Oddworld Soulstorm Recensione: il ritorno di Abe su PS5, gratis sul PS Plus

Dopo New'n'Tasty, Abe approda su PS4 e PlayStation 5 con una nuova avventura, disponibile gratis sul PlayStation Plus di aprile.

Oddworld Soulstorm
Recensione: PlayStation 5
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Non c'è pace per i poveri Mudokon: anche ad anni di distanza dal loro esordio su PlayStation One, continuano a essere schiavizzati senza alcuna pietà, costretti a subire le angherie più terrificanti dei Glukkon. Per fortuna, oggi come ieri, dalla loro parte hanno sempre il prode Abe, che non si perde mai d'animo e che, anche dinanzi ai frequenti fallimenti e alle innumerevoli perdite, persiste nel tentativo di salvarli tutti. E noi videogiocatori non siamo da meno. Dopo il notevole New'n'Tasty, che di fatto figurava come un reboot (se volete approfondire, a questo link potete trovare la recensione di Oddworld New'n'Tasty), il nostro eroico Mudokon riparte all'avventura con Oddworld Soulstorm, un sequel diretto che - reinterpretando in maniera integrale Abe's Exoddus - ci chiede di nuovo di dar fondo a tutta la nostra pazienza. Perché - fidatevi - uscire vivi da questa odissea, e sbloccare tutti i finali disponibili sarà un'impresa decisamente complessa.

    Prima di proseguire con la nostra recensione, vi ricordiamo che il gioco è disponibile su PS5 per tutti gli abbonati al servizio PlayStation Plus di aprile: se volete arrivare preparati al viaggio di Abe, vi suggeriamo inoltre di dare uno sguardo alla nostra guida di Oddworld Soulstorm.

    I Mudokon non devono morire!

    Come abbiamo sottolineato in apertura, Soulstorm - realizzato sempre dal team Oddworld Inhabitants - comincia da dove si concludeva l'avventura precedente.

    Anche se, dopo tantissimi sforzi profusi nella fuga dal RaptureFarm, i Mudokon sono stati tratti in salvo, sfortunatamente l'idillio dura giusto il tempo di una bevuta: i persecutori sono infatti di nuovo sulle tracce delle pavide creature, e al salvatore Abe spetta l'infausto compito di proteggere, ancora una volta, la sua specie. Inizia così un esodo lungo e pericoloso, sufficientemente accattivante non solo per i toni più maturi e oscuri di cui è pennellata la narrazione, ma anche per l'uso ottimale delle scene d'intermezzo, capaci di raccontare una storia, come al solito, intrisa di grottesca crudeltà. La qualità della CGI massimizza l'espressività dei personaggi e ci conduce verso una conclusione che può assumere ben 4 differenti forme (qui troverete una guida per sbloccare tutti i finali di Oddworld Soulstorm). Le variazioni dipenderanno dal numero di Mudokon a cui abbiamo salvato la pellaccia all'interno dei 15 livelli (+2 extra) che compongono l'esperienza: data l'estensione dei singoli stage e il gran numero di creature da proteggere, Soulstorm saprà impegnarvi decisamente a lungo, per un'avventura che - a seconda della vostra bravura, tenacia e voglia di completismo - potrà durare dalle 10 alle 20 ore.

    Peccato solo che lo stimolo a sudare le proverbiali sette camicie per evitare uno sterminio e trarre in salvo la maggior parte dei Mudokon, così da ottenere il finale migliore, venga un po' smorzato da un gameplay eccessivamente legato alle dinamiche "trial & error" che, a tratti, accusano i contraccolpi di una legnosità d'altri tempi.

    Un gameplay con qualche spigolo

    Che la saga di Abe abbia sempre fatto leva su una difficoltà abbastanza feroce è un dato incontrovertibile, e Soulstorm si fa fiero erede di questa caratteristica, dimenticandosi però di modernizzare a sufficienza alcuni stilemi ludici per rendere l'avanzamento meno frustrante.

    Non si può negare che la soddisfazione di giungere alla fine del livello con meno perdite possibili resti ancora la fiamma che muove le nostre gesta eroiche, eppure in alcuni momenti la legnosità delle dinamiche di gameplay, retaggio di un passato troppo lontano, finisce per affievolire gli entusiasmi. Pur dotato del doppio salto, una meccanica pensata per facilitare le sezioni platform, Abe non si arrampica sempre come dovrebbe sulle superfici, e i problemi di collisione si riflettono inevitabilmente sulla riuscita dell'avanzamento, azzoppando la piacevolezza del gameplay. Il punto debole di Soulstorm non risiede nella sua complessità, ma nel suo grado di sfida artificioso, legato più alle colpe del game design che alle incertezze del giocatore. La discutibile reattività dei controlli si muove di pari passo con una responsività zoppicante dei Mudokon, che a volte non sono sufficientemente svegli da seguire al volo le nostre indicazioni, con conseguente esposizione mortale ai colpi nemici. E proprio gli avversari, in alcune situazioni, mostrano il fianco a pattern piuttosto fastidiosi, restando paralizzati anche per qualche minuto in un'unica posizione, così da impedirci di proseguire. Si ha l'impressione, insomma, che Soulstorm faccia di tutto per metterci i bastoni tra le ruote, senza però giocare le sue carte in maniera pienamente onesta.

