache di Arnice funziona e diverte senza grandi pretese. Ciò appare ancor più evidente se deciderete di affrontare la cosiddetta modalità Arena. Questa non è altro che una sezione, del tutto facoltativa, in cui la nostra bella combattente può cimentarsi in diverse sfide di difficoltà crescente legate a condizioni e requisiti particolari come, ad esempio, sopravvivere a diverse ondate nemiche senza subire alcun tipo di danno, oppure far attaccare solamente i servitori e così via. Infine, come accade in ogni buon J-RPG che si rispetti, portando a termine ogni stage si guadagnano artefatti con cui equipaggiare Arnice e i servitori, denaro e campioni di sangue impuro che possono essere scambiati con i vendor dell'Hotel per acquistare potenziamenti oppure nuovi oggetti per aumentare le statistiche dei minion. L'aspetto più interessante del titolo, comunque, è legato proprio a questi ultimi. In giro per i livelli sono sparse delle bamboline voodoo le quali, una volta terminata la missione, potranno essere animate per rimpolpare la schiera di servitori a nostra disposizione. Ve ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti: dal tank di prima linea al supporto, sino ai classici caster. Ogni servitore, poi, guadagna esperienza e avanza di livello in modo autonomo, sbloccando nuove abilità e aumentando così statistiche ed efficienza sul campo di battaglia. Il comparto ruolistico, insomma, si presenta interessante e ben studiato; pregio che va a perdersi a causa dell'estrema facilità del titolo che non induce il giocatore a sperimentare le diverse soluzioni.

    Nuda beltà

    Per ciò che concerne l'aspetto stilistico, cerchiamo per un momento di distogliere lo sguardo dalla soda beltà digitale e dai seni prorompenti (in continuo movimento) delle due protagoniste femminili. Nights of Azure è un titolo low budget che sembra adatto più alla precedente generazione di console che non alla potenza computazionale del nuovo hardware Sony. Le spigolature tecniche emergono evidenti non tanto riguardo all'estrema povertà che caratterizza il design ambientale, quanto piuttosto se si considera il marcato effetto pop up e il frame rate singhiozzante quando sono presenti molti nemici e effetti contemporaneamente sullo schermo.

    Purtroppo queste criticità stridono in modo piuttosto palese con lo splendido character design che anima gli inquilini dell'Hotel Ende e i molti servitori ai comandi di Arnice. Le due prorompenti protagoniste, poi, oltre all'aspetto fisico esplosivo sono caratterizzate in modo certosino e sfaccettato grazie alle molte stringhe di dialogo (ovviamente in lingua inglese) che ci accompagnano lungo la loro tenera storia d'amore sino al climax finale.

    Nights of Azure Nights of AzureVersione Analizzata PlayStation 4Nights of Azure è un action J-RPG dotato di alcune ottime idee ma soffre e arranca a causa di una doppia anima che non gli permette di attestarsi su vette qualitative memorabili. Da un lato infatti possiamo godere di un titolo dal gameplay frenetico, poco tecnico e divertente, sorretto da un comparto ruolistico profondo e sfaccettato e da una storia d'amore in stile yuri ben caratterizzata e discretamente "avvincente". Dall'altro, però, dobbiamo scontrarci contro una realizzazione tecnica sin troppo limitata e superficiale (se si eccettuano le curve esplosive delle protagoniste) funestata, inoltre, da un tasso di difficoltà inesistente che porta velocemente il giocatore ai titoli di coda. L'ultima fatica di Gust, insomma, può essere promossa solo a metà.

    6.5

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