    Nelle fasi dove a schermo si ammassa un gran numero di avversari, con annessi Mudokon da portarci dietro, il caos prende il sopravvento e la lettura dell'azione si fa meno cristallina, aumentando così l'impatto irritante del trial and error. Ciononostante, al netto dei pur palesi limiti, Soulstorm è un prodotto dotato di un sostanzioso potenziale che, quando riesce a esprimersi a dovere, offre momenti di grande appagamento.

    La struttura del level design, abbastanza ricco di strade e zone segrete, suggerisce un'esplorazione attenta e ragionata, invogliandoci a procedere con assoluta cautela e ad adottare uno stile di gioco ben ponderato: cercare le strategie migliori per aggirare gli ostacoli e i nemici, minimizzando le perdite e centellinando le risorse, sa dimostrarsi elettrizzante, muovendosi di pari passo con una tensione costante e continua. Grazie al nuovo sistema di crafting, che ci induce a scandagliare ogni anfratto degli stage alla ricerca delle risorse necessarie, potremo trovare modi sempre nuovi per evitare le minacce: al canto di Abe, che permette di possedere i nemici, si affianca l'uso di mine, di bottigliette infiammabili, sfere di gomma e quant'altro, la cui combinazione può portare a esiti tanto efficaci quanto buffamente disastrosi.

    Per fortuna la composizione dei livelli meno lineari fa di tutto per valorizzare la perseveranza del giocatore e, nonostante alcune flessioni qualitative, propone una discreta varietà d'approccio. Soulstorm si mostra al suo meglio una volta che l'utente avrà interiorizzato i meccanismi ludici, chiuso un occhio sugli inciampi tecnici e assimilato le regole del level design: ecco che dopo qualche tentativo fallito comincia a serpeggiare il desiderio di battere i propri record, salvare quel Mudokon rimasto troppo indietro, completare il livello nel minor tempo possibile e con un grado di moralità più alto. La rigiocabilità di Soulstorm è la sua arma vincente, l'elemento che incrementa considerevolmente la longevità e ci sprona a terminare tutti gli obiettivi di un singolo stage. Se ad esempio nel corso della prima partita scegliamo di sacrificare un compagno, piegati dalla frustrazione, nel secondo tentativo saremo invece più propensi ad avere la meglio sulle insidie di un mondo tanto assurdo quanto malefico. In certi casi basta anche nascondersi col giusto tempismo in un armadietto per aver salva la vita, oppure utilizzare il corretto gadget per non allertare le altre guardie: occorre dunque tanta pazienza, consapevolezza delle armi a disposizione e voglia di superare se stessi.

    Un mondo malvagio, ma suggestivo

    Esattamente come nel 1997, anno d'uscita del primo capitolo, il "mondo strano" architettato dal team Oddworld Inhabitants resta pregno di un fascino surreale, umoristico e malvagio. Soulstorm sfrutta una direzione artistica figlia di un'ispirazione forse meno riuscita di New'n'Tasty, ma comunque convincente al punto giusto: i toni più cupi e a tratti persino "disperati" non prendono mai il sopravvento su un piglio scanzonato, che alleggerisce la portata macabra dei massacri a cui assisteremo.

    La qualità visiva su PlayStation 5 alterna sequenze evocative a frangenti più grossolani, con texture spoglie e animazioni approssimative. A incorniciare il comparto audiovisivo ci pensa poi un riuscito doppiaggio nella sola lingua inglese, con una traduzione italiana dei sottotitoli che presenta qualche refuso di troppo. Infine, non ci hanno particolarmente sorpreso, su PS5, né i tempi di caricamento, non proprio rapidissimi, né l'implementazione delle feature del DualSense, perlopiù impercettibili: considerando la varietà di scenari e di gadget in dotazione, si tratta di una piccola occasione sprecata.

    Oddworld Soulstorm Oddworld SoulstormVersione Analizzata PlayStation 5Oddworld: Soulstorm è un adventure platform d’altri tempi, che riesce a modernizzare la sua formula ludica solo a tratti, con l’aggiunta di alcuni indovinati accorgimenti volti a perfezionare l’intelaiatura di Abe’s Exoddus. Non tutto scorre con la giusta fluidità, e la consistente difficoltà del gioco viene aggravata da infelici scelte di game design: eppure, quando funziona, l’opera di Oddworld Inhabitants riesce a garantire una buona dose di appagamento, merito di una sostanziosa mole contenutistica e dell’immortale fascino un po’ grottesco di Abe. Lo stesso che ci porta, a più di vent’anni di distanza dal primo episodio, ad armarci di tanta caparbietà per salvare il popolo dei Mudokon, ancora e ancora...

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